|   pedagogia libertaria 
                  L'educazione che ribolle 
                  di Maurizio Giannangeli / foto 
                  Giulio Spiazzi 
                    Dopo il suo  articolo-quadro 
                  pubblicato nel numero estivo (“A” 391), il coordinatore 
                  per la Lombardia della Rete per l'Educazione Libertaria affronta 
                  da vari punti di osservazione le esperienze concrete pedagogiche, 
                  dall'educazione familiare alla Montessori, dalle scuole libertarie 
                  a...  
                 
                
 Tensioni superficiali 
                 
                  Passato è il tempo in cui, saldamente legati da solide 
                  forze di coesione, potevamo aspirare, insieme ad altri/e, alla 
                  rivoluzione permanente. 
                  Ora, tutt'al più, ci possiamo occupare di “tensioni 
                  superficiali” grazie alle quali ciascuno e ciascuna di 
                  noi si trova costantemente sottoposto a forze di origine molecolare 
                  che lo tengono in superficie all'interno della propria bolla, 
                  nella zona di confine fra questa e la contigua. I “tensioattivi” 
                  sembrano essere in questo senso il nuovo paradigma politico 
                  di cui ci si dovrebbe occupare. 
                  Questo oramai il segno di un tempo, individuale e collettivo, 
                  che forse possiamo ancora dire “nostro”. In ogni 
                  caso questa mutata condizione disegna uno spazio, sempre diversamente 
                  radicato in una questione di forma, del quale ne va della nostra 
                  esistenza e in essa della nostra felicità se, come ritengo, 
                  pensare lo spazio è innanzitutto abitare radicalmente 
                  il “pensiero del fuori” ossia, alla radice, compiere 
                  esperienze di autoapprendimento nella vita. 
                  Forse bisognerebbe avere il coraggio di abbandonare il concetto, 
                  o meglio l'idea, dell'età evolutiva. Abbracciare l'esperienza 
                  concreta che ogni età è letteralmente un tempo 
                  che si ha, un tempo di ora. Il che vuole semplicemente dire 
                  che ogni età è un tempo che, nel prender forma, 
                  genera uno spazio che ricapitola ogni tempo e in questo modo 
                  e in quella forma possiede una propria legittima consistenza 
                  storicamente determinata in relazione a più mondi o costellazioni. 
                  Nella nostra vita a quattro anni non siamo “minori” 
                  come a ottantacinque non siamo “grandi”. L'ultima 
                  parte di me è la più giovane, come le piante. 
                  In ogni momento, per ogni età, «l'illuminazione 
                  profana» vale spesso di più di appassionate indagini 
                  approfondite e «[...] riusciamo a penetrare il mistero 
                  solo nella misura in cui lo ritroviamo nella vita quotidiana». 
                  Più della filosofia forse la poesia può ancora 
                  riuscire ad essere politica. 
                
                   
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                    |   Granarolo dell'Emilia (Bologna) – Riunione  
                  operativa REL a I Saltafossi  | 
                   
                 
                 
                Discorsi ed esperienze 
                  in Italia 
                Da anni in Italia diverse esperienze e discorsi vanno componendo 
                  una “galassia educativa” dove la presa in carico 
                  dei compiti educativi è appannaggio di soggetti altri 
                  rispetto a chi, come la scuola di Stato e le varie scuole private 
                  di natura confessionale ad orientamento prevalentemente cattolico, 
                  se ne è fatto carico nel nostro paese sino ad oggi. 
                  Si tratta di esperienze e discorsi che fondano la propria “dicibilità” 
                  su alcuni presupposti comuni e, al contempo, su alcune diversità 
                  così consistenti da renderle di fatto tra loro non assimilabili. 
                  È mia intenzione puntare per ora l'attenzione su tre 
                  diversi tipi di esperienze: l'educazione familiare (homeschooling 
                  e unschooling); l'educazione scolastica di confessione 
                  laica ispirata a filosofie e pedagogie strutturate, più 
                  un'esperienza che nasce entro un contesto di confessione religiosa; 
                  infine, alcune recenti esperienze di educazione libertaria vicine 
                  alla realtà della REL (Rete per l'Educazione Libertaria). 
                L'educazione familiare 
                L'educazione familiare, chiamata anche Homeschooling 
                  (HS), ha il suo centro nella relazione genitori figli/e. In 
                  Italia l'HS è una realtà ancora non troppo diffusa 
                  ma sicuramente in crescita. Mi sembra di poter dire che in Italia 
                  la persona che da più tempo se ne occupa e la promuove 
                  sia Erika Di Martino. Madre di 4 figli mai andati a scuola, 
                  Di Martino è la fondatrice del network italiano www.educazioneparentale.org 
                  e gestisce il sito/blog www.controscuola.it 
                  (1). Le esperienze che si raccolgono intorno 
                  a questo network vedono nella responsabilità genitoriale 
                  l'occasione per la costruzione di relazioni educative, in seno 
                  alla singola famiglia come anche a gruppi di famiglie che condividono 
                  la scelta dell'educazione familiare, improntate all'apprendimento 
                  libero, rispettoso dei tempi e degli interessi dei figli stessi. 
                  Le esperienze di HS in Italia partono dal dato che la Costituzione 
                  italiana obbliga i genitori a garantire l'istruzione e l'educazione 
                  dei figli senza stabilire un obbligo di iscrizione degli stessi 
                  ad una scuola, che sia di Stato o privata. Come recita la testata 
                  del sito controscuola.it 
                  «la Scuola non è un obbligo!», l'educazione 
                  dei figli sì. 
                  I riferimenti sono l'articolo 30 della Costituzione, “È 
                  dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire, educare i 
                  figli, nei casi di incapacità dei genitori, la legge 
                  provvede a che siano assolti i loro compiti”, e l'articolo 
                  33 “L'arte e la scienza sono libere e libero ne è 
                  l'insegnamento. Enti e privati hanno il diritto di istituire 
                  scuole ed istituti di educazione”. Questo il quadro normativo 
                  di base che consente in Italia, ad ogni genitore che se ne dimostri 
                  in grado, di occuparsi personalmente dell'educazione e dell'istruzione 
                  dei propri figli. 
                  Visitando il sito/blog di Erika Di Martino appare subito evidente, 
                  in quanto ripetutamente rimarcata, la critica all'istituzione 
                  scolastica statale. Già nell'home page si legge: «Stufi 
                  del sistema scuola? Allora benvenuti all'Educazione Parentale». 
                  Nel suo libro, Home Schooling. L'educazione parentale in 
                  Italia (2), Erika Di Martino rivolge 
                  la dedica «a tutte le persone, grandi e piccole, a cui 
                  la società ha strappato il guizzo di gioia che si prova 
                  nel vedere la vita prendere forma tra le proprie mani, in nome 
                  di quella prigione comunemente chiamata scuola». L'accostamento 
                  dell'istituzione scolastica ad una istituzione totale quale 
                  è il carcere non è proposta come iperbole. Un'intera 
                  pagina del blog vi è dedicata (3) 
                  e in essa non si risparmiano le critiche ad un sistema che limita 
                  la libertà, induce al conformismo, costringe corpi, umilia 
                  e denigra sensibilità e coscienze. Al contempo si critica 
                  anche la famiglia laddove si rende connivente, più o 
                  meno consapevolmente, con un sistema siffatto: «E la famiglia? 
                  La mentalità della scuola si è estesa a tutta 
                  la società, i genitori tarpano le ali ai loro figli tanto 
                  quanto le istituzioni. Quanta libertà ha un bambino a 
                  casa? Può decidere cosa fare e quando farlo? Raramente».  
                  Anche la famiglia quindi, attraversata anch'essa da una cultura 
                  adultocentrica, decide per il bambino cosa sia giusto fare, 
                  come e quando farlo, impone scelte e soluzioni facendo così 
                  perdere al bambino la fondamentale esperienza di scegliere liberamente 
                  e in autonomia: «Madri e padri non si accontentano di 
                  fare i genitori, essi si vedono più come guide, come 
                  maestri e non possono lasciare i bambini giocare liberi perché 
                  devono continuamente stimolarli ed inquadrarli. Dopo scuola 
                  ci sono i compiti da fare, ma tanto fuori dalla casa, il bambino 
                  solo, non può uscire. [...] I ragazzi non sanno cosa 
                  significhi gestirsi, non sanno cosa comporti occuparsi di loro 
                  stessi. Non hanno mai goduto del piacere di farlo». 
                  Del pari si critica anche la società (4) 
                  con i suoi modelli culturali orientati al solo benessere materiale, 
                  al possesso e al consumo. Sono tali modelli a indurre nella 
                  relazione genitori-figli una distorsione nel senso e nel valore 
                  degli affetti che rende sempre più difficile il compito 
                  educativo dei genitori stessi. In questo quadro si aggiunge 
                  danno a danno in una società soprattutto colpevole di 
                  produrre un generale abbandono a se stessi di bambini e ragazzi. 
                
                   
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                    |   Avesa (Verona) – Alla scuola libertaria Kether,  
                  libera scrittura da libera proposta  | 
                   
                 
                ”Una società allo sbando” 
                Nel complesso emerge la rappresentazione di una società 
                  allo sbando rispetto alla quale urge che qualcuno si erga ad 
                  argine. Appare evidente che la scuola di Stato non sia più 
                  in grado di assolvere questa funzione. L'istituzione familiare 
                  invece, pur con tutte le difficoltà dette, può 
                  e anzi deve assumere questo compito: ai giovani abbandonati 
                  a se stessi «mancano gli affetti e le relazioni di una 
                  famiglia. Quale luogo sarebbe più adatto a questi ragazzi, 
                  anzi bambini, se non una casa? La loro casa, intendo. Quella 
                  casa che essi hanno ovviamente vissuto troppo poco. Troppo poco 
                  per amarla, per conoscerla, per rispettarla. Non distruggi ciò 
                  che ami. La casa è quartiere, borgo, vicinato, ma il 
                  punto di partenza è il nido. Senza basi non si costruisce 
                  nulla». 
                  In tutto ciò non manca una declinazione di come la relazione 
                  educativa debba compiersi (5), o meglio 
                  cosa debba sforzarsi di realizzare per cercare di cogliere «fino 
                  in fondo qual è la vera essenza dell'apprendimento libero». 
                  Erika Di Martino descrive la propria esperienza, per la verità 
                  nominandola come unschooling piuttosto che homeschooling 
                  (6) nei seguenti termini: 
                 
                  - l'istruzione non è lo scopo dell'unschooling. 
                    Lo scopo della nostra famiglia è quello di vivere insieme 
                    armoniosamente, lasciando che ognuno di noi segua le proprie 
                    inclinazioni. L'istruzione che ne deriva è concreta, 
                    permanente e ricca e ciò è dovuto al fatto che 
                    insieme viviamo un'esistenza intensa ed attiva; 
                  
 - il nostro scopo è di permettere ai nostri figli di 
                    scoprire quali sono le loro passioni e di perseguirle nella 
                    propria vita; 
                  
 - troppo spesso la scuola e l'istruzione vengono prima della 
                    famiglia, della felicità e dei propri interessi. L'istruzione 
                    è fondamentale, ma è secondaria all'avere solide 
                    e forti radici e fiducia nella propria famiglia. 
                
  
                Elenca poi cinque concetti chiave dell'educazione familiare: 
                
                  - Opportunità: creare un ambiente pieno di opportunità 
                    per apprendere cose nuove [...] soprattutto [attraverso] un 
                    clima familiare che valorizzi la cultura e il dialogo. 
                  
 - Attenzione: prestare attenzione ai bisogni (richieste dirette 
                    e indirette) dei propri figli così come saper riconoscere 
                    i segnali (più o meno evidenti) di stanchezza e/o infelicità. 
                  
 - Interesse: questo è il motore della ricerca e dell'apprendimento. 
                    Se non si è interessati ad un argomento, ad un gioco 
                    o ad un libro difficilmente esso ci trasmetterà delle 
                    emozioni e ancor meno permarrà nella nostra mente e 
                    nel nostro cuore. 
                  
 - Libertà: i bambini devono avere la possibilità 
                    di scegliere come, dove e quando imparare. 
                  
 - Sostegno: la nostra presenza fisica e mentale. Siamo al 
                    loro fianco come testimoni di un lungo percorso di crescita. 
                
  
                Infine, alcune considerazioni di Erika Di Martino espresse nel 
                suo recente libro sull'homeschooling meritano di essere 
                qui riprese. Si tratta del tema dell'attaccamento parentale e 
                della questione dello “stile di vita”. 
                
                   
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                    |   Granarolo dell'Emilia (Bologna) – Una riunione 
                  de I Saltafossi  | 
                   
                 
                  Il 
                  distacco dei figli dai genitori 
                All'inizio dell'introduzione viene esposta una citazione dello 
                  psicologo e psicoanalista britannico John Bowlby: «Se 
                  il fatto che i bambini piccoli non siano mai completamente o 
                  troppo a lungo separati dai loro genitori fosse diventato parte 
                  della tradizione, allo stesso modo in cui il sonno regolare 
                  e la spremuta d'arancia sono diventate consuetudini nell'allevamento 
                  dei piccoli, credo che molti casi di sviluppo nevrotico del 
                  carattere sarebbero stati evitati». 
                  Questo aspetto del distacco e della separazione dei figli dai 
                  genitori viene ripreso in più parti nel libro come nel 
                  blog. Esso è dichiaratamente inteso come dannoso al libero 
                  e armonico sviluppo dei figli e, come recita la citazione stessa, 
                  ad esso sono spesso attribuite le cause di uno sviluppo psicologico 
                  e cognitivo sotto diversi aspetti “disturbato”. 
                  Per quanto riguarda l'homeschooling e l'unschooling l'autrice 
                  dichiara: «La verità è che l'unschooling 
                  è un'estensione della filosofia dell'attaccamento parentale 
                  (attachment parenting) e si basa sulla partecipazione attiva 
                  del genitore non in veste di controllore, bensì di coadiuvante». 
                  In questo senso tanto l'HS che l'unschooling sembrano partire 
                  dal presupposto che per un equilibrato sviluppo dell'essere 
                  umano è di primaria importanza crescere in un contesto 
                  che favorisca lo stabilizzarsi di un “attaccamento di 
                  tipo sicuro”, per riprendere i termini di John Bowlby 
                  (7). Tale contesto, tale “base sicura”, 
                  per l'homeschooler è il “nido” o “nucleo” 
                  familiare; quel luogo primario ove il «neonato [...] programmato 
                  per ricevere determinati segnali da parte della madre. Grazie 
                  al rapporto che s'instaura tra i due, [...] cresce e diventa 
                  un individuo autonomo»; rapporto che l'autrice estende 
                  teoricamente in linea di principio sino all'adolescenza. (8) 
                  La famiglia che sceglie l'homeschooling/unschooling per 
                  Erika Di Martino è una realtà aperta all'ambiente 
                  esterno naturale e sociale, quindi non chiusa su se stessa. 
                  Ciò che appare più importante però è 
                  che il rapporto madre-figlio sia improntato a protezione, senso 
                  di sicurezza, affetto, capacità di ascolto e di aiuto, 
                  tutte disposizioni d'animo che la madre, ma anche il padre, 
                  dovrà saper comunicare alla propria prole al fine di 
                  garantire ad essa un “attaccamento di tipo sicuro” 
                  che, per la vita, citando Bowlby, «è una buona 
                  polizza assicurativa. Promuove la sicurezza, è emotivamente 
                  protettivo e ha una funzione importante nella natura umana» 
                  anche per il suo sviluppo maturo. (9)  
                Stile di vita 
                Nell'HS e nell'unschooling la figura adulta di riferimento 
                  sembra essere ancora la madre, anche se viene riferito che anche 
                  il padre può esserlo, e la famiglia appare ancora rappresentata 
                  unicamente come “famiglia naturale”. Riguardo quest'ultimo 
                  aspetto a me non sembra vengano mai fatti riferimenti alle profonde 
                  trasformazioni che l'istituto familiare ha attraversato e sta 
                  tuttora attraversando. Nulla viene detto rispetto alla trasformazione 
                  dei valori, delle norme, dei modelli sociali e delle relazioni 
                  di genere, che fanno oramai parlare, in ambito sociologico, 
                  di “famiglie” anziché di famiglia al singolare.10 
                  In ogni caso il principio cardine dell'homeschooling/unschooling 
                  è la non delega ad altri, da parte della famiglia, quale 
                  essa sia o come la si intenda, dell'educazione dei propri figli: 
                  «Ho notato che molte persone fanno figli per poi occuparsene 
                  poco o nulla. I genitori d'oggi delegano costantemente i propri 
                  figli e lo fanno fin dalla più tenera età. Essi 
                  non hanno più quell'istinto volto all'accudimento che 
                  avevano i nostri antenati... ». E poco più avanti: 
                  «Mi capita di ricevere lettere di genitori che desiderano 
                  organizzarsi in gruppi per creare delle vere e proprie scuole 
                  appellandosi al diritto di istruire a casa. Vedete subito l'incongruenza 
                  se si istruisce a casa allora non si fonda una scuola e viceversa».  
                  L'autrice consiglia chi fosse interessato ad «aprire una 
                  scuola “alternativa” [...] di ricercare le varie 
                  e valide esperienze italiane di scuole libertarie e democratiche», 
                  rispetto alle quali precisa però che, «seppur libere 
                  ed alternative [...] non sono esperienze di homeschooling, 
                  dato che il bambino viene comunque mandato a scuola».(11) 
                  A conferma, da alcune ricerche emerge che i genitori pongono 
                  sempre maggiore attenzione ai percorsi di educazione e di istruzione 
                  che vedono coinvolti i loro figli. Tale maggiore attenzione 
                  potrebbe essere in parte determinata dal maggiore livello di 
                  scolarizzazione dei genitori stessi rispetto ad un recente passato. 
                  In ogni caso questa «maggiore attenzione potrebbe determinare 
                  nei genitori una minore volontà di delega sulle scelte 
                  scolastiche che interessano i propri figli». «In 
                  merito a ciò, alcuni autori ritengono che, sempre più, 
                  le famiglie considerino le scelte relative all'istruzione e 
                  all'educazione dei propri figli una questione privata [...] 
                  si è in presenza di una concezione della famiglia sempre 
                  più autocentrata e privatizzata che si pone in tendenziale 
                  opposizione con i sistemi standardizzati e burocratizzati quali 
                  sono, appunto, i sistemi scolastici». (12) 
                  Oltretutto l'educazione familiare porta con sé la consapevolezza 
                  che la disposizione adeguata da parte dei genitori nei confronti 
                  di figli e figlie si sviluppa più facilmente in un contesto 
                  ambientale e culturale che a sua volta la favorisce. L'homeschooling 
                  e l'unschooling quindi, detto con molta onestà, non sono 
                  esperienze adatte a tutti. È bene che alcuni presupposti 
                  siano ben verificati prima di avventurarsi in un'esperienza 
                  così impegnativa. (13) 
                  Innanzitutto è bene che entrambi i genitori siano d'accordo 
                  e che partecipino ad una comunicazione costante con altri genitori 
                  homeschoolers. 
                  Se entrambi i genitori lavorano tutto il giorno non è 
                  pensabile fare hoomeschooling. L'educazione familiare necessita 
                  di una grande disponibilità di tempo oltre che di un 
                  atteggiamento disponibile a seguire i liberi interessi dei propri 
                  figli. 
                  Sarebbe anche preferibile che il luogo dove si risiede non sia 
                  un contesto urbano o almeno sia prossimo a contesti naturali 
                  non troppo compromessi dall'indiscriminato intervento dell'uomo. 
                  Altri elementi di natura culturale sono disseminati nel testo 
                  di Erika Di Martino e riguardano svariati aspetti della vita 
                  familiare: il rifiuto delle logiche di mercato che spingono 
                  al consumo alle quali è bene contrapporre un'attenzione 
                  alla semplicità e all'essenziale che bandisca il superfluo 
                  spesso indotto dalla comunicazione di massa, l'attenzione ad 
                  un'educazione non sessista che rifugga gli stereotipi di genere, 
                  una cura dell'ambiente casalingo attenta ai bisogni dei figli 
                  al tempo stesso vissuta come condivisione delle attività 
                  domestiche, l'attenzione al rispetto dell'ambiente naturale 
                  e del vivente, la cura dell'alimentazione... considerazioni 
                  sintetizzate nella formula il «nostro modo di vivere», 
                  il «nostro stile di vita». 
                  Questi aspetti sono rilevanti in quanto espressione di una insistita 
                  assimilazione della scelta dell'educazione familiare con il 
                  desiderio di privilegiare e mantenere il proprio “stile 
                  di vita”, il proprio “modo di vivere”, garantendo 
                  con ciò coerenza alle esperienze di apprendimento dei 
                  propri figli. Laddove invece l'inserimento in giovanissima età 
                  in un contesto altro e ulteriore a quello familiare potrebbe 
                  generare sentimenti di insicurezza e di instabilità e 
                  quindi un “attaccamento di tipo insicuro”, ulteriormente 
                  accentuato dall'imposto distacco, dannoso alla crescita serena 
                  ed equilibrata dei propri figli. 
                  Questi aspetti si intrecciano alla critica mossa alla scuola 
                  statale e concorrono a sottolineare l'importanza del legame 
                  familiare confermando al contempo quelle trasformazioni dell'istituto 
                  familiare stesso che lo vedono tendere all'individualizzazione 
                  per ciò che concerne i valori, alla privatizzazione per 
                  ciò che concerne le norme e alla pluralizzazione per 
                  ciò che riguarda le trasformazioni dei modelli sociali. 
                  (14) 
                  Tanto nel web quanto nel libro di Erika di Martino l'educazione 
                  familiare viene presentata con frequenti riferimenti alla pedagogia 
                  libertaria e all'attivismo pedagogico, da Goodman  a Dewey, 
                  da Tolstoj a Kerschensteiner, da Korczak a Montessori, da Neil 
                  a Borghi, da Illich a Bernardi, da Holt a Taylor Gatto, sino 
                  arrivare ad autori e testi più vicini a noi come quelli 
                  di Codello, Monti, Trasatti e Zavalloni.  Questi riferimenti 
                  sono integrati anche da riflessioni culturali di natura più 
                  spirituale, teosofica o antroposofica, come quelle di Krishnamurti 
                  e Steiner. 
                Homeschooling/unschooling e... 
                Concludo questa parziale descrizione di alcuni aspetti dell'HS, 
                  per come ce li restituisce la persona forse oggi più 
                  autorevole in Italia, riportando la notizia che «i ragazzi 
                  educati a casa negli Stati Uniti sono all'incirca 2 milioni, 
                  mentre sono pressoché 70 mila in Inghilterra, 60 mila 
                  in Canada, 3 mila in Francia e 2 mila in Spagna, dati relativi 
                  al 2012». (15) 
                  L'anno scorso in Italia, il 7 e 8 giugno, si è tenuto 
                  a Rimini il secondo incontro nazionale sull'educazione parentale 
                  che ha visto la partecipazione di circa centoventi famiglie 
                  rispetto alla cinquantina presenti l'anno precedente. (16) 
                  Va detto che le esperienze di homeschooling in Italia, 
                  come nel mondo, non sono affatto omogenee, come è facile 
                  immaginare. Qui mi sono limitato a riportare considerazioni 
                  e informazioni tratte da una fonte sicuramente autorevole, cercando 
                  di rintracciare alcuni nodi e questioni che mi sono apparsi 
                  costanti in diverse realtà da me conosciute, elementi 
                  utili a chiarire diversità profonde con altre esperienze 
                  educative diverse dall'homeschooling nonostante lo sfondo di 
                  riferimenti culturali e di principi pedagogici analoghi. (17) 
                Le scuole Montessori 
                Esistono contesti scolastici, in Italia e nel mondo, dove bambini/e, 
                  ragazzi/e, di diversa provenienza sociale e culturale possono 
                  vivere insieme in un ambiente favorevole alla loro crescita 
                  libera e spontanea. Queste esperienze stanno tornando ad assumere 
                  in Italia una certa rilevanza, forse proprio grazie a quanto 
                  si discostano, per metodi e pratiche pedagogico educative, dal 
                  modello oramai standardizzato e unificato della scuola di Stato. 
                  Le scuole Montessori sono tra queste un esempio. Dopo un lungo 
                  oblio tornano ad avere nuova diffusione e a suscitare interesse, 
                  come conferma l'apertura di nuove sedi, non solo materne o elementari, 
                  che adottano il metodo che porta il nome della pedagogista e 
                  filosofa marchigiana. L'interesse per l'impostazione montessoriana 
                  è attestato anche da una rinnovata attenzione editoriale 
                  (18) il cui intento divulgativo riguarda 
                  tanto la figura quanto il pensiero e l'opera di Maria Montessori. 
                  Non è qui il caso di entrare in profondità nel 
                  pensiero pedagogico e nella pratica educativa montessoriana. 
                  L'intento è piuttosto quello di cogliere che cosa nella 
                  proposta delle scuole Montessori possa ancora oggi intercettare 
                  in campo educativo un bisogno socio-politico di educazione che 
                  non prescinde dalla possibilità di realizzare, per bambini 
                  e ragazzi, nelle scuole di Stato o comunque in scuole parificate, 
                  esperienze di autoapprendimento improntate a libertà 
                  e spontaneità. 
                Libertà e spontaneità 
                Come per altre esperienze presentate in questo articolo anche 
                  il progetto educativo montessoriano si fonda sul principio della 
                  libera attività dei soggetti in crescita. «La libertà 
                  degli scolari nelle loro manifestazioni spontanee» è 
                  per Maria Montessori il centro di una corretta esperienza educativa, 
                  anzi, come lei stessa dichiara, di un'esperienza sostanzialmente 
                  autoeducativa. (19) 
                  Nei primi decenni del Novecento il “bambino” doveva 
                  essere innanzitutto “liberato” dall'oppressiva presenza 
                  dell'adulto. Riflettendo su cosa si intende per educazione la 
                  Montessori afferma: «La definizione che usualmente si 
                  dà è quella che attribuisce all'educazione lo 
                  scopo di rendere l'individuo capace di fare da sé la 
                  sua strada nella vita. Questo comporta da parte della società 
                  uno standard di programmi di istruzione generale: e quindi praticamente 
                  la necessità di avere delle classi dove siano individui 
                  di uno stesso livello mentale, o per lo meno di uno stesso livello 
                  di istruzione, ai quali i professori danno delle cognizioni 
                  secondo un programma stabilito ed accettato dalla legge. In 
                  questo modo non è la vita dell'individuo che è 
                  presa in considerazione, ma il programma da svolgere». 
                  [...] «Il fatto che l'istruzione di un gruppo di individui 
                  proviene dalle istruzioni date da un altro individuo, richiede 
                  la necessità che il gruppo di individui sia seduto passivamente 
                  ad ascoltare quello che l'istruttore dice, ed a fare poi un 
                  lungo lavoro mentale senza aiuto seguendo le istruzioni ricevute». 
                  (20) Purtroppo dobbiamo ammettere che ancora 
                  oggi questa descrizione dell'esperienza educativa vale per molti 
                  contesti ed è parte di un pensiero comune largamente 
                  diffuso nella società che accetta ancora che i “gruppi 
                  classe” non possano essere composti da bambini e ragazzi 
                  di età differenti e che essi vedano mortificate le loro 
                  curiosità, le loro inclinazioni, capacità e attitudini, 
                  da un'organizzazione delle attività educative e di apprendimento 
                  scandita dalla campanella di inizio e fine orario, dalla logica 
                  dell'obbligo e del controllo e dalla “valutazione” 
                  come premio/punizione. 
                  A differenza di tale modo di intendere l'esperienza di apprendimento 
                  «Tutto il movimento moderno della educazione tende a rimuovere 
                  questo stato di cose, per sostituirvi un altro concetto fondamentale, 
                  quello che l'educazione debba considerarsi come un “aiuto 
                  alla vita” che si sta sviluppando [...], se l'educazione 
                  è un aiuto alla vita, non è più il programma 
                  il centro dell'educazione, ma lo è la vita psichica. 
                  Di qui la conseguenza che il lavoro forzato, necessità 
                  inclusa nei programmi, deve essere sostituito dal lavoro spontaneo. 
                  Ed al criterio di una classe di ascoltatori, si sostituisce 
                  l'altro della considerazione alla singola individualità». 
                  (21) 
                Il bambino osservato 
                Il presupposto a tutto ciò è che il bambino, 
                  ma anche il ragazzo, è un essere completo, capace di 
                  concentrazione, di astrazione, di ragionamento, di applicazione 
                  spesso nel silenzio, di “metodo” appunto: «Non 
                  era meraviglioso il fatto che i bambini imparavano; ma era meraviglioso 
                  e stupefacente il modo della loro attività». (22) 
                  Dal presupposto che il bambino è capace spontaneamente 
                  di atteggiamenti positivi ed è in grado da sé 
                  di sviluppare propria creatività e proprie disposizioni 
                  morali, unitamente al principio fondamentale della possibilità 
                  del “movimento libero”, consegue che, per l'adulto 
                  che accompagna il bambino nella sua personale esperienza di 
                  autoeducazione, sono di primaria importanza tanto l'osservazione 
                  scientifica del comportamento quanto la conseguente creazione 
                  di un ambiente e di oggetti adatti a favorire l'autoapprendimento 
                  stesso. L'attenta osservazione scientifica del comportamento 
                  del bambino porta alla necessità di costruire ambienti 
                  e oggetti che consentano ad esso il libero compiersi di «esercizi 
                  di vita pratica» come, in altri casi, di attività 
                  adatte ad un naturale sviluppo cognitivo. La scuola quindi si 
                  costituisce innanzitutto come ambiente ricco di stimoli che 
                  “invita” «il bambino ad agire, a compiere 
                  un vero lavoro con un reale scopo pratico da raggiungere» 
                  grazie ad azioni che trasformano in istruzione «tutti 
                  gli atti della “vita pratica”» e contemporaneamente 
                  prestandosi, grazie ad adeguati oggetti utili, ad uno spontaneo 
                  «sviluppo graduale dell'intelligenza che conduce alla 
                  cultura», favorendo sia il movimento libero del soggetto 
                  che “abita” l'ambiente sia la possibilità 
                  di “sbagliare” liberamente e di potersi autocorreggere 
                  in piena autonomia. 
                  In questo contesto l'adulto interverrà il meno possibile 
                  (23). L'adulto «non si mette a fare 
                  l'insegnante, ma osserva i bambini, scoprendo che sanno scegliere 
                  da soli e che si concentrano su ciò che fanno. Nessuno 
                  li sgrida e loro si aiutano spontaneamente; mostrano il piacere 
                  di rimettere a posto le cose, adorano le attività pratiche 
                  [...] ma anche le esperienze sensoriali e le lettere». 
                  Per l'osservazione scientifica di bambini e bambine impegnati 
                  nelle loro attività e affinché «i bambini 
                  mostrino le loro autentiche capacità occorrono maestri 
                  non aggressivi, non giudicanti, capaci di dare fiducia [...] 
                  di preparare un ambiente [...] ricco di oggetti significativi, 
                  rispondenti alle età e alle abilità progressive 
                  dei bambini. [...] adulti che osservano prima di intervenire». 
                  (24) 
                L'ambiente che accoglie 
                Tornando all'ambiente, il bambino/ragazzo non va a sedersi 
                  al proprio posto, si “accomoda”. Per essere liberi/e 
                  di muoversi occorre eliminare banchi, cattedra e aula, intesa 
                  quest'ultima come spazio chiuso ad un esterno interdetto. Bambini 
                  e bambine di tre e quattro anni devono poter spostare piccoli 
                  e leggerissimi tavoli e sedie per organizzare a loro necessità 
                  il proprio spazio dove agire insieme o da soli/e. Devono poter 
                  uscire in uno spazio esterno all'edificio scolastico, magari 
                  «un terreno coltivabile», in ogni ora del giorno 
                  a loro piacimento. Analoghe possibilità devono avere 
                  anche i ragazzi più grandi. Insomma, la scuola non è 
                  più intesa per i bambini ma è, in tutto e per 
                  tutto, la «casa dei bambini» e dei ragazzi: «Un 
                  metodo educativo che abbia per base la libertà deve intervenire 
                  per aiutare il bambino a conquistarla e deve avere per mira 
                  la liberazione da quei legami che ne limitano le manifestazioni 
                  spontanee. A mano a mano che il bambino procederà per 
                  questa via, le sue manifestazioni spontanee saranno più 
                  limpide di verità, rivelatrici della sua natura. Ecco 
                  perché la prima forma di intervento educativo deve avere 
                  lo scopo di condurre il bambino sulle vie dell'indipendenza». 
                  (25) 
                  Infine, una scuola «cooperativa e non competitiva, che 
                  consente lo svolgimento di azioni diversificate all'interno 
                  di un gruppo», orientata quindi a «quella “società 
                  per coesione” (l'espressione è di Montessori) che, 
                  via via più consapevole, contraddistingue le scuole libere». 
                  (26) 
                  L'aspetto in ogni caso più rivoluzionario della proposta 
                  montessoriana, come ci ricorda Grazia Honegger Fresco che ha 
                  avuto la fortuna di essere allieva in uno degli ultimi corsi 
                  diretti da Maria Montessori (27), è 
                  relativo al cambiamento nella relazione adulto-bambino. Quando 
                  si realizza l'incontro tra «ogni bambino o bambina, ogni 
                  ragazzo o ragazza, e un nuovo tipo di educatore, prudente negli 
                  interventi, allenato a sospendere ogni giudizio e ad accettare 
                  con empatia, equilibrio e ottimismo le differenze proprie di 
                  ogni individuo» (28) si realizza l'occasione 
                  di un'esperienza libera di autoeducazione e di autoapprendimento. 
                  «Ovunque, questa modalità educativa che rinunzia 
                  ad esprimere giudizi, premi e castighi ma predispone con cura 
                  spazi di libertà accuratamente organizzati, produce gli 
                  stessi effetti: gli inquieti si calmano, i passivi si risvegliano, 
                  rivelano comportamenti sociali inaspettati». (29) 
                Possibili motivi di un ritorno di interesse 
                Appaiono con evidenza i possibili motivi di interesse che catturano 
                  ancora oggi uno specifico bisogno socio-politico in campo educativo. 
                  Innanzitutto la necessità di vedere affiancata all'istituzione 
                  familiare una istituzione scolastica, dai piccoli di tre anni 
                  sino ai licei, in grado di condividere con la prima (30) 
                  un comune progetto educativo capace di promuovere libertà 
                  di scelta, autoeducazione e autodisciplina intesi come «processo 
                  di autonormalizzazione, di liberazione dei poteri sani da stati 
                  di coscienza e di comportamento che ne impediscono l'adattamento 
                  attivo» (31), offrendo, a garanzia 
                  di questo, anche una necessaria e rigorosa formazione degli 
                  insegnanti. 
                  A ciò si aggiunge il riconoscimento che tale progetto 
                  educativo è anche progetto di una società rinnovata, 
                  nel quale il tema della pace è centrale a fronte della 
                  venuta dell'”uomo nuovo”. Nella conferenza del 1932 
                  “La pace e l'educazione” Maria Montessori affermava 
                  che «per raggiungere la pace nel mondo, occorrono due 
                  cose; prima di tutto, un uomo nuovo, l'uomo migliore; e poi, 
                  un ambiente che non abbia più limiti innanzi all'infinito 
                  desiderio dell'uomo». 
                  «[...] Per unire fraternamente l'umanità intera, 
                  occorrerebbe abbattere tutti gli ostacoli, così che gli 
                  uomini di tutta la terra fossero come fanciulli che giocano 
                  in un solo vasto giardino. Non sono sufficienti leggi e trattati: 
                  ma un mondo nuovo pieno di miracoli. Così come miracoloso 
                  apparve il bambino quando ci si avvide che egli cerca il lavoro, 
                  l'indipendenza, e possiede tesori di entusiasmo e di amore. 
                  Un mondo nuovo per un uomo nuovo, ecco l'imperiosa necessità». 
                  (32) 
                Le scuole Montessori oggi 
                Come detto le scuole Montessori, paradossalmente molto più 
                  diffuse nel resto del mondo che da noi, stanno comunque tornando 
                  a diffondersi anche in Italia. Forse la stima di 500 scuole 
                  che Luciano Mazzetti, presidente dell'Opera Montessori, ha dichiarato 
                  nel Settembre 2010 al giornalista della Repubblica che lo intervistava 
                  è probabilmente esagerata (33). Sarebbe 
                  addirittura superiore ai dati relativi agli anni Trenta che 
                  uno studio del CeSMon (Centro di Studi Montessoriani) dell'Università 
                  degli Studi Roma 3 riporta in un'indagine sulla diffusione delle 
                  scuole Montessori nel mondo pubblicata nel 2009 (34). 
                  Questa ricerca evidenzia che in Italia le scuole Montessori, 
                  all'epoca della ricerca, erano, per tipologia, prevalentemente 
                  Case dei Bambini (68%) poi scuole elementari (19%) e nidi (13%); 
                  mentre, per natura giuridica, prevalentemente statali (47%), 
                  poi private (27%), paritarie (14%), comunali (14%) e provinciali 
                  (2%). Le regioni in cui risultano maggiormente presenti sono 
                  il Lazio, la Lombardia e le Marche. (35) 
                  A differenza dell'Italia nel mondo le scuole Montessori non 
                  sono solo rivolte all'infanzia. Oltre le “Case dei Bambini”, 
                  gli Asili nido e le scuole primarie, esistono scuole di ordine 
                  superiore. Attualmente in Italia sono presenti diverse scuole 
                  secondarie di primo grado (Milano, Perugia, Roma, Como, Castellanza 
                  (VA) e Bolzano) e pochissime scuole secondarie di secondo grado. 
                  L'esperienza più nota e di maggior rilievo, che presenta 
                  corsi dall'asilo nido a ben cinque indirizzi liceali (36), 
                  è quella del Centro Internazionale Montessori di Perugia 
                  fondato nel 1950. 
                ”La scuola del gratuito” 
                Negli ultimi anni sono stati avviati progetti ed esperienze 
                  in ambito educativo, anche in contesti ad orientamento confessionale, 
                  che si dichiarano debitori di teorie e pratiche pedagogiche 
                  che appartengono al patrimonio del movimento libertario. 
                  Si tratta di proposte che nascono entro realtà più 
                  ampie nelle quali l'esperienza scolastica è solo un tassello, 
                  sebbene ritenuto assai importante. Spesso fondate su una dottrina 
                  di riferimento fortemente caratterizzata, laica o religiosa, 
                  risultano essere, anche per questo aspetto, esperienze poco 
                  assimilabili ai contesti antiautoritari e libertari cui dichiarano 
                  di ispirarsi. 
                  Nonostante ciò riporto alcune informazioni su una di 
                  queste proposte, La scuola del gratuito (37), 
                  per i seguenti motivi: 1. il desiderio di chiarezza riguardo 
                  alla dichiarata prossimità con le esperienze di educazione 
                  libertaria e democratica (38); 2. il fatto 
                  che tale progetto ambisca alla definizione di una legge quadro 
                  che modifichi l'attuale realtà della scuola anche di 
                  Stato; 3. il rinnovato interesse che in anni recenti proposte 
                  analoghe sembrano suscitare anche in ambienti non confessionali. 
                L'idea e il progetto 
                L'idea de La scuola del gratuito si sviluppa da una proposta 
                  di don Oreste Benzi, La società del gratuito, avviata 
                  a metà anni '90 all'interno dell'Associazione Papa Giovanni 
                  XXIII (39). Si tratta del progetto di una 
                  società nuova, “alternativa” a quella del 
                  profitto, al cui centro resta l'uomo, in relazione ad altri 
                  uomini e a Dio: «il progetto di una società diversa 
                  basata su meccanismi alternativi al profitto, alla legge di 
                  mercato e al consumismo, una società il cui centro siano 
                  le relazioni di Gratuità tra gli uomini.» [...] 
                  «Il principio che dà forma alla società 
                  del gratuito è l'alterocentrismo, contrapposto all'egocentrismo 
                  della società del profitto». (40) 
                   
                  Il progetto della Scuola del gratuito nasce quindi in questo 
                  solco (41). L'incipit dal Manifesto della 
                  Scuola del gratuito riassume così: «La scuola del 
                  gratuito nasce all'interno di un dibattito più vasto 
                  avviato dalla Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII 
                  sulla necessità, oggi, di progettare una società 
                  diversa basata su meccanismi alternativi al profitto, alla legge 
                  di mercato e al consumismo, una società il cui centro 
                  siano le relazioni di Gratuità tra gli uomini. Essa origina 
                  dal nostro essere cristiani, convinti che in ogni persona si 
                  manifesta l'Immagine e l'Amore di Dio creatore e di suo Figlio 
                  Gesù Cristo». (42) Data simile 
                  premessa il Manifesto, attraversato da riferimenti alla dottrina 
                  della Chiesa cristiana che orienta la vita al realizzarsi di 
                  «un nuovo mondo che anticipa il Regno di Dio», chiarisce 
                  bene le intenzioni e le proporzioni del progetto educativo. 
                  Ricorrono alcuni temi già visti nell'homeschooling 
                  o nel progetto montessoriano, come anche, in termini teorici, 
                  presenti in esperienze educative libertarie e democratiche. 
                  Il Manifesto indica prima alcuni principi generali. Li elenco 
                  riprendendone il senso dal testo presentato dall'Associazione 
                  Comunità Papa Giovanni XXIII: 
                 
                  - «Siamo convinti che l'educazione non può che 
                    essere Gratuità. Educare significa infatti “sviluppare”, 
                    “far emergere” dalla persona quelle doti e quelle 
                    potenzialità che aspettano di manifestarsi.» 
                    In questa prospettiva ogni 'persona' contiene in sé 
                    «un progetto originale e prezioso, unico e irripetibile» 
                    che la Scuola del gratuito si propone di far crescere e sviluppare; 
                  
 - Il centro dell'atto educativo è la relazione. «Senza 
                    relazione infatti l'educazione decade a semplice informazione 
                    [istruzione]: obiettivo della scuola divengono [così] 
                    i soli contenuti su cui si sviluppano il successo personale 
                    e la competizione, strumenti privilegiati del profitto e causa 
                    principale di emarginazione». 
                  
 -  «All'interno della relazione educativa la scuola 
                    esige dalla persona l'impegno a sviluppare tutte le sue potenzialità 
                    come premessa e condizione per un processo di valutazione 
                    teso a promuovere l'individuo». 
                
  
                 A questi principi fanno seguito altre interessanti definizioni 
                  sia di modalità e forme della relazione educativa sia 
                  dei soggetti che ne prendono parte. 
                 
                  - Gli ultimi: «Gli allievi in situazione di difficoltà 
                    costituiscono una risorsa. [...], la classe [...] impara a 
                    riflettere sui valori, a pensare ai bisogni di ciascuno, a 
                    darsi tempi più idonei a tutti per un sapere più 
                    profondo. [...] L'integrazione di questi allievi è 
                    pertanto obiettivo irrinunciabile della Scuola del Gratuito». 
                  
 - No alla scuola uguale per tutti: «La Scuola del Gratuito 
                    è una scuola che si adegua ai bisogni dell'individuo 
                    [...] Non esiste più la scuola uguale per tutti ma 
                    ciascuno usufruisce di un percorso proprio [...] Non esiste 
                    una valutazione uguale per tutti [...] Ciascuno ha diritto 
                    ad una valutazione rispettosa della propria identità 
                    che sia atto educativo di fiducia e di valorizzazione. [... 
                    una] valutazione compartecipata tra i membri della comunità 
                    di classe e [...] autovalutazione personale. Non esistono 
                    ritmi di lavoro e di apprendimento uguali per tutti. A ciascuno 
                    viene riconosciuto il ritmo proprio modellato sui bisogni 
                    personali». 
                  
 - Non 'insegnare' quanto 'educare': «L'insegnante è 
                    vero educatore. [...] coerente maestro di vita, capace di 
                    cogliere e valorizzare i doni e le diversità specifiche 
                    [...] non esercita il potere sui suoi allievi, lo condivide, 
                    ciò gli conferisce autorevolezza senza essere autoritario». 
                  
 - Il gruppo, la classe: «La classe è luogo di 
                    esperienza della gratuità. Si sta assieme e si lavora, 
                    educatori ed allievi, [...] per la passione dell'educare e 
                    del crescere. La classe è vera comunità di ricerca 
                    [...] di accoglienza e di cooperazione». 
                  
 - La lezione: «La “lezione” è il 
                    momento di ricerca della comunità di classe. [...] 
                    di confronto, di comunicazione attiva e partecipata, di laboratorio, 
                    al fine di realizzare un apprendimento cooperativo [...] La 
                    lezione non obbliga l'allievo ad apprendere ma lo stimola 
                    gratuitamente a dare risposte ai suoi bisogni di scoperta 
                    e di vita». 
                  
 - Scuola attiva: «Le attività svolte rispondono 
                    all'interesse degli allievi che partecipano alla scelta e 
                    alla programmazione delle stesse. [...] sono previsti tempi 
                    specifici per lo sviluppo dei rapporti personali e della vita 
                    comunitaria». 
                  
 - La famiglia: «La famiglia, ente educativo primario, 
                    non è cliente della scuola ma sua stretta collaboratrice 
                    nell'educazione. La scuola chiede la partecipazione attiva 
                    della famiglia ai progetti educativi e alle scelte metodologiche 
                    [...] la famiglia ha diritto di partecipare attivamente al 
                    processo di valutazione scolastica dei propri figli». 
                  
 - Consulenti esperti: «[...] strumento importante di 
                    relazione e di risoluzione dei nodi educativi, [la] consulenza 
                    professionale di esperti nel campo psicopedagogico». 
                  
 - Collaborazione tra educatori: «Gli educatori scolastici 
                    [lavorano] in stretta cooperazione [con] spirito di accoglienza 
                    e stima reciproca. [...]progettano e verificano [...] strategie 
                    educative relative ad ogni allievo [...] disposti a svolgere 
                    un lavoro comune di revisione delle cause e delle conseguenze 
                    dei propri metodi e comportamenti». 
                
  
                Nell'insieme i punti proposti presentano alcuni temi ricorrenti 
                quali il riconoscimento di ogni singolarità e dei suoi 
                bisogni; la cooperazione e la condivisione delle scelte; la consapevolezza 
                che l'apprendimento non si risolve nell'istruzione, ancor meno 
                nella semplice acquisizione di contenuti preordinati; l'importanza, 
                nell'apprendimento, dell'aspetto metacognitivo; il privilegio 
                di un apprendimento attivo, di una scuola del fare; la cura e 
                l'attenzione all'altro da sé nel privilegio di forme di 
                relazione dialogica improntate al reciproco ascolto; il riconoscimento 
                della differenza come valore; il rifiuto di forme di valutazione 
                giudicanti a favore di processi partecipati di osservazione e 
                di auto osservazione della propria esperienza. 
  
                
                   
                      | 
                   
                   
                    |   Osimo (Ancona) – La forza di Serendipità.  
                  Un costante lavoro di incontri con i genitori  | 
                   
                 
                Pedagogia 
                  del gratuito 
                I singoli punti proposti trovano anche un'ulteriore articolazione 
                  in un altro documento su Approfondimenti e indicazioni del manifesto 
                  della scuola del gratuito (43) pubblicato 
                  sul blog della Pedagogia del gratuito. In verità tale 
                  documento ribadisce quanto già espresso nel Manifesto. 
                  È interessante però rilevare come il testo abbandoni 
                  gli espliciti riferimenti alla dottrina religiosa cui appartiene 
                  il progetto per offrirsi in una forma e in un linguaggio propri 
                  dei contesti scolastici. 
                  Da questo testo emerge rafforzata l'idea di come la Scuola del 
                  gratuito intenda la relazione educativa tra adulto e giovane 
                  in crescita, e di come alcune 'scelte' pedagogiche e didattiche 
                  siano indispensabili per la sua corretta realizzazione al fine 
                  di dare vita ad una più felice esperienza educativa anche 
                  nelle scuole statali. 
                  Alcune di queste “scelte” meritano di essere riportate: 
                 
                  - abolizione dei voti: l'eliminazione dei voti a vantaggio 
                    di una “valutazione partecipata” è necessaria 
                    al realizzarsi di un'esperienza di autoapprendimento non-competitiva 
                    e di una relazione educativa bambino/ragazzo/adulto fondata 
                    sulla “gratuità” anziché su premi 
                    e punizioni; 
                  
 - l'alunno è il programma: la costruzione condivisa 
                    di attività vicine alle personali inclinazioni e motivazioni 
                    di bambini e ragazzi è indispensabile per una reale 
                    valorizzazione degli interessi di studio e di approfondimento 
                    di ognuno e per il rafforzarsi di consapevolezza e autonomia. 
                    «C'è quindi una programmazione per obiettivi 
                    generali e un programma che viene costruito continuamente 
                    con gli allievi e per gli allievi, costruito e scelto insieme 
                    con un patto formativo ed educativo»; 
                  
 - tempi e modi di ciascuno/a: rispetto delle differenze e 
                    delle diversità vuole innanzitutto dire rispetto dei 
                    differenti modi e tempi di apprendere in un contesto che al 
                    tempo stesso è vissuto con spirito cooperativo di appartenenza 
                    al gruppo, alla comunità. «Dare tempi adeguati 
                    a ciascuno per le prove di verifica: ognuno deve essere messo 
                    in grado di dimostrare quello che è capace di fare»; 
                  
 - regole condivise: per vivere un'esperienza realmente partecipata 
                    occorre che «tutte le decisioni e le regole dovranno 
                    essere condivise e partecipate, mai imposte da parte dell'insegnante»; 
                  
 - comunità di pratica e di ricerca: l'apprendimento 
                    nasce dai problemi che bambini e ragazzi portano e si pongono. 
                    Da questo presupposto discende che la “lezione” 
                    è «un momento di scoperta e di ricerca e una 
                    risposta alle curiosità e ai bisogni degli alunni» 
                    vissuta spesso fuori dall'aula. «La lezione non sarà 
                    stabilita a priori ma diventerà il momento in cui l'insegnante 
                    armonizzerà le richieste e le curiosità degli 
                    alunni con gli aspetti irrinunciabili del programma»; 
                  
 - famiglia e scuola: il progetto della Scuola del gratuito 
                    comporta un coinvolgimento attivo delle famiglie tanto nella 
                    definizione del “progetto didattico-educativo” 
                    quanto nella partecipazione «al processo di valutazione 
                    dei ragazzi [...] attraverso incontri regolari tra insegnanti 
                    e genitori». 
                
  
                È la stessa Associazione Comunità Papa Giovanni 
                XXIII a mostrare apertamente quanto l'intento del progetto sia 
                quello di promuovere «una legge quadro sulla scuola che 
                riguardi tutti i cicli scolastici, imperniata sulla centralità 
                della persona e sulla Gratuità dell'educazione» (44). 
                In effetti le Proposte di linee operative presentate arrivano 
                a toccare temi quali l'articolazione dei programmi; crediti, certificazioni 
                e diplomi; la dimensione dei contesti scolastici; il numero di 
                alunni per classe; la riorganizzazione degli Organi Collegiali; 
                il rapporto con le famiglie e con gli “esperti” esterni; 
                la formazione e l'aggiornamento degli insegnanti; la revisione 
                del sistema di determinazione degli organici. Tutte questioni 
                molto specifiche e soprattutto molto “scolastiche” 
                dove appare evidente lo sforzo di mediazione di un approccio “democratico” 
                entro un impianto ancora istituzionale. 
                Il linguaggio di questi testi tradisce ancora una visione adultocentrica 
                “democraticamente” convinta che la presenza dell'adulto 
                sia indispensabile al bambino o al giovane. Questi, proprio in 
                quanto minore, deve ancora scoprire quale sia il dono in sé 
                ricevuto e come farlo fruttare per offrirlo al mondo. Proprio 
                per questo l'assenza di una guida da parte dell'adulto pregiudicherebbe, 
                nella giovane vita in crescita, la possibilità di “formarsi”, 
                anche “spiritualmente”, quale “uomo nuovo”, 
                pilastro della prossima Società del gratuito. Un uomo nuovo 
                capace «di passare dall'io al noi, di esprimere la propria 
                originalità» ma capace anche «di camminare 
                insieme, [di partecipare al] vivere comunitario e sociale.» 
                L'obiettivo dichiarato diviene allora «educarli [bambini 
                e adolescenti] come nuovi cittadini alla Società del gratuito 
                e [...] non farli prostrare alla società del profitto» 
                [...] «C'è un bene comune nel quale la persona è 
                inserita. Un corpo sociale che significa questo camminare come 
                popolo. E per questo camminare come popolo la scuola è 
                un luogo determinante importantissimo». (45) 
                Da tutto ciò si coglie anche il fatto che una comunità 
                educante a orientamento confessionale legittimamente attribuisce 
                all'educazione e all'insegnamento funzioni specifiche a partire 
                dalla dottrina da cui prende le mosse e rimane, in relazione a 
                tale fonte, in un rapporto di riconoscimento di un principio di 
                autorità non discutibile, anche laddove tale comunità 
                dichiarasse di non voler svolgere alcuna funzione dottrinale. 
                Per quanto riguarda il convegno, La scuola del gratuito. Pedagogia 
                della gratuità per una società più felice, 
                tenutosi il 5 e il 6 ottobre del 2013 a Valdragone (Repubblica 
                di San Marino) è interessante ascoltare gli interventi 
                facilmente reperibili nel web (46): dall'introduzione 
                di Giovanni Paolo Ramonda all'intervento di Ferdinando Ciani su 
                “La pedagogia della Scuola del Gratuito: gli elementi caratterizzanti 
                e le sue esperienze”; dalla relazione di Irene Stella su 
                “L'esperienza delle scuole libertarie: gli studenti come 
                protagonisti” all'intervento di Riziero Zucchi sul ruolo 
                della famiglia “Pedagogia dei Genitori e Pedagogia del Gratuito: 
                dare voce alle famiglie nella scuola”, per arrivare anche 
                al dibattito conclusivo del primo giorno dove gli stessi Irene 
                Stella e Riziero Zucchi polemizzano sulla possibilità reale, 
                per i bambini che frequentano scuole democratiche e libertarie 
                in Europa e nel mondo, che siano gli stessi bambini/ragazzi a 
                decidere se un adulto che si propone loro come “insegnante” 
                educatore sia davvero la persona più adatta ad accompagnarli 
                nella loro esperienza di autoapprendimento. (47) 
                Che cos'è l'educazione libertaria 
                Sul sito della Rete per l'Educazione libertaria è possibile 
                  leggere e scaricare la proposta di un Manifesto per l'Educazione 
                  Libertaria (48) che potrà modificarsi 
                  nel tempo e che, per ora, fissa alcuni aspetti che accomunano 
                  alcune esperienze autoeducative libertarie nate in Italia. In 
                  questo documento si trova descritto cosa si possa intendere 
                  per educazione libertaria: «L'educazione libertaria è 
                  un insieme di principi ed esperienze unite ad una pratica organizzativa 
                  di tipo democratico che riconosce ai bambini e alle bambine, 
                  ai ragazzi e alle ragazze la capacità di decidere individualmente 
                  e in gruppo come, quando, che cosa, dove e con chi imparare 
                  e la capacità di condividere in modo paritario le scelte 
                  che riguardano i loro ambiti organizzativi. L'educazione libertaria 
                  fonda la relazione educativa adulto-bambino sul riconoscimento 
                  di tali capacità quali mezzi per lo sviluppo dell'autonomia 
                  e della libertà di scelta dei bambini. Il contesto da 
                  noi privilegiato per la messa in opera di principi e pratiche 
                  democratiche così intesi è la scuola.» 
                  Questa possibile definizione indica già alcuni aspetti 
                  irrinunciabili: 
                 
                  - principi ed esperienze sono strettamente collegate ad «una 
                    pratica organizzativa di tipo democratico» nella forma 
                    della democrazia diretta. Ciò consente ad ogni soggetto 
                    di partecipare concretamente alle scelte che riguardano gli 
                    «ambiti organizzativi» trovando riconosciuta nel 
                    collettivo la propria singolarità individuale; 
                  
 - ogni soggetto che prende parte al contesto educativo libertario 
                    viene considerato in grado di decidere, in piena autonomia, 
                    forme, tempi e modi della propria esperienza di autoapprendimento, 
                    sia da solo che insieme ad altri/e; 
                  
 - il contesto privilegiato si dice “scuola” e 
                    non istituzione scolastica, quindi di fatto esterna a qualsiasi 
                    istituzione formale riconosciuta che opera compiti educativi 
                    (Famiglia, Scuola e Chiesa). 
                
  
                Il primo aspetto, ossia l'unione indissolubile di principi e organizzazione 
                è centrale. Il realizzarsi di relazioni paritarie, di scelte 
                libere e autonome, di condivisione di regole e di attivazione 
                di pratiche autoeducative non si dà se non grazie ad una 
                forma di vita organizzata, anch'essa condivisa e partecipata, 
                che ne consenta la realizzazione. Nelle esperienze educative libertarie 
                non contano più di tanto i principi astratti quanto la 
                loro concreta esperibilità. 
                Se il primo punto è ciò che rende possibile sul 
                piano concreto le esperienze di educazione libertaria, il secondo 
                aspetto è quello che di fatto gli attribuisce senso. Non 
                è assolutamente possibile costruire contesti educativi 
                libertari se non si parte dal riconoscimento che ogni essere è 
                in grado da sé di decidere cosa per se stesso ha valore 
                ed interesse. Questo riconoscimento vale per qualsiasi età, 
                genere, cultura, aspetto, carattere, abilità, ecc... 
                Da questo presupposto discende il fatto che l'esperienza autoeducativa 
                in ambito libertario si fonda sul riconoscimento di ogni singolarità 
                al punto tale da darsi una forma organizzata che consenta ad ognuno 
                e ognuna di autodeterminarsi e di partecipare liberamente alla 
                forma più ampia dell'essere collettivo, dell'essere comunità. 
                Tutto ciò con uno sforzo non da poco in quanto tale forma 
                non si fissa una volta per tutte ma si trasforma e diviene costantemente 
                entro la quotidiana esperienza. Scuole 
                  libertarie e scuole progressiste 
                Nel merito delle recenti esperienze di educazione libertaria 
                  in Italia un'altra considerazione, riguardo a quanto sin qui 
                  scritto, può ricevere luce dalle riflessioni di Alexander 
                  Neill a proposito del fiorire di scuole dall'aspetto umanitario, 
                  innovative e con dichiararti riferimenti al libertarismo, nella 
                  Gran Bretagna dei primi anni Venti del secolo scorso. Quel notevole 
                  proliferare di scuole non può essere paragonato al più 
                  modesto diversificarsi delle esperienze pedagogico educative 
                  attualmente in atto in Italia. In ogni caso le riflessioni di 
                  Neill appaiono pertinenti al nostro tema e, per certi versi, 
                  attuali. 
                  Francesco Codello, nel suo libro La buona educazione, ripercorre 
                  il pensiero di Neill in questo modo: «Queste scuole sottolineavano 
                  particolarmente il loro aspetto umanitario, la loro filosofia 
                  umanistica, ma non si possono considerare fino in fondo e consapevolmente 
                  libertarie, anche se avevano tratti di libertarismo. Alexander 
                  Neill, in un articolo del 1920, critica queste esperienze proprio 
                  nel loro equivoco e nella loro non sufficiente libertà, 
                  sostenendo che, in realtà, esse concedono ai ragazzi 
                  solo spazi limitati di questa libertà, mascherando di 
                  fatto tratti di forme più sottili di autoritarismo, imposta 
                  nonostante l'etichetta di scuole progressiste. [... In esse] 
                  il bambino, sempre secondo Neill, può esprimere il suo 
                  essere in modo limitato e comunque dentro certi schemi precostituiti. 
                  Insomma scuole nelle quali ancora troppo forte era l'autorità 
                  degli adulti e l'ispirazione filosofica di questi». 
                  Prosegue Codello: «Queste scuole e questi educatori mescolano 
                  istanze libertarie, teosofia, pedagogia montessoriana, creando 
                  nuove strade, nuove metodologie, nuovi sentimenti e nuove suggestioni, 
                  per fondare comunque un mondo nuovo e diverso attraverso l'educazione. 
                  Sarà soprattutto Alexander Neill e la sua esperienza 
                  di “Summerhill” che segneranno in modo evidente 
                  e chiaro le differenze tra un'educazione autenticamente libertaria 
                  e una invece genericamente progressista. Neill rigetta non solo 
                  la teosofia e il misticismo che l'accompagna, ma anche nei confronti 
                  del metodo montessoriano sottolinea la sua diversità, 
                  imputando alla Montessori un'impostazione troppo rigida e preordinata 
                  che produce solo una libertà comunque vigilata e controllata 
                  dall'adulto. La differenza, potremmo dire, sta nell'impostazione 
                  di Neill tra l'educazione ad essere e quella progressista come 
                  educazione al dover essere. In altre parole la prima è 
                  un'educazione che prescinde da un'idea di uomo a priori e si 
                  preoccupa della libertà rispetto all'altra che, preoccupandosi 
                  invece del dover essere, non fa che trasmettere e imporre un'idea 
                  precisa e pre-definita di uomo, occupandosi di formare un uomo 
                  nuovo». (49) Rispetto alla seconda 
                  impostazione educativa descritta da Codello si potrebbe anche 
                  invertire i termini e sostenere che l'educatore o il contesto 
                  educativo che si pre-occupa di formare un uomo nuovo, finisce 
                  per trasmettere e imporre un'idea precisa e pre-definita di 
                  uomo e con ciò a privilegiare il dover-essere rispetto 
                  all'essere. 
                Esperienze non formative bensì politiche 
                Il brano forse un po' lungo ci serve a chiarire un punto che 
                  ritengo importante. Le esperienze di autoeducazione libertaria, 
                  comprese quelle attualmente presenti in Italia, prescindono 
                  da un intento “formativo”, non puntano alla “formazione” 
                  o, quantomeno, non appartengono a quello spirito educativo informato 
                  da un'idea precostituita di uomo o di “essere nuovo” 
                  cui tendere. Per quanto i soggetti che danno vita a tali esperienze 
                  tra bambini, adolescenti e adulti, assumano o si riconoscano 
                  in posizioni apertamente critiche e spesso divergenti nei confronti 
                  di modelli culturali, economici e sociali dominanti, in genere 
                  non sentono il bisogno di articolare una “programma educativo” 
                  che disegni, nel contesto che loro stessi autonomamente conducono 
                  e costruiscono giorno per giorno, l'obiettivo astratto di un 
                  “essere” da formare, anche se vagamente definito, 
                  quale compito assegnato alla comunità autoeducante. In 
                  queste esperienze non si avverte la necessità di costruire, 
                  seppur in forma condivisa, un “modello” di uomo 
                  e/o di vita da raggiungere, un punto di arrivo cui l'esperienza 
                  autoeducativa debba tendere, nemmeno in termini di generalità 
                  o di universalità, figuriamoci di dottrina. Semmai si 
                  tratta di lasciare la possibilità a cisacuno/a di esprimere 
                  liberamente ciò che al presente è per vivere il 
                  comporsi, nella relazione, di un'esperienza di autoeducazione 
                  che non si sa dove condurrà. 
                  Seppur attraversate da spirito divergente e deviante le esperienze 
                  di educazione libertaria sembrano non fare di tale antagonismo 
                  l'espressione principale e il tema centrale del loro stesso 
                  esistere. Detto più semplicemente, non sono “progressiste”. 
                  Altrimenti detto si rifiutano sia di anticipare la relazione 
                  tra chi “abita” il contesto autoeducativo con un 
                  obiettivo educativo predefinito, sia di trasformare a posteriori 
                  ogni evenienza della relazione in norma generale che, in termini 
                  di principio, possa essere estesa ad altre relazioni, ad altri 
                  “incontri”, ad altri contesti. Semmai si tratta 
                  di privilegiare incidentalità e incontro, fallibilità 
                  e reciproco riconoscimento, e, soprattutto, «un'etica 
                  che non si basi su un formalismo astratto e universalistico, 
                  [... semmai] un'etica contestuale, libera da ipoteche fondazionali 
                  e aperta alla provocazione delle emergenze singolari e delle 
                  molteplici alterità, umane e nonumane» (50) 
                  lasciando al futuro e all'aperto quel che è loro più 
                  proprio: l'ignoto. 
                  È così che più le forme di vita, di azione 
                  e di pensiero che si compongono nel contesto autorganizzato 
                  risultano divergenti da modelli precostituiti o anche semplicemente 
                  previsti, meno, coloro che le vivono, sentono la necessità 
                  di trasformarle erga omnes in norme valide per ogni contesto, 
                  in principi validi per ogni “essere”, in una sorta 
                  di “istituzione”. La condizione è perennemente 
                  istituente, i soggetti della relazione sono costantemente in 
                  tensione all'interno di un processo di individuazione mai definitivamente 
                  risolto, neanche in termini teorici. 
                  È quindi certo che non si tratti di «educare al 
                  dover essere». Forse nemmeno di «educare ad essere»; 
                  a meno di considerare il divenire una “dimensione dell'essere”, 
                  per altro non soltanto umano. Forse non si tratta propriamente 
                  nemmeno di “educare” quanto di “abitare”, 
                  di uno “stare tra” che sia null'altro che un diveniressere 
                  in relazione a mondi, a contesti collettivi o ambienti preindividuali 
                  di volta in volta differenti e di cui si è “parte” 
                  nel riconoscimento reciproco, negandosi qualsiasi forma di dominazione. 
                  In questo senso tali vissuti credo possano dirsi, più 
                  che formativi, pienamente “politici”. 
                  Francesco Codello ha trovato un'espressione a mio giudizio assai 
                  felice laddove, riportando i pensieri di Alexander Neill negli 
                  ultimi anni della sua vita, afferma: «L'educazione di 
                  “Summerhill” è una scommessa sulle emozioni, 
                  sui sentimenti, sulla libertà che educa, è più 
                  che una speranza per un futuro migliore». (51) 
                  Sì, una scommessa vissuta quotidianamente che vale più 
                  di una speranza per un futuro migliore. È in questo senso 
                  che le esperienze di educazione libertaria non sono 'progressiste'. 
                  Come a dire che il presente, il qui e ora dell'esperienza educativa 
                  libertaria, è forma di vita continuamente rinnovata a 
                  partire da ciò che profondamente ci attraversa: sentimenti, 
                  emozioni, affettività, scoperta, mistero, rischio, sofferenza, 
                  appartenenza, apprendimento, piacere, distacco, domanda, prossimità, 
                  amicizia, inimicizia, incomprensione, complicità, distanza... 
                  in una parola, autoeducazione liberamente vissuta con altri/e 
                  disposti a rischiare insieme la propria felicità. 
                Libertà, autonomia e organizzazione 
                L'altro punto, già accennato in precedenza, riguarda 
                  la relazione particolare che, in assenza di un “progetto 
                  di uomo nuovo”, si viene ad instaurare tra esperienza 
                  e libertà. Su questo aspetto riporto il giudizio espresso 
                  da Michael P. Smith nel suo Educare per la libertà se 
                  non altro per la sua estrema chiarezza: «Una delle difficoltà 
                  che si incontra nel parlare  di un'educazione libertaria 
                  e liberatoria è che oggi praticamente tutti gli insegnanti 
                  pensano di essere impegnati in un'educazione che è, in 
                  qualche modo, “libera”. Con questo intendono un 
                  regime educativo che non eserciti una pressione troppo forte 
                  sugli alunni [...], che consenta agli alunni qualche possibilità 
                  di scelta e di iniziativa [...], e che vagamente è volto 
                  allo sviluppo di ciò che è latente e potenziale 
                  nell'alunno. [...] La parola libero, in questo senso, non è 
                  che una versione debole dei concetti pedagogici ottocenteschi 
                  di crescita e sviluppo [...]. Questo non è affatto ciò 
                  che i libertari intendono quando parlano di educazione libera. 
                  Essi, prima di tutto, hanno una coscienza più precisa 
                  di ciò da cui gli alunni devono essere liberati. [...] 
                  In secondo luogo intendono la parola libertà in modo 
                  più complesso. In senso lato vogliono che i bambini crescano 
                  come persone dotate di una certa indipendenza, con la capacità 
                  di scegliersi i propri valori, di impegnarsi effettivamente 
                  per i valori che hanno scelto, e anche di rifiutare i valori 
                  che non condividono. Un'espressione che descrive adeguatamente 
                  questo stato di indipendenza morale è “la proprietà 
                  di sé” di Max Stirner [...]. In terzo luogo pensano 
                  che crescere in un modo libero non può essere un processo 
                  passivo. Non è sufficiente trattare meglio i bambini, 
                  in modo più liberale e umano». (52) 
                  Il brano chiarisce bene un altro punto importante, o meglio 
                  intreccia in modo da rendere tra loro inestricabili libertà, 
                  autonomia e organizzazione. Il nodo di cosa sia la libertà 
                  nell'esperienza autoeducativa si rafforza nella consapevolezza 
                  che vi è libertà se vi è possibilità 
                  di autonomia e vi è possibilità di autonomia se 
                  alla relazione che costruiamo insieme si dà una forma 
                  organizzata che la consente. Si è liberi nel momento 
                  in cui si appartiene insieme ad un'esperienza che, al presente, 
                  consente a ciascuno e ciascuna, che sia infante, adolescente 
                  o adulto, di crescere e vivere in uno stato di indipendenza 
                  morale, con la capacità di scegliere i propri valori, 
                  di impegnarsi effettivamente per i valori scelti, e anche di 
                  rifiutare i valori non condivisi. È per questo che le 
                  esperienze di educazione libertaria, anche in Italia, si costituiscono 
                  al di fuori di qualsiasi istituzione formale, che sia la Famiglia, 
                  la Scuola o la Chiesa, istituzioni che appartengono al mondo 
                  adulto, innegabilmente nate e istituite proprio al fine, nel 
                  bene o nel male, di offrire e garantire, dal bambino all'umanità, 
                  un indirizzo morale ovviamente ritenuto giusto e corretto. Il 
                  riferimento di Smith a Max Stirner in questo senso è 
                  pertinente. (53) 
                  Nel contempo è proprio l'intreccio di libertà, 
                  autonomia e organizzazione che rende indispensabile la costruzione 
                  di contesti educativi in un campo aperto tanto al possibile 
                  quanto all'imprevisto, all'organizzato quanto all'impensato, 
                  che impediscano, o quanto meno riducano al minimo, qualsiasi 
                  forma di dominazione a partire da quella dell'adulto e delle 
                  sue istituzioni su bambini e ragazzi. 
                Caratteristiche comuni dei contesti educativi 
                  libertari 
                Anche nelle esperienze educative libertarie nate in Italia 
                  in questi ultimi anni non è tanto il principio astratto 
                  della libertà ad essere al centro quanto piuttosto la 
                  necessità e l'intimo bisogno di dare vita a pratiche 
                  di relazione libere da qualsiasi forma di autorità imposta, 
                  da qualsiasi forma di dominazione. Da questo punto di visto 
                  persino termini come “educazione” e “pedagogia” 
                  risultano in effetti controversi (54), laddove 
                  parole come “libertà”, “autonomia” 
                  e “organizzazione” risultano più significative. 
                  Nel contesto libertario ciò che è in gioco sono 
                  proprio le forme della relazione educativa, il loro corrispondere 
                  alla centralità delle esperienze di autoapprendimento 
                  il più possibile libere da forme di dominazione, quindi 
                  anche, se non soprattutto, liberate dall'imperio delle “necessità” 
                  dell'insegnamento proposto dall'adulto. 
                  Di fatto è proprio dal punto di vista dell'organizzazione 
                  che, pur nelle differenze che contraddistinguono ogni singola 
                  esperienza, sono di fatto rintracciabili caratteristiche comuni 
                  che segnano il punto di questo spostamento dall'insegnamento 
                  all'autoapprendimento. Queste “caratteristiche fondative” 
                  comuni che mirano a garantire questo spostamento sono così 
                  riassunte da Francesco Codello (55): 
                
                   - democrazia diretta nella formulazione delle decisioni 
                    riguardanti la vita scolastica 
                    - partecipazione facoltativa alle lezioni 
                    - apertura totale al contesto ambientale come presupposto 
                    indispensabile per l'apprendimento attivo e partecipe 
                    - relazione egualitaria tra adulti e bambini/e, ragazzi/e 
                    - valutazione condivisa e non selettiva del percorso di apprendimento 
                    - molteplicità e varietà dei curricula 
                    - gestione non violenta e partecipata dei conflitti 
                    - molteplicità metodologica 
                    - non confessionalità religiosa e/o ideologica 
                    - ruolo di facilitatore dell'insegnante 
                 
                 Ciascuno di questi punti concorre quindi a costruire un contesto 
                  che rende ragione di un principio libertario. Soprattutto però, 
                  e questo è sicuramente più importante, le caratteristiche 
                  fondative qui indicate consentono concretamente il realizzarsi 
                  di esperienze di autoapprendimento, per quanti vi si trovano 
                  coinvolti, autenticamente libere, autonome e consapevoli. 
                Alcune esperienze: Kether, I Saltafossi, 
                  Mareggen... 
                Al fine di rendere ragione con degli esempi concreti quali 
                  siano particolarità e caratteri delle esperienze di educazione 
                  libertaria presenti oggi in Italia riportiamo brevi informazioni 
                  tratte dalle stesse presentazioni di alcune di queste realtà. 
                  Kether è la più longeva esperienza di educazione 
                  libertaria presente in Italia in quanto «diretta espressione 
                  e radicale rielaborazione di Kiskanu, realtà scolastica 
                  libertaria che ha operato per sette anni (2004-2011) nel territorio 
                  di Verona e che attualmente non esiste più. [...] Kether 
                  - piccola scuola libertaria, [...] quotidianamente, dal 2012, 
                  sviluppa il suo percorso educativo incidentale sulle colline 
                  di Avesa-Verona». 
                  «La Piccola Scuola Libertaria “kether”, nasce 
                  a Verona da un gruppo di ragazze/i che vive percorsi di crescita 
                  differenziati, volti, al raggiungimento dell'autonomia di studio 
                  [...] e, alla [...] creazione di un ambiente sociale spontaneo 
                  basato sull'incontro e la valorizzazione naturale delle differenze. 
                  [...] 
                  Il cammino di studi viene svolto in ambiente di pluriclasse 
                  [...] Gli strumenti didattici [...] sono spuri e molto spesso 
                  prodotti direttamente [...]. L'educazione [...] è [...] 
                  incidentale, non direttiva, informale/a-formale, auto-gestita, 
                  consapevole, autonoma e soprattutto non adultocentrica. [...] 
                  “organismo partecipato in costante divenire”, è 
                  l'assemblea espressa in ritmi non vincolanti, [...] ogni partecipante 
                  l'assemblea ha diritto di voto indipendentemente dall'età, 
                  dal “ruolo”, dalla “condizione” naturale, 
                  sociale ecc. 
                  Bambine/i, ragazze/i, sono liberi di decidere dell'assunzione, 
                  del mantenimento e del licenziamento di accompagnatrici/ori 
                  come pure della frequentazione o meno delle stesse/i, delle 
                  loro materie proposte [...]. Il piano di studi annuale e d'intero 
                  percorso viene deciso assieme ai singoli interessati e costantemente 
                  dibattuto ed elaborato. L'eventuale assenza nella frequentazione 
                  di una materia viene auto-gestita o su richiesta, accompagnata 
                  ad un fine [...] Nella piccola scuola libertaria kether è 
                  presente la figura di accompagnatrice/ore di riferimento, scelto 
                  da ogni singola bambina/o, ragazza/o [...] non ha funzioni di 
                  “maestro”, “professore”, “tutore” 
                  e così via [...] La piccola scuola libertaria kether, 
                  mette dunque a disposizione cicli di supporto allo studio incentrati 
                  sull'interesse e l'autonomia all'auto-apprendimento per una 
                  scuola realmente organizzata giorno dopo giorno da bambine/i, 
                  ragazze/i, dunque da chi sceglie di puntare sulle proprie motivazioni 
                  di crescita [...]. Le bambine/i e le ragazze/i che costruiscono 
                  il loro equilibrio-kether di conoscenza, lo fanno sulla base 
                  di continue, precise/insondabili, libere scelte». (56) 
                  L'esperienza de I Saltafossi nasce sulle colline intorno a Bologna, 
                  a Cadriano, a partire dalle esperienze che in campo educativo 
                  da più anni l'Associazione Culturale Merzbau (57) 
                  va sperimentando. 
                  Il progetto è attivo per bambini/e e ragazzi/e dai 3 
                  ai 14 anni. Attualmente partecipano al progetto 30 bambini dai 
                  3 ai 12 anni e 5 educatrici/accompagnatrici. 
                  Si tratta di «[...] un progetto educativo ispirato alle 
                  pratiche dell'educazione non autoritaria, libertaria e democratica 
                  [...] Finalità di questo progetto è sperimentare 
                  un modello educativo dinamico che favorisca espressioni e relazioni 
                  che si affinano nei bisogni e nelle potenzialità di ogni 
                  persona. [...] Riceve ispirazione e impulso dalle esperienze 
                  di educazione democratica (democratic education) vive e attive 
                  in varie parti del mondo (http://www.eudec.org/home/).» 
                  Dal documento (58) presentato dall'Associazione 
                  sono tratte le seguenti specificazioni:
  
                  Paradigma pedagogico 
                 
                  - un contesto educativo basato sulle pratiche dell'educazione 
                  libertaria è congeniale ai bisogni dei bambini/e;
                  
 - la scuola è una bottega-laboratorio permanente, 
                  che i bambini possono abitare, [...] in cui la relazione fra 
                  le persone grandi e piccole è basata sull'ascolto e il 
                  rispetto reciproci;
                  
 - la scuola è una fucina dove è possibile 
                  sviluppare punti di vista che offrano prospettive e soluzioni 
                  molteplici [...];
                  
 - la relazione è al centro del processo educativo;
                  
 - il ruolo dell'adulto è di educatore e accompagnatore 
                  ma anche di testimone, coordinatore e ricercatore;
                  
 - la scuola è una piazza aperta e realtà 
                  laica aperta a tutti, [...] luogo del sapere condiviso;
                  
 - le famiglie sono attivamente partecipi.
				  
  
                  
                Pratica educativa 
                
                  - determinante apporto delle esperienze incidentali nell'apprendimento;
                  
 - lo strumento dell'assemblea per ricercare percorsi, regole 
                  e scelte condivise tra adulti e bambini;
                  
 - laboratori e progetti senza suddivisioni per classi e 
                  età;
                  
 - flessibile negli orari e nella partecipazione;
                  
 - no ai voti, costruzione di un curriculum individuale;
                  
 - approccio sistemico alle conoscenze.
				  
  
                  Mareggen, officina del crescere (59) è 
                una realtà di educazione libertaria che si trova sulle 
                colline alle spalle di Genova dove è stato ristrutturato 
                un rudere «nella frazione Mareggia di Davagna [...] da sempre 
                chiamato dai paesani “Mareggen”». Al suo interno 
                è stata realizzata una “scuola” che gode anche 
                dello spazio naturale esterno. «Il desiderio di mantenere 
                un legame con la realtà territoriale e con la tradizione 
                del posto, ci ha spinti a mantenere il nome Mareggen. Officina 
                del crescere vuole dare l'immagine della scuola come realtà 
                di sperimentazione ed in continuo divenire. La nostra Associazione 
                ritiene [...] fondamentale il benessere e la felicità del 
                bambino [... e] aderisce alla Rete di Educazione Libertaria italiana 
                (REL) e all'European Democratic Education Community (EUDEC) [...]». 
                  A nostro avviso, un'offerta educativa seria deve considerare 
                  con attenzione sia il ruolo delle insegnanti, sia l'ambiente 
                  di apprendimento, sia il ruolo degli allievi.
  
                Il ruolo delle insegnanti 
                Il ruolo delle “insegnanti” non è quello 
                  di trasmettere nozioni [...] ma quello di accompagnarlo [il 
                  bambino n.d.r.] in un percorso di crescita comune. [...] 
                  Il primo aspetto rilevante, pertanto, è il fatto che 
                  l'adulto assuma il ruolo di regista preparando un “ambiente 
                  educativo” adatto ai piccoli. [...] Il bambino dal momento 
                  in cui entra, fino al momento dell'uscita, ha la possibilità 
                  di scegliere ciò in cui desidera adoperarsi autonomamente 
                  o richiedendo l'aiuto dell'adulto [...] La cura dell'ambiente 
                  si declina nella scelta del materiale da offrire [...] sulla 
                  base delle proprie conoscenze pedagogiche e dell'osservazione 
                  costante dei bambini. 
                  Il secondo aspetto fondamentale è l'autoeducazione, ossia 
                  la capacità di interrogarsi sulla bontà del proprio 
                  operato educativo, individualmente e in equipe. [...] 
                  Il terzo aspetto è inerente alla pratica educativa quotidiana 
                  fatta di gioia e passione nella vita con i bambini, di capacità 
                  di giocare, di essere servizievoli [...] di presentare adeguatamente 
                  i materiali che hanno a disposizione, di comprendere quando 
                  intervenire e quando ritirarsi, di lasciare spazio all'autonomia 
                  del bambino, di saper ricercare e sperimentare insieme, di avere 
                  calma e pazienza [...].
  
                L'ambiente educativo 
                  L'ambiente ha stimoli sensoriali, psicomotori, grafico-pittorico-plastici, 
                  matematici, linguistici, botanici, musicali, geografici, e così 
                  via, tutto a portata del bambino. L'adulto a volte ne è 
                  il tramite, mostrando l'uso di ogni cosa, a volte lascia la 
                  libera sperimentazione permettendo l'elaborazione di ipotesi 
                  e soluzioni e di nuovi usi del materiale stesso. Grande importanza 
                  viene data alle attività manuali e creative [... che] 
                  nascono da una proposta che viene fatta dall'adulto e che può 
                  essere accettata o meno dal bambino. Il piccolo sceglie in modo 
                  indipendente ciò che desidera fare. Si sviluppa in questo 
                  modo non solo un'autonomia motoria legata alla grande libertà 
                  di movimento spazio-temporale, ma anche di pensiero. 
                  [...] L'ambiente per essere vivo [...] si modifica: nascono 
                  nuovi strumenti, nuove attività, a volte anche imprevedibili 
                  perché imprevedibile è l'interesse che nasce in 
                  ogni momento dall'incontro. I bambini chiedono di costruire 
                  ciò che l'adulto non aveva previsto, [...]. Chi accompagna 
                  si fa umile osservatore [...]. Quotidianamente usciamo, accudiamo 
                  gli animali portandogli cibo, seminiamo l'orto, raccogliamo 
                  la verdura e la frutta e passeggiamo nel bosco. Pattiniamo, 
                  andiamo in bicicletta, ci arrampichiamo sugli alberi. La natura 
                  è lo spazio vitale dell'essere umano, ci ricarica e ci 
                  dà quel senso di appartenenza che nessuna parola è 
                  in grado di fornirci [...].
  
                Il bambino 
                  Concepiamo un bambino libero, autonomo, capace di scegliere, 
                  gioioso quando apprende e si impegna, un bambino che assorbe 
                  tutto quanto vive nell'ambiente, che forma nella quotidianità 
                  la propria personalità, sensibile agli atteggiamenti, 
                  pensieri ed emozioni di chi lo circonda. [...] 
                  Pensiamo che ogni persona si realizzi attraverso [...] una sua 
                  propria strada che se non percorsa può portare all'infelicità. 
                  [...] Vi sono intelligenze multiple e ognuno di noi conosce 
                  e struttura il mondo circostante attraverso una specifica intelligenza 
                  che fa da filtro per le svariate esperienze [...]. L'insegnante 
                  ha il compito di capire quale intelligenza caratterizza ogni 
                  singolo studente [...]; in questo modo [...] intende consentirgli 
                  un apprendimento gioioso per la formazione sana della sua specifica 
                  personalità.
                Serendipità 
                Oltre alle esperienze sin qui citate vi sono altri contesti 
                  che stanno nascendo o che si sono formati di recente. 
                  Ad Osimo (AN) ha preso avvio una scuola dell'infanzia libertaria 
                  e montessoriana, che si chiama Serendipità. Emily e Veronica 
                  hanno dato avvio al progetto di «una scuola che permetta 
                  agli individui di esprimersi liberamente, di essere ciò 
                  che sono, nel tentativo di preservare il più a lungo 
                  possibile la loro unicità e irrepetibilità. Tutte 
                  le attività didattiche partono da questo principio, che 
                  non siamo noi adulti a dover plasmare i bambini, a modificarli 
                  per quello che dovrebbero essere, ma aiutarli ad essere quello 
                  che loro sono. Compito delle educatrici e degli educatori diventa 
                  quello di accompagnare i bambini nella loro crescita, nella 
                  maniera meno interventista possibile. [...] Rifiutiamo l'etichetta 
                  di insegnanti perché vi è una bella differenza 
                  tra l'insegnare e l'apprendere e un apprendimento può 
                  dirsi tanto più significativo se parte da una libera 
                  scelta frutto di una motivazione personale.» 
                  Il progetto coniuga insieme pedagogia montessoriana, libertaria 
                  e antiautoritaria perché «questi tre filoni [...] 
                  presentano parecchie zone di connessione: fiducia nel potenziale 
                  umano, libera scelta, sostegno all'autonomia e all'autogestione, 
                  abolizione del modello adulto-centrico, preservazione della 
                  curiosità infantile, educazione sensoriale, stretta connessione 
                  con la natura, rispetto dei singoli tempi, importanza dell'ambiente, 
                  connessione con il contesto circostante». 
                  Il progetto Serendipità ad Osimo non si configura, in 
                  negativo, come semplice «opposizione alla scuola pubblica, 
                  ma come una possibilità», in positivo, di offrire 
                  un'esperienza educativa con caratteristiche specifiche e particolari: 
                  [...] vorremmo costruire un laboratorio permanente di socialità, 
                  creatività, crescita, educazione emotiva e culturale. 
                  Ci proponiamo con il desiderio di riuscire a creare una sinergia 
                  con le scuole del territorio, con la consapevolezza che la verità 
                  non risiede in nessun modello educativo». (60) 
                Urupia, educazione libertaria nel Salento 
                Concludiamo questa rassegna ricordando che proprio lo scorso 
                  settembre ha preso avvio un'esperienza educativa libertaria 
                  ad Urupia, una comune libertaria nel Salento, dove per altro 
                  si è anche svolto il V° Convegno nazionale della 
                  REL. 
                  Anche nel testo di presentazione del progetto della comune libertaria 
                  Urupia emergono alcune di quelle caratteristiche comuni ai diversi 
                  contesti educativi libertari nominate prima. 
                  Secondo le comunarde di Urupia «un'educazione vera e profonda 
                  si sviluppa solo come autoeducazione e si realizza necessariamente 
                  nel confronto con l'altro\il resto da sè [...] il contesto 
                  comunitario è un terreno socialmente fertilissimo per 
                  mettersi in gioco, [...] per esplorare, conoscere e sperimentare 
                  a contatto sia con gli elementi naturali [...] sia con le numerose 
                  possibili attività [...] per un apprendimento reale, 
                  pratico, che avviene grazie a un fare, [...] un conoscere che 
                  arriva [...] dall'esperienza vissuta e non da quella trasmessa. 
                  Un apprendimento [...] incidentale che, in quanto tale, avviene 
                  secondo i tempi, le necessità, i modi, le specificità 
                  e i desideri di ogni singolo individuo, con la sua diretta e 
                  consapevole partecipazione. 
                  Una comunità educante, autoeducante, nella quale solo 
                  chi vi prende parte - persona grande o piccola che sia - decide 
                  cosa e come vuole fare, [...] dove crescere al di là 
                  di programmi già confezionati e obiettivi predeterminati. 
                  Non ci sono metodi già istituiti [...l'autoapprendimento 
                  si compie] in una relazione paritaria, [...], con un deciso 
                  superamento dell'idea di un apprendimento fisso a seconda dell'età 
                  e, quindi, abbandonando la divisione per classi. 
                  Le cosiddette “materie” verranno apprese in modo 
                  organico, creativo, cercando di eliminare la divisione fittizia 
                  tra i vari ambiti del sapere [...] non abbiamo ricette, sappiamo 
                  solo di voler imparare insieme ad essere accoglienti e aperti, 
                  a non avere preclusioni, a non temere l'ignoto e lo sconosciuto, 
                  nel tentativo di sviluppare la curiosità, il piacere 
                  e l'autonomia personale imparando anche a leggere, scrivere, 
                  far di conto... e molto altro ancora. 
                  L'idea è di partire da settembre 2014 con particolare 
                  riferimento ai e alle piccole dai tre anni, ma disponibili ad 
                  accogliere anche altre fasce di età [...] 
                  Una comunarda [...] si impegnerà come referente costante 
                  sia nello sviluppo sia nella pratica di accompagnamento di bambini 
                  e bambine, in collaborazione con un'amica di vecchia data di 
                  Urupia [...] questo progetto è aperto non solo al territorio, 
                  almeno per quel che riguarda la sua caratteristica di laboratorio 
                  sociale e intendiamo gestirlo nel pieno rispetto delle necessità 
                  e della sensibilità di ognuno. Confidiamo inoltre di 
                  riuscire a creare [...] scambi aperti e pubblici: il desiderio 
                  è di allargare ulteriormente, e con un balzo di qualità, 
                  la rete di relazioni di cui gode la comune. 
                  [...] crediamo che qualsiasi progetto sociale possa svilupparsi 
                  e resistere se può contare sulle forze non solo di chi 
                  decide di viverlo quotidianamente, ma anche di chi trova un 
                  significato in esso, una motivazione a sentirsene parte. [...] 
                  la sostenibilità economica di questo progetto è 
                  uno dei punti centrali del percorso di costruzione e una sfida 
                  aperta è riuscire a svincolare la partecipazione dal 
                  contributo economico dei genitori: come riuscirci è tutto 
                  da pensare». (61) 
                Ultime osservazioni personali 
                «Tra la bolla di sapone e il suo creatore regna una solidarietà 
                  che esclude il resto del mondo.[...] Mentre le bolle si dispongono 
                  nello spazio, colui che le ha create è autenticamente 
                  fuori di sé – vicino ad esse e in esse. [...] il 
                  giocatore che vive l'esperienza si precipita nello spazio aperto 
                  e trasforma in una sfera animata la zona situata tra occhio 
                  e oggetto. [...] Chi rimane fedele a questa giovane vita nel 
                  suo esodo fuori dalla camera di bambino? [...] Esiste, dunque, 
                  in ogni circostanza, qualcuno di cui i bambini costituiscono 
                  l'estasi quando escono planando nello spazio del possibile e 
                  continuano la loro opera? [...] Quale essere-fuori-da-sé 
                  sarà, allora, tutto ciò che effettivamente è?» 
                  Peter Sloterdijk 
                  «Il bambino lavora su di sé soltanto nella misura 
                  in cui lavora fuori di sé – e questa è, 
                  appunto, la definizione del gioco.» Giorgio Agamben 
                  La rassegna delle esperienze e dei progetti educativi qui presentati, 
                  che condividono da un lato la critica al sistema scolastico 
                  nazionale dall'altro un'attenzione alla centralità dell'apprendimento 
                  di bambini e ragazzi il più possibile libero dai condizionamenti 
                  e dalla direttività degli adulti, non ha certo il valore 
                  di approfondito studio comparativo. 
                  Quello che spero sia emerso è che, a partire dai due 
                  presupposti appena enunciati, forme, intenzioni e pratiche dei 
                  diversi progetti ed esperienze esposti presentano differenze 
                  sostanziali che, positivamente, permettono di incontrare bisogni 
                  che nella società sono effettivamente anche fortemente 
                  diversificati se non, sotto certi aspetti, persino confliggenti. 
                  Per non apparire superficialmente equidistante devo dire che 
                  è mia personale convinzione riconoscere nell'esperienze 
                  educative libertarie una maggiore concreta corrispondenza a 
                  forme di “relazione educativa” realmente autoeducative 
                  e di autoapprendimento in grado di ridurre quasi a zero, se 
                  non di evitare totalmente, direttività e dominazione 
                  adulta; cosa che ritengo di primaria importanza. 
                  Probabilmente è così perché in me vive 
                  la convinzione che la locuzione “relazione educativa” 
                  è di per sé ridondante. 
                  Non si è ancora riflettuto abbastanza su quanto il significato 
                  della parola educare, in relazione alle concrete esperienze 
                  di autoapprendimento, possa essere diversamente inteso. Aldilà 
                  del suo significato etimologico la parola educare può 
                  non essere necessariamente intesa nel senso del trarre, condurre, 
                  o portare-fuori-da-sé un'interiorità segreta dell'essere. 
                  Un'interiorità segreta anche a se stessa, spesso rappresentata 
                  come forza naturale, spontanea e sorgiva, non sempre ben definita, 
                  che va tutelata e protetta, aiutata a trovare la via di manifestarsi 
                  all'esterno, di venire alla luce del mondo per realizzare il 
                  proprio progetto spesso inesorabilmente in conflitto con le 
                  forme e le regole che hanno storicamente segnato il mondo esterno, 
                  giacché il mondo, storicamente inteso, è “concepito” 
                  adulto. 
                  Forse educare potrebbe anche essere inteso in altro modo, con 
                  altro movimento. L'esperienza educativa, l'autoeducarsi, potrebbe 
                  essere esperienza dello sporgersi su un fuori-da-sé che 
                  ci trascende. In questo senso non si dà un'età 
                  più idonea di altre per l'autoeducazione e l'autoapprendimento, 
                  anzi, non c'è più età se non l'intera vita. 
                  Mi chiedo: non è fuorviante pensare l'educare quale esperienza 
                  che consente a ciascuno di noi di aiutare/si a condurre fuori 
                  l'altrui o la propria interiorità segreta dell'essere? 
                  È possibile invece intendere l'autoeducarsi come un continuo 
                  portarsi e sporgersi verso il fuori-da-sé, l'osare dirigersi 
                  verso un'esteriorità, verso un ignoto che non ci appartiene, 
                  al di qua e al di là di qualsiasi atteggiamento proprietario? 
                  Forse si tratta allora di qualcosa di ben diverso dalla manifestazione 
                  di una interiore verità di noi stessi, se non nella forma 
                  di un'affacciarsi vertiginoso verso ciò che costantemente 
                  non siamo. Un'esperienza dell'essere-fuori-da-sé che 
                  può anche il potere di non compiersi del soggetto. Uno 
                  “stare tra”; felice espressione nata in una piacevole 
                  conversazione/incontro con Filippo Trasatti in cui andavamo 
                  riflettendo insieme agli amici e alle amiche del centro FOA 
                  - Boccaccio di Monza (62) su alcuni caratteri 
                  dell'esperienze educative libertarie. 
                  Un operare senza opera, davvero un planare nello spazio del 
                  possibile e dell'imprevisto che resti un planare che si sporge 
                  su un vuoto, su ciò che viene meno. In questo senso un'estasi, 
                  di certo un'attrazione. Chissà che la meravigliosa capacità 
                  del bambino di concentrarsi nel ripetere lungamente gesti e 
                  azioni fin dai primi anni di vita non sia che l'espressione 
                  e il fuoco di questa vertigine verso ciò che egli stesso 
                  non è ma lo attraversa e lo chiama a sé. Attrazione 
                  che crescendo può spaventarci, persino terrorizzarci. 
                  Chissà che l'essere adulto altro non sia che l'esito 
                  della rimozione di questa vertigine del fuori, il negare e il 
                  negarci al potere di questa attrazione. «Quale essere-fuori-da-sé 
                  sarà, allora, tutto ciò che effettivamente è?» 
                Età della vita 
                Bisognerebbe avere il coraggio di abbandonare il concetto, 
                  o meglio l'idea, dell'età evolutiva. Abbracciare invece 
                  l'esperienza concreta che ogni età è letteralmente 
                  un'età, un tempo che si ha, un tempo di ora. Il che vuole 
                  semplicemente dire che ogni età è appunto un tempo 
                  che si ha in quel preciso momento e che, nel prendere forma, 
                  genera uno spazio che ricapitola ogni tempo e in questo modo 
                  possiede una propria legittima consistenza. Il che vuole dire 
                  che nella nostra vita a quattro anni non siamo 'minori', come 
                  a ottantacinque non siamo 'maggiori'. L'ultima parte di me è 
                  la più giovane, come le piante.  
                 Maurizio Giannangeli 
                Note 
				 
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                    sito/blog personale (www.controscuola.it), 
                    chiaro e ricco di notizie, è invece immediatamente 
                    navigabile. 
                  
 - Erika Di Martino, Home Schoooling. L'educazione parentale 
                    in Italia, © 2014 Erika Di Martino. Il libro è 
                    acquistabile on line. 
                  
 - http://www.controscuola.it/la-scuola-una-prigione/. 
                  
 - http://www.controscuola.it/la-colpa-e-dei-padri/, 
                    http://www.controscuola.it/cambiare-i-paradigmi/. 
                  
 - http://www.controscuola.it/il-nostro-unschooling/. 
                  
 - http://www.controscuola.it/homeschooling-unschooling/. 
                    Qui trovate una compiuta descrizione delle differenze tra 
                    homeschooling e unschooling. In breve, le famiglie che fanno 
                    homeschooling in parte riproducono la scuola in casa ponendo 
                    attenzione ai programmi, ai curricula ecc.; i genitori che 
                    adottano l'unschooling (il cui 'padre' è John Holt, 
                    http://www.johnholtgws.com/) lasciano che i propri figli siano 
                    liberi di decidere come, dove, quando e sopratutto cosa imparare. 
                  
 - John Bowlby (1907-1990) psicologo e psicoanalista britannico, 
                    studiò soprattutto l'importanza del rapporto tra infante 
                    e adulto di riferimento (negli anni '30 e '50 quasi esclusivamente 
                    la 'madre naturale' entro un contesto di 'famiglia naturale') 
                    e le possibili conseguenze sulla personalità, anche 
                    in età adulta, di un'eventuale separazione precoce 
                    nei primi anni di vita (dal sesto mese sino ai tre anni per 
                    l'essere umano) elaborando la 'teoria dell'attaccamento'. 
                    L'editore Bollati Boringhieri ha pubblicato in tre volumi 
                    Attaccamento e perdita (1999, 2000). Altri lavori sono 
                    stati pubblicati dagli editori Cortina e Giunti. Sull'attaccamento 
                    parentale: http://www.attachmentparenting.org/principles/intro.php. 
                    Dalla teoria dell'attaccamento si è anche sviluppata 
                    una teoria del deficit parentale. Per chi fosse interessato: 
                    http://parentaldeficit.it/blog/2014/02/22/dalla-teoria-dellattaccamento-alla-teoria-del-deficit-parentale/. 
                  
 - Erika Di Martino, Op. cit., 2014, pag. 16 e pag. 
                    12 (Da pag. 10 i riferimenti a John Bowlby). 
                  
 - Dall'ultima intervista rilascita da John Bowlby nel 1990, 
                    anno della sua morte, al prof. Leonardo Tondo (Professore 
                    Associato di Psicologia Generale, Dipartimento di Psicologia, 
                    Università di Cagliari) http://www.stateofmind.it/2012/06/john-bowlby-intervista/. 
                  
 - Su tali argomenti vi è svariata letteratura, dalle 
                    importanti ricerche di Chiara Saraceno (Sociologia della 
                    famiglia, 2007/2013, Coppie e famiglie. Non è 
                    questione di natura, 2012, ed altri), a più sintetici 
                    studi: Anna Laura Zanatta, Le nuove famiglie, Il Mulino 
                    (1997/2008). Con altro sguardo, comunque pertinente e molto 
                    interessante: Filippo Trasatti, Contro natura. Omosessualità, 
                    Chiesa e biopolitiche, 2008 Elèuthera (http://www.eleuthera.it/scheda_libro.php?idaut=127&idlib=232). 
                  
 - Erika Di Martino, Op. cit., 2014, pag. 8 e pag. 15. 
                  
 - Brunella Fiore, Insegnanti e famiglie: una relazione 
                    non conflittuale?, pag.218, in Gli insegnanti italiani: 
                    come cambia il modo di fare scuola. Terza indagine dell'Istituto 
                    IARD sulle condizioni di vita e di lavoro nella scuola italiana, 
                    a cura di Alessandro Cavalli, Gianluca Argentin, 2010 Il Mulino 
                    – Studi e ricerche 595. 
                  
 - Erika Di Martino, Op. cit., 2014, da pag. 52 a pag. 
                    57 i due capitoli: Chi può fare Educazione Parentale? 
                    e È una scelta che va bene per tutti?. 
                  
 - Anna Laura Zanatta, Op. cit., Il Mulino (1997/2008), 
                    pagg. 15-18. 
                  
 - I dati sono riportati dal sito http://www.controscuola.it. 
                    Controscuola è anche su facebook: https://www.facebook.com/Controscuola. 
                  
 - http://www.sceltaetica.it/s-cool-secondo-incontro-nazionale-sulleducazione-parentale-in-italia/ 
                    A questo link potete trovare diversi interventi svolti all'incontro. 
                    Oltre a quello di Erika Di Martino su L'importanza della 
                    famiglia, sono visibili l'intervento di due genitrici, 
                    Luisa Morici e Sybille Kramer, che raccontano le loro esperienze 
                    di educazione familiare in Italia; quello di Maurizio Parodi, 
                    dirigente scolastico autore di libri critici contro il sistema 
                    scolastico attuale (La scuola fa male, Basta compiti! 
                    Non è così che si impara, Gli adulti 
                    sono bambini andati a male); l'intervento di Jacqueline 
                    Pirtle di origine svizzera, vissuta a N.Y. ora a Torino, che 
                    si occupa di naturopatia e guarigione spirituale e ha scelto 
                    per i propri figli, insieme al marito, l'educazione familiare; 
                    infine l'intervento di Andrea Conti, ricercatore indipendente, 
                    fisioterapista e studioso dell'alimentazione della specie 
                    umana. Tutti gli interventi sono anche su youtube. 
                  
 - A tale proposito invito a navigare nel web. Vi è 
                    davvero una messe di informazioni, di blog, di scambi di opinioni 
                    e di discussione molto ricca e nutrita. Mi limito a riportare 
                    solo alcuni indirizzi: https://istruzionefamiliare.wordpress.com/tag/homeschooling/, 
                    http://buntglas.wordpress.com/homeschooling/, 
                    http://www.equazioni.org/index.php/homeschooling/, 
                    http://miofiglioascuolanoncelomando.blogspot.it/, 
                    http://bimbifeliciacasa.blogspot.it/p/home-schooling-la-nostra-esperienza.html, 
                  
 - Dal 1999 ad oggi sono state nuovamente pubblicate, da diversi 
                    editori oltre che dall'Opera Nazionale Montessori, le sue 
                    opere più importanti ed anche testi inediti oltre a 
                    diversi testi critici a carattere biografico e scientifico. 
                    È possibile anche ascoltare sul terzo canale radiofonico 
                    della RAI la lettura integrale de La scoperta del bambino, 
                    mandata in onda a puntate nel 2012: http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/PublishingBlock-a0772692-d9a2-4325-8bbb-49306fadb84b.html. 
                  
 - Che il concetto di autoeducazione sia un concetto centrale 
                    nella riflessione della Montessori è dichiarato sin 
                    dal titolo del libro nel quale svilupperà appieno il 
                    suo “Metodo della pedagogia scientifica”: L'autoeducazione 
                    nelle scuole elementari, E. Loescher & C. – P. Maglione 
                    e Strini, Roma 1916. Questo testo è stato recentemente 
                    ristampato da Garzanti editore (2007). 
                  
 - Principi e pratica dell'educazione, in Maria Montessori, 
                    Il metodo del bambino e la formazione dell'uomo, 2002 
                    Edizioni Opera Nazionale Montessori, p.111. 
                  
 - Principi e pratica dell'educazione, in Maria Montessori, 
                    Op.cit., p.113 (Anche in: http://www.operanazionalemontessori.it/index.php?option=com_content&task=view&id=388). 
                  
 - Maria Montessori, Op.cit., p.9. John Holt svilupperà 
                    questo principio arrivando a posizioni più radicali: 
                    «In breve, mi sento di affermare che i bambini sono 
                    dotati di un sistema di apprendimento che si adatta alla loro 
                    condizione e che lo usano con naturalezza e bene sino a quando 
                    non interviene l'adulto a sviarli.» John Holt, Come 
                    i bambini apprendono, 1972 Forum Editoriale SAS, p.7. 
                  
 - Ad  esempio, l'attività indipendente costituisce 
                    circa l'80% del lavoro, mentre l'attività in cui il 
                    docente interviene in maniera diretta è circa il 20%. 
                    Negli approcci tradizionali le due percentuali sono in genere 
                    ribaltate.». Questa osservazione si trova in un documento, 
                    Cos'è il metodo Montessori? Una breve introduzione 
                    ai suoi principi, scaricabile da: http://www.montessoridesign.it/it/documenti/il_metodo_montessori.php 
                    Il documento è un'efficace sintesi di alcuni aspetti 
                    che ancora oggi informano le esperienze montessoriane. A tale 
                    riguardo può essere anche utile la visione del breve 
                    documentario Maria Montessori: itinerari montessoriani da 
                    1 a 11 anni, dove le immagini delle attività di bambini/e 
                    sono accompagnate da un commento che si avvale delle parole 
                    della celebre educatrice. Visibile in: http://www.raiscuola.rai.it/articoli/maria-montessori-itinerari-montessoriani-da-1-a-11-anni/3894/default.aspx. 
                  
 - Maria montessori raccontata da Grazia Honegger Fresco, 
                    scaricabile da: www.csbno.net/documenti/iniziative/bibliografie/8marzo/montessoribiblio.pdf 
                    efficace e puntuale documento biografico critico. 
                  
 - Maria Montessori, Il metodo della pedagogia scientifica 
                    applicato all'educazione infantile nelle Case dei Bambini, 
                    Edizioni Opera Nazionale Montessori, 2000. 
                  
 - Grazia Honegger Fresco, Dalla parte dei bambini. Fare 
                    scuola dall'obbligo all'oblio, 2011, l'ancora del mediterraneo 
                    editore, pagg. 113-114. In questo testo l'autrice attinge 
                    dalla sua lunga esperienza racconti e descrizioni di diverse 
                    scuole montessoriane, dalle medie statali di Bressanone e 
                    di Bolzano alla primaria statale al tuscolano di Roma. 
                  
 - Su Grazia Honegger Fresco, la sua esperienza e la sua attività 
                    di pedagogista: http://www.centronascitamontessori.it/index.php/chi-siamo/16-biografie/24-grazia-honegger-fresco. 
                  
 - Grazia Honegger Fresco, Op. cit., 2011, l'ancora 
                    del mediterraneo editore, pagg. 110. 
                  
 - Maria Montessori raccontata da Grazia Honegger Fresco, 
                    scaricabile da: www.csbno.net/documenti/iniziative/bibliografie/8marzo/montessoribiblio.pdf. 
                  
 - Le scuole Montessori ravvisano «nel coinvolgimento 
                    e nella responsabilizzazione dei genitori un fattore fondamentale 
                    del successo della nostra proposta educativa. A questo proposito 
                    si suggerisce l'istituzione di corsi di formazione 'essenziale' 
                    per genitori, affinché possano conoscere e condividere 
                    i principi e i metodi.» Tratto da: Strumenti legislativi 
                    e organizzativi per la fattibilità del progetto (pubblico 
                    o privato) di una Scuola Media di I grado a indirizzo Montessori, 
                    scaricabile dal sito dell'Opera Nazionale Montessori. (http://www.operanazionalemontessori.it/index.php?option=com_content&task=section&id=6&Itemid=34). 
                    Da questa pagina è possible anche prendere visione, 
                    nel suo complesso, del Progetto culturale pedagogico organizzativo 
                    per l'istituzione di una scuola secondaria di primo grado 
                    ad indirizzo Montessori, come del Progetto educativo Montessori: 
                    3-11 anni. 
                  
 - Sul concetto di 'normalizzazione', come su tutti gli altri 
                    aspetti della proposta delle scuole Montessori si veda ancora 
                    il Metodo, il bambino e l'adolescente – Progetto 
                    educativo Montessori: 3-11, in: http://www.operanazionalemontessori.it/index.php?option=com_content&task=category§ionid=6&id=14&Itemid=34. 
                  
 - Tratto da È nato l'uomo nuovo. La terza Dimensione, 
                    in Maria Montessori, Il metodo del bambino e la formazione 
                    dell'uomo, 2002 Edizioni Opera Nazionale Montessori, p.220-221. 
                    Sul tema della pace: Maria Montessori, Educazione e pace, 
                    2004 Edizioni Opera 'Nazionale Montessori. Sul tema dell''uomo 
                    nuovo' anche Maria Montessori, Educazione per un mondo 
                    nuovo, 2000 Garzanti. Chiaro e sintetico anche il breve 
                    testo di Catia Giaconi, La pace come costruzione in Maria 
                    Montessori, dove vengono puntualmente indicati i nessi 
                    tra «il paradigma della “pace” [e] molti 
                    vettori teorici-esperenziali della proposta pedagogica montessoriana 
                    come: 1. la ricerca dell'armonia e del “bello”; 
                    2. il senso dell'equilibrio; 3. la cultura del silenzio e 
                    della riflessione; 4. il valore dell'amore e della comunicazione 
                    affettivo-emotiva». L'autrice rintraccia anche tre costanti 
                    nella concezione montessoriana della pace, intesa come concetto 
                    positivo di riforma sociale e morale costruttiva: 1. la denuncia 
                    dello sbilanciamento a favore del progresso tecnico-scientifico 
                    a discapito della formazione morale dell'uomo, da cui discende 
                    la necessità di una “nuova morale” a favore 
                    di una “società di uomini valorizzati nel loro 
                    io e non nell'efficienza delle loro macchine”; 2. il 
                    rifiuto del nazionalismo a favore di una interdipendenza fra 
                    tutti i popoli della terra come consapevole solidarietà 
                    universale e svolgimento di un “piano cosmico” 
                    per una “società conviviale” basata sulle 
                    realtà di “un Bambino Nuovo” e di una umanità 
                    come “Nazione Unica”; 3. la diffusa incomprensione 
                    dell'adulto nei riguardi del bambino e nel mancato riconoscimento 
                    del suo essere  “Padre e Maestro della terra”. 
                    L'autrice ne conclude che per Maria Montessori, nell'ambito 
                    della scienza della pace, la “scienza dell'educazione” 
                    è centrale, e da tale relazione stretta tra educazione 
                    e pace discendono le indicazioni di cosa dovrebbero fare la 
                    scuola, la famiglia, ma anche le altre “agenzie formative”. 
                    Il breve testo è reperibile dal sito montessoridesign.it 
                    (http://www.montessoridesign.it/it/documenti/la_pace_come_costruzione.php). 
                    Infine, in relazione ad una visione spirituale del bambino 
                    e dell'uomo ricordiamo che Maria Montessori si iscrisse alla 
                    Società Teosofica dall'età di 29 anni, come 
                    documenta Paola Giovetti nel suo libro Maria Montessori. 
                    Una biografia, 2009 Edizioni Mediterranee (http://www.eti-edizioni.it/orizzonti/maria-montessori-una-biografia,2,462). 
                    La  stessa Società Teosifica attesta di una relazione 
                    stretta tra Montessori e l'ambiente teosofico (http://www.teosofica.org/it/news/una-donna-straordinaria-maria-montessori,3,816).Una 
                    presentazione del libro da parte dell'autrice Paola Giovetti 
                    è visibile da https://www.youtube.com/watch?v=NBQ5SZatnVs. 
                  
 - http://www.repubblica.it/scuola/2010/09/27/news/scuole_alternative-7463576/. 
                  
 - http://www.montessori.uniroma3.it/categoria/attivit%C3%A0-di-ricerca/diffusione-delle-scuole-montessori-nel-mondo. 
                  
 - Sulle scuole Montessori in Italia e nel mondo vedi anche 
                    un articolo del 2007 sul quotidiano La Repubblica: http://www.repubblica.it/2006/09/sezioni/scuola_e_universita/servizi/montessori-studio-americano/montessori-bilancio/montessori-bilancio.html. 
                  
 - http://www.centrointernazionalemontessori.com/pages/. 
                  
 - Informazioni sulla Scuola del gratuito sono disponibili 
                    nel web da http://www.apg23.org/ambiti-dintervento/scuola/convegno-2013/cose-la-scuola-del-gratuito. 
                  
 - La notizia del convegno La scuola del gratuito – 
                    Pedagogia della carità per una società più 
                    felice - 5/6 ottobre 2013 Valdragone (San Marino) è 
                    stata riportata da Paolo Guiducci il 3 ottobre 2013 in un 
                    articolo sul quotidiano L'Avvenire. Il giornalista così 
                    conclude: «Una scuola senza voti, la ricchezza della 
                    diversità,   il gusto di conoscere. Le intuizioni 
                    di don Benzi tradotte in un  modello pedagogico per una 
                    scuola del gratuito, in realtà hanno  dei “genitori” 
                    illustri. [...] esperienze del genere si registrano alla “Summerhill” 
                    in Gran Bretagna, alla “Kapriole” di Friburgo 
                    (Germania), “Hadera” in Israele o “Kiskanu” 
                    a Verona. Irene Stella (relatrice al convegno insieme a studiosi 
                    come Riziero Zucchi, Università di Torino; Leonardo 
                    Becchetti, Università di Roma Tor Vergata; e Andrea 
                    Canevaro, Università di Bologna) e autore del libro 
                    “Liberi di imparare” sintetizza così lo 
                    spirito di queste scuole: «Il migliore adulto che un 
                    bambino può diventare è se stesso». Per 
                    la lettura completa dell'articolo: http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/la-scuola-del-gratuito-ne-voti-ne-bocciature.aspx 
                    Alcune delle esperienze riportate come «“genitori” 
                    illustri» sono, che io sappia, sicuramente laiche ed 
                    autenticamente libertarie; come “Kiskanu-Kether” 
                    per restare in Italia, o la più nota “Summerhill” 
                    di Alexander Neill. 
                  
 - Sulla vocazione e lo spirito dell'Associazione e su don 
                    Oreste Benzi: http://www.apg23.org/la-comunita. 
                  
 - Nel breve testo leggibile al link http://www.apg23.org/ambiti-dintervento/scuola/societa-del-gratuito 
                    don Oreste Benzi esprime i concetti chiave della sua proposta 
                    per una Società del gratuito. Gratuità e dono 
                    non sono qui intesi nel senso di una critica all'utilitarismo 
                    e al modello di sviluppo economicista come ad esempio in certa 
                    sociologia francese (es. MAUSS – Mouvement anti-utilitariste 
                    dans les sciences sociales - http://www.revuedumauss.com/); 
                    men che meno hanno la ben che minima parentela con pratiche 
                    e culture antagoniste e devianti note ai lettori di questa 
                    rivista. Nel progetto preso in esame la centralità 
                    dell'uomo in relazione ai suoi simili e al mondo, come il 
                    rapporto economia-carità, sono considerati parte di 
                    un disegno escatologico che informa un filone teorico, ma 
                    anche di azione sociale, che attraversa buona parte del mondo 
                    cristiano 'di base' come quello di istituzioni importanti 
                    come la Caritas. In questa corrente si collocano anche i progetti 
                    della Società e della Scuola del gratuito. Al riguardo 
                    si trovano sul web diversi materiali, tra i quali gli atti 
                    del convegno Fede, economia e società del gratuito, 
                    11 novembre 2013, Diocesi di Faenza. La relazione svolta dal 
                    Card. Agostino Vallini in quel convegno così esordisce: 
                    «Il tema che fa da titolo a questo Convegno, si ispira 
                    al salmo 85 [“Misericordia e verità si incontreranno, 
                    giustizia e pace si baceranno” Sal 85,11] e ci prospetta 
                    un ideale altissimo che, diciamolo subito, avrà pieno 
                    compimento soltanto nell'escatologia, cioè alla fine 
                    del mondo in Dio. Nel cammino della storia a noi è 
                    chiesto di avvicinarci ad esso, di tendere ad esso, cooperando 
                    con retta intenzione, con le nostre deboli forze umane.» 
                    Per altri interventi al convegno: http://www.youtube.com/watch?v=O1A3bqlPWgA. 
                  
 - Un testo che brevemente illustra cosa sia la Scuola del 
                    gratuito con il link al Manifesto è in: 
                    http://www.apg23.org/ambiti-dintervento/scuola/convegno-2013/cose-la-scuola-del-gratuito. 
                    Esiste anche un intero blog sul progetto: http://scuoladelgratuito.wordpress.com/about/. 
                    
 
                    Il Manifesto completo si trova in: http://www.apg23.org/ambiti-dintervento/scuola/manifesto-della-scuola-del-gratuito. 
                   - Una versione del Manifesto leggermente rivisitata, che ne 
                    modera i riferimenti alla dottrina cristiana, si trova in: 
                    http://scuoladelgratuito.wordpress.com/about/. Non si comprende 
                    quale dei due documenti sia quello originale. In ogni caso 
                    è interessante cogliere le differenze probabilmente 
                    determinate dal fatto che il sito dell'Associazione Comunità 
                    Papa Giovanni XXIII si rivolge ad un lettore più orientato 
                    dottrinalmente di quanto non sia invece il pubblico del blog. 
                  
 - http://scuoladelgratuito.wordpress.com/manifesto/approfondimenti-e-indicazioni-del-manifesto-della-scuola-del-gratuito/. 
                  
 - Ancora in: http://www.apg23.org/ambiti-dintervento/scuola/manifesto-della-scuola-del-gratuito. 
                    Sulle posizioni dell'Associazione riguardo ai cambiamenti 
                    introdotti nella scuola di Stato dal riordino dei cicli scolastici: 
                    http://www.apg23.org/ambiti-dintervento/scuola/la-riforma-della-scuola. 
                  
 - Dall'introduzione di Paolo Ramonda (Educare la gratuità: 
                    educare è prima di tutto creare una relazione) 
                    al convegno La scuola del gratuito – Pedagogia della 
                    carità per una società più felice 
                    - 5/6 ottobre 2013 http://www.youtube.com/watch?v=nWPhUKh-Bd8&index=1&list=PLQwb7oxrkzOOwGWnrBdGSTsKZPi3rtDAi. 
                  
 - http://www.youtube.com/watch?v=nWPhUKh-Bd8&list=PLQwb7oxrkzOOwGWnrBdGSTsKZPi3rtDAi. 
                  
 - Giovanni Paolo Ramonda è il responsabile generale 
                    della Comunità Papa Giovanni XXIII. Irene Stella partecipa 
                    in Italia alle attività della Rete per l'Educazione 
                    Libertaria (REL) e in Europa a quelle dell'European Democratic 
                    Education Community (EUDEC). Insegna matematica ed è 
                    coautrice con Francesco Codello del libro Liberi di imparare 
                    (2011, Terra Nuova ed.); Riziero Zucchi è docente all'Università 
                    di Torino (http://www.pedagogiadeigenitori.info/?page_id=35). 
                    Il loro breve scambio polemico è a 30':05'' del Dibattito. 
                    Ferdinando Ciani è insegnante e ha pubblicato diversi 
                    libri sulla scuola e sull'educazione. Tra questi: Ferdinando 
                    Ciani, A scuola senza profitto. Pedagogia della gratuità 
                    per una società più felice, 2008 Sempre 
                    comunicazione ed. 
                  
 - http://www.educazionelibertaria.org/istituto-scuole-democratiche/manifesto-per-leducazione-libertaria/. 
                  
 - Francesco Codello, La buona educazione. Esperienza libertarie 
                    e teorie anarchiche in Europa da Godwin a Neill, 2005 
                    Franco Angeli, pp. 622-623. 
                  
 - Filippo Trasatti, L'identità anarchica, tra purezza 
                    e ibridazione, in A rivista anarchica n. 368 febbraio 
                    2012, recensione al libro Pensare altrimenti. Anarchismo 
                    e filosofia radicale del novecento, a cura di Salvo Vaccaro, 
                    2011 Elèuthera. Il testo si trova anche sul web: http://www.arivista.org/?nr=368&pag=51.htm. 
                  
 - Francesco Codello, Op. cit., 2005 Franco Angeli, 
                    p. 674. 
                  
 - Michael P. Smith, Educare per la libertà, 
                    1990 Elèuthera, pp. 106-107. 
                  
 - Smith dedica nel suo libro alcune pagine al pensiero di 
                    Max Stirner in relazione alla questione educativa nelle quali 
                    evidenzia come il contributo fondamentale di Stirner sia stato 
                    quello di dichiarare che «la base della libertà 
                    è una volontà libera. Per educare alla libertà 
                    si deve quindi rispettare la libera volontà dell'individuo 
                    e contribuire a svilupparla e rafforzarla. [...] dunque, i 
                    libertari sono alla ricerca di pratiche che massimizzino le 
                    opportunità del bambino di sviluppare attraverso l'esercizio 
                    la sua volontà e che minimizzino le opportunità 
                    in cui la volontà di altri si sostituisca a quella 
                    del bambino. [...] lo scopo principale è quello di 
                    incoraggiare lo sviluppo della volontà, bisogna allora 
                    cambiare completamente l'approccio, insistendo sull'iniziativa 
                    da parte del discente, sulla sua capacità di scelta» 
                    Michael P. Smith, Op. cit., 1990 Elèuthera, 
                    pp. 116-117. Su Max Stirner anche: Max Stirner: l'educazione 
                    come liberazione totale, in Francesco Codello, Op. 
                    cit., 2005 Franco Angeli, pp.71-82. 
                  
 - Sulla critica all'educazionismo vedi il prezioso articolo 
                    curato da Filippo Trasatti, pubblicato su 
                    A rivista anarchica n.391 Estate 2014, Contro l'educazionismo. 
                    Ovvero critica dell'educazione in quanto tale, che riporta 
                    stralci dal libro di Yves Bonnardel, La Domination adulte. 
                    L'articolo così si conclude: «L'abolizione del 
                    dominio degli adulti passa necessariamente attraverso la critica 
                    del concetto di educazione, richiede la decostruzione dell'ideologia 
                    pedagogica che la sostiene e la messa a nudo della brutale 
                    realtà dei rapporti sociali tra adulti e minori che 
                    sono mascherate dalle connotazioni positive (in quanto conseguenti 
                    all'ordine adulto) della parola “educazione”.». 
                  
 - L'elenco è di Francesco Codello ed è tratto 
                    da: Per una pedagogia libertaria, in: Filippo Trasatti, 
                    Lessico minimo di pedagogia libertaria, 2014 Elèuthera, 
                    p. 09-10 Un prezioso approfondimento su queste caratteristiche 
                    comuni a molte esperienze di educazione libertaria si trova 
                    in: Francesco Codello, L'educazione libertaria alla prova 
                    dei fatti, in: L'anarchismo oggi. Un pensiero necessario, 
                    a cura di Luciano Lanza, 2013 Mimesis Libertaria 2014, p. 
                    47-65. 
                  
 - Il testo completo su: http://www.kether.it/. 
                  
 - http://associazionemerzbau.wordpress.com/about/. 
                  
 - Il documento completo su: http://associazionemerzbau.wordpress.com/33-2/. 
                  
 - Il progetto educativo di Mareggen, officine del crescere: 
                    http://mareggen.jimdo.com/il-progetto-educativo/. 
                  
 - Sull'esperienza Serendipità di Osimo: http://lilliput-osimo.blogspot.it/, 
                    http://www.anconatoday.it/cronaca/progetto-serendipita-intervista-emily-mignanelli-ancona-2013.html,  
                    http://snacksofmarketing.wordpress.com/tag/scuola-libertaria/. 
                  
 - Il testo completo su: http://urupia.wordpress.com/2014/02/04/la-chiameremo-scuola/. 
                  
 - L'audio della conversazione/incontro in: http://scuolalibertariabrianza.noblogs.org/post/tag/filippo-trasatti/. 
                
   
                
                   
                     
                        Lo scorso anno 
                        ci siamo occupati di pedagogia libertaria, pubblicando, 
                        tra l'altro: 
                        A partire dalle esperienze concrete di Maurizio 
                        Giannangeli (in “A” 
                        386 febbraio 2014); 
                        Il vento sulla pista di Gianni Milano (in “A” 
                        389 maggio 2014); 
                        Contro l'educazionismo. Ovvero critica dell'educazione 
                        in quanto tale di Yves Bonnardel, a cura di Filippo 
                        Trasatti (in “A” 
                        391 estate 2014); 
                        Incidentalità/progetto. Note sul tema spinoso 
                        e poco compreso dell'educazione libertaria di Giulio 
                        Spiazzi (in “A” 
                        391 estate 2014); 
                        L'educazione che ribolle di Maurizio Giannangeli 
                        (in “A” 
                        391 estate 2014); 
                        Noi della REL di Giulio Spiazzi (in “A” 
                        392 ottobre 2014); 
                        Una scuola in comune di Thea Venturelli (in “A” 
                        393 novembre 2014). 
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