Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 11 nr. 91
aprile 1981


Rivista Anarchica Online

Oltre il muro
di Jean Barrué

Quando ci occupiamo dell'anarchismo nei paesi sottomessi alle varie dittature comuniste, ci troviamo costretti a precisare che le notizie che pubblichiamo sono inevitabilmente frammentarie e spesso difficilmente verificabili. Certo vi sono state e tuttora vi sono figure, militanti e momenti di lotta richiamantisi al socialismo anarchico che noi non conosciamo e che forse non conosceremo mai. Il testo che pubblichiamo in queste pagine, relativo alla storia dell'anarchismo nella Repubblica Democratica di Germania (R.D.T.) tra il 1945 ed il '55, non fa eccezione: ne è autore l'anziano militante anarchico francese Jean Barrué ed è apparso sul n.2, settembre 1980, della rivista libertaria Iztok ("alba") edita a Parigi ma incentrata sulla storia passata e presente dei movimenti e delle idee libertarie nei paesi dell'Est europeo.

Per la segnalazione e per la traduzione ringraziamo i compagni del Collettivo Anarchico di Ricerca Internazionale di Palermo.

Quando si parla del movimento anarchico nella Germania dell'Ovest (RFT) o dell'Est (RDT) in questo dopo-guerra non bisogna dimenticare che dal '33 al '45 l'anarchismo fu messo fuori legge: gli aderenti dei gruppi furono arrestati, assassinati o condannati a morte lenta nei campi di concentramento, la stampa anarchica scomparve, i libri e le pubblicazioni furono bruciati. Bisognava dunque nel '45 - per i rari sopravvissuti - ripartire da zero, e molto presto nella Germania dell'Est si stabilì un regime totalitario che usò riguardo all'anarchismo gli stessi metodi del regime hitleriano.
Dagli anni 90 del secolo precedente fino al 1933, l'anarchismo tedesco è stato diviso in numerose correnti che, salvo rare circostanze, non hanno potuto mai federarsi in un'organizzazione fondata su alcuni principi essenziali comuni a tutti gli anarchici. Indichiamo brevemente la natura di queste correnti:
1) ANARCHISMO INDIVIDUALISTA: Ispirato da Stirner, si sviluppò grazie agli scritti di John-Henry MacKay (il poeta-filosofo che "scoprì" Stirner e la sua opera) e di Tucker. Alcune associazioni anarchiche individualiste, degli Amici di Stirner, delle associazioni per la cultura individualista esistettero negli anni 20, soprattutto a Berlino e ad Amburgo. Attualmente la Società John MacKay edita le opere di MacKay, Tucker ecc. come pure una serie di studi anarchici che oltrepassano il quadro dell'individualismo stretto.
2) IL SOCIALISMO LIBERTARIO: Il suo portavoce fu Landauer: anti-marxista, continuatore di Proudhon, ispirò l'azione dei gruppi dell'Unione Socialista per creare, al di fuori del quadro del capitalismo e dello Stato, delle comunità libere di produttori: le prime cellule d'una società libertaria. L'influenza di Landauer prima del 1914 si fece sentire in Austria, in Svizzera ed anche in Francia. In Israele, la costruzione dei Kibbuz s'ispirò alle idee di Landauer.
3) L'ANARCHISMO COMUNISTA (o ancora comunismo libertario): è legato al nome diJohann Most (morto nel 1906) e s'ispira un po' a Bakunin e molto a Kropotkin. Mühsam riprese l'opera di Most e fondò a Monaco, all'epoca della rivoluzione del 1918, l'Unione degli Internazionalisti Rivoluzionari e dieci anni più tardi l'Unione Anarchica che entrò in concorrenza con la Federazione degli Anarchici Comunisti creata da Oestreich. Queste due organizzazioni lottarono durante la Repubblica di Weimar contro l'ascesa del nazional-socialismo, con tattiche differenti.
4) L'ANARCOSINDACALISMO: per reazione contro il sindacalismo di collaborazione di classe e di sottomissione allo Stato, gli anarco-sindacalisti fondarono nel 1919 l'Associazione dei Lavoratori Liberi di Germania (FAUD) che sotto l'impulso di Rocker,Souchy e Lehning divenne un'organizzazione di massa che contava nel 1923 circa 125.000 aderenti. La FAUD perse molto presto la sua influenza e verso il 1933 non contava più di 25.000 o 30.000 membri.
5) IL LIBERALISMO "ANARCHICO": All'inizio del secolo, Gessel aveva tentato una fusione delle idee del liberalismo economico e dell'anarchismo. Questo movimento doveva svilupparsi dopo il 1919 sotto l'influenza di Zimmermann: egli si oppose al socialismo autoritario ed all'anarchia violenta e si sforzò - sotto il nome di acrazia - di operare una sintesi tra il liberalismo economico e l'anarchismo individualista. Questa corrente di pensiero sarà vittima - come si vedrà in seguito - del regime totalitario della Germania dell'Est.
Ponendo l'accento su ciò che li divideva piuttosto che su ciò che li univa, gli anarchici non potevano giungere ad un coordinamento fraterno di diverse correnti del pensiero anarchico. Si ebbe tuttavia un breve momento in cui tutte le correnti collaborarono: nella prima e breve fase della Repubblica dei consigli di Baviera nel 1919, prima della presa di potere da parte dei comunisti, seguita poco dopo dalla dittatura militarista Gesell, Landauer, Mühsam e gli anarco-sindacalisti figuravano fianco a fianco nel consiglio della Repubblica Bavarese. La prova era fatta che la necessità prevaleva sulle dispute di tendenza, ma quest'unione degli anarchici fu senza futuro.
Amburgo era stata, fino al 1933, un centro di attività anarchiche: una forte sezione della FAUD, numerosi giornali anarchici o libertari, tra i quali l'"Unionist", organo della organizzazione unitaria "Unione Generale dei Lavoratori". Un altro settimanale, il "Proletarischer Zeitgeist" (Lo Spirito Proletario) - edito a Zwickau (Sassonia) dal '22 al marzo 1933 - era anti-autoritario e vicino agli anarchici. Era diffuso da Otto Reimers, poi sostenuto da Otto Rühle che insieme promossero il "Blocco dei Rivoluzionari anti-autoritari" che organizzò ad Amburgo dei cicli di conferenze seguiti da un pubblico numeroso (Rocker vi espose le idee principali della sua opera "Nazionalismo e Cultura"). I sopravvissuti di questo nucleo furono nel 1945 i primi artefici della rinascita dell'anarchismo: quattro solamente, tra cui Otto Reimers. Ancor prima dell'annuncio della morte di Hitler, Reimers diffuse degli articoli che denunciavano le atrocità dei campi di Buchenwald e Belsen e chiamò alla vendetta. Dal 4 maggio 1945, Reimers si avvicinò ai comunisti di Amburgo, sfuggiti alla dittatura nazi: davanti alla situazione tragica del movimento operaio, preconizzò la creazione d'un movimento rivoluzionario unitario inglobante i social-democratici, i comunisti e gli anarchici, movimento di fede antifascista ed anticapitalista. Quest'avvicinamento, a cui i dirigenti comunisti erano ostili, non potè essere realizzato a dispetto degli sforzi di Reimers. Fu solo nel marzo 1947 che le autorità inglesi di occupazione autorizzarono la costituzione d'una "Federazione Culturale", reclamata da Reimers e da Langer, un altro militante dell'anarchismo ante-guerra. L'organizzazione prese il nome di "Federazione Culturale dei Socialisti Liberi ed Antimilitaristi". La federazione dispose d'un locale, diffuse undici circolari stampate nel corso dell'anno '47, si radicò in cinque città ed intrattenne corrispondenze con i compagni di 17 paesi.
Ma cosa accadde in questi due anni così duri nella zona di occupazione russa? Il movimento anarchico poteva rinascere senza questa parte della Germania sottomessa all'autorità militare russa ed alla polizia staliniana? Zwickau è una città industriale della Sassonia, non lontano da Chemnitz e dalla frontiera cecoslovacca: officine metallurgiche, filande e miniere di carbon fossile nelle vicinanze. È a Zwickau ch'era edito il "Proletarischer Zeitgeist" che era nello stesso tempo l'organo dell'Unione Generale dei Lavoratori. Nel maggio 1945 l'Unione non contava a Zwickau che sei sopravvissuti: 27 membri erano stati vittime della Gestapo. Uno degli scampati, Willi Jelinek, aveva potuto conservare la lista degli abbonati a "Zeitgeist" ed inviò ai più sicuri tra loro delle lettere dettagliate in vista di far rivivere l'organizzazione. Quando le autorità russe si volsero a realizzare una fusione degli elementi dell'SPD e del KPD per creare il Partito Socialista Unificato (SED) che non era che il camuffamento del partito comunista, Jelinek denunciò questa manovra: "Il partito comunista gioca il ruolo della volpe che vuole vincere la paura del levriero facendo finta d'esser divenuta vegetariana". In un'altra lettera agli anarchici (febbraio '46), Jelinek combatte ogni partecipazione degli anarchici ad un blocco social-comunista e su questo punto si distingue dalla posizione di Reimers ad Amburgo. Egli pensava - e là si sbagliava - che l'unione SPD-KPD fosse di breve durata e che allora sarebbe suonata l'ora degli anarchici. Donde la necessità per questi ultimi di organizzarsi. Nel giugno '46, il circolo di Zwickau riformato dagli antichi lettori di "Zeitgeist" e da sindacalisti, era costituito ed inviò delle circolari d'informazione a degli anarchici della zona russa (la SBZ) e della Germania dell'Ovest. In Sassonia, 5 o 6 gruppi furono formati, come pure in Turingia. Jelinek intratteneva delle relazioni con gli anarchici di Amburgo, Mülheim (nella Ruhr), Kiel ecc..
Nell'officina in cui lavorava, Jelinek era stato eletto dal 95% degli operai come presidente del consiglio di fabbrica ed aderì alla centrale sindacale FDGB della zona russa al fine di estendere la sua azione. I comunisti, che conoscevano Jelinek da molto tempo, pensavano che le sue opinioni si fossero modificate. Sin dalle prime riunioni del consiglio di fabbrica essi furono disillusi ed ingaggiarono la lotta contro Jelinek. Quando fu fondato il partito unificato SED, i comunisti intimarono a Jelinek di lasciare la presidenza: lui rifiutò e divenne da allora l'uomo da abbattere. Il Circolo di Zwickau fondò un "Ufficio d'Informazione" ed inviò delle circolari che esponevano i problemi pratici insormontabili in zona russa: creazione legale d'una organizzazione anarchica, edizione d'un giornale, utilizzazione d'un ciclostile. Egli decise di proseguire le sue attività malgrado le difficoltà materiali sempre crescenti. Rinunciò all'idea di "recuperare" i vecchi anarchici che avevano raggiunto la SED: ciò che importava era acquistare nuovi compagni alle idee anti-autoritarie. Nel settembre '47 il circolo fu obbligato a riconoscere il poco interesse delle giovani generazioni a venire ad ingrossare i suoi ranghi ed anche la mancanza di pubblicazioni da diffondere. Bisognava innanzitutto avvicinarsi agli operai e mostrar loro le falsificazioni che i comunisti del SED avevano fatto subire al marxismo (Jelinek era perfettamente al corrente della letteratura marxista). Alla fine del 1947, Jelinek lavorò a una pubblicazione che non potè mai esser pubblicata: denunciava la dittatura del proletariato "che significava l'autorità dei capi. Là dove si obbedisce, vi sono dei capi che comandano". Ogni dittatura significa il governo di una minoranza. Si presagisce che la diffusione delle circolari e delle lettere diventava sempre più difficile. Poliziotti e delatori sorvegliavano Jelinek che, prevedendo di essere arrestato, trasmise la lista degli antichi abbonati a "Zeitgeist" al compagno Willy Huppertz (di Mülheim). Questo vecchio anarchico degli anni '20, questo franco tiratore delle lotte operaie che non appartenne a nessun gruppo, neanche alla FAUD, questo scampato dal campo di concentramento di Oranenburg assicurò durante 25 anni a partire dal marzo '48 la redazione, la stampa e la diffusione della rivista mensile "Befreiung". In questa rivista, Huppertz si incaricava dell'edizione delle circolari e della loro spedizione ai compagni della zona russa.
Jelinek nutriva ancora alcune illusioni: sperava in un addolcimento del regime di dittatura in zona russa, che permettesse di stampare un giornale e scriveva anche che sotto Hitler gli anarchici non avrebbero potuto discutere come sotto Ulbricht! Ma già la rete della polizia si richiudeva sopra Jelinek. Una lettera mandata a Reimers cadde nelle mani della censura. Il 10 novembre '48, Jelinek fu arrestato da due ufficiali russi accompagnati da un interprete e da un funzionario tedesco della polizia criminale. Perquisizione e arresto della moglie di Jelinek e di suo genero che sparì senza lasciare tracce. La moglie di Jelinek fu lungamente interrogata al riguardo di Reimers e di Huppertz: rilasciata, trovò il suo appartamento vuoto di ogni mobilio e requisito. D'altra parte un delatore, facendosi passare per un anarchico incaricato, si fece rilasciare da Huppertz la lista degli abbonati confidata da Jelinek: costoro furono convocati ad una pretesa riunione a Lipsia ed arrestati. Quanto a Jelinek fu trasferito a Dresda e di là all'antico campo di concentramento nazi di Sachsenhausen dove erano rinchiusi gli oppositori del regime comunista. Jelinek era incolpato "di attività fasciste e militariste"! L'ondata di arresti del novembre '48 fece 45 vittime (per un totale di 25 anni di prigione). Seconda ondata nella primavera '49 con l'arresto di numerosi anarchici (100, solamente a Dresda!). Il che non impedì la diffusione d'un articolo su "Repubblica Democratica Tedesca" (il 7 ottobre 1949 questa "repubblica" prendeva la successione della zona d'occupazione russa) all'inizio del 1950.
A Sachsenhausen, Jelinek ritrovò numerosi dei suoi compagni e li raggruppò in un piccolo circolo clandestino. Provò a riprendere le relazioni con Reimers. Essendogli stato rifiutato il lavoro, la sua razione alimentare era molto ridotta. A causa delle sue relazioni con i compagni detenuti fu trasferito nel campo di Bautzen. Là, si ebbe l'illusione di un miglioramento delle condizioni di internamento a causa della fondazione della RDT. Si ebbe semplicemente la sostituzione dei sorveglianti russi con dei tedeschi, tutti membri del SED. I detenuti soffrivano la fame, molti morivano di tubercolosi. Il 13 marzo '50 una rivolta disperata scoppiò ed una commissione composta da ufficiali russi e da ufficiali della "polizia democratica" tedesca promise dei miglioramenti. Invece, le condizioni di detenzione furono ancora aggravate. Donde una nuova rivolta il 30 marzo che fu ferocemente repressa. Jelinek riuscì ad informare la Germania dell'Ovest della situazione miserevole delle migliaia di detenuti di Bautzen, Torgau ecc.. Il 15 maggio 1950, il "Hamburger Echo" (Eco di Amburgo), pubblicò un appello disperato spedito "alla Croce Rossa, alla Lega dei Diritti dell'Uomo, a tutti i democratici, a tutti gli uomini del mondo libero". Si può supporre che la pubblicazione d'un tale appello valse a Jelinek un regime più duro. Il tempo passò.... All'inizio del 1952, due anarchici di Bautzen morirono di tubercolosi. Jelinek, il 20 marzo '52, era in buona salute, all'epoca d'una visita di sua figlia. E il 24 marzo morì, in circostanze che sono sempre rimaste sconosciute. Forse assassinato come lo era stato Mühsam nei campi nazi. La piccola rivista di Huppertz, "Befreiung" (maggio 52) pubblicò un articolo annunciante la morte di Jelinek e testimoniante la sua azione esemplare per l'anarchismo.

Sotto il giogo comunista

Ma si può dire che alla fine del 1949, l'ondata di arresti aveva infranto i gruppi anarchici nella zona russa e decimato i migliori militanti. Ogni azione politica o collettiva era impossibile: soltanto, nell'ombra, alcuni individui isolati non disperavano nell'anarchismo. Essi furono presenti quando gli operai di Berlino Est e dei principali centri industriali della RDT si sollevarono, il 16 e 17 giugno 1953, contro la dittatura del partito SED e contro il regime di oppressione poliziesca che li sfruttavano in nome del "socialismo". Si sa come le truppe e i mezzi blindati russi soffocarono l'insurrezione e quale fu in seguito la repressione. Poco dopo gli anarchici di Darmstadt fecero apparire nelle edizioni "Die Freie Gesellschaft" (La Società Libera) una pubblicazione destinata ad essere diffusa nella Germania dell'Est: "Tagebuch eines Namenlosen" (Giornale d'un anonimo). Gli anarchici non avevano che tre possibilità nella RDT: la lotta, la capitolazione, la fuga. Bisognava scegliere la lotta. Bisogna conquistare il sostegno attivo dell'élite operaia: l'appoggio passivo non basta. Ogni individuo isolato deve agire: "il problema della resistenza non è essenzialmente un problema di organizzazione, ma un problema di morale e di coraggio personale". La lotta da condurre necessita della collaborazione con gli operai russi, ukraini, polacchi: limitarsi a cambiare la struttura della RDT condurrebbe alla sconfitta. Alle azioni violente deve succedere una resistenza passiva tenendo conto delle correnti d'opposizione che potrebbero manifestarsi all'interno dei partiti comunisti. L'avvenire doveva dimostrare che il SED, appoggiandosi alla polizia popolare ed all'esercito, istituendo una legislazione sempre più repressiva, salvaguardava il suo carattere stalinista e soffocava le opposizioni imprigionando o esiliando gli elementi non conformisti. Nel 1980 la RDT militarista, nazionalista, totalitaria, resta la roccaforte dello stalinismo.
Gli anarchici "liberali", benché contrari ad ogni azione violenta, stavano per cadere sotto i colpi degli occupanti russi. Non erano, infatti, opposti al marxismo autoritario e statale? Un congresso internazionale doveva riunire nel 1948, a Basilea, gli economisti liberali. Una ragazza di 19 anni, Hannelore Klein, segretaria del gruppo della gioventù comunista (FDJ) della sua fabbrica, aveva ricevuto un invito e si era recata a Karlshorst per ottenere dalle autorità il suo permesso di viaggio. La si pregò di attendere alcuni minuti e la si arrestò. Davanti al tribunale militare russo, fu accusata di atti ostili alle istituzioni socialiste; essa affermò la sua convinzione che questo regime "socialista" non fosse che un regime di assoggettamento e di oppressione. Il suo atteggiamento senza debolezza le valse - per lei e per altri due compagni anch'essi arrestati - una condanna a otto anni di detenzione. Hannelore, nel campo di Bautzen, continuò la sua propaganda tra i suoi compagni di carcere.

Il Calvario di Zensl Mühsam

I comunisti - che appartengano all'URSS, alla RDT o ad ogni altro paese - hanno sempre considerato gli anarchici, o gli individui sospettati di anarchismo, come i loro peggiori nemici. Contro essi, tutto è lecito: la doppiezza come l'arbitrio poliziesco. Il caso di Zensl Mühsam, moglie di Erich Mühsam, è particolarmente edificante. Erich morì il 10 luglio 1934, assassinato nel campo di concentramento di Sachsenhausen. La sua vedova si rifugiò subito il 16 luglio in Cecoslovacchia. Non aveva fatto parte di nessuna organizzazione anarchica, ma riteneva suo dovere far conoscere al mondo la sorte tragica di suo marito e, se possibile, di far editare le sue opere, ed i numerosi manoscritti ancora inediti. Scrisse una pubblicazione "Il Calvario di Erich Mühsam", volto a confidare la pubblicazione ai sindacalisti olandesi, ma - non avendo avuto una risposta sollecita - ebbe il torto di accettare la proposta della vecchia militante bolscevica Helena Stassova: far editare la pubblicazione a Mosca. Come Zensl scrisse a Rocker, fu con ripugnanza, perché non aveva in nessun caso l'intenzione di entrare nel partito comunista! La Stassova la invitò in seguito ad andarsi a riposare qualche mese negli URSS. Zensl pensò ingenuamente che laggiù sarebbe stata indipendente, avrebbe trovato alcune risorse per la pubblicazione delle opere di Erich e non avrebbe avuto alcun obbligo verso le autorità degli URSS. Ciò nonostante le si fece esporre in alcune riunioni le condizioni atroci dei campi di concentramento nazi. E bruscamente, il 13 aprile 1936, fu arrestata. Rocker avvertì diversi organismi che si occupavano dei prigionieri politici. André Gide ottenne la sua scarcerazione verso l'agosto 1937. Lei domandò l'autorizzazione a partire per gli Stati Uniti... e fu arrestata in piena notte (1939) e condannata a otto anni di lavori forzati. Dopo la prigione di Butirki (Mosca), fu deportata al campo di Karaganda. Ne ritornò nel 1947 coperta di ulcere. Gli anarchici tedeschi provarono ad ottenere notizie sulla sua sorte passata e presente. Non si ottennero dal SED e da Wilhlem Piek che risposte evasive o testimonianze fabbricate di sana pianta. Solamente nel 1955, Zensl fu autorizzata a stabilirsi a Berlino Est e non potè entrare in rapporto con Rocker, né con i sindacalisti svedesi. Tagliata fuori dal resto del mondo, morì nella RDT nel corso del 1962. Dal 1934 al 1962! un calvario di 28 anni per aver avuto la debolezza di dare un giorno confidenza ai bolscevichi!
I socialisti anti-autoritari, vicini agli anarchici, furono pure le vittime della polizia e della giustizia "popolari" della RDT. A tal riguardo, il caso di Alfred Weiland è esemplare. Weiland aveva combattuto i nazisti prima del '33 e dall'agosto '33 all'autunno '35 fu detenuto in un campo di concentramento. Liberato, continuò la lotta illegale e durante la guerra si arruolò nell'esercito: al fronte era più al riparo dalla Gestapo che prima! Dopo la guerra, riprese la sua attività militante e si qualificò "socialista libertario". Preconizzò l'unione di tutte le branche del socialismo anti-autoritario: anarchici, comunisti e consigliari. Apparteneva all'ala dei comunisti di consiglio, di cui i teorici erano, oltre a Rühle, gli olandesi Pannekoek, Henriette Roland-Holst e Gorter. Nel marzo 1947 fondò la rivista "Neues Beginnen" (Nuovi Inizi), organo teorico degli anti-autoritari dove il regime russo era severamente criticato e che difese il concetto della gestione dell'economia da parte dei consigli operai, concetto opposto a quello del capitalismo dei paesi occidentali ed al capitalismo di Stato camuffato sotto il nome di dittatura del proletariato. I consigli operai si sarebbero sostituiti ai partiti tradizionali e l'arma degli operai doveva essere lo sciopero selvaggio. Nella primavera del 1950 "Der Funke" (La Scintilla) successe a "Neues Beginnen".
Berlino era il centro delle attività di Weiland. Nei primi anni del dopo-guerra, lavorava alla Direzione Centrale di Educazione Popolare di Berlino Est, poi all'Istituto di Giornalismo. Membro del consiglio d'impresa di quest'istituto, divenne presto sospetto ai suoi colleghi membri del SED e fu brutalmente licenziato: ebbe sei minuti per lasciare il suo impiego! Divenuto professore in una "Volkshschule" (Scuola Superiore Popolare) di Berlino Ovest, fece una propaganda attiva contro il KDP e la dittatura del SED. A causa dei numerosi amici che aveva a Berlino Est e nella RDT, era un individuo pericoloso per il regime di dittatura comunista. Fu a due riprese vittima di aggressioni da cui si salvò felicemente. Ma l'11 novembre 1950, in un mattino di pioggia e di nebbia, mentre comprava il giornale in un'edicola, fu prelevato nel migliore stile gangster. Lo si fece salire su un'automobile dopo averlo bastonato e, malgrado la sua resistenza e le sue grida, fu trascinato al Ministero della Sicurezza di Stato, dato in mano ai russi e tradotto dinanzi un tribunale militare sotto l'accusa di alto tradimento, di spionaggio e di sabotaggio. Di fronte alla negazione dell'imputazione, questo tribunale lo rilasciò... ma lo rimise a coloro che lo avevano prelevato! Un tribunale "popolare" della RDT riprese le stesse accuse e condannò Weilanda a 15 anni di detenzione. Egli rifiutò di fare "onorevole ammenda", fece 7 volte lo sciopero della fame, non potè dare notizie alla famiglia che dopo due anni. Una campagna in suo favore fu condotta da diverse organizzazioni della Germania dell'Ovest, tra cui la "Lega delle Vittime del Regime Nazista". Alla fine di otto anni, fu reso alla libertà.
Nell'agosto del 1946 a Londra, sei anarchici inglesi, militanti antimilitaristi, decisero di fondare il "Gruppo Internazionale Bakunin" che si proponeva di estendere la sua futura propaganda a diversi paesi, e specialmente alla Germania e all'Italia. Vi erano ancora in Inghilterra numerosi prigionieri di guerra tedeschi ed italiani e fu possibile, all'interno dei campi, introdurre giornali e pubblicazioni anarchiche e creare dei "nuclei". Nel settembre 1946, si tenne nello Shropshire una conferenza a cui parteciparono dei prigionieri di guerra. La rieducazione morale e democratica, preconizzata dagli alleati, permise la venuta di conferenzieri nel campo, anarchici per la maggior parte. Una conferenza tenuta nel giugno 1947 permise di constatare la moltiplicazione di questi nuclei anarchici. Essendo imminente la liberazione dei prigionieri, bisognava aver cura di perpetuare l'azione di questi nuclei nelle quattro zone di occupazione in Germania e in particolare nella zona russa, donde era originaria la maggior parte dei prigionieri. Si adottò la costituzione di gruppi di tre compagni, ciascuno d'essi potendo a sua volta reclutare gli elementi d'un nuovo gruppo e fu creata una sezione tedesca del Gruppo Internazionale Bakunin. Il responsabile di questa sezione fu il prigioniero John Olday: sconosciuto ai vecchi anarchici e di identità incerta, senza dubbio nato a Londra da padre tedesco e madre inglese.
Esistevano nel dicembre 1947 circa 30 gruppi in Germania e sei gruppi di prigionieri di guerra in Inghilterra. Il gruppo Bakunin ed il giornale anarchico inglese "Freedom" sostenevano la pubblicazione dei "Mitteilungen Deutscher Anarchisten" (Informazioni degli Anarchici Tedeschi) che Olday diffondeva in Germania. Una viva polemica doveva opporre a Rocker Olday che s'ispirava agli scritti di Mühsam per combattere Rocker e lo svedese Ruediger. Olday si pronunciò sempre più per una lotta violenta tendente alla distruzione dello Stato (sotto l'influenza certa di Bakunin). Egli entrò in disaccordo col gruppo Internazionale Bakunin e fondò i gruppi "Spartacus" che dovevano riunire anarchici e comunisti-consigliari (1948), ma gli anarchici vi furono in minoranza, in seguito ad una scissione.
Nel frattempo i nuclei anarchici in Germania dell'Est erano scomparsi e Olday si orientò vieppiù sulla via che qualificò "anarchismo dei consigli". Fu la rottura col "Gruppo Internazionale" e Olday non si dedicò più ai gruppi Spartacus. I "Mitteilungen" divennero il "Räte-Anarchist" (Anarchico dei consigli) che cessò nel '48. E Olday sparì dalla scena politica: aveva lanciato delle idee niente male, rinnovato la parola d'ordine "tutto il potere ai consigli", ma, a parte alcune agitazioni in Renania, i nuclei di tre compagni si erano arenati e la loro azione nella zona russa fu insignificante.
1945-1955: Durante questi dieci anni, si può dire che il regime comunista (URSS o RDT) ha tentato di liquidare gli anarchici che erano sopravvissuti al nazismo. Non solo gli anarchici, ma anche i socialisti anti-autoritari o i comunisti all'opposizione che pretendevano di difendere il "vero" marxismo.

Questo studio rapido e certamente incompleto ha potuto essere redatto grazie al 1° tomo dell'opera di Günter Bartschi: "Anarchismus in Deutschland" (Hannover, Fackelhagerverlag, 1972).