Rivista Anarchica Online
Il dio Shiva
di Piero Flecchia
Sul "Corriere della Sera" di domenica 1 febbraio si poteva leggere l'accorato appello di un
lettore: "Ho assistito, verso le otto di mattina di venerdì alla cattura di alcuni piccioni in piazza
del Duomo...". È il giornale ad informare i lettori che le autorità comunali avevano appaltato la
cattura a una impresa di Chieri che, a termini di contratto doveva gettare le reti verso l'alba, per
non offendere i sentimenti degli onesti cittadini del "nost milan", i quali avevano telefonato a
rotta di braccio, informava la redazione, per conoscere il destino dei piccioni: ventimila di
numero gli imprigionati; cattura necessaria per salvare dalla decomposizione e degrado i marmi
del duomo e la salute dei transitanti, perché nelle città, con l'uomo e il topo, sembra si adattino
ottimamente il piccione il passero e altre minori bestie: dalle cimici e kafchiani scarafaggi, agli
stafilococchi: contro i quali tutti, ogni tanto, sistematicamente, bisogna procedere a operazioni di
disinfestazione: ecco recuperato il senso della richiesta della introduzione della pena di morte,
circa la cui necessità, molto opportunamente si sono pronunciate anche fervide menti illuminate
alla Ciarlaceronetti e alla Mila Massimo, noto per classificare Verdi tra i musicisti
nazionalprogressisti e Vivaldi tra quelli del riflusso. Ma il Mila dovrebbe averla già appresa la
lezione: infatti, procedendo in auto, tra Italia e Svizzera, è uscito fuori strada, così scoprendo (si
spera) che la pena di morte in questa società è prevista per tutti, e spesso siamo chiamati alla
parte del boia, e con molta meno innocenza di quanto vorremmo far credere. Chiaramente, tra i cittadini che
scrivono o telefonano al Corriere per informazioni circa la sorte
dei piccioni di piazza del duomo dopo la cattura, e quegli stessi cittadini che fanno sosta,
ragionano, e poi magari firmano, nella stessa piazza, negli elenchi per la richiesta di un
referendum che introduca la pena di morte, esiste una tal incongruenza, che più grande non si
potrebbe immaginare. Aggiungiamoci poi che c'è gente che è per la vita ai piccioni, la pena di
morte per gli umani e contro l'aborto, come a dire: una testa e tre idee tra loro inconciliabili, e si
avrà la catastrofica situazione di sballo morale nel quale l'uomo d'oggi è chiamato a muoversi;
soprattutto come cittadino di una polis che è certamente registrata, nella carta costituzionale, ma
le cui aspirazioni e accadimenti appartengono a un vissuto che procede da ben altre esigenze,
altrimenti non si capirebbe questa doppia realtà che induce un comune a stabilire per contratto
che i piccioni in piazza del duomo vanno catturati prima dell'alba, e la richiesta di assassinio
istituzionale avanzata in luce meridiana.
Solo così si spiega la incredibile pensata della Rai TV, che, nei due telegiornali delle 20 circa
dell'1 marzo proietta le scene scandalose di pubblica aggressione e rissa nello stadio comunale di
Torino, dopo la partita di calcio (e durante) Torino-Roma; e intervista un disgraziato che si è
preso una coltellata mentre suo fratello brandiva una pistola, legittimata empiamente da madama
Raitivi con il fatto che era un piesse: ma in libera uscita e in borghese: su questo nessuno ci fa
caso, e proprio mentre la maggioranza parlamentare il seguente lunedì, arco costituzionale al
completo, vota la smilitarizzazione del corpo. Le immagini della rissa, il ferito e tutto il resto,
fanno poi notizia il giorno dopo, su quell'incredibile cosa misteriosa che è la rete tre: Ivi per oltre
due ore tengono banco il sindaco Novelli delle Biciclette di Torino è la sapienza
sportivogiornalistica! e dalle alpi a lilibeo non c'è foglio quotidiano dove si netti fervida mente di
cronista circa il sangue di Torino: la coltellata ecc...., per cui in treno, in tram, in famiglia ecc.
tutti a parlare di quella teppaglia che.... Ma chi sono questi "delinquenti" del "regime"? Perché
sono finiti in prima pagina? E ci sono finiti per caso? Innanzitutto ogni società calcistica (anche
di serie F) ha i propri ultras che sparano razzi e viaggiano intruppati: gente dentro il sistema
calciatoristico legalmente riconosciuta; che poi nessuno li voglia, quando spaccano teste, poco
conta; è come la faccenda degli scandali edilizi petroliferi ecc...., non diffamazioni, sono fatti
coerenti e consustanziali dentro la logica partitocratica. Orbene, che cosa, se non una parodia
della logica massistica delle adunate oceaniche, fascista sì, ma solo quando non fa comodo,
perché l'hanno praticata tutti fino all'abuso; che cosa se non una parodia della legge dei grandi
numeri sono questi gruppi di ragazzotti che assordano lo stadio con tamburi striscioni e grida,
patetica parodia di una autentica necessità di socialità: questa sì, la dimensione autentica
e
insopprimibile, sulla quale si è costruita la risposta inautentica dei clubs calcistici. Ora, proprio
mentre appare tutto l'inautentico e l'abietto della risposta che il sistema offre a dei giovani che, in
quanto giovani, descrivibili con gli aggettivi: generosi e patetici: e si metta così finalmente in
chiaro che nessuno è così povero, perché povero d'esperienze, del giovane, e quindi
facilmente
ingannabile; mentre questa miseria affiora, ecco che i magnati che finanziano, con la squadra, i
clubs di fans giovanili, squagliano e si eclassa ancora tutto il cialtronume affaristico-commerciale
di agenzie viaggi e decalcomanie e maglierie e giornali ecc...., ecco che emerge ora la moralità
pubblica! Quella stessa ciurma che ha tollerato molto più: ha incubato il fenomeno del tifo
calcistico, lo ha legittimato e lo supporta; ecco questa porcheria di gente francobollare i "teppisti
degli stadi"; ed i giornali, cineoperatori, televisiferi proclamano arrogantemente che tutte le
figure fissate sulla pellicola saranno arrestate e passate al torchio dalla polizia. Tutto
patentemente e pateticamente falso, perché quei teppisti sono già allo stadio la domenica dopo,
ma serve a far brodo nella brodaglia sporca che è l'opinione pubblica. Serve a far evidente a che
cosa serve un governo, perché altrimenti ci si accoltella anche per una cosa da niente, una partita
di calcio, figuriamoci dove non si arriverebbe per delle cose serie. E poiché ogni buon italiano
che sta davanti al trespolo pappagalleggiante di madama Tivi ha certamente una qualche simpatia
calcistica, per la quale ha battibeccato con vecchi affettuosi amici, ecco che si introduce nella sua
anima il sospetto che, lasciato a se stesso, il suo naturale istinto lo porterebbe ad accoltellare il
prossimo. Dopo aver gettato gruppi di giovani metropolitani nella abiezione di una socialità che
si nutre e vive nel "pallone", ora questi infami cialtroni pornopoliticotelevisivi, autentiche
giorgiobocche-fesse del regime, tirano a lucrare sul rovesciamento della situazione, esibendo lo
spettacolo della socialità criminale, come appunto tutte le socialità che non hanno l'imprimatur
dello stato, per cui esplode la violenza, in fabbrica come nello stadio o nelle famiglie, mentre
l'ordine regna nella corporazione statale dei caramba e l'amore come nei ministeri degli esteri,
degli interni, della marina mercantile, ecc.
Che cos'è questo grande meccanismo abbietto? Questa giostra che macina carnevali affinché
l'anima del singolo cittadino senta, invochi la necessità di lunghe quaresime? Sono solo piccole
finte, modeste azioni pedagogiche, infatti lasciate alla discrezione del comune di Milano, alle
penne dei Massimo Mila, alle ciarle almirantiche dei vari Ceronetti, alle monate dei
pastorannunciatori, perché il bello e il vero e il santo è sempre riservato, coperto dal
"segreto
istruttorio". Si avrà Almirante che stende il banchetto e raccoglie le firme per la pena di morte,
Pannella che minaccia l'autosuicidio per fame, e non muore mai, si vedranno dei poveri giovani
inganziti nelle associazioni degli ultras calcistici, e degli altri giovani praticare la violenza
ultrasproletaria, si vedrà Curcio minacciare l'iradiddio e i vari giudici controreplicare.... Nella
teologia indiana il dio Sçiva è descritto con 108 nomi: almeno altrettanti ne occorrono per
descrivere tutte le violenze alle quali il sistema politico, fallito l'affare Pinelli-Valpreda, ha dato
licenza di scatenarsi: ivi compreso il contrabbando della droga. Tutto questo imperversare di
violenze è la grandinata massacrante di bastonate per guidare il cittadino verso il solo spazio di
serenità certa, di vivibilità umana: la socialità protetta dal pandettaro leguleodemocratico
e il suo
servo: lo sbirro, che ogni tanto, credendo il bastone alfa ed omega si monta la testa: ed ecco il
fascio-stalinismo. Fatta della violenza la logica del sistema, recuperando tutta la violenza a violenza del sistema,
sorge ora tra noi anarchici soprattutto per allargare quell'area libertaria senza la quale nessuna
trasformazione è pensabile, la necessità di un dibattito per muoverci verso un altrove,
che ci
garantisca innanzitutto da ogni possibile recupero e integrazione nel sistema. Attraverso quali
azioni e percorsi, è il punto sul quale aprire un confronto e istituire, attraverso la riflessione e il
dibattito, gli opportuni tragitti-istituti.
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