Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 11 nr. 91
aprile 1981


Rivista Anarchica Online

Lo stato assolve se stesso
di Luciano Lanza

Tutti in piazza a manifestare contro la sentenza. Tutti a manifestare contro la strage di stato. La sentenza dei giudici di Catanzaro che ha assolto tutti gli imputati per insufficienza di prove ha risvegliato molte coscienze sopite, ha riattivato la volontà di molti e così Milano (come altre città) ha vissuto, per alcune ore, in un clima politico che sembrava irrimediabilmente sepolto.
La sentenza, solo apparentemente assurda, ha prodotto una reazione emotiva di vaste proporzioni: molti hanno capito che se continua il disinteresse, la fuga nel più inconcludente privato, lo svacco, il potere si sente legittimato a compiere le operazioni più ardite e sfrontate. E la reazione c'è stata e questo è un bene. Meglio tardi che mai. Il fatto poco confortante è che la gente si è mossa a cose fatte. Viene in mente, per analogia, la manifestazione fatta a Madrid dopo che il golpe militare era fallito. Invece prima della sentenza ci siamo mossi solo noi anarchici con il nostro itinerante "processo allo stato".
I giornali che oggi dedicano pagine e pagine alla sentenza, alle reazioni del mondo politico, alle reazioni della gente, prima hanno vergognosamente taciuto. Il silenzio dei mezzi di informazione e delle forze politiche non è stato casuale. C'era la volontà politica di arrivare ad una sentenza insignificante, una sentenza che annullasse le potenzialità sovversive di questo "scomodo caso". Con questa sentenza che manda tutti assolti per il reato di strage, lo stato ha reciso, a livello ufficiale, tutti i legami che univano gli esecutori fascisti ai mandanti, cioè i vertici delle principali istituzioni dello stato. Ma il modo furbesco con cui si è voluto seppellire per sempre la verità sulla strage di piazza Fontana ha innescato un'imprevista (dal potere) reazione di disgusto. Molti hanno percepito il disprezzo che il potere mostra per i suoi sudditi. E allora, per non perdere completamente la faccia, ecco la sfilata dei politici, dei commentatori e di tutte le puttane del potere esprimere il loro sdegno, lanciare accuse, chiedere giustizia. Ci mancava solo che anche Andreotti, Rumor e Tanassi esprimessero la loro indignazione per completare l'idilliaco quadretto.
D'altro canto che cosa ci si aspettava? Qualcuno poteva seriamente pensare che il potere condannasse se stesso o quantomeno lasciasse aperto lo spiraglio del dubbio? Non si può essere così ingenui. In assenza di una forte pressione popolare il potere ha le mani ancora più libere e si comporta secondo la sua logica. Infatti, come accennavo prima, questa sentenza è solo apparentemente assurda o meglio viene definita assurda solo da coloro che non vogliono capire e che quindi devono mostrare un disappunto tutto ad uso della platea. Non è assurda perché tutta la vicenda giudiziaria legata alla strage fino al suo attuale epilogo riflette il declino delle forze antiistituzionali ed il contemporaneo rafforzamento del potere. Come, non a caso, si è ripetuto più volte che quella strage era un episodio emblematico della criminalità del potere, così questa sentenza è lo specchio dell'irrilevanza dell'attuale movimento rivoluzionario. Irrilevanza così marcata che già cominciano le prime avvisaglie di una gestione statalizzante anche del malcontento prodotto dalla sentenza. Umberto Eco, sulle pagine di "La Repubblica" anticipa i percorsi dell'ideologia progressista. Eco attua un'intelligente operazione: non nasconde quello che non si può più nascondere ma inquadra il tutto in una dimensione che ne stravolge completamente il senso: la strage di piazza Fontana è stata "Una strage di Stato contro lo Stato". Sembra una barzelletta, ma non lo è, anzi è il segno di come la cultura dello stato sia ogni giorno di più agguerrita. Il senso della campagna ideologica statalizzante è descritto molto esplicitamente da Eco: "Ora, se non siamo brigatisti rossi, questo Stato siamo anche noi. E la strage di piazza Fontana, organizzata per imporre un'idea o una pratica distorta di Stato, deve essere definita una strage voluta da chi criminalmente ha amministrato, semmai, organi dello Stato, ma è una strage contro il nostro Stato.
È forse giunto il momento di togliere ai criminali, a qualsiasi livello abbiano agito, questa copertura verbale che, mentre li accusa, in un certo senso li degnifica. Piazza Fontana è stata contro lo Stato (almeno quello della Costituzione democratica) voluta dai nemici dello Stato, e la sentenza che ci indigna gioca oggettivamente, al di là dei patetici drammi del collegio giudicante, contro lo Stato, e lo Stato siamo noi che per dieci anni, attraverso gli organi di opinione, le associazioni politiche, le dimostrazioni di piazza abbiamo chiesto una qualche verità".
Un pezzo da manuale che è giusto non lasciar passare inosservato. In esso c'è compendiata la strategia della sinistra ufficiale italiana. Parole chiarissime che cogliendo il riaffiorante discredito delle istituzioni statali pongono già le premesse per una riacquisizione del consenso. Gli elementi del discorso di Eco sono scelti con attenzione puntando sull'emotività con apparenti formule razionali. Se non siamo brigatisti - affermazione che la stragrande maggioranza sottoscrive con immediatezza - allora noi siamo lo stato. I politici che hanno voluto la strage sono un falso stato, anzi sono i nemici dello stato, il vero stato siamo noi, quindi le bombe le hanno messe contro di noi che volevamo il vero stato della costituzione democratica. La sentenza così insultante della ragione non è dettata dalla "ragion di stato", ma è contro di noi che siamo il vero stato che vuole la verità.
La tesi è ben costruita, ma per nostra fortuna non è affatto sicuro che sia anche convincente. Anzi proprio la sollecitudine degli intellettuali del potere nel voler esorcizzare una nuova ventata antistatale è motivo di conforto. Il discredito verso lo stato che serpeggiava tra i giovanissimi scesi in piazza ieri è un segno da non sottovalutare, anzi sta ad indicare che noi, veri nemici dello stato, militanti dell'antistato, abbiamo ancora molte carte da giocare nonostante l'invadenza oppressiva dello stato e del contro-stato delle Brigate Rosse.