Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 8 nr. 63
febbraio 1978


Rivista Anarchica Online

LETTURE
a cura di F. M.

"I reietti dell'altro pianeta",
di Ursula K. Le Guin - Editrice Nord. pagg. VIII-333, L.3.500

È senza dubbio strano che in una rivista anarchica, che non si occupa principalmente di fatti letterari, appaia la recensione di un libro di fantascienza. La cosa risulta meno strana se si tiene conto che detto libro parla di... un mondo anarchico.

Immaginiamo una società anarchica, che per vivere deve adattarsi ad un pianeta arido ed inospitale (Anarres), guardato a vista da un "pianeta gemello" (Urras) ove - con chiaro riferimento alla situazione attuale della Terra - prosperano oppressione e sfruttamento. Immaginiamo la vita su Anarres: la lotta contro le avversità naturali e l'organizzazione sociale che, pur rifacendosi all'anarchismo, comincia a mostrare contraddizioni ed involuzioni. Immaginiamo che alcuni spiriti liberi comincino, sempre in nome dell'anarchismo, a lottare contro le involuzioni e la ingiustificata chiusura di Anarres verso tutto ciò che accade nel resto dell'universo; seguiamoli nella lotta che porterà uno di loro (Shevek, valente fisico) nel pianeta dell'oppressione dove toccherà con mano le assurdità e le atrocità del capitalismo e del "socialismo di stato" e dove proverà sulla propria pelle la repressione statale. Avremo allora uno spaccato de "I reietti dell'altro pianeta".

L'autrice del libro, Ursula K. Le Guin, probabilmente non è anarchica, ma anarchica è senza dubbio la sua sensibilità, la sua maniera di vedere le cose. Con una scrittura chiara ed avvincente ci porta a vivere ed a combattere nell'"utopia" che postuliamo; attraverso le vicende del libro ripercorriamo le tappe fondamentali del pensiero anarchico (nulla viene tralasciato: dal problema dell'arte a quello dell'educazione a quello sessuale, dal problema dell'oppressione sociale al problema della donna a quello dei fini della ricerca scientifica, ecc.) e ne vediamo i possibili stravolgimenti. Il grande valore de "I reietti..." è proprio questo: mostrare che l'utopia, quando diviene schema, tradisce se stessa, mostrare che l'anarchia, per restare tale, abbisogna di una continua "rivoluzione culturale" che impedisca la formazione di schemi mentali immutabili e che rimetta tutto continuamente in discussione per far sì che ogni individuo pensi sempre con la propria testa e viva come soggetto, mai come oggetto. Se ciò non accade anche l'ordinamento sociale anarchico può decadere e dal suo seno può rinascere, con le più svariate giustificazioni, il potere abbattuto.

Certo non tutto quanto viene affermato nel libro è pienamente condivisibile, ma in ogni caso quanto viene narrato ci insegna ancora una volta che l'anarchia dev'essere frutto non solo della volontà rivoluzionaria ma, soprattutto, di una tensione morale continua, di una continua creazione.

Usando lo strumento del romanzo di fantascienza l'autrice riscopre il valore (e le possibili ambiguità) dell'utopia, la rende viva ed impalpabile riaprendo i sentieri che all'utopia ci uniscono.

Sentieri non fantascientifici ma reali perché - come l'autrice afferma tramite il protagonista - senza storia non vi può esser utopia.