Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 7 nr. 56
aprile 1977


Rivista Anarchica Online

L'efficienza dell'organizzazione sociale libertaria
di Francesco Naselli/Riccardo Pozzi

Autogestione e territorio.
La creatività dei lavoratori spagnoli nella riorganizzazione delle fabbriche, degli ospedali, dei servizi dopo la rivoluzione - L'assemblea generale come unico momento decisionale - Il funzionamento dei vari settori economici basato sul senso di responsabilità dei lavoratori: realizzazione pratica dell'autogestione

Il 28 luglio la Federazione dei Sindacati di Barcellona, decise la fine dello sciopero generale e consigliò agli operai di rientrare nelle fabbriche. Spontaneamente "i lavoratori tornando nelle fabbriche procedettero all'espropriazione delle stesse (...). La collettivizzazione dei centri di produzione sequestrati fu un atto spontaneo dei lavoratori aderenti alla C.N.T. (...). Nelle fabbriche si formarono immediatamente comitati di impresa tra gli stessi lavoratori, che, affiancati dai tecnici, si incaricarono di assicurarsi la produzione e l'efficace funzionamento dei servizi". (1)

Passato un primo periodo di disorganizzazione e di improvvisazione, che causò vari problemi all'organizzazione della produzione, i compagni dettero impulso ai sindacati, che rimisero subito in moto la produzione, distribuendo equamente le materie prime, livellando i salari e controllando i prezzi. I compagni stabilirono sin dall'inizio una moralità e un senso di responsabilità collettiva assolutamente indispensabili: queste erano basate sulla responsabilità individuale, come l'organizzazione dell'industria era basata sull'organizzazione dell'officina della fabbrica, dell'azienda presa isolatamente. Il sindacato industriale non soffocava il comitato di base: in ogni officina, tutte le sezioni specializzate in una branca produttiva delegavano un compagno; la riunione dei delegati di sezione costituiva il comitato di gestione. Questo comitato, secondo la sua importanza delegava a sua volta uno o più delegati al consiglio provinciale o regionale industriale. Il consiglio impartiva le grandi linee al comitato del sindacato e lo chiamava a collaborare, o dirigeva lui stesso effettivamente la produzione. Quando il comitato sindacale esisteva a fianco del comitato tecnico, la sua elezione avveniva sempre a mezzo dell'assemblea dei lavoratori, alla quale rendeva conto della sua gestione: se necessario, era criticato e sostituito.

Organizzazione dei trasporti terrestri nella Catalogna

"La rete contava 123 stazioni ed era suddivisa in 9 sezioni; in esse il personale amministrativo rimaneva in carica e continuò così il suo lavoro. Lo stesso fu per i ferrovieri. La circolazione fu ristabilita in pochi giorni". (2)

C'erano 10 sezioni tecniche con a capo un compagno per ciascuna: traffico, servizi elettrici, contabilità e cassa, trazione, economato, servizi sanitari, ponti e binari, controllo e statistica.

"I lavoratori avevano nominato direttamente 8 dei suoi membri e confermato altri 4. Era stato dapprima costituito un comitato organizzatore in ciascuna delle sezioni e sottosezioni. Poi rimasero soltanto i delegati eletti dall'assemblea dei lavoratori di ogni stazione nei centri minori e di ogni sottosezione nelle città importanti. I lavoratori di ogni località si riunivano in media due volte al mese e discutevano del lavoro e delle loro condizioni di vita (i militanti si riunivano settimanalmente). L'assemblea generale nominò un comitato locale responsabile che dirigesse l'attività di ogni stazione. La gestione di questo comitato, i cui membri lavoravano, era sottoposta al giudizio degli operai, nelle assemblee.

La direzione fu assunta dal Comitato Centrale di Barcellona solo dopo la metà del '37" (3). I membri del C.C. dovettero solo vigilare sull'attività generale e coordinare il lavoro delle linee.

"L'importante fu che senza azionisti, senza ingegneri, senza dirigenti la circolazione continuò". (4)

La scala dei salari oscillava tra le 2 pesetas e 50 centesimi pagate alle donne cantoniere e lo scudo dei cantonieri e gli stipendi esorbitanti degli ingegneri. Tutti i salari inferiori alle 300 pesetas furono portati a questa cifra; quelli eccedenti le 500 ridotti a questo limite. Solo per i tecnici il limite fu posto a 750 pesetas per invogliarli a lavorare.

Nonostante i debiti e gli aumenti dei costi per i salari, il prezzo del carbone e altre spese, i compagni invece di aumentare le tariffe cercavano di organizzare meglio tutta la rete dei trasporti.

"Come nella coltivazione della terra o nella gestione delle fabbriche, la dispersione delle forze rappresenta una perdita notevole di energie, di paralisi o impiego irrazionale delle macchine e di moltiplicazione inutile di sforzi paralleli.... Solo il socialismo integrale permette l'impiego razionale delle forze di produzione, dei mezzi di consumo e di circolazione a profitto di tutta la società" (5).

La nuova organizzazione delle ferrovie di Catalogna riuniva ben tre reti ferroviarie, ognuna costituente una sottosezione, e queste erano collegate fra loro sul piano regionale e su quello locale a mezzo dei comitati di collegamento.

Fu costituito un "Comitato Centrale Regionale comprendente tutte le ferrovie della Catalogna. Questo sarà composto da 6 membri: un presidente, un segretario, un compagno per ciascuna divisione, un compagno per la sezione di studi e acquisti" (6).

Il lavoro è organizzato in divisioni generali: traffico, servizi tecnici, amministrazione, con una sottosezione studi e acquisti. Le divisioni sono composte da sezioni, ognuna con un compito ben preciso nell'ambito dell'organizzazione generale del lavoro.

"Alla testa delle sezioni v'è un rappresentante per ciascuna rete: le sezioni hanno un numero sufficiente di tecnici, dipendenti dal Comitato Centrale nel quale occupano il ruolo di assessori. I segretari delle sezioni hanno diritto di voto nelle deliberazioni del Comitato Centrale, in modo che questo non operi senza aver conosciuto il parere dei diversi rami della rete.

In ogni dipendenza - stazione, cantiere, reparto - i lavoratori nominano liberamente un delegato responsabile, incaricato della direzione e coordinazione dei servizi. Le sezioni di ciascuna rete, che lo credano necessario, costituiscono un comitato di controllo. Nelle località ove esistano sezioni di rete distinte, si costituisce un comitato di collegamento.

Ogni servizio e divisione ha tecnici delegati che ispezionano stazioni e reti, allo scopo di studiare i possibili miglioramenti nel funzionamento delle ferrovie.

Infine, esiste il progetto di creare scuole professionali per far acquisire ai lavoratori le necessarie conoscenze tecniche ed amministrative, affinché non siano più semplici ingranaggi manovrati, come nel sistema capitalistico" (7).

Organizzazione dei tram a Barcellona

Essendo le linee dei tram ostruite in seguito alla rivoluzione del 19 luglio, per prima cosa gli operai decisero di ristabilire il traffico, congiuntamente alle sezioni degli autobus, del metrò e della funicolare. I taxi non cessarono mai di funzionare. Una commissione fu incaricata di sostituire il Consiglio di amministrazione inefficiente.

Tutti gli operai furono riuniti in assemblea generale per mezzo della radio e della stampa. Nessuno mancò; neanche gli ingegneri che si misero al servizio del sindacato.

Dei gruppi percorsero la città per sbarazzare le vie, aggiustare i binari, assicurare gli scambi automatici e i semafori. Dopo solo cinque giorni, non più seicento ma settecento tram circolavano regolarmente.

"La prima misura del Comitato di gestione fu l'unificazione delle tariffe.... In più soppresse la tariffa supplementare notturna.

Questi fatti potrebbero far pensare a un inevitabile deficit dell'amministrazione o, almeno, a minori entrate in confronto di quelle che prima si realizzavano. Ma un ragguaglio statistico tra le entrate rispettive degli anni 1935 e 1936 correggerà le errate supposizioni" (8).

"E ciò perché il numero dei viaggiatori era aumentato. Così andando le cose si poterono aumentare anche i salari ai lavoratori. Fino ad allora i manovali e i pulitori delle vetture guadagnavano 8 o 9 pesetas; i manovratori e i fattorini 10; i meccanici, aggiustatori, tornitori etc., 12. Ci si sforzò di eguagliare, nella misura del possibile, la situazione di tutti. E così convocata un'assemblea generale, si fissò il salario unico di 15 pesetas per i lavoratori aventi un mestiere e 14 per gli altri. Ai tecnici si lasciarono però immutati i loro alti salari, salvo per alcuni, i cui privilegi parvero eccessivi.

Nonostante le spese di gestione, la tesoreria, senza un soldo al momento dell'espropriazione, accusava al 31 dicembre un attivo di 3.313.594,10 pesetas" (9).

"Il Comitato di gestione requisì una clinica che fino a quel momento aveva servito a curare i ricchi:; la fece rimettere a nuovo e munire di impianti radio. Fu messa a disposizione dei lavoratori; tre medici furono incaricati di organizzare i principali servizi: chirurgia generale, malattie di stomaco, ginecologia.

Fu anche organizzato un servizio generale di cura a domicilio. Barcellona con tutti i dintorni, fu divisa in 30 sezioni, con ciascuna il proprio medico. Qualsiasi malato, dunque, in qualsiasi istante e a qualsiasi distanza riceveva le cure necessarie" (10).

L'insieme di questa organizzazione era diretta dal medico in capo del dispensario installato nella clinica centrale, nella stessa sede della società.

Ma lo spirito del mutuo appoggio non era limitato entro confini cooperativistici. Gli operai facevano gratuitamente delle ore supplementari e lavoravano la domenica per costruire razzi, obici ed altri mezzi di combattimento atti ad aiutare la guerra contro il fascismo.

Naturalmente in questa atmosfera di solidarietà, l'individuo acquistava senso di responsabilità sociale e coscienza dei suoi doveri. Tanto è vero che in tre anni si ebbero solo sei casi di furto.

L'organizzazione di questo lavoro era federalistica. Nel cantiere centrale, c'era un delegato per ogni sezione: meccanici, falegnami, pittori, saldatori etc. Tutti i delegati però non erano nominati da assemblee di sezione, bensì da una assemblea generale. A loro volta, i delegati di sezione nominavano un delegato generale che manteneva il contatto diretto col Comitato di gestione.

"Ciascuno infatti poteva comunicare le sue idee scrivendole per lettera o sul giornale murale o esponendole nelle assemblee alle quali partecipavano sempre i membri del Comitato di gestione. Anche gli ingegneri potevano avanzare proposte; chè se non erano dei capi, non erano neanche dei subordinati, ma compagni tra compagni.

Nel compito comune, ciascuno diventava parte attiva, interessata - poco o molto - allo sviluppo e perfezionamento della collettività. Il senso della responsabilità aveva sostituito la disciplina amministrativa e la sottomissione gerarchica" (11).

Organizzazione sanitaria sindacale (Catalogna)

"Fu questa una delle più grandi realizzazioni della rivoluzione socialista libertaria....

La rivoluzione potè contare su un certo numero di medici per i quali la medicina non significava sfruttamento dei propri simili ma missione. All'inizio del settembre '36 fu costituito il Sindacato Unico Sanitario. Secondo la tendenza di riunire sotto uno stesso organismo le varie categorie di uomini che assolvono il medesimo compito, attendono ad un medesimo servizio, riformarono tutte le sezioni" (12).

"L'organizzazione del ramo medicina si estese a tutta la Catalogna. S'è costruito un grande apparecchio le cui parti sono geograficamente articolate secondo le varie attività, in accordo ad un piano d'insieme" (13).

La Catalogna fu divisa in 9 zone: Barcellona, Terragona, Lerida, Tortosa, Reus, Bergheda, Ripoll, Alti Pirenei. A questi centri si raggrupparono a loro volta le piccole città ed i villaggi.

Essendo 27 il numero delle piccole città, in totale si hanno 36 centri sanitari, distribuiti in tutta la Catalogna, coordinanti i loro sforzi affinché non un villaggio, non una frazione, non un contadino isolato sulla montagna, non una donna né un bambino manchino di cure mediche.

"Ciascuna delle 9 zone ha un centro sindacale il cui Comitato Centrale controlla e dirige i servizi sanitari. A loro volta i comitati di circondario fanno capo a Barcellona.

Le sezioni di categoria sono autonome in seno al sindacato. Ma questa autonomia non è sinonimo di isolamento. Una volta la settimana il C.C. di Barcellona, nominato dal Congresso, si riunisce con un delegato di ogni sezione. Sia dal punto di vista tecnico che geografico, le attività rispondono ad un piano generale.

La popolazione ricevette un immediato beneficio dalle iniziative del sindacato. Esso diresse e controllò tutti gli ospedali e le cliniche. In Barcellona fondò 6 ospedali; anche se non era così facile organizzare gli ospedali. Si dovettero improvvisare installazioni per soddisfare il desiderio di procurare rapidamente al popolo mezzi di cura. Perciò all'inizio del 1937 si costruirono nuovi padiglioni nell'ospedale generale. Uno di essi fu destinato alla cura della tubercolosi ossea ed all'ortopedia. La sua organizzazione era tale da doverlo considerare uno dei migliori al mondo nel suo ramo.

note

1) J.Peirats, La breve storia del sindacalismo libertario spagnolo, Napoli, RL.

2) G. Leval, Né Franco né Stalin. Le collettività anarchiche spagnole contro Franco e la reazione staliniana, Milano 1952.

3) ibidem, p.100-101

4) ibidem, p.101

5) ibidem, p.104-105

6) ibidem, p.105

7) ibidem, p.107-108

8) ibidem, p.113-114

9) ibidem, p.114-115

10) ibidem, p.117

11) ibidem, p.118-119

12) ibidem, p.122

13) ibidem, p.123