Rivista Anarchica Online
L'efficienza dell'organizzazione sociale libertaria
di Francesco Naselli/Riccardo Pozzi
Autogestione e territorio. La creatività dei lavoratori spagnoli nella riorganizzazione delle fabbriche, degli ospedali, dei
servizi dopo la rivoluzione - L'assemblea generale come unico momento decisionale - Il
funzionamento dei vari settori economici basato sul senso di responsabilità dei lavoratori:
realizzazione pratica dell'autogestione
Il 28 luglio la Federazione dei Sindacati di Barcellona, decise la fine dello sciopero generale e consigliò
agli operai di rientrare nelle fabbriche. Spontaneamente "i lavoratori tornando nelle fabbriche
procedettero all'espropriazione delle stesse (...). La collettivizzazione dei centri di produzione sequestrati
fu un atto spontaneo dei lavoratori aderenti alla C.N.T. (...). Nelle fabbriche si formarono
immediatamente comitati di impresa tra gli stessi lavoratori, che, affiancati dai tecnici, si incaricarono
di assicurarsi la produzione e l'efficace funzionamento dei servizi". (1)
Passato un primo periodo di disorganizzazione e di improvvisazione, che causò vari problemi
all'organizzazione della produzione, i compagni dettero impulso ai sindacati, che rimisero subito in moto
la produzione, distribuendo equamente le materie prime, livellando i salari e controllando i prezzi. I
compagni stabilirono sin dall'inizio una moralità e un senso di responsabilità collettiva assolutamente
indispensabili: queste erano basate sulla responsabilità individuale, come l'organizzazione dell'industria
era basata sull'organizzazione dell'officina della fabbrica, dell'azienda presa isolatamente. Il sindacato
industriale non soffocava il comitato di base: in ogni officina, tutte le sezioni specializzate in una branca
produttiva delegavano un compagno; la riunione dei delegati di sezione costituiva il comitato di gestione.
Questo comitato, secondo la sua importanza delegava a sua volta uno o più delegati al consiglio
provinciale o regionale industriale. Il consiglio impartiva le grandi linee al comitato del sindacato e lo
chiamava a collaborare, o dirigeva lui stesso effettivamente la produzione. Quando il comitato sindacale
esisteva a fianco del comitato tecnico, la sua elezione avveniva sempre a mezzo dell'assemblea dei
lavoratori, alla quale rendeva conto della sua gestione: se necessario, era criticato e sostituito.
Organizzazione dei trasporti terrestri nella Catalogna
"La rete contava 123 stazioni ed era suddivisa in 9 sezioni; in esse il personale amministrativo rimaneva
in carica e continuò così il suo lavoro. Lo stesso fu per i ferrovieri. La circolazione fu ristabilita in pochi
giorni". (2)
C'erano 10 sezioni tecniche con a capo un compagno per ciascuna: traffico, servizi elettrici, contabilità
e cassa, trazione, economato, servizi sanitari, ponti e binari, controllo e statistica.
"I lavoratori avevano nominato direttamente 8 dei suoi membri e confermato altri 4. Era stato dapprima
costituito un comitato organizzatore in ciascuna delle sezioni e sottosezioni. Poi rimasero soltanto i
delegati eletti dall'assemblea dei lavoratori di ogni stazione nei centri minori e di ogni sottosezione nelle
città importanti. I lavoratori di ogni località si riunivano in media due volte al mese e discutevano del
lavoro e delle loro condizioni di vita (i militanti si riunivano settimanalmente). L'assemblea generale
nominò un comitato locale responsabile che dirigesse l'attività di ogni stazione. La gestione di questo
comitato, i cui membri lavoravano, era sottoposta al giudizio degli operai, nelle assemblee.
La direzione fu assunta dal Comitato Centrale di Barcellona solo dopo la metà del '37" (3). I membri del
C.C. dovettero solo vigilare sull'attività generale e coordinare il lavoro delle linee.
"L'importante fu che senza azionisti, senza ingegneri, senza dirigenti la circolazione continuò". (4)
La scala dei salari oscillava tra le 2 pesetas e 50 centesimi pagate alle donne cantoniere e lo scudo dei
cantonieri e gli stipendi esorbitanti degli ingegneri. Tutti i salari inferiori alle 300 pesetas furono portati
a questa cifra; quelli eccedenti le 500 ridotti a questo limite. Solo per i tecnici il limite fu posto a 750
pesetas per invogliarli a lavorare.
Nonostante i debiti e gli aumenti dei costi per i salari, il prezzo del carbone e altre spese, i compagni
invece di aumentare le tariffe cercavano di organizzare meglio tutta la rete dei trasporti.
"Come nella coltivazione della terra o nella gestione delle fabbriche, la dispersione delle forze
rappresenta una perdita notevole di energie, di paralisi o impiego irrazionale delle macchine e di
moltiplicazione inutile di sforzi paralleli.... Solo il socialismo integrale permette l'impiego razionale delle
forze di produzione, dei mezzi di consumo e di circolazione a profitto di tutta la società" (5).
La nuova organizzazione delle ferrovie di Catalogna riuniva ben tre reti ferroviarie, ognuna costituente
una sottosezione, e queste erano collegate fra loro sul piano regionale e su quello locale a mezzo dei
comitati di collegamento.
Fu costituito un "Comitato Centrale Regionale comprendente tutte le ferrovie della Catalogna. Questo
sarà composto da 6 membri: un presidente, un segretario, un compagno per ciascuna divisione, un
compagno per la sezione di studi e acquisti" (6).
Il lavoro è organizzato in divisioni generali: traffico, servizi tecnici, amministrazione, con una
sottosezione studi e acquisti. Le divisioni sono composte da sezioni, ognuna con un compito ben preciso
nell'ambito dell'organizzazione generale del lavoro.
"Alla testa delle sezioni v'è un rappresentante per ciascuna rete: le sezioni hanno un numero sufficiente
di tecnici, dipendenti dal Comitato Centrale nel quale occupano il ruolo di assessori. I segretari delle
sezioni hanno diritto di voto nelle deliberazioni del Comitato Centrale, in modo che questo non operi
senza aver conosciuto il parere dei diversi rami della rete.
In ogni dipendenza - stazione, cantiere, reparto - i lavoratori nominano liberamente un delegato
responsabile, incaricato della direzione e coordinazione dei servizi. Le sezioni di ciascuna rete, che lo
credano necessario, costituiscono un comitato di controllo. Nelle località ove esistano sezioni di rete
distinte, si costituisce un comitato di collegamento.
Ogni servizio e divisione ha tecnici delegati che ispezionano stazioni e reti, allo scopo di studiare i
possibili miglioramenti nel funzionamento delle ferrovie.
Infine, esiste il progetto di creare scuole professionali per far acquisire ai lavoratori le necessarie
conoscenze tecniche ed amministrative, affinché non siano più semplici ingranaggi manovrati, come nel
sistema capitalistico" (7).
Organizzazione dei tram a Barcellona
Essendo le linee dei tram ostruite in seguito alla rivoluzione del 19 luglio, per prima cosa gli operai
decisero di ristabilire il traffico, congiuntamente alle sezioni degli autobus, del metrò e della funicolare.
I taxi non cessarono mai di funzionare. Una commissione fu incaricata di sostituire il Consiglio di
amministrazione inefficiente.
Tutti gli operai furono riuniti in assemblea generale per mezzo della radio e della stampa. Nessuno
mancò; neanche gli ingegneri che si misero al servizio del sindacato.
Dei gruppi percorsero la città per sbarazzare le vie, aggiustare i binari, assicurare gli scambi automatici
e i semafori. Dopo solo cinque giorni, non più seicento ma settecento tram circolavano regolarmente.
"La prima misura del Comitato di gestione fu l'unificazione delle tariffe.... In più soppresse la tariffa
supplementare notturna.
Questi fatti potrebbero far pensare a un inevitabile deficit dell'amministrazione o, almeno, a minori
entrate in confronto di quelle che prima si realizzavano. Ma un ragguaglio statistico tra le entrate
rispettive degli anni 1935 e 1936 correggerà le errate supposizioni" (8).
"E ciò perché il numero dei viaggiatori era aumentato. Così andando le cose si poterono aumentare
anche i salari ai lavoratori. Fino ad allora i manovali e i pulitori delle vetture guadagnavano 8 o 9 pesetas;
i manovratori e i fattorini 10; i meccanici, aggiustatori, tornitori etc., 12. Ci si sforzò di eguagliare, nella
misura del possibile, la situazione di tutti. E così convocata un'assemblea generale, si fissò il salario unico
di 15 pesetas per i lavoratori aventi un mestiere e 14 per gli altri. Ai tecnici si lasciarono però immutati
i loro alti salari, salvo per alcuni, i cui privilegi parvero eccessivi.
Nonostante le spese di gestione, la tesoreria, senza un soldo al momento dell'espropriazione, accusava
al 31 dicembre un attivo di 3.313.594,10 pesetas" (9).
"Il Comitato di gestione requisì una clinica che fino a quel momento aveva servito a curare i ricchi:; la
fece rimettere a nuovo e munire di impianti radio. Fu messa a disposizione dei lavoratori; tre medici
furono incaricati di organizzare i principali servizi: chirurgia generale, malattie di stomaco, ginecologia.
Fu anche organizzato un servizio generale di cura a domicilio. Barcellona con tutti i dintorni, fu divisa
in 30 sezioni, con ciascuna il proprio medico. Qualsiasi malato, dunque, in qualsiasi istante e a qualsiasi
distanza riceveva le cure necessarie" (10).
L'insieme di questa organizzazione era diretta dal medico in capo del dispensario installato nella clinica
centrale, nella stessa sede della società.
Ma lo spirito del mutuo appoggio non era limitato entro confini cooperativistici. Gli operai facevano
gratuitamente delle ore supplementari e lavoravano la domenica per costruire razzi, obici ed altri mezzi
di combattimento atti ad aiutare la guerra contro il fascismo.
Naturalmente in questa atmosfera di solidarietà, l'individuo acquistava senso di responsabilità sociale e
coscienza dei suoi doveri. Tanto è vero che in tre anni si ebbero solo sei casi di furto.
L'organizzazione di questo lavoro era federalistica. Nel cantiere centrale, c'era un delegato per ogni
sezione: meccanici, falegnami, pittori, saldatori etc. Tutti i delegati però non erano nominati da
assemblee di sezione, bensì da una assemblea generale. A loro volta, i delegati di sezione nominavano
un delegato generale che manteneva il contatto diretto col Comitato di gestione.
"Ciascuno infatti poteva comunicare le sue idee scrivendole per lettera o sul giornale murale o
esponendole nelle assemblee alle quali partecipavano sempre i membri del Comitato di gestione. Anche
gli ingegneri potevano avanzare proposte; chè se non erano dei capi, non erano neanche dei subordinati,
ma compagni tra compagni.
Nel compito comune, ciascuno diventava parte attiva, interessata - poco o molto - allo sviluppo e
perfezionamento della collettività. Il senso della responsabilità aveva sostituito la disciplina
amministrativa e la sottomissione gerarchica" (11).
Organizzazione sanitaria sindacale (Catalogna)
"Fu questa una delle più grandi realizzazioni della rivoluzione socialista libertaria....
La rivoluzione potè contare su un certo numero di medici per i quali la medicina non significava
sfruttamento dei propri simili ma missione. All'inizio del settembre '36 fu costituito il Sindacato Unico
Sanitario. Secondo la tendenza di riunire sotto uno stesso organismo le varie categorie di uomini che
assolvono il medesimo compito, attendono ad un medesimo servizio, riformarono tutte le sezioni" (12).
"L'organizzazione del ramo medicina si estese a tutta la Catalogna. S'è costruito un grande apparecchio
le cui parti sono geograficamente articolate secondo le varie attività, in accordo ad un piano d'insieme"
(13).
La Catalogna fu divisa in 9 zone: Barcellona, Terragona, Lerida, Tortosa, Reus, Bergheda, Ripoll, Alti
Pirenei. A questi centri si raggrupparono a loro volta le piccole città ed i villaggi.
Essendo 27 il numero delle piccole città, in totale si hanno 36 centri sanitari, distribuiti in tutta la
Catalogna, coordinanti i loro sforzi affinché non un villaggio, non una frazione, non un contadino isolato
sulla montagna, non una donna né un bambino manchino di cure mediche.
"Ciascuna delle 9 zone ha un centro sindacale il cui Comitato Centrale controlla e dirige i servizi sanitari.
A loro volta i comitati di circondario fanno capo a Barcellona.
Le sezioni di categoria sono autonome in seno al sindacato. Ma questa autonomia non è sinonimo di
isolamento. Una volta la settimana il C.C. di Barcellona, nominato dal Congresso, si riunisce con un
delegato di ogni sezione. Sia dal punto di vista tecnico che geografico, le attività rispondono ad un piano
generale.
La popolazione ricevette un immediato beneficio dalle iniziative del sindacato. Esso diresse e controllò
tutti gli ospedali e le cliniche. In Barcellona fondò 6 ospedali; anche se non era così facile organizzare
gli ospedali. Si dovettero improvvisare installazioni per soddisfare il desiderio di procurare rapidamente
al popolo mezzi di cura. Perciò all'inizio del 1937 si costruirono nuovi padiglioni nell'ospedale generale.
Uno di essi fu destinato alla cura della tubercolosi ossea ed all'ortopedia. La sua organizzazione era tale
da doverlo considerare uno dei migliori al mondo nel suo ramo.
note
1) J.Peirats, La breve storia del sindacalismo libertario spagnolo, Napoli, RL.
2) G. Leval, Né Franco né Stalin. Le collettività anarchiche spagnole contro Franco e la reazione
staliniana, Milano 1952.
3) ibidem, p.100-101
4) ibidem, p.101
5) ibidem, p.104-105
6) ibidem, p.105
7) ibidem, p.107-108
8) ibidem, p.113-114
9) ibidem, p.114-115
10) ibidem, p.117
11) ibidem, p.118-119
12) ibidem, p.122
13) ibidem, p.123
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