Rivista Anarchica Online
La famiglia, gli anarchici e gli altri
Cari compagni di "A"
non sono un esperto (psicologo, antropologo) ma vorrei fare alcune osservazioni all'articolo "Gruppo
o famiglia?" apparso su "A" 45, perché penso che non sia correttamente impostato. In esso si afferma
"- La famiglia è l'unità fondamentale e naturale della società umana -: questo è il presupposto dal quale
partono tutti gli autori per effettuare un'analisi della situazione attuale all'istituto familiare." e questo
non è vero; cioè: la falsità del presupposto è ormai scontata, secondo me non è vero che tutti gli autori
partono da quel presupposto.
Un esempio: "Il discorso teorico di Lévi-Strauss si inserisce pienamente nella tradizione di Durkheim
e di Mauss secondo cui la famiglia è il risultato non tanto di tendenze fisiologiche o psicologiche,
come ancor oggi si sostiene, quanto dall'organizzazione sociale. Durkheim aveva scritto: "Se... si vede
nell'organizzazione della famiglia l'espressione logicamente necessaria di sentimenti umani inerenti
ad ogni coscienza si inverte l'ordine reale dei fatti; al contrario è proprio l'organizzazione sociale dei
rapporti di parentela che ha determinato i sentimenti rispettivi dei genitori e dei figli. Essi sarebbero
stati completamente diversi se la struttura sociale fosse stata differente", Allo stesso modo, per Lévi-Strauss, non c'è istituzione o forma di vita sociale che sia limitata dall'istituto biologico: la
caratteristica dell'uomo è di strutturare e di organizzare gli elementi dati e non di sottomettersi a delle
pretese tendenze innate." (A. Michel, Sociologia della famiglia, pag. 48, Il Mulino) e queste ormai sono
considerate teorie "classiche" in sociologia, quindi come si fa ad affermare che tutti gli autori
partono da quel presupposto.
Mi sembra importante fare questa osservazione perché l'impostazione dell'articolo potrebbe dar adito
a degli equivoci, secondo cui tutti gli autori affermano qualcosa che alla prova dei fatti risulta
erronea, e che solo gli anarchici conoscono la verità, il che secondo me nuoce a una giusta
presentazione del movimento anarchico.
La figura di questi anarchici, soli contro tutti, detentori della scienza, depositari della verità, può
sembrare presuntuosa ed è falsa; e penso che nemmeno l'autrice dell'articolo tendesse a ciò.
Sarebbe stato più giusto dire che ci sono degli autori che partono da quel presupposto e, ormai, le
scienze sociali li hanno pienamente smentiti; ci sono altri autori che pur partendo da dati scientifici
esatti, probabilmente animati dalla volontà di giustificare l'ordine sociale esistente, finiscono per
trarre delle conclusioni diverse da quelle che secondo gli anarchici sono le più rispondenti alla realtà.
Del resto, penso che la stessa autrice, per sostenere le sue tesi, sia ricorsa ad autori che non partivano
da quel presupposto, a meno che Laura non abbia fatto delle ricerche ex-novo sull'argomento.
Intendiamoci compagni, nello scrivere questa lettera sono animato solo dalla speranza di poter dare
un contributo al miglioramento della rivista: in questo caso, per esempio, qualche lettore che non
conosca le tradizioni di "A", avrebbe potuto farsi una cattiva concezione del giornale.
Saluti e solidarietà.
Vincenzo Italiano (Ischia)
|