Rivista Anarchica Online
Contro la droga
Credo che la miglior risposta a F.C. di Milano (vedi "A" 44), il quale confessa disisnvoltamente di
essere un anarchico che fa uso frequente di droga, potrebbe essere ricavata da un brano significativo
della "Storia dell'anarcosindacalismo spagnolo" di Casas edita da Jaca Book (pag. 181), che di
seguito riproduco:
"Nei centri anarchici e sindacalisti non ci sono mai taverne e le campagne contro l'alcoolismo svolgono
un ruolo di primo piano nella propaganda di questo movimento. Il movimento anarchico è moralista,
è impregnato di esigenze etiche. L'uomo che si rivela attivo nella trasformazione del mondo deve avere
superato in presenza tutti i vizi di quel mondo. Sia pure con le dovute eccezioni, in tutti i villaggi in cui
l'anarcosindacalismo è profondamente radicato vi sono folti gruppi di lavoratori che non fumano, non
giocano, non bevono alcoolici. Vi sono anche molti vegetariani.
E a pagina 294: "L'anarco-sindacalismo avrebbe conservato fino alla fine la sua costituzionale
fisionomia ascetica. Negli ambienti anarco-sindacalisti si faceva propaganda contro l'alcool, il caffè, il
tabacco, il gioco, i postriboli e il ballo, che era indicato ai giovani come l'anticamera della prostituzione.
Veniva propagandato l'amore libero inteso però non come l'indiscriminata promiscuità amorosa, come
a volte è stato affermato, ma come il rapporto dell'uomo e della donna, al di fuori di ogni vincolo sia
ufficiale che religioso".
Da quanto sopra si capisce che deve esserci alquanta confusione in parecchie teste che oggi si
definiscono anarchiche. L'anarchia ha bisogno di una maggiore presenza nelle fabbriche e nel mondo
del lavoro, ma a ciò non può certo contribuire l'immagine che dell'anarchismo offrono certi elementi
come F.C. di Milano. I lavoratori sono interessati alla propria liberazione, risultato che non può
essere certo conseguito con l'aiuto di palliativi fasulli come lo stordimento mediante sostanze
chimiche, vero vizio questo tipicamente borghese.
Purtroppo, l'anarchismo è ancora associato nella mente di tanti operai male informati all'idea
dell'anarchico malfattore. Dobbiamo fare in modo da sfatare questa leggenda, mantenendo una
condotta di vita esemplare, impregnata in principi etici.
L'anarchismo ha bisogno in Italia di uscire alla luce del sole, di presentarsi col suo vero volto, di
darsi una fisionomia e non di continuare a farsi rappresentare da certi tipi che come scriveva
Malatesta "dell'anarchia dimostrano di non aver capito niente".
Occorre tenere conferenze, dibattiti, congressi in tutte le città, pubblicare manifesti che trattino
seriamente e con competenza i problemi della popolazione, promuovere e farsi paladini della
solidarietà operaia, ma soprattutto ciò di cui abbiamo bisogno è di un sindacato autonomo e libertario
dei lavoratori.
Abbiamo un bel dire che a noi interessa la rivoluzione sociale e non una sostituzione di padroni al
vertice del potere, ma chi se ne rende conto? Chi viene a sapere che cosa siamo e che cosa vogliamo
se non ci facciamo conoscere?
La rivoluzione sociale è una chimera se aspettiamo che ci giunga dal cielo come la manna e non è
certo nell'LSD o in altri intrugli infernali che possiamo trovare la forza di mandare avanti il nostro
movimento, anche se sono d'accordo che le risposte per gli emarginati e gli affetti da sbandamento
mentale non deve essere quella del poliziotto.
Vi saluto fraternamente.
Aldo Todesco (Padova)
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