Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 6 nr. 47
aprile 1976


Rivista Anarchica Online

Ancora un golpe
di S. Parane

Argentina

Con il ritorno delle forze armate ufficialmente al potere in Argentina si è fatta un po' di chiarezza per dare una giusta dimensione agli elementi del gioco politico economico e sociale argentino. La propaganda riformatrice, aggravata da una superba ignoranza da parte degli organi di stampa europei hanno, di fatto, presentato la situazione dei paesi della Plata in modo caricaturale, in modo da facilitare la classificazione dei partiti e movimenti, gruppi di pressione e sindacati di settore seguendo facili criteri - sinistra e destra, progresso e reazione, rivoluzione e fascismo - interamente falsi.

Così, Le monde del 25 marzo, in un editoriale sul recente colpo di stato, parlava ancora e sempre della "Confederazione Generale del lavoro, il potente sindacato unico peronista", che invitava i suoi "tre milioni e mezzo di aderenti ad uno sciopero generale ad oltranza", per protestare contro la cacciata della Presidente. Per questo giornale di informazione di fama internazionale, meglio sarebbe stato rivedere le sue formule "passpartout", in quanto la C.G.T. argentina non è oggi né potente, né unica, né peronista, e non controlla tre milioni e mezzo di membri, non più di quanto sia in grado di indire uno sciopero generale a favore di Isabelita, che continuava a confondere il caffè concerto con la gestione del paese.

Tra le armi (esercito, areonautica, marina) e il clan della burocrazia sindacale i ponti non si sono rotti. Un settore importante dei dirigenti sindacali è tuttora disposto a lavorare a braccetto con i generali, purché questi ultimi garantiscano le loro funzioni. E i generali sanno per esperienza che i leaders "operai" - la maggioranza dei quali non ha mai lavorato in fabbrica - sono di grande utilità quando si tratta di chiedere o di imporre una disciplina di lavoro o uno sforzo di produttività.

È senza entusiasmo che le Forze Armate - fattore di potere permanente, per utilizzare il vocabolario dei politologhi di Buenos Aires - hanno ripreso le redini. Essi speravano che i partiti tradizionali, e in particolar modo il partito radicale, avrebbero finito con l'intendersi con i gruppi peronisti già integrati. La decomposizione, le rivalità, le ambizioni, le truffe organizzate, proprie del peronismo hanno bloccato questa prospettiva. Sembra però che nel nuovo governo, nominato dalla Giunta dei tre condannati in capo, degli uomini siano stati scelti proprio perché assicurano i rapporti con il partito radicale: è il caso del generale Albano Harguindeguy, ministro degli interni.

Ciò che è prevedibile è che ci sarà una sistematica repressione dei movimenti di guerriglia e dei gruppi di combattimento urbani. Questa volta i militari non dovranno più tener conto dei legami che univano frazioni peroniste e gruppi terroristi. Questa volta i vari servizi di spionaggio militare giocheranno tutte le loro carte per disgregare alcuni gruppi estremisti che avevano infiltrato o manipolato.

È ugualmente probabile un ritorno verso pratiche dette "liberali" in campo economico, esportazioni e importazioni meno controllate e, senza dubbio, un rinnovato appello al credito straniero, con le conseguenze che questo comporta, cioè un regime di "austerità" per il consumo interno.

Per il resto ogni combinazione resta possibile: un modus vivendi tra apparato sindacale e potere militare; un progressivo inserimento di elementi politici civili nell'amministrazione governamentale. Se è vero che in Argentina nessun partito può vantarsi di esser mai stato messo alla porta delle caserme, è peraltro sicuro che rari sono i colonnelli o i generali che non hanno mai avuto contatti con i leaders politici.

Nulla sfugge a questo gioco in cui le stesse carte sono spesso ridistribuite. Vediamo ciò che dicevano i comunisti - il cui solo criterio era il blocco anti-yankee - in un supplemento del loro organo Nuestra Palabra del 6 agosto 1975: "La nazione ha bisogno di veder epurato l'apparato statale da elementi Lopezrreguistas (dal nome dell'ex consigliere di Peron e di Isabelita, Lopez Rega, vecchio poliziotto, mago e imbroglione, N.d.R.) e reazionari di ogni genere. Essa ha bisogno di un governo stabile ed omogeneo dal punto di vista delle sue motivazioni programmatiche (...) Per rispondere a questa esigenza, urge costituire un gabinetto civile-militare di ampia coalizione democratica, che sarà stabile grazie all'aiuto della maggioranza del paese ed omogeneo per l'accettazione di un piano di soluzioni elaborate in comune". Il testo terminava con offerte di lavoro: "Il Partito Comunista Argentino esprime la propria disposizione a scambi di opinioni a qualsiasi livello al fine di formulare un programma comune alla maggioranza dei cittadini. Esprime, allo stesso modo, la disposizione a ricevere parcelle corrispondenti alle responsabilità che derivano da un ampio accordo tra le forze democratiche, nazionali e popolari".

Con questi dirigenti, con questi lanciatori di coltelli, con questi "rappresentanti", con queste "guide", con questi consiglieri, i lavoratori argentini sembrano molto soli. Prenderne coscienza è, per loro, il primo passo essenziale.