Rivista Anarchica Online
Ma il socialismo dov'è?
di S. Parane
Quindici anni dopo la Revolución Cubana Al recente primo Congresso del Partito Comunista Cubano è stata approvata una lunga
risoluzione finale: esaminiamone alcuni passi salienti - Una drammatica testimonianza dalle
carceri cubane.
Sarebbe un piacere molto amaro il ricordare le dichiarazioni dei "maestri del pensiero" tipo Sartre
quando vantavano la democrazia diretta vigente a Cuba, nei tempi in cui il regime fidelista era alla moda,
o il citare le acrobatiche interpretazioni dell'evoluzione del regime cubano da parte delle diverse scuole
politiche che si rifacevano al marxismo durante gli anni '60. Avremmo cento ed un motivi per non
guardare in faccia la realtà.
Il castrismo non è più di moda, ma storici dell'epoca e teorici d'occasione continuano, su altri temi, a
tesserne le lodi, imperturbabilmente. Ieri come oggi, l'osservazione dei fatti, delle situazioni, delle
organizzazioni e del loro funzionamento è più che sufficiente per constatare che il potere stabilitosi
all'Avana non aveva niente di socialista - se questo termine conserva il suo significato primario, cioè un
contenuto fraterno, libertario, egualitario -, ma corrispondeva ad una nuova gerarchia di comandi e ad
una nuova forma di mobilizzazione della manodopera. E che, inoltre, alla dipendenza dell'economia
cubana dall'economia nordamericana, si era sostituita una totale dipendenza economica, politica e
militare dall'Unione Sovietica.
La discussione di questa interpretazione poteva, a rigor di logica, essere concepita durante i primi anni
del '60; ciò non ebbe luogo, le polemiche si svolsero per affermare e ripetere gli slogans propagandistici
e non per favorire la ricerca della verità. Infine è sufficiente leggere la stampa ufficiale cubana per
eliminare gli ultimi dubbi, per far cadere le ultime reticenze.
Che dice la risoluzione finale del Primo Congresso del Partito Comunista Cubano (un primo congresso
che si apre a una decina di anni dalla caduta di Batista, cioè dopo che tutti gli organi del nuovo potere
sono stati installati), tenutosi nel dicembre 1975?
"Il partito orienterà, darà slancio e controllerà i vari rami degli organi statali, controllerà la politica
promozionale e la formazione di quadri che la realizzino e lavorerà al perfezionamento dei meccanismi
dello stato, ma non dovrà mai sostituirsi a quest'ultimo nelle sue facoltà e funzioni" (Granma, L'Avana,
23 febbraio 1976). Detto in altre parole: la finzione giuridica è creata, ma è il partito che decide e
comanda.
Dunque, questo partito è diretto da un insieme di elementi fedeli a Fidel Castro, di vecchi stalinisti
diffidati o rimessi in sella dai servizi sovietici in cambio degli aiuti economici prodigati dall'URSS, da una
èquipe creata sul posto da Raul Castro, capo degli apparati militari e polizieschi.
Ancora una volta è la stampa cubana a fornirci le informazioni: il resoconto del discorso pronunciato da
Fidel Castro durante la seduta di chiusura del Primo Congresso, segnala il rimpasto del Comitato
Centrale, in cui entreranno a far parte alcuni rappresentanti 'spettacolari': un "volontario" che combatte
nelle fila del Movimento di Liberazione della Guinea-Bissau, un tagliatore di canna da zucchero, un
poeta, un contadino e, tra i sostituti, alcune donne. Quanto all'ufficio politico vi entreranno il vecchio
stalinista Blas Roca, l'economista comunista Carlos Rafael Rodriguez (di cui Fidel Castro ricorderà -
omaggio o perfidia - "le capacità già riconosciutegli all'epoca del capitalismo"), ma anche i non allineati
come Pedro Miret, e gli amministratori provinciali Millan e Machadito. Designazioni calcolate, prima
ancora di essere presentate come promozioni naturali, estranee ad ogni spirito di clan o di sapiente
dosaggio, estranee persino ai legami familiari.
Di fatto tutti gli organi di potere sono tenuti dal Partito, che assicura la disciplina e l'orientamento
generale, vedi l'esempio delle Forze Armate: "Gli ufficiali contano tra le loro fila l'85% di militanti del
Partito e dell'Unione della Gioventù Comunista" (Granma, 4 gennaio 1976). Questa struttura militare
è essenziale. Opera di Raul Castro, essa è oggetto di ogni riguardo. Nel suo rapporto centrale, Fidel
pone l'accento sui vantaggi particolari di cui devono beneficiare i militari: "Il compito della società è di
migliorare progressivamente le condizioni di vita e di lavoro dei nostri ufficiali e soldati, conformemente
all'importanza sociale che essa accorda al loro lavoro. È per questo motivo che sono state prese delle
misure per elevare la paga degli ufficiali; delle comunità militari sono costruite al fine di risolvere il
problema dell'ambiente e di creare migliori condizioni di vita. In avvenire bisognerà fare uno sforzo
maggiore in questo senso, ciò dimostrerà la meritata riconoscenza del nostro popolo lavoratore verso
coloro che rischiano la propria vita e la sacrificano interamente per compiere la sacra missione di
difendere la patria.... Queste misure giuste ed urgenti devono essere capite in tutta la loro portata dalle
istituzioni statali e dalle organizzazioni di massa, solo così il paese dimostrerà quanto apprezza il lavoro
ed il sacrificio quotidiano dei nostri ufficiali".
Possiamo arguire che l'entusiasmo popolare per i costi e il privilegio dell'esercito non sia totale, in quanto
Fidel deve, nello stesso discorso (che dura qualche ora!), insistere: "conviene impiantare nell'avvenire
più prossimo, una politica di reclutamento in modo da accogliere sotto la bandiera dei giovani,
competenti ed atti sul piano politico, morale e intellettuale, ciò li obbligherà a modificare l'attuale
concezione a questo proposito. Certuni, parenti ed insegnanti, ed anche alcuni organismi, invece di
presentare il servizio militare come un grande onore per i giovani, se ne servono per spaventare i bambini
che non studiano a mo' di minaccia o di mezzo di punizione. Questo criterio deve essere eliminato
radicalmente".
In effetti per i lavoratori le promesse sono meno belle che per gli uomini in uniforme. Il quadro generale?
"Noi trufferemmo il popolo se gli inculcassimo l'idea che, padroni del nostro destino in campo
economico e sociale, liberi dalla tutela imperialista, non vi siano limiti all'accesso alla ricchezza e
all'abbondanza per la nostra società. Il primo limite è stabilito dalle nostre risorse materiali dell'ambiente
fisico nel quale si trova il nostro popolo, a questo bisogna aggiungere la base agricola dalla quale siamo
partiti, lo sviluppo culturale e tecnologico arretrato e le difficoltà obiettive e soggettive del mondo nel
quale viviamo" (Rapporto di Fidel Castro al primo Congresso - Granma, 26 dicembre 1975).
Per ciò che riguarda le decisioni, conferme e assestamento di ciò che già viene applicato, noi le troviamo
nella Risoluzione sul sistema di direzione e pianificazione dell'economia (Granma, 25 dicembre 1975):
"L'applicazione del sistema e il perfezionamento dei meccanismi di pianificazione devono tendere a
ottenere degli equilibri territoriali corrispondenti alle risorse di lavoro, che permettano di introdurre un
sistema di contrasti diretti con la forza di lavoro delle imprese.... Le imprese pagheranno la retribuzione
corrispondente al lavoro volontario (sic!) all'organizzazione di massa o all'organo statale che realizza la
mobilitazione, le quali dovranno trasferire questi fondi al bilancio di stato come contributo allo sviluppo
dell'economia nazionale. Allo stesso modo le imprese che utilizzano l'apporto del lavoro volontario
dovranno sopportare le spese di mobilitazione che le concernono"...
"L'amministratore dell'impresa dovrà avere come base il principio di responsabilità unica congiunta con
la direzione collettiva (sic!). L'impresa dovrà contare su un direttore designato dal suo organo superiore,
con la massima autorità nella sua attività, che sarà aiutato da un consiglio di direzione nel quale deve
essere rappresentata l'organizzazione sindacale"...
(Il direttore) "In relazione con lui dovrà svilupparsi un sistema di stimoli morali e materiali che,
adeguatamente combinati, svolgeranno un ruolo decisivo nell'elaborazione di piani destinati ad estrarre
il massimo delle possibilità produttive esistenti, ad aumentare l'efficienza economica, a sviluppare lo
spirito collettivo dei lavoratori ed a elevare la coscienza economica e la responsabilità nel compimento
del dovere sociale. Lo stimolo materiale diretto dei lavoratori deve realizzarsi principalmente tramite
l'applicazione conseguente del principio di distribuzione socialista: da ciascuno secondo le sue capacità,
a ciascuno secondo il suo lavoro".
I quadri? "Per il personale tecnico e dirigente dell'amministrazione e della direzione economica, e, più
in generale dell'apparato statale che funzionerà col finanziamento del bilancio, dovranno essere stabiliti
dei meccanismi di stimolo per una politica dei salari, di metodi adeguati di promozione e di premi per
i risultati dell'emulazione socialista che possono includere degli stimoli materiali. A questi livelli, gli
stimoli di carattere morale dovranno costituire la principale forma di incitamento".
A cosa servono i Comitati di Difesa della Rivoluzione? "La formazione di lavoratori sociali
dell'organizzazione, così come la realizzazione di un lavoro costante per ciò che concerne l'eliminazione
dei comportamenti anti-sociali, e la ricerca di più stretti contatti con i tribunali popolari e la Giustizia
Generale della Repubblica figurano egualmente tra gli aspetti più notevoli di questi organismi..."
(Granma, 21 dicembre 1975).
I Comitati di Difesa della Rivoluzione oltre che a fini polizieschi servono a qualcos'altro? Certamente:
"Al tempo della riunione del segretariato dei Comitati di Difesa della Rivoluzione, si mise a conoscenza
che, al fine di rendere più stretti i rapporti tra le Forze Armate e il popolo, e per elevare la coscienza
patriottica delle masse lavoratrici, avranno luogo più di 38.000 omaggi ai combattenti delle Forze
Armate Rivoluzionarie e dell'Esercito dei Giovani del Lavoro, 8.400 incontri C.D.R.-F.A.R. e circa
8.000 "arrivederci" a dei giovani partenti per il servizio militare generale, ed inoltre 1.982 omaggi a
placche commemorative e monumenti storici".
Non dimentichiamo i poliziotti: "I combattenti del Ministero degli Interni sono stati presenti a fianco di
quelli delle Forze Armate Rivoluzionarie e degli uomini del popolo, in ogni missione internazionalista.
Essi hanno invariabilmente svolto il ruolo assegnatogli dalla Rivoluzione con pazienza, intelligenza e
grande vigore rivoluzionario. Le lotte e le vittorie del popolo per consolidare la Rivoluzione sono
indissolubilmente legate agli organi del Ministero degli Interni" (Rapporto Centrale di Fidel Castro -
Granma, 4 gennaio 1976).
I discorsi ed i rapporti ufficiali portano a conoscenza di interventi di consiglieri e truppe cubane
nell'Africa Nera e in Siria così come in Algeria (Discorso di chiusura - Granma, 24 dicembre 1975).
Ma allora qual è la natura dei rapporti con il dispositivo strategico delle Forze Armate sovietiche?
"L'aiuto militante della grande patria di Lenin, che dai primi momenti, i più difficili della nostra
Rivoluzione, ci ha fornito, a titolo gratuito, i moderni mezzi di difesa, stimati in vari miliardi di pesos,
di cui sono dotate le nostre unità, è stato decisivo. Abbiamo ricevuto dall'Unione Sovietica un'assistenza
preziosa tramite i suoi tecnici militari che ci hanno insegnato l'uso delle armi, ci hanno trasmesso la loro
conoscenza della scienza militare contemporanea e ci hanno dato l'esempio della loro modestia, della loro
devozione e del loro comportamento comunista nella vita" (Granma, 4 gennaio 1976).
Fermiamoci qui. Non è necessario andare ad origliare alle porte o abbandonarsi a bollettini confidenziali
per sapere come funziona il regime cubano. Solo coloro che non vogliono sapere non sanno.
Ancora una citazione, di altro genere. Quella di alcuni stralci di una lettera di Hueber Mato - questo
uomo d'azione che fu una delle figure più temerarie della lotta contro Batista, che fu arrestato e
condannato nel 1960 per aver denunciato il progressivo controllo del partito comunista sulla rivoluzione
cubana: "Voi tutti credete che si stia avvicinando il momento in cui il governo cubano darà la libertà ai
suoi prigionieri politici, noi, che viviamo tutto questo con gli occhi dell'esperienza la pensiamo
diversamente. Noi crediamo di restare in prigione tutta la vita. Siamo d'accordo nel riconoscere che il
potere rivoluzionario del nostro paese abbia avuto abbastanza tempo e accumulato mezzi sufficienti per
sentirsi forte, e che il cambiamento della politica estera sia significativo, ma nessun cambiamento sembra
influire sul nostro destino. La realtà che noi respiriamo ci dice che noi apparteniamo ad un altro mondo,
che siamo sotterrati nelle viscere della terra. Io ho più che un presentimento: sono praticamente convinto
che passerò i miei ultimi giorni chiuso in questa cella, sono l'ombra dell'uomo che entrò in prigione
nell'ottobre 1959. Gran parte dei miei capelli sono caduti, e quelli che mi restano sono grigi o bianchi.
Ho solo 56 anni ma sembro un vecchio".
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