Rivista Anarchica Online
I due volti del TG
di R. A.
Se pur con l'inevitabile lentezza, la riforma della RAI-TV si è messa in moto. Al momento in cui
scriviamo, i nuovi telegiornali (il TG1 e il TG2) sono in onda da una settimana e così dicasi del loro
equivalente radiofonico. È forse presto per dare un giudizio definitivo. Crediamo comunque opportuno
un commento sull'impostazione generale di questo che viene fatto passare per un "nuovo modo" di
gestire l'informazione radiotelevisiva. Le opinioni che abbiamo letto sui vari organi di stampa ci sono
apparse, più o meno, favorevoli. Le riserve vertono principalmente sul futuro, originate dal dubbio che
l'opera di miglioramento possa durare. Il maggior spazio dato ai servizi in presa diretta, alle interviste
fatte "a caldo" con i protagonisti dei fatti descritti, è stato comunque valutato positivamente, come un
sintomo di un giornalismo più sincero, meno "di regime" di quello finora ammanitoci dalle versioni
ufficiali lette dai "signori-mezzo-busto".
Nessuno, però (almeno a nostra notizia), si è chiesto in virtù di quale magia un'informazione
monopolizzata, e quindi univoca per definizione, possa diventare "obiettiva", possa restare appunto
informazione dei fatti e non versione ufficiale dei fatti stessi. Al contrario, da più parti, il monopolio di
Stato sulla RAI-TV è stato presentato come una garanzia di quell'obiettività che l'informazione "privata"
non potrebbe avere, essendo sempre, per un verso o per l'altro, di parte. Come se lo Stato non fosse una
"parte" anch'esso, con i suoi interessi specifici e le sue necessità, con un suo "modo" di vedere le cose
e farle conoscere. L'equivoco, o per meglio dire la mistificazione della riforma RAI-TV, sta proprio in
questo, nel dar credito all'opinione che sia possibile, con opportuni accorgimenti tecnici e organizzativi,
che i feudatari di via Teulada diano alla gente notizie veritiere, dicendo spregiudicatamente pane al pane
e vino al vino. Nel mettere in giro l'idea, cioè, che quella che fino ad adesso era solo "la voce del
padrone" possa diventare la "voce della verità".
Ma è incredibile la faccia tosta di chi viene a presentarci la informazione di Stato come unica alternativa
all'inevitabile parzialità di quella legata ai grossi interessi politici ed economici. Qualcuno dirà che la
nostra è un'opinione preconcetta, e siamo d'accordo, lo è. Anche chi teme di gettarsi nel vuoto ha l'idea
preconcetta di sfracellarsi al suolo, e fa volentieri a meno di verifiche "a posteriori". Del pari, la nostra
sfiducia nello Stato è ormai ampiamente confermata da una lunga serie di esperienze, e non ci sentiamo
certo anti-scientifici quando vogliamo ribadirla "a priori". Comunque, andiamo pure a guardarli un po'
più da vicino, questi nuovi tele- e radio-giornali. La novità più rilevante, quella più insistentemente
commentata, è la diversa caratterizzazione ideologica dei vari programmi. Certo non è detto
ufficialmente, ma "si sa" (e finora si constata) che il TG1 è di stampo moderato, tendenzialmente filo-governativo, mentre il TG2 è più "a sinistra", di opposizione. Il giornale del primo programma
radiofonico e quello del secondo ripetono, in ordine inverso, le medesime distinzioni. Tutto ciò, si dice,
nel quadro di un'informazione più obiettiva, più rispondente alle esigenze degli utenti, più rispettosa delle
diverse opinioni. Non sappiamo se sia il caso di scoppiare a ridere per il disprezzo e lo scherno, o
rabbrividire di paura. Ve l'immaginate il Corriere della Sera che esce in due edizioni, una di destra e una
di sinistra? Bene, qui la cosa è la stessa. Nel momento in cui l'informazione ufficiale mostra la corda e
perde di credito, ecco la doppia informazione ufficiale, o meglio, accanto all'informazione ufficiale
l'informazione d'opposizione ufficiale. Come dire: volete dissentire? benissimo, vi insegnamo subito noi
come dovete fare. Purché restiate incollati al televisore, purché continuiate a dipendere da noi per quanto
riguarda le idee che vi passano per la testa.
Oltre a tutto, i diversi programmi di notizie sono spesso sovrapposti, o sfalsati di pochi minuti soltanto,
sicché l'ascoltatore, dopo i primi giorni di rodaggio per scegliere la trasmissione "adatta a lui", non potrà
fare altro che affidarsi ciecamente ad una delle due impostazioni, rinunciando al "controllo" dell'altra
versione. Col risultato, a voler prendere per buona l'intenzione di obiettività che ha mosso la riforma,
di restare legato ad un'informazione necessariamente parziale o incompleta, cioè antitetica a quella che
la RAI-TV pretenderebbe di dare. La cosa, come si vede, presenta aspetti decisamente grotteschi. Ma
i brividi di paura cui si accennava poc'anzi sono motivati dal fatto che una simile manovra di
manipolazione del consenso pubblico, pur così grossolana e impudica, ha molte probabilità di passare,
perché si adatta assai bene all'idea, sapientemente instillata nelle persone in trent'anni di "democrazia",
che nulla sia certo, tutto dipenda dalle opinioni e dai punti di vista i quali, inevitabilmente, non possono
che essere diversi e contrastanti. Come se lo sfruttamento fosse questione di opinioni, e così la
repressione, il privilegio, il potere, le classi. Come se la lotta contro tutto ciò fosse solo un'idea come
tante altre, di cui discuterne nei salotti.
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