Rivista Anarchica Online
"Cercano di fotterci ma noi..."
a cura del Centro redazionale della provincia di Napoli
Napoli: i disoccupati si organizzano
Quello che è avvenuto a Napoli in questi ultimi tempi è un fenomeno estremamente interessante. Non
ci riferiamo certo all'insediamento di una giunta rosa in Comune, con relativo sindaco comunista (come
a Torino, come a Bologna). Pensiamo invece a quanto sta avvenendo nell'ambito vastissimo dei
disoccupati, che nel capoluogo campano, in particolare, costituiscono una massa veramente enorme:
massa perlopiù informe, le cui miserabili condizioni di vita e la cui aspirazione a trovare lavoro sono state
spesso strumentalizzate ora da questa ora da quella forza politica per fini elettoralistici e di potere. Basti
citare i nomi di due uomini politici, il monarchico Lauro ed il democristiano Gava, noti anche all'estero
quali emblematici rappresentanti del più marcio "clientelismo all'italiana".
Ebbene, negli ultimi mesi qualcosa ha cominciato a muoversi tra i disoccupati: molti di loro hanno
cominciato a prendere coscienza della loro situazione sociale e delle responsabilità di "quelli che stanno
in alto". La loro rabbia è scesa in piazza, arrivando presto alle prime pagine dei quotidiani. Che cosa
vogliono? Come si stanno organizzando? Queste domande hanno posto ad alcuni militanti del
Movimento dei Disoccupati Organizzati i compagni del centro redazionale della provincia di Napoli. Ne
è risultata l'intervista che pubblichiamo in queste pagine, estremamente vivace ed interessante: la
presentiamo ai nostri lettori come materiale "di prima mano" in merito ad una situazione che potrà avere,
ce lo auguriamo, positivi sviluppi al di fuori delle burocrazie dei partiti, dei partitini e dei sindacati.
Napoli: una scena abituale, sui giardinetti antistanti il Municipio stazionano un centinaio di dimostranti,
poi improvvisamente si spostano, vanno alla Prefettura, alla Regione, alla Provincia; ne arrivano degli
altri, bloccano il traffico, gridano degli slogan, aprono uno striscione, "Operai, studenti, disoccupati,
vinceremo organizzati", poi vanno via.
Sono i Comitati dei Disoccupati Organizzati di Napoli, conosciuti da tutti in città e generalmente accolti
solidalmente (del resto in ogni famiglia c'è almeno un disoccupato): le loro azioni, a volte esagerate dalla
fantasia dei cronisti o colorate dall'entusiasmo dei protagonisti, sono note dovunque, addirittura
dall'Inghilterra e dalla Francia alcuni gruppi hanno chiesto notizie sull'organizzazione.
Abbiamo intervistato alcuni militanti del "Movimento dei disoccupati": uno dei 75 delegati del Comitato
di Vico 5 Santi, uno del Comitato di Montecalvario, due del Coordinamento disoccupati-studenti.
Come sono nati i Comitati dei disoccupati organizzati?
FELICE (Vico 5 Santi) - Sotto il collocamento di via Duomo, Rafele e altri disoccupati, esasperati per
la gestione clientelare, iniziarono ad organizzare liste autonome, dapprima con una trentina di persone,
poi sempre di più, e partecipavano ad assemblee al PCI, al sindacato, alla Prefettura, al Comune, così
a vuoto.
Quando erano già una sessantina di persone formarono il Comitato al Vico 5 Santi, presso la sede del
gruppo di Nuova Unità, che mise a disposizione mezzi e consigli tecnici, senza però interferire
nell'attività. In seguito il numero degli organizzati aumentò sempre di più, reclutando direttamente sotto
all'ufficio di collocamento i disoccupati che andavano lì per affidarsi a questo o quel notabile.
Cominciarono così a formarsi i famosi cortei di 50-60 persone che andavano a protestare presso l'Ente-Porto, ad occupare gli ospedali dove c'era una maggiore carenza di personale; finché si formò un gruppo
di 700 persone che poi è stato il protagonista delle tappe più importanti del movimento: dagli episodi
di Piazza Dante (un passante ucciso dalla polizia) alla tenda all'epoca del sindaco DC Milanesi (tre giorni
accampati fuori al Municipio), alle manifestazioni a Roma sotto non mi ricordo quale Ministero. Piazza
Dante significò una svolta decisiva nell'evoluzione del movimento: prima c'erano solo masse che si
muovevano senz'organizzazione; poi, quando la polizia ha cominciato a reprimere, c'è stato lo sviluppo
dovuto anche a circostanze favorevoli quali le elezioni imminenti, il dopo-colera ecc.. Poi abbiamo fatto
anche parecchi cortei nei paesi della provincia (Barra, Ponticelli ecc.), occupavamo i treni per spostarci;
durante i cortei c'era sempre la polizia che rompeva le scatole, allora abbiamo trovato una soluzione:
sugli striscioni ci scrivevamo CGIL-CISL-UIL.
All'inizio quindi il sindacato è entrato come copertura?
FELICE - Si. Facevamo un corteo al giorno e non eravamo autorizzati, però con quella sigla la polizia
non ci dava noie.
Qual è l'obiettivo della maggioranza dei disoccupati che scendono in piazza?
FELICE - Indubbiamente nella massa c'è l'obiettivo immediato dell'occupazione, e noi stiamo cercando
di creare un organismo di massa che serva a mantenere in vita il movimento anche dopo l'occupazione.
Gli obiettivi generali del movimento sono: 1) posto stabile e sicuro; 2) assistenza sanitaria per i
disoccupati; 3) indennità di disoccupazione pari all'80% del salario medio operaio, agganciato
all'aumento del costo della vita ed esteso anche ai giovani in attesa di primo impiego.
C'è il pericolo che una volta ottenuto il posto 'stabile e sicuro' parecchi ci abbandoneranno, però sono
sicuro che fin quando ci sarà il capitalismo, di disoccupati ce ne saranno sempre, allora questa lotta non
finirà mai. Poi l'aver lottato in prima persona ha portato a una crescita politica: per esempio, un fatto
banale, si vedono sempre più spesso proletari anche anziani con giornali della sinistra extraparlamentare.
Intanto qualcosa abbiamo ottenuto: il Governo è stato costretto a decidere degli interventi straordinari
per procurare posti di lavoro provvisori; per esempio, creando cantieri edili per la manutenzione di edifici
pubblici, restauro di monumenti e tutte le imprese appaltatrici hanno dovuto assumere i disoccupati
organizzati. Però il posto non è stabile e la lotta continua.
Quando siamo stati immessi nei cantieri edili c'è stato un impatto tra i vecchi muratori, trattati come
schiavi, e noi, che forti dell'esperienza di lotta diretta vittoriosa abbiamo scosso la loro mentalità
fatalistica con continue rivendicazioni.
In seguito ai successi, anche se parziali, conseguiti dal cosiddetto 'Comitato dei 700' si sono formati
in città numerose altre liste che organizzano fino a 14.000 disoccupati, animate da partiti e gruppi
politici di diversa tendenza.
GENNARO (Montecalvario) - È vero, il primo Comitato è stato quello di Vico 5 Santi, ed è stato
questo che ha portato avanti un processo di unificazione con gli altri comitati, sorti nel frattempo e che
avevano trovato ospitalità nelle sedi dei vari gruppi della sinistra extraparlamentare. Si è creato così un
Coordinamento Cittadino nel cui ambito vengono prese quelle decisioni che riguardano i vari comitati:
all'assemblea generale, che si tiene in un'aula dell'università, partecipano rappresentanze allargate di tutti
i comitati e si decidono gli obiettivi e la mobilitazione generale, mentre le piccole manifestazioni vengono
decise dai singoli comitati. I blocchi stradali, per esempio, sono attuati da gruppi di 30-40 disoccupati
e magari contemporaneamente in altre parti della città altri comitati fanno lo stesso (o lo fanno nelle sere
successive). L'importante è che in città ci sia una presenza continua per mantenere viva l'attenzione sul
problema. Non so fino a che punto sono utili i blocchi stradali perché provocano disagio anche agli
operai che vanno o tornano dal lavoro e la loro solidarietà potrebbe venir meno. La tattica dei piccoli
blocchi attuati contemporaneamente nei vari punti della città serve anche a disorientare la polizia. A volte
è capitato che la polizia, giunta quando i dimostranti si erano già dileguati, ha caricato lo stesso persone
che si trovavano lì per caso. Per esempio a via Roma furono ferite due persone da candelotti lacrimogeni
sparati ad altezza d'uomo: un autista dell'ATAN e un barista che stava abbassando la saracinesca del bar.
Ora, però, ci stiamo muovendo in un altro modo, perché non sappiamo fino a che punto è vincente
questa forma di lotta: abbiamo occupato il CRIA (Centro Ricerche Inquinamento Atmosferico), che si
era opposto all'ampliamento dell'Italsider, e ci sono in programma tutta una serie di occupazioni di edifici
dove sappiamo che si possono reperire posti di lavoro. Queste azioni vengono decise a livello di
Coordinamento, ma con rappresentanze ristrette e il luogo da occupare non viene reso pubblico per
evitare di trovare sul posto la polizia schierata in forze.
E i risultati?
GENNARO - Almeno per quello che riguarda la solidarietà della popolazione non ci aspettavamo tanto.
Per il resto, il Prefetto ha dovuto seguire le nostre indicazioni e reperire i posti disponibili. In ogni caso
la lotta continua: sappiamo che il Rettore Cuomo, socialdemocratico, ha bloccato lo stanziamento di vari
miliardi per il rinnovamento e il restauro dell'Università centrale, per l'apertura di nuove mense per gli
studenti, per la costruzione della Casa dello studente, tutte cose queste che significherebbero lavoro per
migliaia di persone; uguale discorso vale per il nuovo Policlinico che non funziona per carenza di
organici, perché i baroni dell'Università vorrebbero continuare la loro gestione clientelare.
Abbiamo creato un comitato permanente studenti-disoccupati che ha promosso l'occupazione del
Politecnico per l'ampliamento della mensa aziendale, dove siamo riusciti a far assumere 46 ex-dipendenti
dell'ANGUS (tutte donne), visto che non volevano assumere quelli dei comitati. Sappiamo che anche
alla ferrovia ci sono dei posti e abbiamo intenzione di andarceli a prendere, già una volta abbiamo
occupato la ferrovia.
Come si sono poste le forze della sinistra ufficiale nei vostri confronti, considerando che nel momento
in cui sono andate a formare Giunte di sinistra al Comune e alla Provincia, sono diventate un po' la
vostra controparte?
FELICE - Vedi, all'inizio il PCI è intervenuto indirettamente e solo perché a noi serviva una sede più
grande dove incontrarci: del resto l'avanzata del PCI è stata anche merito nostro, in quanto è riuscito
a raccogliere i frutti della nostra lotta e della nostra mobilitazione. Però io penso che non sia utile
discreditare il PCI, altrimenti si rischia di spingere a destra quei disoccupati che non sono pienamente
convinti. Comunque oggi il PCI critica le manifestazioni di piazza, i blocchi stradali; ci chiama
provocatori, teppisti. Prima che si formasse la giunta di sinistra, queste forme di protesta erano all'ordine
del giorno e il PCI non ci aveva mai criticati. Perché? È evidente che ci vedono in chiave elettorale, ci
considerano massa di manovra. 'Loro' si sono rifatti vivi esattamente dopo un anno dalla famosa vittoria
dei 700 posti (ottenuta dal 'partito' secondo loro) e questo mi fa credere che i nostri obiettivi possono
essere raggiunti.
Ma non credi invece che il PCI abbia nuovamente bisogno di voi, ora che si avvicina la revisione della
giunta?
FELICE - Infatti un consigliere comunale ci ha assicurato che avremmo ottenuto il posto stabile e sicuro
entro maggio e, per chi non ha i requisiti, dei corsi finalizzati di un anno con l'assunzione garantita. Ma
la base ha intuito che l'appoggio del PCI è strumentale. Si vedeva chiaramente l'altro giorno per esempio,
alla seduta del Consiglio Provinciale, che i vari delegati dei disoccupati, quando parlavano quelli del PCI,
facevano segno di applaudire. Quando parlavano gli altri, fischi e pernacchie.
Del resto anche gli extraparlamentari a una delle ultime assemblee all'università hanno fatto un discorso
'alla PCI' tipo elettorale, meno male che l'assemblea si è svegliata con un discorso arrabbiato di un
disoccupato: "se tra nove mesi non avremo il posto, accerimmo a tutti quanti, sindacalisti e politici" e
subito sono intervenuti i pompieri per chiarire chi è la controparte, distinguere i buoni dai malamenti.
Ci dicono sempre che i posti disponibili sono insufficienti rispetto ai 14.000 iscritti nelle liste: ma ci sono
tante liste che per ragioni politiche si sono intrufolate tra noi (le liste clientelari sono formate in
maggioranza da impiegati già occupati) e guarda caso 4-5.000 persone non si sono presentate a ritirare
il sussidio; e guarda caso in piazza scendono sempre le solite 2.000 persone. Il discorso che facciamo
è questo: per ora sono usciti 3.300 posti, diamoli a chi lotta veramente, poi cercheremo di farne uscire
altri, tanto la lotta continua; se si gonfia il problema lo si rende insolubile...
Tu sei un delegato. È vero che i migliori posti di lavoro li state prendendo voi?
FELICE - Il fatto è questo, dipende dal grado di istruzione, ci sarà il manovale che al limite andrà a fare
lo spazzino, ci sarò io che magari andrò a fare l'impiegato...
E i delegati sono quasi tutti impiegati?
FELICE - Non è esatto, quelli che hanno un titolo di studio sono due o tre, la maggioranza a stento ha
la quinta elementare. Però sono più preparati politicamente, sono quelli che sanno parlare meglio, i
cosiddetti 'trascinatori di popolo'.
E poi la base, cioè quella gente che non vedete mai sul palco, già si sta organizzando: in ogni cantiere
stiamo cercando di politicizzare gli altri lavoratori. Anche quando tutti saranno occupati resterà sempre
il 'seme' pronto a germogliare, perché noi politicamente abbiamo capito una cosa, che il movimento dei
disoccupati organizzati è la cosa più importante di questo momento per chi crede in una rivoluzione.
Come vengono assegnati posti disponibili?
DONATO (Coordinamento disoccupati-studenti) - La Prefettura ha preso l'impegno di reperire presso
le varie aziende le disponibilità attuali di posti. Aziende come l'ATAN, le TPN, il Porto hanno già fornito
le loro disponibilità; naturalmente si tratta di aziende pubbliche, perché il padrone privato non le dà.
Comunque quando la Prefettura ha trovato, mettiamo, 2.000 posti, dice ai delegati delle liste di mettersi
d'accordo per la distribuzione e così crea degli attriti all'interno del movimento. L'elemento di debolezza
reale del movimento è proprio questo. Adesso ci sono varie teorie riguardo al criterio di assegnazione
dei posti: c'è chi vorrebbe seguire l'ordine di presentazione delle liste, ma tra i disoccupati già si sentono
discussioni tipo: "della lista 14 scendono in piazza solo 4 o 5 di loro, io che mi sono fatto il culo per mesi
e sto alla lista dopo, c'aggio a fa?". C'è chi prepara 'liste di lotta' (non si è capito bene cosa dovrebbero
essere). Tra le liste consegnate in Prefettura, si fanno altre liste di chi è stato di più a lottare in mezzo
alla strada. Ma sono criteri estremamente discriminatori.
È vero che i Gruppi (LC, AO, PdUP ecc.) vogliono fare incetta di militanti tra i disoccupati?
DONATO - Il tentativo non è quello di creare simpatizzanti, bensì di gestire una fetta di movimento e
dire: "siamo presenti nel movimento".
Con la Giunta di sinistra non si fanno più manifestazioni davanti al Municipio...
DONATO - Però Valenzi, a titolo pubblicitario, prima di Natale, ricevette i disoccupati al Maschio
Angioino (compagni di Lotta Continua con le bandiere gridavano 'viva il sindaco').
Nel movimento dei disoccupati ci sono varie tendenze ed orientamenti: c'è quello che si fa stronziare;
quello che dice "un sindaco vale l'altro, alla fine ci prendono sempre per il culo"; ci sta pure chi come
Valenzi riesce a fare il discorso un po' incazziatello di sinistra "la disoccupazione è la piaga di Napoli,
allora fino a quando non l'avremo sanata non ce ne andiamo". Questo discorso fa abbastanza presa. Il
PCI non riesce a gestire il movimento, ci sono alcune liste organizzate dal PCI proprio per questo, ma
vi è contraddizione, perché il sindacato, quando è messo di fronte a delle responsabilità, si tira indietro,
tergiversa. Caso tipico: quando i disoccupati sono stati caricati dalla polizia proprio sotto la Camera del
lavoro, il Sindacato non ha mosso un dito. Niente, neanche L'Unità ne ha parlato.
Pensi che i disoccupati si siano posti il problema di un progetto politico complessivo?
DONATO - I disoccupati sono esasperati, e poi la gente si è sempre organizzata partendo dalle proprie
esigenze immediate...
ARTURO (Coordinamento studenti-disoccupati) - Un fatto positivo è che diversi disoccupati, all'interno
dei quartieri in cui vivono, sono mobilitati anche sul sociale, tipo occupazione di case ecc. come quelli
della Torretta, della Loggetta che ormai una certa coscienza l'hanno raggiunta.
Sappiamo che ci sono stati picchettaggi di disoccupati fuori le fabbriche, contatti con gli studenti...
ARTURO - Si, tanto è vero che abbiamo organizzato un Coordinamento tra disoccupati e studenti. È
stato distribuito un documento con un'analisi politica del rapporto tra studenti e disoccupati, con
proposte tipo paga giornaliera per i disoccupati, liste di disoccupati all'interno delle scuole; cose giuste
che hanno preso piede all'interno di istituti professionali come il Bernini e il Casanova.
E tu delle giunte di sinistra che ne pensi?
GENNARO - A noi fa anche piacere che ci sia una giunta di sinistra, però d'altra parte ce lo ha messo
in culo, perché all'interno del movimento c'è chi dice "Non possiamo attaccarli, sono sempre dei
compagni"; invece secondo me è stato un errore, perché il PCI dei disoccupati organizzati non se ne è
fottuto proprio, cioè non ha mai dato quell'appoggio concreto che avrebbe dovuto dare un partito che
si definisce 'partito dei lavoratori'. E così pure il sindacato che ha cercato di frenare la lotta.
Non ci resta quindi che agire in termini di rapporti di forza: con questa gente non andiamo a parlare
come singolo delegato, o come singolo comitato, ma come Coordinamento e imponiamo il nostro punto
di vista.
A volte ci hanno accusati di essere violenti extraparlamentari, provocatori e compagnia bella; è normale!
Però siamo riusciti a spuntarla, cioè loro non possono venir meno a certe promesse fatte.
Si dice che i delegati, ponendosi in un'ottica di tipo sindacalista, siano riusciti a emarginare la base,
e che a trattare col Prefetto ci vadano solo loro.
GENNARO - Posso smentirlo; ieri sera abbiamo avuto un incontro alla regione e la base ha imposto che
la delegazione fosse composta da due delegati scelti a caso e tre disoccupati scelti sul momento, per
evitare equivoci di accordi preesistenti. È normale che non ci sia una grande fiducia perché tra noi può
esserci certamente qualche prezzolato, sindacalista, qualche infiltrato o qualche poliziotto, siamo in tanti!
E poi è inutile nasconderlo, per quanto riguarda i delegati c'è tutta una lotta all'interno. Ci sono due tipi
di delegati: il capopopolo, che vuole essere delegato a tutti costi, per prestigio personale e perché vuole
essere sempre informato; l'altro, come nel nostro comitato, che viene eletto dalla base. Ora stiamo
cercando di portare compagni più preparati per emarginare i qualunquisti, che poi molti di loro in realtà
sono proletari che pur avendo capito i fatti si lasciano strumentalizzare perché non hanno una
preparazione politica.
Comunque ho sentito discorsi che mi hanno lasciato allibito: disoccupati che parlavano di aborto, di
antimilitarismo. Loro dicevano che un proletario che va a fare il poliziotto è un fetente, perché prima di
tutto è un servo del padrone e del capitalismo, ma è anche uno che ha rinnegato la propria classe. Senti
dire che nell'esercito c'è gente inutile come gli ufficiali che si fottono l'anima dei soldi, mentre loro si
puzzano di fame e non si vanno ad arruolare perché preferiscono arrangiarsi piuttosto che fare il
poliziotto e uccidere un ladro che ruba per fame. Questo secondo me è un discorso avanzato. C'è
coscienza nei disoccupati, forse non è totale, esiste pure molto qualunquismo, ma questo è un
movimento giovane, nato da poco; anzi io penso che questo è uno dei movimenti che effettivamente può
fare storia in un certo senso, perché è la prima volta che si può dire che c'è stata una presa di coscienza
tale da tenere unito il proletariato alla base.
FELICE - Senti compagno, vorrei farti notare un'ultima cosa: l'atteggiamento dei disoccupati nei
confronti dei militanti dei gruppi extraparlamentari si sta chiarendo negli ultimi tempi; per esempio a una
delle ultime assemblee al Politecnico i leader dei gruppi venuti per fare le 'dive' sono stati letteralmente
cacciati via dal palco. Diciamolo chiaro e tondo: i disoccupati se ne fottono dei discorsi fumosi ed
incomprensibili, i disoccupati vogliono chiarezza e soprattutto badano al sodo.
Cassa integrazione nel Sud
I dati forniti dall'Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale sulle ore concesse dalla Cassa
Integrazione Guadagni per il mese di gennaio 1976 presentano, rispetto allo stesso mese del 1975, un
notevole aumento nelle regioni meridionali. Esso risulta infatti complessivamente nel Mezzogiorno
del 79,8%, mentre in tutta Italia si è registrata una diminuzione del 4,3%, come indicato nella tabella
allegata.
Le regioni meridionali sono anche in testa per la disoccupazione. Tra il dicembre del 1974 e lo stesso
mese del 1975 le persone in cerca di lavoro sono aumentate in tutta Italia del 13,7%, così ripartite:
11,4% al Sud e 2,3% nel Centro-Nord. |
Regioni |
Gennaio 1975 |
Gennaio 1976 |
Variazione % |
Abruzzo
Molise
Campagna
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Mezzogiorno
Italia |
487.305
3.689
747.910
1.114.933
1.041
11.452
159.322
27.980
2.553.632
24.839.588 |
690.359
17.576
2.484.096
698.579
43.940
38.132
295.819
323.402
4.591.903
23.782.413 |
41,7
376,4
232,1
-37,3
4.120,9
233,0
85,7
1.055,8
79,8
-4,3 |
|