Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 6 nr. 46
marzo 1976


Rivista Anarchica Online

"Cercano di fotterci ma noi..."
a cura del Centro redazionale della provincia di Napoli

Napoli: i disoccupati si organizzano

Quello che è avvenuto a Napoli in questi ultimi tempi è un fenomeno estremamente interessante. Non ci riferiamo certo all'insediamento di una giunta rosa in Comune, con relativo sindaco comunista (come a Torino, come a Bologna). Pensiamo invece a quanto sta avvenendo nell'ambito vastissimo dei disoccupati, che nel capoluogo campano, in particolare, costituiscono una massa veramente enorme: massa perlopiù informe, le cui miserabili condizioni di vita e la cui aspirazione a trovare lavoro sono state spesso strumentalizzate ora da questa ora da quella forza politica per fini elettoralistici e di potere. Basti citare i nomi di due uomini politici, il monarchico Lauro ed il democristiano Gava, noti anche all'estero quali emblematici rappresentanti del più marcio "clientelismo all'italiana".

Ebbene, negli ultimi mesi qualcosa ha cominciato a muoversi tra i disoccupati: molti di loro hanno cominciato a prendere coscienza della loro situazione sociale e delle responsabilità di "quelli che stanno in alto". La loro rabbia è scesa in piazza, arrivando presto alle prime pagine dei quotidiani. Che cosa vogliono? Come si stanno organizzando? Queste domande hanno posto ad alcuni militanti del Movimento dei Disoccupati Organizzati i compagni del centro redazionale della provincia di Napoli. Ne è risultata l'intervista che pubblichiamo in queste pagine, estremamente vivace ed interessante: la presentiamo ai nostri lettori come materiale "di prima mano" in merito ad una situazione che potrà avere, ce lo auguriamo, positivi sviluppi al di fuori delle burocrazie dei partiti, dei partitini e dei sindacati.

Napoli: una scena abituale, sui giardinetti antistanti il Municipio stazionano un centinaio di dimostranti, poi improvvisamente si spostano, vanno alla Prefettura, alla Regione, alla Provincia; ne arrivano degli altri, bloccano il traffico, gridano degli slogan, aprono uno striscione, "Operai, studenti, disoccupati, vinceremo organizzati", poi vanno via.

Sono i Comitati dei Disoccupati Organizzati di Napoli, conosciuti da tutti in città e generalmente accolti solidalmente (del resto in ogni famiglia c'è almeno un disoccupato): le loro azioni, a volte esagerate dalla fantasia dei cronisti o colorate dall'entusiasmo dei protagonisti, sono note dovunque, addirittura dall'Inghilterra e dalla Francia alcuni gruppi hanno chiesto notizie sull'organizzazione.

Abbiamo intervistato alcuni militanti del "Movimento dei disoccupati": uno dei 75 delegati del Comitato di Vico 5 Santi, uno del Comitato di Montecalvario, due del Coordinamento disoccupati-studenti.

Come sono nati i Comitati dei disoccupati organizzati?

FELICE (Vico 5 Santi) - Sotto il collocamento di via Duomo, Rafele e altri disoccupati, esasperati per la gestione clientelare, iniziarono ad organizzare liste autonome, dapprima con una trentina di persone, poi sempre di più, e partecipavano ad assemblee al PCI, al sindacato, alla Prefettura, al Comune, così a vuoto.

Quando erano già una sessantina di persone formarono il Comitato al Vico 5 Santi, presso la sede del gruppo di Nuova Unità, che mise a disposizione mezzi e consigli tecnici, senza però interferire nell'attività. In seguito il numero degli organizzati aumentò sempre di più, reclutando direttamente sotto all'ufficio di collocamento i disoccupati che andavano lì per affidarsi a questo o quel notabile. Cominciarono così a formarsi i famosi cortei di 50-60 persone che andavano a protestare presso l'Ente-Porto, ad occupare gli ospedali dove c'era una maggiore carenza di personale; finché si formò un gruppo di 700 persone che poi è stato il protagonista delle tappe più importanti del movimento: dagli episodi di Piazza Dante (un passante ucciso dalla polizia) alla tenda all'epoca del sindaco DC Milanesi (tre giorni accampati fuori al Municipio), alle manifestazioni a Roma sotto non mi ricordo quale Ministero. Piazza Dante significò una svolta decisiva nell'evoluzione del movimento: prima c'erano solo masse che si muovevano senz'organizzazione; poi, quando la polizia ha cominciato a reprimere, c'è stato lo sviluppo dovuto anche a circostanze favorevoli quali le elezioni imminenti, il dopo-colera ecc.. Poi abbiamo fatto anche parecchi cortei nei paesi della provincia (Barra, Ponticelli ecc.), occupavamo i treni per spostarci; durante i cortei c'era sempre la polizia che rompeva le scatole, allora abbiamo trovato una soluzione: sugli striscioni ci scrivevamo CGIL-CISL-UIL.

All'inizio quindi il sindacato è entrato come copertura?

FELICE - Si. Facevamo un corteo al giorno e non eravamo autorizzati, però con quella sigla la polizia non ci dava noie.

Qual è l'obiettivo della maggioranza dei disoccupati che scendono in piazza?

FELICE - Indubbiamente nella massa c'è l'obiettivo immediato dell'occupazione, e noi stiamo cercando di creare un organismo di massa che serva a mantenere in vita il movimento anche dopo l'occupazione. Gli obiettivi generali del movimento sono: 1) posto stabile e sicuro; 2) assistenza sanitaria per i disoccupati; 3) indennità di disoccupazione pari all'80% del salario medio operaio, agganciato all'aumento del costo della vita ed esteso anche ai giovani in attesa di primo impiego.

C'è il pericolo che una volta ottenuto il posto 'stabile e sicuro' parecchi ci abbandoneranno, però sono sicuro che fin quando ci sarà il capitalismo, di disoccupati ce ne saranno sempre, allora questa lotta non finirà mai. Poi l'aver lottato in prima persona ha portato a una crescita politica: per esempio, un fatto banale, si vedono sempre più spesso proletari anche anziani con giornali della sinistra extraparlamentare.

Intanto qualcosa abbiamo ottenuto: il Governo è stato costretto a decidere degli interventi straordinari per procurare posti di lavoro provvisori; per esempio, creando cantieri edili per la manutenzione di edifici pubblici, restauro di monumenti e tutte le imprese appaltatrici hanno dovuto assumere i disoccupati organizzati. Però il posto non è stabile e la lotta continua.

Quando siamo stati immessi nei cantieri edili c'è stato un impatto tra i vecchi muratori, trattati come schiavi, e noi, che forti dell'esperienza di lotta diretta vittoriosa abbiamo scosso la loro mentalità fatalistica con continue rivendicazioni.

In seguito ai successi, anche se parziali, conseguiti dal cosiddetto 'Comitato dei 700' si sono formati in città numerose altre liste che organizzano fino a 14.000 disoccupati, animate da partiti e gruppi politici di diversa tendenza.

GENNARO (Montecalvario) - È vero, il primo Comitato è stato quello di Vico 5 Santi, ed è stato questo che ha portato avanti un processo di unificazione con gli altri comitati, sorti nel frattempo e che avevano trovato ospitalità nelle sedi dei vari gruppi della sinistra extraparlamentare. Si è creato così un Coordinamento Cittadino nel cui ambito vengono prese quelle decisioni che riguardano i vari comitati: all'assemblea generale, che si tiene in un'aula dell'università, partecipano rappresentanze allargate di tutti i comitati e si decidono gli obiettivi e la mobilitazione generale, mentre le piccole manifestazioni vengono decise dai singoli comitati. I blocchi stradali, per esempio, sono attuati da gruppi di 30-40 disoccupati e magari contemporaneamente in altre parti della città altri comitati fanno lo stesso (o lo fanno nelle sere successive). L'importante è che in città ci sia una presenza continua per mantenere viva l'attenzione sul problema. Non so fino a che punto sono utili i blocchi stradali perché provocano disagio anche agli operai che vanno o tornano dal lavoro e la loro solidarietà potrebbe venir meno. La tattica dei piccoli blocchi attuati contemporaneamente nei vari punti della città serve anche a disorientare la polizia. A volte è capitato che la polizia, giunta quando i dimostranti si erano già dileguati, ha caricato lo stesso persone che si trovavano lì per caso. Per esempio a via Roma furono ferite due persone da candelotti lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo: un autista dell'ATAN e un barista che stava abbassando la saracinesca del bar.

Ora, però, ci stiamo muovendo in un altro modo, perché non sappiamo fino a che punto è vincente questa forma di lotta: abbiamo occupato il CRIA (Centro Ricerche Inquinamento Atmosferico), che si era opposto all'ampliamento dell'Italsider, e ci sono in programma tutta una serie di occupazioni di edifici dove sappiamo che si possono reperire posti di lavoro. Queste azioni vengono decise a livello di Coordinamento, ma con rappresentanze ristrette e il luogo da occupare non viene reso pubblico per evitare di trovare sul posto la polizia schierata in forze.

E i risultati?

GENNARO - Almeno per quello che riguarda la solidarietà della popolazione non ci aspettavamo tanto. Per il resto, il Prefetto ha dovuto seguire le nostre indicazioni e reperire i posti disponibili. In ogni caso la lotta continua: sappiamo che il Rettore Cuomo, socialdemocratico, ha bloccato lo stanziamento di vari miliardi per il rinnovamento e il restauro dell'Università centrale, per l'apertura di nuove mense per gli studenti, per la costruzione della Casa dello studente, tutte cose queste che significherebbero lavoro per migliaia di persone; uguale discorso vale per il nuovo Policlinico che non funziona per carenza di organici, perché i baroni dell'Università vorrebbero continuare la loro gestione clientelare.

Abbiamo creato un comitato permanente studenti-disoccupati che ha promosso l'occupazione del Politecnico per l'ampliamento della mensa aziendale, dove siamo riusciti a far assumere 46 ex-dipendenti dell'ANGUS (tutte donne), visto che non volevano assumere quelli dei comitati. Sappiamo che anche alla ferrovia ci sono dei posti e abbiamo intenzione di andarceli a prendere, già una volta abbiamo occupato la ferrovia.

Come si sono poste le forze della sinistra ufficiale nei vostri confronti, considerando che nel momento in cui sono andate a formare Giunte di sinistra al Comune e alla Provincia, sono diventate un po' la vostra controparte?

FELICE - Vedi, all'inizio il PCI è intervenuto indirettamente e solo perché a noi serviva una sede più grande dove incontrarci: del resto l'avanzata del PCI è stata anche merito nostro, in quanto è riuscito a raccogliere i frutti della nostra lotta e della nostra mobilitazione. Però io penso che non sia utile discreditare il PCI, altrimenti si rischia di spingere a destra quei disoccupati che non sono pienamente convinti. Comunque oggi il PCI critica le manifestazioni di piazza, i blocchi stradali; ci chiama provocatori, teppisti. Prima che si formasse la giunta di sinistra, queste forme di protesta erano all'ordine del giorno e il PCI non ci aveva mai criticati. Perché? È evidente che ci vedono in chiave elettorale, ci considerano massa di manovra. 'Loro' si sono rifatti vivi esattamente dopo un anno dalla famosa vittoria dei 700 posti (ottenuta dal 'partito' secondo loro) e questo mi fa credere che i nostri obiettivi possono essere raggiunti.

Ma non credi invece che il PCI abbia nuovamente bisogno di voi, ora che si avvicina la revisione della giunta?

FELICE - Infatti un consigliere comunale ci ha assicurato che avremmo ottenuto il posto stabile e sicuro entro maggio e, per chi non ha i requisiti, dei corsi finalizzati di un anno con l'assunzione garantita. Ma la base ha intuito che l'appoggio del PCI è strumentale. Si vedeva chiaramente l'altro giorno per esempio, alla seduta del Consiglio Provinciale, che i vari delegati dei disoccupati, quando parlavano quelli del PCI, facevano segno di applaudire. Quando parlavano gli altri, fischi e pernacchie.

Del resto anche gli extraparlamentari a una delle ultime assemblee all'università hanno fatto un discorso 'alla PCI' tipo elettorale, meno male che l'assemblea si è svegliata con un discorso arrabbiato di un disoccupato: "se tra nove mesi non avremo il posto, accerimmo a tutti quanti, sindacalisti e politici" e subito sono intervenuti i pompieri per chiarire chi è la controparte, distinguere i buoni dai malamenti.

Ci dicono sempre che i posti disponibili sono insufficienti rispetto ai 14.000 iscritti nelle liste: ma ci sono tante liste che per ragioni politiche si sono intrufolate tra noi (le liste clientelari sono formate in maggioranza da impiegati già occupati) e guarda caso 4-5.000 persone non si sono presentate a ritirare il sussidio; e guarda caso in piazza scendono sempre le solite 2.000 persone. Il discorso che facciamo è questo: per ora sono usciti 3.300 posti, diamoli a chi lotta veramente, poi cercheremo di farne uscire altri, tanto la lotta continua; se si gonfia il problema lo si rende insolubile...

Tu sei un delegato. È vero che i migliori posti di lavoro li state prendendo voi?

FELICE - Il fatto è questo, dipende dal grado di istruzione, ci sarà il manovale che al limite andrà a fare lo spazzino, ci sarò io che magari andrò a fare l'impiegato...

E i delegati sono quasi tutti impiegati?

FELICE - Non è esatto, quelli che hanno un titolo di studio sono due o tre, la maggioranza a stento ha la quinta elementare. Però sono più preparati politicamente, sono quelli che sanno parlare meglio, i cosiddetti 'trascinatori di popolo'.

E poi la base, cioè quella gente che non vedete mai sul palco, già si sta organizzando: in ogni cantiere stiamo cercando di politicizzare gli altri lavoratori. Anche quando tutti saranno occupati resterà sempre il 'seme' pronto a germogliare, perché noi politicamente abbiamo capito una cosa, che il movimento dei disoccupati organizzati è la cosa più importante di questo momento per chi crede in una rivoluzione.

Come vengono assegnati posti disponibili?

DONATO (Coordinamento disoccupati-studenti) - La Prefettura ha preso l'impegno di reperire presso le varie aziende le disponibilità attuali di posti. Aziende come l'ATAN, le TPN, il Porto hanno già fornito le loro disponibilità; naturalmente si tratta di aziende pubbliche, perché il padrone privato non le dà. Comunque quando la Prefettura ha trovato, mettiamo, 2.000 posti, dice ai delegati delle liste di mettersi d'accordo per la distribuzione e così crea degli attriti all'interno del movimento. L'elemento di debolezza reale del movimento è proprio questo. Adesso ci sono varie teorie riguardo al criterio di assegnazione dei posti: c'è chi vorrebbe seguire l'ordine di presentazione delle liste, ma tra i disoccupati già si sentono discussioni tipo: "della lista 14 scendono in piazza solo 4 o 5 di loro, io che mi sono fatto il culo per mesi e sto alla lista dopo, c'aggio a fa?". C'è chi prepara 'liste di lotta' (non si è capito bene cosa dovrebbero essere). Tra le liste consegnate in Prefettura, si fanno altre liste di chi è stato di più a lottare in mezzo alla strada. Ma sono criteri estremamente discriminatori.

È vero che i Gruppi (LC, AO, PdUP ecc.) vogliono fare incetta di militanti tra i disoccupati?

DONATO - Il tentativo non è quello di creare simpatizzanti, bensì di gestire una fetta di movimento e dire: "siamo presenti nel movimento".

Con la Giunta di sinistra non si fanno più manifestazioni davanti al Municipio...

DONATO - Però Valenzi, a titolo pubblicitario, prima di Natale, ricevette i disoccupati al Maschio Angioino (compagni di Lotta Continua con le bandiere gridavano 'viva il sindaco').

Nel movimento dei disoccupati ci sono varie tendenze ed orientamenti: c'è quello che si fa stronziare; quello che dice "un sindaco vale l'altro, alla fine ci prendono sempre per il culo"; ci sta pure chi come Valenzi riesce a fare il discorso un po' incazziatello di sinistra "la disoccupazione è la piaga di Napoli, allora fino a quando non l'avremo sanata non ce ne andiamo". Questo discorso fa abbastanza presa. Il PCI non riesce a gestire il movimento, ci sono alcune liste organizzate dal PCI proprio per questo, ma vi è contraddizione, perché il sindacato, quando è messo di fronte a delle responsabilità, si tira indietro, tergiversa. Caso tipico: quando i disoccupati sono stati caricati dalla polizia proprio sotto la Camera del lavoro, il Sindacato non ha mosso un dito. Niente, neanche L'Unità ne ha parlato.

Pensi che i disoccupati si siano posti il problema di un progetto politico complessivo?

DONATO - I disoccupati sono esasperati, e poi la gente si è sempre organizzata partendo dalle proprie esigenze immediate...

ARTURO (Coordinamento studenti-disoccupati) - Un fatto positivo è che diversi disoccupati, all'interno dei quartieri in cui vivono, sono mobilitati anche sul sociale, tipo occupazione di case ecc. come quelli della Torretta, della Loggetta che ormai una certa coscienza l'hanno raggiunta.

Sappiamo che ci sono stati picchettaggi di disoccupati fuori le fabbriche, contatti con gli studenti...

ARTURO - Si, tanto è vero che abbiamo organizzato un Coordinamento tra disoccupati e studenti. È stato distribuito un documento con un'analisi politica del rapporto tra studenti e disoccupati, con proposte tipo paga giornaliera per i disoccupati, liste di disoccupati all'interno delle scuole; cose giuste che hanno preso piede all'interno di istituti professionali come il Bernini e il Casanova.

E tu delle giunte di sinistra che ne pensi?

GENNARO - A noi fa anche piacere che ci sia una giunta di sinistra, però d'altra parte ce lo ha messo in culo, perché all'interno del movimento c'è chi dice "Non possiamo attaccarli, sono sempre dei compagni"; invece secondo me è stato un errore, perché il PCI dei disoccupati organizzati non se ne è fottuto proprio, cioè non ha mai dato quell'appoggio concreto che avrebbe dovuto dare un partito che si definisce 'partito dei lavoratori'. E così pure il sindacato che ha cercato di frenare la lotta.

Non ci resta quindi che agire in termini di rapporti di forza: con questa gente non andiamo a parlare come singolo delegato, o come singolo comitato, ma come Coordinamento e imponiamo il nostro punto di vista.

A volte ci hanno accusati di essere violenti extraparlamentari, provocatori e compagnia bella; è normale! Però siamo riusciti a spuntarla, cioè loro non possono venir meno a certe promesse fatte.

Si dice che i delegati, ponendosi in un'ottica di tipo sindacalista, siano riusciti a emarginare la base, e che a trattare col Prefetto ci vadano solo loro.

GENNARO - Posso smentirlo; ieri sera abbiamo avuto un incontro alla regione e la base ha imposto che la delegazione fosse composta da due delegati scelti a caso e tre disoccupati scelti sul momento, per evitare equivoci di accordi preesistenti. È normale che non ci sia una grande fiducia perché tra noi può esserci certamente qualche prezzolato, sindacalista, qualche infiltrato o qualche poliziotto, siamo in tanti! E poi è inutile nasconderlo, per quanto riguarda i delegati c'è tutta una lotta all'interno. Ci sono due tipi di delegati: il capopopolo, che vuole essere delegato a tutti costi, per prestigio personale e perché vuole essere sempre informato; l'altro, come nel nostro comitato, che viene eletto dalla base. Ora stiamo cercando di portare compagni più preparati per emarginare i qualunquisti, che poi molti di loro in realtà sono proletari che pur avendo capito i fatti si lasciano strumentalizzare perché non hanno una preparazione politica.

Comunque ho sentito discorsi che mi hanno lasciato allibito: disoccupati che parlavano di aborto, di antimilitarismo. Loro dicevano che un proletario che va a fare il poliziotto è un fetente, perché prima di tutto è un servo del padrone e del capitalismo, ma è anche uno che ha rinnegato la propria classe. Senti dire che nell'esercito c'è gente inutile come gli ufficiali che si fottono l'anima dei soldi, mentre loro si puzzano di fame e non si vanno ad arruolare perché preferiscono arrangiarsi piuttosto che fare il poliziotto e uccidere un ladro che ruba per fame. Questo secondo me è un discorso avanzato. C'è coscienza nei disoccupati, forse non è totale, esiste pure molto qualunquismo, ma questo è un movimento giovane, nato da poco; anzi io penso che questo è uno dei movimenti che effettivamente può fare storia in un certo senso, perché è la prima volta che si può dire che c'è stata una presa di coscienza tale da tenere unito il proletariato alla base.

FELICE - Senti compagno, vorrei farti notare un'ultima cosa: l'atteggiamento dei disoccupati nei confronti dei militanti dei gruppi extraparlamentari si sta chiarendo negli ultimi tempi; per esempio a una delle ultime assemblee al Politecnico i leader dei gruppi venuti per fare le 'dive' sono stati letteralmente cacciati via dal palco. Diciamolo chiaro e tondo: i disoccupati se ne fottono dei discorsi fumosi ed incomprensibili, i disoccupati vogliono chiarezza e soprattutto badano al sodo.

Cassa integrazione nel Sud

I dati forniti dall'Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale sulle ore concesse dalla Cassa Integrazione Guadagni per il mese di gennaio 1976 presentano, rispetto allo stesso mese del 1975, un notevole aumento nelle regioni meridionali. Esso risulta infatti complessivamente nel Mezzogiorno del 79,8%, mentre in tutta Italia si è registrata una diminuzione del 4,3%, come indicato nella tabella allegata.

Le regioni meridionali sono anche in testa per la disoccupazione. Tra il dicembre del 1974 e lo stesso mese del 1975 le persone in cerca di lavoro sono aumentate in tutta Italia del 13,7%, così ripartite: 11,4% al Sud e 2,3% nel Centro-Nord.

Regioni Gennaio 1975 Gennaio 1976 Variazione %
Abruzzo

Molise

Campagna

Puglia

Basilicata

Calabria

Sicilia

Sardegna

Mezzogiorno

Italia

487.305

3.689

747.910

1.114.933

1.041

11.452

159.322

27.980

2.553.632

24.839.588

690.359

17.576

2.484.096

698.579

43.940

38.132

295.819

323.402

4.591.903

23.782.413

41,7

376,4

232,1

-37,3

4.120,9

233,0

85,7

1.055,8

79,8

-4,3