Rivista Anarchica Online
Congressi e inflazione
di L. L.
Attualità italiana
I congressi di partito, che si sono svolti in questi ultimi tempi, hanno dato l'esatta misura della crisi in
cui si dibatte una larga "fetta" della classe politica italiana. La vittoria del PCI il 15 giugno dello scorso
anno ha innescato un processo di cui abbiamo potuto constatare la portata proprio nelle assise dei partiti
politici che stanno alla sua destra. Perfino i liberali hanno compreso che ormai in Italia anche gli
imprenditori debbono dirsi di "sinistra" e hanno giubilato Malagodi sostituendolo con Zanone, esponente
del "nuovo" liberalesimo italiano, desideroso di collocare il suo partito a sinistra della Democrazia
Cristiana.
I socialisti, dal canto loro, pur comprendendo che il relativo successo delle ultime elezioni va
incrementato da una politica alternativa a quella sinora condotta, non sono riusciti a formulare una
strategia chiara che possa far presa sull'elettorato.
I tentennamenti e le incertezze derivanti dal vecchio assetto di potere e dai rapporti clientelari di
sottogoverno sviluppatisi in questi lunghi anni di centro-sinistra hanno avuto una parte preponderante
nello svolgimento dei vari dibattiti congressuali. Il più umoristico è stato senza dubbio il congresso del
PSDI. Nello sfacelo politico e morale in cui si trovano, i socialdemocratici hanno compreso che per il
loro partito si stanno preparando tempi difficilissimi e la rabbia è esplosa. Violenti tafferugli, insulti,
fischi, il servizio d'ordine sguinzagliato a sedare i più accesi, questa la routine del loro congresso. Alla
fine, scacciato Tanassi, ormai troppo scopertamente compromesso, hanno deciso di "rinnovarsi" e
coerentemente hanno affidato la gestione politica ad un vecchio quasi ottantenne: Giuseppe Saragat.
Nella DC, d'altro canto, la riconferma di Zaccagnini non costituisce l'aspetto più importante anche se le
si è voluto dare la suspence del nuovo tipo di votazione: il segretario eletto dal congresso. Il dato più
significativo è invece costituito dal fatto che la DC ha capito finalmente di non essere più la forza
egemone della politica italiana e sta preparandosi al "confronto" con gli altri partiti su posizioni diverse.
Molti notabili hanno ricevuto la loro razione di fischi e insulti - primo fra tutti, Rumor - qualche delegato
si è scazzottato, molta confusione e poi tutti a casa. L'unico dato consolante è che, per nostra fortuna,
la classe politica italiana è di una insipienza e inettitudine senza pari. Ha parlato, ha urlato di
rinnovamento perché ha compreso che la sua credibilità è al limite, ma poi alla resa dei conti ha rinnovato
solo qualche dettaglio, mantenendo intatta la sostanza del suo modo di fare politica.
Nel frattempo, mentre i tromboni della politica di regime si alternavano sulle tribune congressuali,
un'inflazione feroce annullava ampiamente le trentamila lire richieste, ma non ancora ottenute, nel
rinnovo dei contratti dei chimici, degli edili e dei metalmeccanici. La speculazione sui cambi ha
compromesso vistosamente la situazione finanziaria dell'Italia e nonostante le "iniezioni" di valuta da
parte degli altri governi europei la lira ha perso moltissimo, soprattutto nei confronti del dollaro. Basterà
pensare che in gennaio il dollaro valeva circa 680 lire mentre, al momento in cui scriviamo, ne vale circa
850 per avere un'idea della svalutazione della nostra moneta.
La speculazione sulla lira è guidata (già ne avevamo accennato sul n. 44) dalle banche statunitensi su
indicazione del governo U.S.A., che in questo modo tenta di indebolire l'economia italiana per
condizionarne pesantemente la politica. Indubbiamente un'Italia sull'orlo del tracollo sarebbe molto più
disposta alla tutela yankee e l'ingresso del PCI nell'area governativa meno facile ad attuare. La Casa
Bianca ha, con tutta probabilità, deciso di ridurre l'autonomia decisionale dei suoi partners europei
aggravandone le difficoltà economiche: è il caso anche della Francia, che sta subendo una manovra
speculativa simile a quelle italiana. Anche in Francia l'avanzata delle sinistre ha allarmato Ford & Cia,
che stanno così cercando di aumentarne la dipendenza.
Sulla scia di questa manovra politico-finanziaria si sono gettati gli speculatori internazionali, felici di aver
trovato un filone così redditizio è così poco pericoloso.
Intanto i sindacati hanno un gran daffare nel "denunciare vigorosamente" le manovre padronali, nel
frenare le spinte dal basso, nel denunciare gli insubordinati: praticamente nell'accettare o nel fare
accettare questo stato di cose. Ma la rabbia cresce...
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