Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 6 nr. 46
marzo 1976


Rivista Anarchica Online

Ricostituita in Spagna la C.N.T.
a cura di Elis F.

Resoconto del nostro inviato

Tra il 17 e il 29 febbraio un compagno si è recato in Spagna, per incarico della nostra rivista e del Comitato Spagna Libertaria. Fra gli scopi del suo viaggio, quello di rendersi conto di persona della situazione in questa fase delicata ed importante di transizione post-franchista e di ricostruzione del movimento libertario. Il compagno ha avuto numerosi incontri con compagni giovani e meno giovani, a Barcellona, a Madrid ed in altri centri spagnoli; si è incontrato con il comitato nazionale provvisorio della ricostituita C.N.T.; è stato presente a Barcellona all'assemblea di ricostituzione della C.N.T. catalana; ha assistito a dimostrazioni e scontri di piazza. Il resoconto di questa approfondita presa di contatto è certamente positivo: il movimento libertario sta attraversando un periodo di impetuosa crescita, che organizzativamente si sta consolidando nella ricostituzione della C.N.T. La presenza degli anarco-sindacalisti nella dura lotta di classe è un dato di fatto in numerosi settori operai (edili, metalmeccanici) ed impiegatizi (insegnanti, bancari). Non meno rilevante la presenza libertaria in seno alle agitazioni studentesche, soprattutto nelle università. Certo, si tratta pur sempre di una presenza minoritaria rispetto all'influenza delle riformiste comisiones obreras: ma la partita è più che mai aperta ed in essa gli anarchici spagnoli si stanno preparando ad esercitare un ruolo per niente trascurabile. Nelle pagine seguenti pubblichiamo il resoconto di alcuni momenti tra i più significativi del viaggio del nostro inviato in Spagna.

Naturalmente la prima idea fu quella di comportarmi come un normale turista, ero solo in mezzo alla strada, poliziotti con manganelli correvano da tutte le parti e qualcuno in particolare verso di me, ma avevo la macchina fotografica sul collo, una borsa in mostra, l'aria stupita, si capiva di certo che io non centravo nella questione. Il dubbio: rimanere indifferente, all'inglese, o correre a gambe levate, si risolse in un attimo quando confrontati il proverbiale acume dei nostri carabinieri con quello della Policia Armada. "Sono fuori allenamento" - pensai quando senza fiato arrivai al n.8, alla casa di Paco.

Certe cose succedono quando meno te l'aspetti: avevo da poco attraversato la frontiera con il "Corriere Catalano", il grosso pullman che da Perpignano va a Barcellona, ed era andato tutto liscio, avevo pronto, bene in mostra, il mio passaporto: "Studente in viaggio di studio", mi sembrava credibile come motivazione e l'avevo preparata ricordandomi appunto della volta precedente. Ad ogni modo nessuno mi chiese né passaporto né "alibi", mi aveva fatto uno buona impressione e nel mio ottimismo innato cominciai a pensare che effettivamente un cambiamento doveva esserci stato.

Ero appena sceso dal taxi sulla rambla, la casa di Paco era lì vicino, piena di gente come al solito, era una bella giornata, calda, primaverile: d'un tratto il finimondo, sirene, spari, gente che correva da tutte le parti.

La manifestazione è una delle tante che da due mesi circa gli edili (Rama de la Costrucción) fanno per il rinnovo del contratto, quella degli edili, diciamo, è quella quotidiana, però ce ne sono delle altre: ad esempio ne hanno organizzata una unitaria gli ospedalieri, i vigile del fuoco e la polizia urbana, passando per il centro di Barcellona perfettamente inquadrati e in divisa con le sirene spiegate. In risposta il governo li ha militarizzati tutti, facendo seguire loro la sorte degli addetti alla metropolitana.

"I sindacati possono firmare quello che vogliono, lo sciopero lo decidiamo noi", questa la risposta di un operaio edile, uno dei quattro compagni che ho incontrato alla sera per saperne qualcosa di più, anche perché i giornali del pomeriggio in prima pagina riportavano testualmente: "Firmato il contratto degli edili, alle cinque di questa mattina, dopo tredici ore di intensi negoziati, la Comision Deliberadora ha firmato l'accordo del nuovo contratto collettivo provinciale della Costrucción".

Voi cosa ne pensate di quello che dicono i giornali?

Io non discuterei su quello che dicono, ma su quello che non dicono. È chiaro che è vero che l'accordo contrattualmente è stato firmato, però non si dice che questo è avvenuto dopo la manifestazione di ieri sera quando varie migliaia di lavoratori (un altro dice intorno alle 20.000) con mogli e bambini, riuniti davanti alla sede del Sindacato furono caricati dalla Policia Armada (molti feriti, un operaio in stato di coma), non dice che la risposta fu dura e che per fermarla si firmò l'accordo. Questo contratto non soddisfa nessuno, forse il punto più importante è la riduzione di orario a 44 ore settimanali, prima erano 48, però ne avevano chieste 40; noi continueremo lo sciopero finché non saranno liberati tutti i lavoratori arrestati, e di questo sono convinti tutti ed è forse il punto più qualificante di questa lotta.

Chi controlla, promuove, organizza lo sciopero?

Lo sciopero è completamente autonomo, questa sera quasi duemila lavoratori hanno tenuto un'assemblea nel quartiere di Pamar per decidere di continuare lo sciopero e unanimemente si è deciso di non riprendere il lavoro. Ieri sera, mentre la Comision Negociadora discuteva l'accordo, più di 20.000 operai con mogli e figli erano radunati davanti alla sede del sindacato, fu la carica della polizia che provocò gli incidenti di cui parla il giornale.

Vedi - interviene Manuel, un giovane compagno della Construcción - questo è un fatto molto importante per noi, è la messa in pratica dell'autogestione delle lotte, dell'autonomia operaia così, semplicemente, senza tante teorie: spontaneismo lo chiamano le varie "avanguardie" che non riescono a controllare in nessun modo queste lotte, ma per noi hanno un significato positivo. Come compagni militanti anarchici non siamo in molti in questo settore, al contrario di Madrid; qui a Barcellona la presenza più numerosa è nel settore metalmeccanico, però l'autonomia intesa nel senso di autogestione, di azione diretta è una pratica costantemente accettata e messa in pratica dai lavoratori. Noi spingiamo verso questo ricollegandoci all'esperienza storica della C.N.T. e cercando di creare le condizioni perché sia possibile la sua rinascita, non formalmente ma effettivamente dalla base.

Le Comisiones Obreras sono presenti in questo settore?

È difficile stabilire la presenza effettiva delle Comisiones Obreras come di una qualsiasi altra forza sindacale per la situazione di clandestinità in cui ci troviamo. Noi, per esempio, anche nel settore non ci conosciamo ancora tutti, a volte dagli interventi in assemblea, negli scioperi "scopriamo" continuamente nuovi compagni. Quello che è certo è che le Comisiones Obreras sono presenti nel C.N.S. (Il sindacato verticale fascista) e, nel nostro caso, nella Comisiones Deliberadora, la stessa che ha firmato l'accordo.

Madrid 23 marzo. A vederlo in primo piano, con quella faccia sbarbata un po' da ragazzo, la cravatta a posto, il vestito principe di Galles, la moglie non molto bella a fianco, bambini intorno che non si sa mai chi siano: sembrerebbe un impiegato di banca. Poi finalmente quando il quadro si allarga, gente che applaude, bambini in costume tradizionale che sventolano bandierine, si capisce, è "el Rey", il successore di Franco il boia; Juan Carlos di Borbone.

Basta accendere la televisione e questa immagine inevitabilmente compare, la voce del re si sente poco, è l'immagine che conta, un'immagine festosa, a volte quasi familiare, sembra voler tranquillizzare, o forse più semplicemente mistificare, o forse ancora esorcizzare in qualche modo quella realtà che continuamente riscontro qui in Spagna. E la realtà è quella di uno sfruttamento inumano e della repressione spietata, degli scioperi e delle manifestazioni, delle cariche della polizia, dei morti.

Anche ieri in provincia di Alicante c'è stato un morto, un giovane operaio di 20 anni assassinato dalla polizia nel corso di una manifestazione; qui a Madrid circola voce che fosse un compagno, un anarchico, ma non ho potuto saperne molto di più. Radio National Española ne accenna rapidamente dicendo che la polizia è stata costretta a difendersi. In fondo da noi non è molto diverso, ma non è certo una consolazione.

Nonostante tutto però, dobbiamo ammettere che in Spagna ci sono dei continui mutamenti, contraddittori senza dubbio, ma che tendenzialmente si muovono nel senso di una liberalizzazione politica. Certe cose che accadono ora, soltanto un anno fa sarebbe stato folle il pensarle. Certo non si tratta di difendere questa tendenza, ma soltanto di dare un quadro obiettivo della situazione, sapendo ovviamente che questo mutamento ha alle origini una logica di potere.

"Desnudarse" (letteralmente: spogliarsi) è il termine con cui gli spagnoli indicano il momento in cui i vari leaders, funzionari, si proclamano appartenenti a questo o a quel partito illegale, visto che tutti i partiti sono illegali. In Spagna si potrebbe dire ricalcando la massima borghese sulla giustizia: "la illegalità non è uguale per tutti". Felipe Gonzales, segretario del P.S.O.E. sta conducendo in tutta la Spagna una vera e propria campagna elettorale, Simon Sanchez Montero, l'ultimo "desnudado", che si era presentato all'università madrilena come segretario del P.C.E., è stato arrestato dopo qualche giorno sotto pressione della destra, ma già in questi giorni è apparsa sul giornale la notizia di una sua prossima scarcerazione.

Gli anarchici, invece, continuano ad essere, pur senza "desnudarse", processati e condannati ad una media di cinque anni per tentata ricostruzione della C.N.T. e propaganda illegale. D'altra parte se oggi si parla, e non soltanto si parla, di ricostruzione della C.N.T. non è certo a caso, si stanno raccogliendo i frutti del lavoro portato avanti durante gli anni della illegalità.

Come si è giunti alla ricostruzione

Madrid - A colloquio con militanti della C.N.T.

José M.C., 53 anni, delegato al Comitato Nazionale della C.N.T. è stato uno dei protagonisti della ricostruzione della C.N.T. a Madrid, attualmente delegato regionale della Artes Graficas, un settore della C.N.T. particolarmente importante qui a Madrid. Miguel C., 27 anni, delegato regionale della C.N.T. del settore della Construcción.

Con loro mi sono trovato appena arrivato a Madrid: l'incontro è stato quanto mai positivo ed è servito non poco a chiarire le mie conoscenza sulla Spagna.

In Italia la stampa presenta le Comisiones Obreras quasi come l'unica realtà sindacale, ed è difficile stabilire anche per noi le sue reali dimensioni e l'incidenza reale degli altri movimenti sindacali. Cosa ne pensate a proposito?

José M. Bueno, lo stesso problema si presenta anche qui, con la stampa ufficiale naturalmente, non certo con i lavoratori. Per anni la propaganda ufficiale ha tacciato di "comunista" ogni forma di propaganda, ogni azione illegale contro il regime, facendo un servizio notevole agli amici di don Santiago Carrillo. Il 13 dicembre scorso il quotidiano di regime "Ya" afferma che Marcelino Camacho, leader delle organizzazioni sindacali non legali, era stato posto in libertà - "Sindacalismo" una rivista che sicuramente tu conosci, di tendenza sindacalista rivoluzionaria, a cui collaborano diversi nostri compagni, ha pubblicato una nota in cui si dice che Marcelino Camacho è il leader di un'organizzazione sindacale non legale, ma non di tutte, e un articolo dal titolo "Le Comisiones Obreras sono solo un settore del movimento operaio". Un settore che ha messo la lotta sindacale al servizio del partito comunista spesso a scapito delle lotte operaie stesse.

Come spieghi che il regime continua a far propaganda alle Comisiones Obreras che sono naturalmente clandestine e che inoltre fanno riferimento ad un partito politico che anche in caso di una prossima liberalizzazione politica, assieme agli anarchici non sarà tollerato, stando alle dichiarazioni di Fraga Iribarne.

La questione è complessa: dobbiamo tener presente diversi fattori per chiarirla, innanzitutto le Comisiones Obreras e l'USO (Union Sindacal Obrera, integrata nell'Asamblea de Cataluña come le C.O.) sostennero l'entrismo del sindacato verticale ottenendo risultati importanti, nella loro logica. Molti rappresentanti sindacali ufficialmente ora sono delle Comisiones Obreras e sono spesso funzionari del partito più che lavoratori; l'entrismo nel partito comunista naturalmente non è soltanto a livello sindacale ma in tutti i settori, e questo dà loro la possibilità di pubblicizzare e far pubblicare quello che fanno. Il trattamento del regime nei nostri confronti è chiaramente molto diverso: i nostri compagni restano in carcere con pene fino a 5 anni soltanto per propaganda illegale e questo quando va bene, perchè le pene detentive aumentano di molto aggiungendo accuse assolutamente infondate di terrorismo e così via.

Ritornando alle C.O. c'è da osservare che queste non hanno un riferimento storico e quindi cercano in tutti i modi di presentarsi come le eredi legittime del movimento operaio spagnolo risalendo alle sigle storiche come la U.G.T., o addirittura la C.N.T.

La C.N.T.?

"Bisogna ricostruire la C.N.T." Questo è quanto ha dichiarato Camacho il 22 gennaio alla facoltà di Sociologia all'Università Complutensa. Sembra una battuta di spirito, ma in realtà è un gioco politico che fa leva sulla confusione che in questo momento regna sulla Spagna.

Se vuoi domani - mi dice Miguel - possiamo andare alla riunione del Sindacato della Construcción, così potrai renderti conto di persona di com'è la situazione.

Che altre correnti sindacali ci sono ora in Spagna accanto a quelle storiche come la C.N.T. e l'U.G.T.?

Ne sono sorte molte. Le più importanti sono: la Federación Solidaria de Trabajadores, di orientamento cristiano, la Unión Sindacal Obrera (consigliare), la Unión de Trabajadores Sindacalista (sindacalista rivoluzionaria), i gruppi "Solidarietà" (sindacalisti rivoluzionari).

Torniamo alla C.N.T. A Madrid si è costituita ufficialmente, come è avvenuto questo, su che basi e perchè proprio ora?

Miguel - Bisogna dividere la questione in due parti: la C.N.T. ufficiale e l'azione dei gruppi (o a volte individui) anarchici e anarcosindacalisti autonomi; la C.N.T. di oggi è l'unificazione di queste due organizzazioni diverse. Rispetto alla prima dobbiamo dire che la C.N.T. ufficialmente è sempre esistita con tutta la sua struttura, il suo comitato regionale, nazionale ecc. ecc. ma evidentemente questa C.N.T., molto perseguitata per 40 anni, smembrata dei suoi militanti, fu relegata nella clandestinità che a volte ha significato isolamento, chiusura più assoluta. Entrare in questo organismo significava mettersi in pericolo, questo naturalmente faceva maggiormente serrare le fila. Il problema del resto non era quello di una organizzazione formalmente riconosciuta e quindi anche facilmente reprimibile, ma quello di una presenza reale nei quartieri, nelle fabbriche e qui abbiamo lavorato per 30 anni senza essere praticamente nulla. Questo lavoro ha dato lentamente dei risultati, la nascita di un movimento libertario disgregato come movimento in piccoli gruppi autonomi, nel senso che addirittura non si conoscevano l'uno con l'altro, ma legati da un filo continuo al movimento operaio. La esigenza di unificazione è sorta abbastanza tardi ed è in parte legata all'aumento quantitativo di questo movimento a partire dalla fine degli anni 60, un processo accelerato da un certo seppur minimo cambiamento politico del sistema franchista e soprattutto post-franchista, e quindi da una esigenza di coordinamento, e in parte dalla volontà cosciente e precisa di voler ricostruire la C.N.T.

Apriamo una parentesi, puoi spiegare un po' meglio?

Certo, vorrei risponderti io - interviene José M. - è importante spiegare il valore storico della C.N.T. per capire le ragioni della sua rinascita, perchè in fondo tutti questi gruppi autonomi sono arrivati alla stessa conclusione, molto spesso senza confrontarsi e cercando di metterla in atto in maniera autonoma, ci si muoveva su strade parallele senza saperlo. La spinta principale per la ricostruzione avvenne da parte dei gruppi giovani.

Un problema di generazioni?

In fondo sì, i vecchi, erano legati alla C.N.T., chiamiamola "vecchia maniera" i giovani alla lotta. Uno dei primi nodi da sciogliere nella ricostruzione della C.N.T. di Madrid fu proprio quello del comitato regionale che non era assolutamente rappresentativo e contro questo si rivolse l'azione dei giovani fino al crearsi un processo di integrazione reciproca. In tutta la regione del Centro oggi c'è una situazione buona che ha portato alla formazione del comitato regionale con l'integrazione dei gruppi giovani e vecchi. All'inizio si notava una differenza tra giovani e vecchi ma venne presto superata e ora si parla soltanto di militanti sindacalisti che si ritrovano tutte le settimane per discutere dei vari problemi.

Pensate che questa unione tra vecchi e giovani militanti sia molto positiva anche per il loro specifico nelle fabbriche, nei quartieri e nelle scuole?

Moltissimo. Quello che noi vecchi non capivamo - è naturalmente Josè che parla - è che questi giovani avevano tutte le caratteristiche dell'anarchismo, anche se si esprimevano talvolta in una forma diversa dalla nostra perchè i tempi sono evidentemente cambiati. Devo ammettere che i giovani sono abbastanza preparati ideologicamente e che il nostro aiuto si esprime più su un piano pratico che teorico. La nostra esperienza è l'esperienza della messa in pratica dell'idea anarcosindacalista dell'organizzazione e questa, unita alla volontà e alla chiarezza teorica, costituisce la nostra maggior forza.

Quanti settori sindacali sono oggi organizzati nella C.N.T. di Madrid?

Per ora dieci: Costrucción, Sanidad, Enseñantes, Metál, Industrias Graficas, Quimica, Vidrio, Transportes, Banco, Barrio. Ma speriamo di aggiungerne presto altre. Abbiamo formato delle commissioni di studio di settore per analizzare tutti i problemi e creare una strategia per la nostra lotta, rispondere ad esempio chiaramente alla tendenza politica del sindacato unico per non ripetere gli errori del Portogallo.

Il più numeroso è quello della Costrucción che è stato in grado di organizzare scioperi autonomi di quasi tutto il settore, però anche altri settori sono molto importanti, ad esempio quello delle Artes Graficas che riunisce i giornalisti, tipografi, traduttori, un settore abbastanza sviluppato che pensiamo avrà una funzione molto positiva soprattutto nella formazione di una editoria libertaria.

Ci sono possibilità immediate per l'edizione di una rivista libertaria?

Si, è un progetto che pensiamo di realizzare presto, molto presto. Per ora si pubblicano in ogni regione della Spagna opuscoli ciclostilati, alcuni periodici, organi delle varie federazioni; a Valenza ad esempio Amanecer, a Madrid Acción Anarcosindacalista, a Barcellona Anarquica e C.N.T.. Il nostro progetto è quello di una rivista, probabilmente clandestina, ma non escludiamo la possibilità di una ufficiale anche se moderata ma di questo per il momento non posso dirti altro.

I giorni che rimasi a Madrid fui ospite di un vecchio militante della C.N.T. (Vecchio come militanza, non certo come spirito, vero Enrique?) un'ospitalità generosa, fraterna. La sua compagna mi trattava come un figlio, mi chiedeva se ero stanco, un giorno perfino preparò un dolce, Enrique invece mi faceva vedere i suoi libri, i più importanti stavano in una libreria a muro nascosta da una fila di libri quasi innocui, dietro, tutti i libri e documenti editi prima del '36, documenti unici, interessantissimi, con orgoglio mi disse: "Appena sarà possibile non ci mancherà di che stampare" e a tutti i costi volle regalarmi un libro sul movimento operaio in Andalusia, piccolissimi opuscoli della C.N.T. che loro avevano distribuito negli anni passati, un antico scritto di Antonio Machado e così via.

Maria invece, tirò fuori un foulard accuratamente piegato, era rosso e nero, con l'immagine di Durruti, le scritte C.N.T.-F.A.I., me lo fece vedere e sorridendo mi disse "non posso regalartelo, è troppo tempo che aspetto di portarlo e forse finalmente vedrò quel momento".

Un'assemblea operaia, ovvero: paese che vai, stalinista che trovi

Madrid

Una cosa mi sarebbe piaciuto conoscere: il pensiero di quella guardia armata che convinta controllava con la canna del mitra tutte le persone che incuranti entravano ed uscivano dall'enorme portone che stava alle sue spalle, la sede del sindacato verticale. Ma a pensarci bene, nel quadro quello che era fuori posto era lui che faceva la guardia o noi che stavamo per entrare?

La concezione dello Stato Nazional Sindacalista, il Sindacato verticale, fu sancita nel marzo del 1938, un anno prima della guerra, dalla "carta del lavoro": lo stato nazionale - vi si affermava -, reazione al capitalismo liberale ed al materialismo marxista, si impegna a realizzare sotto un aspetto militare, costruttivo e profondamente religioso, la rivoluzione in atto in Spagna, che deve restituire agli Spagnoli contemporaneamente e per sempre la Patria, il Pane e la Giustizia.

È la stessa "Carta" che stabiliva che gli atti "individuali o collettivi tendenti a turbare la regolarità della produzione o a nuocerle in qualche modo saranno considerati delitti di lesa Patria" un articolo che il Caudillo e soci furono costretti a rimangiarsi, visto che gli scioperi, nonostante la repressione durissima, continuavano ad essere all'ordine del giorno. L'articolo 222 del Codice penale del dicembre 1965, infatti, pur dando alla Giustizia il diritto di reprimere duramente, distingue vari tipi di sciopero. È alla conquista di questo sindacato che nel 1966 si getta il P.C.E. trionfando con l'elezione a Madrid di due noti leaders delle Commissioni Operaie: Camacho e Hernando.

Al terzo piano una targa indica "Sindacato de la Construcción". La sala è piena, circa trecento operai, entriamo a fatica. Si deve discutere se continuare lo sciopero o no. La Comisión Asesora (la rappresentanza sindacale), composta da tre persone - sono delle Comisiones Obreras - mi dice un compagno sottovoce (nonostante la sua onnipresenza Camacho però non l'ho visto) si incarica di dare un ordine alla discussione: la loro proposta è la ripresa del lavoro a ritmo lento. La cosa va avanti tranquilla finché la discussione non esce dall'ordine del giorno.

Stalinista del Movimento Studentesco, se fossi in Italia l'avrei sicuramente giudicato, alto, magro, i baffoni alla Beppe, la lingua sciolta, prende la parola senza aspettare il turno presentandosi come responsabile della "cassa di resistenza dello sciopero". Fatta una breve relazione sulle condizioni finanziarie, sfila un documento ciclostilato di cinque, sei pagine di cui mostra la firma "Comision Obrera de...". "Questa è un'infamia - attacca duramente - una provocazione, voi avete letto questo, possono le C.O. aver detto una cosa del genere?".

Forse si aspettava un coro di indignazione, qualcuno ha gridato il tanto sospirato "no!", cominciarono i fischi "l'ordine del giorno, rispettiamo l'ordine del giorno" urlavano altri. Ma non servì a nulla, si doveva dare una lezione; spalleggiato dagli altri tre della Comision Asesora continuò fino a costringere il "miserabile" ad uscire allo scoperto, dopo averlo indicato con il dito. L'infamia, come si capì dopo, era quella di aver scritto che la C.A. era d'accordo con i padroni e strumentalizzava lo sciopero per fini politici estranei agli interessi operai. L'accusato, "el moreno", un giovane trotzkista, operaio edile di Madrid, si presentò come il solo responsabile del documento. Urlò le sue ragioni, deriso alle spalle dalla C.A. per quaranta minuti, ne aveva di voce! Alla fine era riuscito a farsi ascoltare e a giustificare le sue dichiarazioni; si era riabilitato davanti agli operai, ma che ne pensavano i poliziotti che in borghese tranquillamente assistevano all'assemblea?

"El moreno sicuramente sarà arrestato - mi dissero i compagni - lo sapeva benissimo, ma non aveva scelta". L'assemblea si concluse poco dopo tra fischi e insulti diretti ai rappresentanti della C.A.

Uscimmo che erano quasi le dieci di sera. "Che te ne sembra? - mi chiese Rafael, un compagno andaluso, piccolo, robusto, simpatico - ma presto gliela faremo vedere noi. È da poco tempo che partecipiamo alle riunioni qui, al sindacato, la nostra azione la facciamo fuori, nei cantieri, ma qui ci sono molti operai che sono contrari a quello che sta succedendo e possono passare dalla nostra parte, per questo abbiamo deciso di intervenire".

"Hai notato - riprende Carlos - come giocavano sulle parole, non sono operai, sono funzionari del partito. Nessuno di loro lavora e sono rappresentanti sindacali". Si riferiva ai tre della C.A. e all'altro, il delegato della "cassa di resistenza", "quello è del Movimento Comunista, gli altri del P.C.E., oggi erano uniti contro il nemico comune, ma non sempre lo sono e questo fa sorgere delle contraddizioni interne che ci permettono di chiarire più facilmente agli operai chi essi siano in realtà. Altro che unità sindacale, l'unica unità che riconoscono è la loro, il controllo di un partito sul movimento operaio".

Le due funzioni della C.N.T.

A colloquio con Juan Gomez Casas

"Per la prima volta nella storia la ripresa della C.N.T. viene dal Centro, da Madrid". Chi mi parla è Juan Gomez Casas, conosciuto storico madrileno del movimento operaio, autore di vari libri (Storia dell'anarcosindacalismo spagnolo, Il movimento operaio nella I Internazionale in Spagna e altri). Non è solo uno storico, ma anche un profondo conoscitore della realtà spagnola. Voglio riportare parte del colloquio che ho avuto con lui. Tema base, naturalmente, la C.N.T. e la sua rinascita.

"Credo che questo sia il momento più adatto, il processo riorganizzativo che in questo momento coinvolge la C.N.T. è senz'altro il più forte che si sia sviluppato in questi quarant'anni. Questo processo, pur riconoscendo che è più sviluppato nel Centro (forse è soltanto una questione di tempo), coinvolge tutta la Spagna, dall'Andalusia alle Asturie, all'Aragona, alla Catalogna, alla Galizia, a Valenza; a diversi gradi il meccanismo è grosso modo lo stesso, l'unificazione di tutti i gruppi di tendenza anarcosindacalista. Di particolare abbiamo l'integrazione di massa di gruppi giovani e dei vecchi, questo è un fatto storico di enorme importanza. La C.N.T. ha la possibilità ora di avere in Spagna una doppia funzione: da una parte la funzione storica di organizzazione rivoluzionaria del movimento operaio, con il fine di sempre, dall'altra, grazie all'enorme e riconosciuta referenza storica nel movimento operaio, la C.N.T. potrà rappresentare un punto di riferimento per tutte quelle forze sindacali di sinistra che si oppongono alla teoria del sindacato unico ventilato dal P.C.E.

Analizzando le tendenze già in atto io penso, che al momento della liberalizzazione sindacale si formeranno tre agglomerati o centrali sindacali di diversa costituzione o perlomeno si tenderà sinteticamente a questa divisione tripartita, nel senso che anche le organizzazioni sindacali oggi esistenti nella clandestinità confluiranno in una di queste. Esse sono: 1) un'organizzazione sindacale, che si presenta unitaria per antonomasia, ma che in realtà riconosce in questa unitarietà il mezzo più adatto per egemonizzare il movimento operaio imponendo e riconoscendo soltanto la sua linea teorico-pratica, una linea dettata dalle esigenze di potere del partito politico da cui dipende, il P.C.E.. Chiaramente questa organizzazione sindacale non potrà che avere una struttura fortemente centralizzata con funzionari a tutti i livelli. Il fine, una dittatura del proletariato sempre più mascherata ed ammansita ad una esigenza di controllo economico, politico, statale. 2) un sindacalismo di tipo storico legato ad un altro tipo di partito politico più democratico destinato ad entrare presto nell'area governativa. L'organizzazione sindacale pur essendo più democratica nel suo interno della precedente, si baserà ugualmente su una gestione di funzionari e burocrati. 3) infine un'organizzazione sindacale, ancora di tipo storico, la C.N.T., con un fine ben preciso che è la realizzazione di una società autogestita ad ogni livello. Non centralizzata, ma federalista, autonoma da qualsiasi partito politico, senza dirigenti né funzionari, ma militanti operai che si ruotano gli incarichi rappresentativi. Compito della C.N.T. è ora quello di chiarire i problemi che si pongono al movimento operaio e difendere innanzitutto il concetto di pluralismo sindacale. Unità sindacale è una espressione molto spesso demagogica, in realtà l'unità sindacale non esiste, come non esiste una unità politica. Solo un regime autoritario dittatoriale, come quello in cui viviamo o di qualsiasi altro tipo, può esprimere un sindacato unitario, che non è altro che il sindacato verticale. La pluralità non nega l'unità, l'unità è importantissima e a volte indispensabile per lo scontro di classe, ma questa unità non può essere che temporale e specifica".

Riaffermata l'intransigenza rivoluzionaria della C.N.T.

Barcellona: alla presenza di 700 compagni

Sulle ramblas non c'era ancora nessuno, solo qualche cristallo in frantumi, un pugno di cenere, unici residui della manifestazione svoltasi la sera precedente. La fresca aria del mattino barcellonese mi mise subito di buon umore e mi fece scordare l'affaticamento per il viaggio appena concluso, da Madrid al capoluogo catalano. Oggi è un giorno importante - pensai - sarà una riunione storica - mi avevano assicurato nei giorni precedenti molti compagni. 66 anni dopo la sua fondazione, quasi 40 anni dopo la sua sconfitta e conseguente messa fuorilegge da parte dei falangisti, la C.N.T. di Barcellona doveva essere ricostituita. Proprio quel giorno, proprio io avrei assistito a quella storica riunione. Ero emozionato, entusiasta, ma anche un po' timoroso di poter restare deluso. È vero, nei miei molti colloqui coi compagni giovani e vecchi avevo già avuto occasione di notare l'entusiasmo che li anima, la loro determinazione a ridare vita all'anarcosindacalismo. Tutto ciò mi aveva profondamente impressionato. Ma, accanto all'ottimismo della volontà, la mia ragione esprimeva il suo inevitabile pessimismo. Meglio andare con i piedi di piombo - dicevo fra me e me - è davvero possibile che la C.N.T. risorga dalle ceneri del '39? E l'esperienza, quasi del tutto negativa, della tentata (o non tentata) ricostituzione dell'U.S.I., è poi possibile che non si ripeta anche in Spagna? Insomma, francamente non sapevo che cosa pensare, sin dove sperare.

L'autobus si fermò, salì un gruppo di persone, alla fermata successiva altre, e via così. Io stavo con Paco ed altri quattro compagni in testa vicino al guidatore: avevamo deciso di raggiungere il luogo della riunione a piccoli gruppi separati. Guardai gli ultimi che erano saliti, ci fu uno scambio di occhiate, mi venne spontaneo un sorriso: ero ormai sicuro, erano tutti compagni.

Un vecchio compagno, che avevo conosciuto a Madrid, mi accolse sulla porta e commosso mi abbracciò: per il prossimo pleno della C.N.T., sarà necessaria la plaza de toros, se la C.N.T. risorgerà. I suoi occhi brillavano mentre mi accompagnava all'entrata della sala cinematografica nella quale, di lì a poco, sarebbe iniziata la riunione. Sì, era proprio un cinema-teatro: tuttora mi riesce inspiegabile come i compagni siano riusciti ad organizzare una cosa simile, a Barcellona, in regime di forzata clandestinità.

Al compagno appositamente incaricato consegnai l'invito che avevo ricevuto, ne strappò una parte e mi riconsegnò l'altra, su cui erano stampati il numero di serie e l'ordine del giorno.

Avevo il numero 089, credo che me lo ricorderò sempre. Questo numero serviva sia come prima "carta di riconoscimento" sia per iscriversi a parlare: invece del nome, per ragioni di sicurezza, si forniva solo il numero. Inutile dire che tutti i presenti dovevano essere (e certo erano) solo militanti ben conosciuti. Paco e gli altri mi presentavano a tutti: abbracci a non finire, saluti, forti strette di mano. Finalmente entrai nella sala sovraffollata: feci subito un rapido conto, c'erano circa 700 compagni. Quasi tutti di Barcellona.

Era tutto buio, per ragioni di sicurezza supposi, soltanto il tavolo della presidenza era illuminato, in centro al palco. Naturalmente fu proibito a chicchessia di scattare fotografie.

All'inizio il clima era alquanto teso, bastava uno strano rumore per far sobbalzare gli astanti e per far regnare un improvviso silenzio, carico di tensione. Ma rapidamente il clima si riscaldava nuovamente, troppo grande la gioia di ritrovarsi finalmente insieme che si leggeva sui volti dei compagni. I lavori furono aperti da un compagno della Comisión Organizadora, visibilmente emozionato, che subito parlò della necessità di rafforzare e realizzare il progetto di ricostituzione della C.N.T. e terminò dichiarando che l'assemblea era rappresentativa a tutti gli effetti, poiché in essa erano presenti tutte le tendenze della C.N.T. stessa. Le sue ultime parole "viva la Confederación Nacional del Trabajo" furono accolte da un applauso fragoroso e prolungato.

Subito dopo fu il mio turno: fui invitato a portare il saluto dei compagni italiani. Ero emozionatissimo, devo dirlo? Parlai in italiano, brevemente, lentamente, in modo da farmi capire da tutti. Mi capirono tutti, spero: certo tutti compresero il profondo significato del mio intervento e fui applauditissimo. O meglio, sentii subito che l'applauso non era per me, bensì per gli anarchici italiani, per la solidarietà internazionalista che rappresentavo. Molti compagni mi vollero abbracciare ancora, mi strinsero la mano, fecero di tutto per testimoniarmi la loro solidarietà. I compagni che sedevano alla presidenza furono costretti a richiamare al silenzio l'assemblea, ricordando che si trattava di una riunione clandestina.

Ebbero così inizio i lavori veri e propri, sulla base del seguente ordine del giorno: 1) criteri organizzativi per la ricostituzione della C.N.T. nel momento attuale; 2) tattica di azione sindacale nella presente situazione socio-economica, nonché prospettive rivendicative; 3) unità o pluralità sindacale: discussione.

Il primo punto trovò tutti i delegati d'accordo: la C.N.T. doveva ricostituirsi sulle stesse basi del passato. Sul secondo punto, invece, ci fu la contrapposizione di due posizioni ben distinte: una nettamente riformista, l'altra nettamente rivoluzionaria. Secondo un "compagno" che si fece portavoce della prima, bisognava chiedere l'amnistia, non la libertà per tutti i compagni (non è una questione terminologica, perché parlando di amnistia si riconosce l'autorità dello Stato), bisognava chiedere allo Stato di promulgare leggi sulla libertà sindacale e politica, bisognava lottare per uno Stato "meno capitalista", ecc.. Nell'ascoltarlo, i capelli mi si rizzarono in testa. Fortunatamente, non solo a me, dal momento che l'assemblea nel suo insieme accolse a dir poco con estrema freddezza il discorso testè riportato. Un compagno saltò su alla fine di quell'intervento e subito ribadì - fra gli applausi - che compito finale della C.N.T. era ed è sempre il comunismo libertario, da realizzarsi con lo sviluppo di una lotta che si caratterizzi per l'uso dei mezzi dell'azione diretta antistatale ed antiparlamentare. Il prolungato applauso che segnò la conclusione di questo intervento mi rincuorò, dimostrando che l'assemblea era compatta sulla posizione rivoluzionaria. Il terzo punto dell'ordine del giorno non potè essere discusso, per ragioni di tempo: la sala doveva essere sgomberata entro le 15.

In conclusione, comunque, fu approvato il seguente accordo: "Nomina di una commissione con carattere provvisorio, rappresentante i settori sindacali già esistenti (un membro per settore), la federazione locale (un membro per zona) ed i differenti gruppi o tendenze rappresentati nella assemblea (un membro per tendenza o gruppo). Questa commissione allargata deve preparare il terreno per convocare, il più rapidamente possibile, un pleno per la ricostituzione formale della C.N.T. di Catalogna, nella quale saranno presenti tutte le tendenze, e per la creazione del comitato regionale unico della C.N.T. di Catalogna. Con questo accordo si dichiarano automaticamente disciolti i comitati esistenti, essendo la commissione allargata l'unica entità organica rappresentativa della Catalogna. Viva la Confederacion Nacional del Trabajo!".

Organizzazioni operaie presenti in Catalogna
Sindacali

Comisiones Obreras
Create nel 1964. Affini al Partito Comunista de España. Integrate nella Assemblea de Catalunya e nella Junta Democratica.
Plataformas de CCOO 1969. Riuniscono la ULC Lucha de Clases e Circulos Obreros Comunistas. Nel 1970 si separarono da esse i Grupos Autonomos Obreros.
Se ne staccano Sectores de CCOO 1970. Integrati da Prensa Obrera e gruppi di scarsa incidenza.
Confederacion Nacional del Trabajo (CNT) Attualmente in periodo di riorganizzazione.
Solidaritat Obrera de Catalunya (SOC) Nasce nel 1958. Ala operaia della Convergencia Democratica de Catalunya e del Reagrupament D. de C.
Unión General de Trabajadores (UGT) Rinata dietro pressione del PSOE. Integrata nella Assemblea de C.
Unió Sindacal Obrera Nasce nel 1960. Formata da settori provenienti dall'UGT, HOAC e JOC. Integrata nell'Assemblea de C.
Non sindacali Grup d'Acció Obrera Creato nel 1974. Vincolato alla Convergència D. de C.
Liga Obrera Comunista Trotzkista.
Lucha Obrera Marxista rivoluzionaria. Nasce per scissione nel seno dell'USO
Organización Revolucionaria de Trabajadores Maoista
Unió Catalana de Pagesos Creata nel 1974. Di carattere agrario.