Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 4 nr. 34
dicembre 1974


Rivista Anarchica Online

Il morocolore
di A. B.

Sullo scorso numero della rivista avevamo previsto ("All'italiana", A 33), a dire il vero senza bisogno di grandi sforzi previsionali, che la nuova crisi governativa si sarebbe conclusa con un governo Moro "nell'ambito del centro-sinistra". Infatti, neppure una ventina di giorni dopo l'editoriale, e grazie alla mazzata anti-democristiana delle elezioni parziali amministrative, Moro ha costituito una sorta di monocolore con appendice repubblicana che dichiaratamente si colloca nell'ambito del centro-sinistra. Per quello che può significare, cioè poco. In pratica significa solo (o poco più) che il nuovo governo è sorto e si reggerà su un accordo tra i soliti quattro partiti. Dietro il governo DC+PRI, cioè, funzionerà una sorta di governo ombra DC+PRI+PSI+PSDI.
Un paio di indicazioni si possono trarre da quest'ultima crisi. Innanzitutto si è confermato ancora una volta che la dialettica politica italiana vive pressoché soltanto all'interno della democrazia cristiana, che la lotta per il potere si gioca prevalentemente tra le correnti della DC e che gli altri partiti "giocano" sui riflessi che riescono a suscitare all'interno del mefitico microcosmo democristiano. Il PSDI punta sulla "destra" DC, il PLI sul "centro destra", il PSI ed il PCI sulla "sinistra" e "centro-sinistra"... per quello che valgono queste etichette all'interno di un partito che in realtà non è di centro di destra o di sinistra ma solo di potere.
La composizione del governo Moro ci dice molto sull'esito delle feroci lotte in seno alla DC. Vi sono elementi contraddittori. Da un lato la destra democristiana e Fanfani (il quale non è né centro né destra né sinistra: personificazione dell'anima democristiana) è riuscito a cacciare Taviani, che s'era riscoperto antifascista, ed a spostare Andreotti dalla Difesa. D'altro lato però ad Andreotti è stato dato un mistero-greppia ricchissimo e dunque un grosso centro di potere. Inoltre le correnti "di sinistra" hanno avuto proporzionalmente più incarichi della loro presenza nella DC. Infine, La Malfa è a modo suo un nemico del sottogoverno (cioè del vero potere) democristiano e Visentini (ministro delle Finanze) è indicato come persona non grata al potente binomio Cefis-Fanfani. Tutto sommato, forse, una tenue vittoria della "sinistra" DC.
Certo, i risultati delle elezioni parziali del 17 novembre (che confermano le tendenze emerse nel referendum e nelle elezioni sarde) hanno pesato all'interno della DC. Le elezioni hanno indicato abbastanza chiaramente che la provincia italiana (principale riserva elettorale democristiana) più rapidamente al Nord, più lentamente al Sud, si sta svegliando e cerca modelli culturali e politici meno immobilisti di quelli DC, incrinando così la certezza e la permanenza del suo potere. La crisi si è chiusa, tutto sommato, in modo diverso e forse opposto a quello sperato da chi l'ha voluta. La crisi si è chiusa (per ora, ma il ministro Donat Cattin ci dice che il governo attuale è di transizione) con un rafforzamento (per lo più psicologico) di chi "guarda a sinistra" (cioè al compromesso storico).

A. B.