Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 4 nr. 26
gennaio 1974 - febbraio 1974


Rivista Anarchica Online

I limiti dello sviluppo
di A.G. Agnese

In questo articolo Gino Agnese, docente di fisica all'università di Genova, ci presenta una sua "lettura", anarchica, del noto rapporto del Massachusetts Institute of Technology sui limiti dello sviluppo. Egli utilizza le ipotesi di tale rapporto, accettandone sostanzialmente la validità oggettiva, per prospettare nuovi temi e nuovi compiti ai rivoluzionari, nel rifiuto egualitario e libertario delle soluzioni capitalistico-tecnocratiche prospettate esplicitamente ed implicitamente dal gruppo di studio del M.I.T.. Sul prossimo numero della rivista pubblicheremmo un articolo del nostro redattore A. Di Solata che non condivide questa "lettura" non solo perché non accetta le soluzioni ma anche perché contesta la validità della metodologia impiegata dal M.I.T. e dunque la oggettività delle sue "proiezioni".

I paesi tardo-capitalisti (U.S.A.-Europa Occ.) e post-capitalisti (U.R.S.S., Germania Est, Polonia, ecc.) (1) sono travagliati oggi - specialmente i primi - dalla scarsità del petrolio e più in generale dalla crisi dovuta alla insufficienza delle fonti di energia tradizionale. Il razionamento della benzina ed il blocco domenicale della circolazione automobilistica, la mancanza di riscaldamento nelle scuole, nelle fabbriche e nelle case ha comportato una sgradita sorpresa per tutti gli utilizzatori, sia per i "consumisti", sia per quelli che, avendo più basso reddito, utilizzano solamente i servizi.
Sono stati scritti fiumi di parole, si sono abbozzate spiegazioni a vario livello, si è dato grande risalto alla responsabilità che ha comportato la recente guerra medio-orientale. Ma è mancata una analisi complessiva del fenomeno.
La crisi dell'energia non è un fenomeno isolato imputabili allo stato d'animo di questo o quello sceicco che apre e chiude i rubinetti del petrolio; è invece un fenomeno che si inquadra in una crisi globale di ben più gravi proporzioni che investe l'assetto futuro dell'intera umanità.
Il sistema mondiale, cioè il "sistema Terra e suoi abitanti", costituisce un sistema che si può ritenere in buona approssimazione isolato (paste escludere la radiazione solare e le comunicazioni interplanetarie). Se vogliamo studiare l'evoluzione del sistema mondiale nel prossimo futuro occorre analizzare le interazioni che occorrono tra almeno cinque fattori critici: l'aumento della popolazione, la produzione di alimenti, l'industrializzazione, l'esaurimento delle risorse naturali e l'inquinamento. È solamente all'interno di questi fattori che dobbiamo trasportare il grido d'allarme che ha provocato in questi giorni - su scala mondiale - la crisi energetica.
Scopo di questo articolo è di dare una rapida e sommaria informazione sul modo con cui questo "maledetto sistema isolato" che si chiama Terra sta evolvendo. È un'evoluzione che sta conducendo rapidamente ad una catastrofe generale per cui la mancanza di benzina nei serbatoi delle macchine è una cosa di ben scarsa rilevanza. Esso vuole essere anche un richiamo a tutti militanti anarchici, perché è oggi impensabile non tenerne conto se si vuole elaborare una analisi globale nella ricerca dei "mezzi" rivoluzionari. La lotta di classe, intesa come lotta degli sfruttati contro gli sfruttatori al fine dell'abolizione delle classi, potrà così assumere anche contenuti nuovi, non solo lotta contro il padrone e contro lo stato, ma anche lotta contro il tempo per la salvezza dell'umanità.
In questa sede non ci proponiamo di trovare soluzioni o di dare indicazioni valide, speriamo solamente di risvegliare l'interesse dei compagni ed aprire un dibattito che sia proficuo per la causa rivoluzionaria.

Il rapporto M.I.T.

Nel marzo 1972 è stato pubblicato un rapporto del System Dynamics Group del M.I.T. (Massachusetts Institute of Technology) (2) riguardante le ricerche svolte nella simulazione su calcolatore dell'evoluzione futura del sistema mondiale. Questo lavoro è stato portato avanti utilizzando la tecnica matematica della "dinamica dei sistemi" nell'ipotesi che l'attuale linea di sviluppo continui inalterata nei cinque settori fondamentali sopra indicati (popolazione, industrializzazione, alimenti, consumo delle risorse naturali, inquinamento); cosa del resto molto probabile a meno che non avvenga subito un radicale mutamento delle strutture politiche che governano il mondo.
Dalla lettura del libro elaborato dai ricercatori del M.I.T. si rileva subito un fatto abbastanza semplice e di cui non si è praticamente mai tenuto conto: la quantità finita di terra coltivabile, di acqua, di metalli, ecc., condiziona enormemente sia la crescita della popolazione, sia lo sviluppo dell'industrializzazione. Oggi lo sviluppo cresce con caratteristiche esponenziale, cioè con tempi di raddoppiamento sempre più brevi. Ciò comporta un avvicinamento a dei limiti naturali imposti dal fatto che il sistema mondiale è finito; in prossimità di questi limiti non può che verificarsi un arresto dello sviluppo ed il crollo successivo.
Vediamo alcuni dati:

La popolazione

Nel 1970 la popolazione mondiale era di 3,6 miliardi di individui, con tasso di accrescimento del 2,1% che corrisponde ad un tempo di raddoppiamento di 33 anni. Prima della rivoluzione industriale il numero delle nascite prevaleva di poco su quello delle morti, quindi l'accrescimento era modesto. Con il diffondersi della medicina e delle pratiche igienico-sanitarie, con una migliore distribuzione degli alimenti, l'indice di mortalità è decresciuto enormemente tanto che la vita media è passata in meno di tre secoli da 30 a 53 anni. Questo ha comportato un accrescimento veloce della popolazione mondiale, per il 2000 sono previsti sette miliardi di abitanti e tra 60 anni addirittura 15 miliardi. Osserviamo che per il ritardo che intercorre tra nascita di un individuo e capacità procreativa dello stesso, anche se venissero prese immediatamente drastiche misure di controllo delle nascite, non ci sarebbe alcuna possibilità di arrestare la crescita fino all'anno duemila.
Il tasso di sviluppo industriale pro capite negli ultimi dieci anni è stato di circa il 7% (i dati sono mediati tra tutti paesi partendo dal Giappone con passo del 10% fino alla Nigeria che presenta un tasso dello 0,3% e che quindi è in "via di sotto sviluppo industriale"), quindi con tempo di raddoppiamento di circa 14 anni. Osserviamo che questo sviluppo è circoscritto ai paesi già industrializzati, mentre la crescita della popolazione è sostanzialmente circoscritta ai paesi non industrializzati, per cui il divario economico aumenta vertiginosamente tra le une e le altre popolazioni. Nel 2000 si prevede un prodotto nazionale lordo pro capite di 23.000 dollari in Giappone, di 11.000 dollari negli U.S.A., di 6.000 dollari in U.R.S.S. e di soli 60 dollari in Nigeria (non si tiene conto dell'inflazione).

Gli alimenti

Un terzo della popolazione mondiale (secondo la F.A.O.) non dispone del fabbisogno di calorie di proteine. L'aumento della popolazione mondiale impone quindi una ancor maggiore aumento della produzione alimentare. La superficie coltivabile sulla terra è di circa 3 miliardi di ettari e attualmente ne sono coltivati solo la metà. Per rendere produttiva la restante metà occorrono enormi investimenti di capitale per l'irrigazione e la fertilizzazione, mediamente occorrono 1.150 dollari per ettaro.
Anche supponendo che vengano fatti gli investimenti necessari in modo da aumentare al massimo la produzione agricola, nell'ipotesi che per il sostentamento di un individuo bastino 0,4 ettari (negli U.S.A. un individuo "consuma" circa un ettaro), si rileva che nell'anno 2000 si avrà una notevole carenza delle disponibilità di terra necessaria al fabbisogno; infatti bisogna tenere conto che ogni individuo occupa almeno un decimo di ettaro per l'abitazione ed i servizi, e la popolazione nel 2000 supererà i sette miliardi...
Sì può prevedere che aumentando gli investimenti in modo enorme in trattori, fertilizzanti e con l'uso di moderne tecniche si riesca anche a quadruplicare la produzione per ettaro, ma questo non sposterebbe la crisi che di 20 o 30 anni. Inoltre un raddoppiamento del raccolto segue la legge economica dei costi crescenti che insieme all'accrescimento della popolazione implicherebbe l'arresto della produzione industriale per usi non agricoli e quindi verrebbero a mancare i capitali necessari per gli investimenti nell'agricoltura.

Le risorse naturali

La domanda di oro, piombo e zinco è oggi superiore all'offerta. Con un tasso di incremento nei consumi industriali pari a quello odierno tutti principali minerali saranno esauriti nel giro di 80 anni.
Consideriamo il petrolio che costituisce un argomento di attualità. Le riserve conosciute sono di circa 450 miliardi di barili, l'incremento nel consumo ha un tasso annuo del 40% quindi si ha una curva di consumo di tipo esponenziale che porta all'esaurimento delle riserve mondiali in circa 20 anni. Supponiamo che il razionamento in corso riesca ad annullare il tasso di incremento (cosa assai ardua perché dovrebbe essere molto più consistente), allora il consumo rimane costante ma l'esaurimento delle riserve si avrà lo stesso tra 30 anni. Supponiamo infine che si abbiano dei ritrovamenti spettacolari per cui si quadruplicheranno le riserve, ebbene il petrolio si esaurisce lo stesso tra 50 anni.
La prevedibile mancanza di materie prime porta quindi all'arresto dello sviluppo industriale. Ma può anche essere che il limite di questo sviluppo non venga neppure raggiunto a causa del peggioramento delle relazioni tra paesi produttori (di solito sottosviluppati) e paesi consumatori (paesi altamente industrializzati). Quando le riserve agli sgoccioli saranno concentrate in aree molto più ristrette della attuali i paesi tardo e post-capitalisti potrebbero accordarsi nella completa spartizione neo-colonialista di queste aree.

L'inquinamento

La maggior parte delle sostanze inquinanti presenti nel sistema mondiale ha un tasso di incremento che da luogo ad una crescita esponenziale. L'aumento è dovuto sostanzialmente alla crescita della popolazione, all'industrializzazione, al sempre più grande consumo di fertilizzanti nell'agricoltura.
L'inquinamento produce sull'uomo effetti immediati ed effetti a lungo termine (ad esempio solo oggi si incomincia ad avvertire il danno provocato dall'uso fatto nel passato dal D.D.T.). Per ogni sostanza inquinante c'è un limite massimo di sopportabilità da parte degli individui.
Un tipo di inquinamento molto pericoloso per l'ecologia è quello termico. Tutta l'energia dissipata dall'uomo si trasforma in calore che provoca in ultima analisi un innalzamento della temperatura atmosferica. Un ulteriore aumento della produzione industriale comporta un aumento dei consumi energetici e questo può provocare a lungo termine degli sconvolgimenti climatici su scala mondiale.
Impiego futuro dell'energia nucleare (osserviamo che se l'energia tradizionale sarà sostituita, come è prevedibile, da quella nucleare il problema dell'esaurimento dell'energia si porrà in epoca molto remota) comporta un effetto inquinante, dovuto alle scorie radioattive, anch'esso preoccupante.
Si prevede che l'inquinamento totale nell'anno 2000 sarà dieci volte quello di oggi e ciò comporterà la distruzione di piante e di molte specie animali. I pesci non saranno più commestibili per l'alto contenuto di mercurio, ammesso che riescano a sopravvivere in un mare altamente inquinato.
Pertanto si può osservare che essendo la Terra un sistema finito praticamente isolato, essa presenta nei confronti della produzione alimentare, del consumo di materie prime, dell'inquinamento, dell'industrializzazione, dei limiti naturali di cui bisogna tenere conto. Se una di queste quantità arriva al limite del suo sviluppo si ha indubbiamente un'influenza anche sulle altre e ciò mette in moto un meccanismo di reazioni non controllabile.

L'equilibrio globale

In questa sede non è possibile esporre nei dettagli il modello del mondo considerato dai ricercatori del M.I.T. per ciò che riguarda tutte le possibili interazioni che intercorrono tra gli elementi, considerati prima come separati l'uno dall'altro. Per questo rinviamo alla lettura - che risulta abbastanza agevole - del libro-rapporto. La risposta data dal calcolatore per quanto riguarda l'andamento delle grandezze in esame nel periodo che va dal 1900 al 2100 è riportata in fig. 1. In essa si può rilevare l'andamento della popolazione, del prodotto industriale pro-capite, degli alimenti pro-capite e dell'inquinamento riferito al livello 1970 posto uguale ad 1. B indica l'indice di natalità, D l'indice di mortalità ed S la disponibilità di servizi pro-capite.
I valori riportati tra il 1900 e il 1970 sono tra i più attendibili tra quelli che erano a disposizione. L'indice di natalità va diminuendo gradualmente, ma quello della mortalità diminuisce ancora più rapidamente. Ciò è dovuto al fatto che i servizi, l'alimentazione ed i prodotti industriali aumentano esponenzialmente (si tenga presente che si affronta il problema nella sua globalità e quindi ciò non significa un maggior benessere per tutti, al contrario i paesi ricchi diventano sempre più ricchi mentre i paesi poveri non riescono a stare al passo con quelli ricchi). Negli anni '70 le risorse naturali sono ancora il 95% di quelle che erano all'inizio del secolo, ma è proprio in questi anni che esse diminuiscono drasticamente.
Allora significa che siamo ai "limiti naturali" delle materie prime con conseguente collasso provocato dall'esaurimento delle materie prime non rinnovabili. Nel frattempo il capitale industriale cresce e richiede un apporto enorme di materie prime, ma ciò provoca una grossa lievitazione dei prezzi di queste ultime sempre meno reperibili sul mercato, per cui bisogna impegnare una frazione sempre più larga del capitale e ciò va a discapito degli investimenti. Ma ecco che gli investimenti non riescono più a seguire il deprezzamento del capitale ed allora ne consegue il collasso dell'industria, dell'agricoltura e dei servizi (infatti l'agricoltura rimane senza fertilizzanti e insetticidi nel momento in cui è soggetta al massimo sforzo per il sostentamento della popolazione sempre crescente, infatti ai servizi vengono a mancare le attrezzature industriali e l'energia).
La popolazione, a causa dei ritardi che caratterizzano il ciclo produttivo e i processi sociali in genere, continua a crescere, ma la carenza di alimenti e di servizi provoca un aumento enorme della mortalità per cui ad un certo punto essa decresce rapidamente.
È evidente che si verificano - a quel punto - le condizioni per cui anche l'inquinamento crolla. Dopo un breve periodo si va verso un periodo di stabilità in condizioni di miseria e di arretramento rispetto alla situazione attuale.
I ricercatori del M.I.T. hanno reimpostato i calcoli più volte cambiando di volta in volta i dati di ingresso, ad esempio considerando una disponibilità di risorse naturali doppia di quella attualmente conosciuta, ma ciò non modifica in alcun modo l'andamento del modello, al più la catastrofe viene posposta di pochi anni.
C'è da osservare solamente una cosa (che per gli anarchici è della massima importanza): il modello del sistema mondiale funziona in questo determinato modo e va verso il collasso nell'ipotesi che non ci sia una variazione sostanziale nel nostro comportamento.
Nella parte finale del rapporto i ricercatori del M.I.T. studiano le condizioni sotto cui evolverebbe il sistema mondiale nel caso venissero prese al più presto alcuni provvedimenti di tipo drastico la cui natura è però impensabile per il sistema politico attuale. Se la popolazione venisse mantenuta costante uguagliando gli indici di natalità e di mortalità a partire dal 1975. - Se il tasso di investimento del capitale industriale venisse eguagliato al tasso di deprezzamento a partire dal 1990. - Se il consumo delle materie prime venisse immediatamente ridotto ad un quarto del valore attuale. - Se la società attuale trasferisse tutte le sue attività economiche e si impiegasse ogni sforzo nell'agricoltura anche quando ciò risulti "anti-economico" (secondo parametri mercantili). - Se infine si approntassero tecniche specifiche per la riutilizzazione delle materie prime già consumate; allora dopo tutti questi "utopistici se" si ottiene un diagramma dell'evoluzione del mondo per cui dopo un certo periodo di relativo benessere ci si stabilizza su di un livello di vita sopportabile (fig. 2).

Aveva ragione Malthus?

L'asserzione neo-maltusiana secondo la quale le nostre risorse di spazio, aria, acqua, ecc., hanno dei limiti finiti, mentre i nostri consumi crescono esponenzialmente è comprovata dalla "storicità" dei dati in nostro possesso sull'evoluzione dall'inizio del secolo fino ad oggi.
Quindi, o si fa la scelta di incidere subito e di forza sulla struttura sociale presente, o si va verso la catastrofe globale.
Supponendo che il movimento rivoluzionario anti-autoritario abbia la capacità di assimilare questa nuova realtà e di operare un intervento drastico in senso libertario in tempi brevi (cosa assai improbabile), allora si potrebbe giungere in modo egualitario e libertario alle condizioni che conducono allo stato di equilibrio globale. Ciò comporta un preciso intervento al fine di inserire nella "lotta di classe" anche la lotta per il raggiungimento della "crescita-zero", e questo vuol dire combattere affinché nei paesi industriali si diminuisca la produzione (primo stadio: eliminazione del capitalismo e dello Stato, secondo stadio: autogestire o autoregolare la diminuzione progressiva del prodotto lordo pro-capitale). Parallelamente occorre sviluppare la "coscienza internazionale" per trasferire il processo di industrializzazione nei paesi sottosviluppati per portarli rapidamente allo stesso sviluppo di quelli industrializzati. Perché se arrestassimo lo sviluppo economico globalmente, senza intervenire in modo differenziato nelle varie situazioni, ciò non sarebbe rivoluzionario (in senso egualitario e libertario).
Se il movimento rivoluzionario non avrà la capacità di intervenire, allora potrebbe anche succedere che il sistema attuale, basato sullo sfruttamento e l'ingiustizia sociale, pur di non essere travolto esso stesso dalla catastrofe potrebbe scegliere ed imporre lo sviluppo-zero (magari con il papa che fa un'enciclica in favore della immediata limitazione delle nascite) che, ma questa scelta indubbiamente sarebbe differenziata, per cui i poveri diventerebbero ancora più poveri, e non è improbabile che si giunga addirittura alla soppressione violenta del terzo mondo.

A.G. Agnese

(1) Per una definizione di tardo-capitalismo e post-capitalismo cfr. Anarchismo '70, ed. L'Antistato (1973).

(2) I limiti dello sviluppo, Biblioteca EST, ed. Mondadori (1972).