Rivista Anarchica Online
Un piatto di lenticchie... e un riconoscimento non
richiesto
a cura del Collettivo lavoratori libertari di
Torino
Conclusa la vertenza alla Michelin
Torino, 25 settembre. La vertenza Michelin è arrivata in porto,
non resta altro che tirarne le conclusioni.
L'improvviso annuncio della fine delle trattative, ci ha colti di sorpresa; confessiamo sinceramente che
non ci aspettavamo una durata così breve: poche ore di trattative sono state sufficienti per
concludere
una lotta che si trascinava da quasi un anno. C'è in tutto questo qualcosa che non va per il verso
giusto,
qualcosa che non quadra, come una nota stonata. Ma, questi dubbi sono facilmente fugati da una attenta
lettura dell'accordo firmato, e soprattutto dal suo confronto con la piattaforma rivendicativa presentata
all'inizio della vertenza. Il punto (a) della piattaforma rivendicativa era rappresentato da
"INVESTIMENTO e OCCUPAZIONE e i suoi riflessi in rapporto ai seguenti problemi: carichi di
lavoro, organici e garanzia dei guadagni di cottimo". Tale punto è ampiamente trattato nella
bozza di accordo, ma non nel modo che probabilmente gli operai
in lotta speravano. Infatti, il sindacato concorda con la direzione un vasto programma di ristrutturazione
aziendale (punti: a, b, c, d, della bozza di accordo), ma si dimentica completamente del suo "costo
umano", cioè dei carichi di lavoro ad essa connessi. Gli interessi della base saltano fuori solo
di sfuggita
in tema di trasferimenti:... "Nell'eventualità di spostamenti individuali o plurimi i lavoratori da
To/Dora
a To/Stura e/o ad altri stabilimenti gli spostamenti avverranno se richiesti e accettati da ambo le parti".
Rileviamo l'ambiguità di questa frase, ci chiediamo cosa voglia dire in realtà
"richiesti e accettati da
ambo le parti". La parte riguardante la garanzia dei guadagni di cottimo è stata
così risolta: "... In caso di trasferimento
all'interno di To/Dora a To/Stura e/o in altri stabilimenti,... Si converrà "ad personam" il
seguente
trattamento: a) Per gli operai con anzianità di servizio... di oltre venti anni o di età
di almeno cinquanta anni per gli
uomini... e di almeno quarantacinque per le donne, il 100% della media della retribuzione globale di fatto
percepita nell'ultimo mese nella mansione svolta in precedenza, compresa l'indennità di
turno. b) Per gli operai con anzianità o età inferiore, la percentuale di cui sopra
sarà del 100% della media della
retribuzione globale di fatto dell'ultimo mese, ad eccezione dell'utile di cottimo che non sarà
inferiore
al 90% di quello percepito nella precedente mansione. L'indennità di turno verrà
mantenuta solo in caso
di effettuazione dei turni...". Notiamo che sarà estremamente semplice per la Michelin
(basterà applicare l'accordo alla lettera)
risparmiare un bel mucchio di soldi: poiché è precisato che per godere del trattamento
di cui al paragrafo
(a) sono necessari oltre venti anni di servizio e almeno
cinquanta e quarantacinque anni di età, l'azienda
potrà facilmente approfittare dello scarto anche di un solo giorno per fare rientrare molti operai
nelle
condizioni del paragrafo (b), i cui "vantaggi" (cottimo, turni) si commentano da soli. Da notare
altresì
che si parla sempre di media mensile. Non si garantisce cioè la paga
oraria ma la sua media che è
certamente inferiore. Il punto (c) della piattaforma rivendicativa era rappresentato da: AMBIENTE
DI LAVORO collegato con l'esame dei carichi di lavoro e organici,... e la realizzazione
degli strumenti aziendali (libretto di rischio, registrazione dei dati ambientali, registro dei dati biostatici
e libretto sanitario, istituzione visite mediche preventive, potenziamento servizio notturno infermeria,
ecc.). Il punto (5) della accorto dice: ... "L'azienda provvederà, entro l'anno '73 ad
istituire un apposito registro dei dati ambientali e
biostatici.... Le rilevazioni dei dati ambientali sono effettuate, su richiesta dei membri designati dal
C.d.F., dalla clinica del lavoro di Milano e di Torino o altri enti specializzati scelti di comune accordo...
in presenza dei membri designati nonché dai lavoratori presenti nel loro posto di lavoro...".
Sì può notare
come il problema sia stato affrontato solo in parte: manca infatti l'esame dei carichi di lavoro (fatica
fisica, ripetitività del lavoro a catena, sforzo psico-fisico), quello del potenziamento notturno
dell'infermeria, ecc. Ricordiamo per chi volesse controllare, l'articolo apparso su "IL SINDACATO"
nel
numero di dicembre '72, firmato "il Comitato Esecutivo del C.d.F. Spinetta Marengo/Al", dove tutti
questi problemi sono presentati come importanti e fondamentali. Dove sono finiti in sede di trattativa?
Nei cassetti del sindacato? Il punto (b) della piattaforma (nell'articolo in questione si parlava anche
di questo), riguardava la
perequazione dei salari e degli stipendi fra i vari stabilimenti Michelin. Era un problema particolarmente
sentito dalla base, ma, dopo 200 ore di sciopero sembra tutto dimenticato. Nella bozza d'accordo non
se ne fa il minimo accenno. Lo stesso dicasi del lungo elenco di problemi normativi che formano il punto
(e) della piattaforma. Se tanti punti contenuti nella piattaforma non figurano nell'accordo raggiunto,
ve n'è uno per cui vale
il discorso contrario. Al punto (6) dell'accordo, infatti, si legge: "... Il C.d.F. è riconosciuto
agente della
contrattazione nelle materie di carattere sindacale". Pur senza averlo chiesto, abbiamo avuto il
riconoscimento ufficiale del C.d.F.. È il primo passo verso l'imbrigliamento degli organismi di
base in
una serie di norme e regolamenti (di cui l'accordo contiene un primo abbozzo) per diminuirne la
combattività. L'unico a rafforzare la propria posizione è il sindacato, a scapito
dell'autonomia dei
lavoratori. La Michelin si è impegnata a garantirci il posto di lavoro, a discutere il problema
degli
investimenti, si è impegnata alla rilevazione dei dati biostatici. Ora noi ci poniamo questa
domanda:
"Sino a che punto gli operai sono in grado di rendersi conto della maggiore o minore validità
delle
proposte in merito agli investimenti?". Troppo spesso questi dati sono per loro soltanto cifre di cui
sanno
farsene meno che niente, lo stesso si può dire per i rilevamenti dei dati biostatici. In altri termini
il
controllo reale della base su questi problemi è nullo anche se formalmente garantito. Il sindacato
ha
queste possibilità, il suo apparato è pronto a ricevere e utilizzare i dati dei rilevamenti
e le indicazioni
sugli investimenti, e la base deve dipendere da lui per capirci qualcosa. Tutto questo spiega
perché la lotta è stata così dura, così lunga. Gli operai hanno lottato per
oltre 12
mesi, senza cedimenti, e dopo tutto questo si vedono liquidati in poche ore. Quando si seppe che
Daubrè
si era deciso a trattare, molti pensarono di averlo piegato, ricordando l'inizio del lavoro preparatorio
della piattaforma, lo sciopero selvaggio di un reparto. Nello stesso periodo altre fabbriche erano in lotta
per gli stessi problemi, e al sindacato veniva rimproverato di voler affrontare un problema generale come
l'occupazione a esclusivo livello aziendale. Molti credevano di avere spaventato Daubrè, con
l'assemblea
permanente, con la solidarietà portata dalle altre fabbriche, di averlo indotto a concludere in
tutta fretta
l'accordo. Poi la doccia fredda: venuti a conoscenza del contenuto dell'accordo, il quadro della
situazione
si apre in tutta la sua chiarezza. Sindacato e Daubrè sapevano sin da principio che razza di
accordo
avrebbero firmato. Era necessario tirarla per le lunghe, stancare i lavoratori, uno faceva la parte del
cattivo che non vuole assolutamente trattare, l'altro poteva rafforzare la propria posizione giorno per
giorno. Poi l'improvviso colpo di coda; questo era il momento buono: era assolutamente indispensabile
chiudere la vertenza (meglio non rischiare troppo). Così in poche ore l'accordo è stato
raggiunto. I
lavoratori erano stanchi e lo hanno sottoscritto. Dodici mesi di lotta per un piatto di lenticchie!
Collettivo lavoratori libertari di Torino
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