Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 24 nr. 208
aprile 1994


Rivista Anarchica Online

Diggers = zappatori
di Valerio Pignatta

Nel 17 secolo, in Inghilterra si sviluppa il movimento degli zappatori. Valerio Pignatta ne ripercorre in queste pagine la storia

L'esperienza storica di Gerrard Winstanley e dei Veri Livellatori o Zappatori (Diggers) si inserisce nel quadro della effervescenza politica e sociale degli anni Quaranta del XVII secolo in Inghilterra e non può essere compresa in pieno senza dare conto delle vicende politiche che travagliarono l'Inghilterra in quegli anni. La possibilità di venire alla luce di una serie di posizioni politiche e sociali radicali all'interno della società inglese fu strettamente connessa alla direzione data dal parlamento alla rivoluzione.
Gli antecedenti immediati della lotta politica degli anni Quaranta sono rintracciabili nel tentativo assolutistico messo in atto dagli Stuart durante gli anni Trenta. In quegli anni la politica di Carlo I e dei suoi ministri Strafford e Laud esasperò il contrasto tra la corona e le correnti riformatrici puritane e parlamentari mentre nello stesso tempo andava crescendo un generale stato d'animo di rifiuto, da parte di tutti i ceti, di pagare tasse che non fossero state regolarmente autorizzate attraverso la normale procedura parlamentare. La politica di uniformità religiosa sostenuta dal sovrano provocò una vasta rivolta in Scozia nel 1638, allorché il Laud cercò di imporre alla chiesa presbiteriana scozzese il cerimoniale adottato dalla Chiesa anglicana. Quando per avere il denaro necessario alla repressione della rivolta scozzese, fu finalmente convocato il parlamento, le rivendicazioni parlamentari furono tali che il re ritenne opportuno sciogliere rapidamente l'assemblea (Corto Parlamento, 13 aprile-5 maggio 1640). D'altro canto la tregua contrattata con gli scozzesi si presentò talmente costosa per le finanze dello stato che il re dovette agire. Convinto di poter addomesticare il Parlamento arrestando alcuni deputati e minacciando o corrompendo altri, il re lo convocò nuovamente nel novembre del 1640. Questa fu la data di inizio di un vero e proprio terremoto istituzionale e rivoluzionario che percorse l'Inghilterra per un ventennio. La censura non funzionava più e una marea di libelli invase il regno. Il malcontento popolare era diffusissimo e «persino» delle donne si levavano a predicare. La diffusione della stampa alimentava un fermento generale che era sempre più difficile controllare, mentre l' «opposizione» parlamentare, ancora unita, incoraggiava la partecipazione popolare alla politica, sollecitando petizioni e dimostrazioni di massa a favore del parlamento. Tuttavia, in occasione del dibattito religioso si manifestarono quelle differenze di posizione che portarono alla formazione degli schieramenti pro e contro il re, quando scoppiò la guerra civile nel 1642. La crescita del movimento popolare radicale faceva temere ad una parte dei capi parlamentari la possibile messa in discussione della loro posizione e che la libertà religiosa significasse disordine sociale.
Sulla scia di questo «disordine» seguirono vari sommovimenti rivoluzionari che vanno dalla guerra civile all'esecuzione del re, dal proliferare di una moltitudine di sette autonome millenariste alla proclamazione della Repubblica. È in questo contesto appunto che si inseriscono i Diggers di Winstanley.

Su i1cappello
Il leader dei Veri Livellatori nacque a Wigan nel Lancashire il 10 ottobre 1609. Il padre è indicato come mercante di stoffe. E' probabile che i genitori nutrissero simpatie puritane poiché nel 1605 erano apparsi davanti alle corti ecclesiastiche con l'accusa di aver frequentato conventicole dissidenti. Nulla si sa dell'istruzione impartita a Winstanley. Si presume che fosse stato educato come un commerciante.
Effettivamente non fu né un dotto né un erudito ma piuttosto un mistico.
La domenica del primo aprile 1649 vide Winstanley a St. George, nel Surrey, partecipe dell'iniziativa di occupazione della terra, e anzi promotore con William Everard di quella breve ma strenue stagione di lotta con i proprietari terrieri che stava per incominciare.
Gli occupanti (una trentina in tutto) iniziarono a mettere a coltura gli incolti di cui avevano preso possesso e invitarono tutti ad andare a dar loro una mano promettendo loro che avrebbero avuto da mangiare, da bere e da vestirsi, minacciarono di distruggere le recinzioni e diedero per certo che entro pochi giorni avrebbero raggiunto alcune migliaia di aderenti.
Subito contro di essi si manifestarono grandi resistenze e vari soprusi e violenze furono commessi a loro danno.
Demonizzati dai proprietari terrieri, sia Winstanley che Everard si impegnarono a comparire al cospetto di Lord Fairfax a Londra a rendere conto del loro operato, cosa che avvenne il 20 dello stesso mese di aprile 1649. Everard parlò a nome del gruppo e dichiarò che una visione divina lo aveva spinto insieme agli altri a occupare e a coltivare le terre del colle di St. George con l'intento di ricreare le primitive condizioni umane e naturali stabilite da Dio ossia di restaurare l'antica comunità per godere dei frutti della terra. Egli sottolineò il carattere pacifico della loro iniziativa e affermò che nessuno di loro avrebbe fatto uso delle armi neppure per la difesa personale. Sia Winstanley che Everard si dichiararono poi fiduciosi che altri avrebbero potuto seguire il loro esempio e che i proprietari terrieri avrebbero acconsentito a cedere volontariamente le loro terre.
In tale occasione i due Diggers rifiutarono di togliere i loro cappelli alla presenza del generale perché sostennero che egli era, come tutti gli uomini, una loro creatura sorella per cui non c'era ragione di sottomettersi a chicchessia. Tale gesto esprime una nota caratteristica del movimento digger i cui aderenti riconoscevano e predicavano l'uguaglianza di tutti gli uomini tra di loro, nessuno escluso, e credevano che nessuno dovesse mai avere autorità su qualcun altro. Fairfax ricevette una buona impressione dai due e non considerò la loro azione pericolosa per il paese ma i proprietari terrieri della zona erano alquanto disturbati dai Diggers e con l'aiuto di fittavoli e di coloni aggredirono ripetutamente la comunità distruggendo attrezzi di lavoro, demolendo le capanne, rovinando il raccolto, razziando o ammazzando il bestiame, picchiando gli aderenti alla colonia e perseguitandoli con azioni legali. Tuttavia i Diggers della colonia di Little Heath, dove nel frattempo si erano spostati per sfuggire alle persecuzioni, si riorganizzarono mentre il loro esempio cominciava ad essere imitato in qualche altra zona del paese.
Comparvero altre colonie a Wellingborough nel Northamptonshire, a Cox Hall nel Kent, ad Iver nel Buckinghamshire, a Barnet nello Hertfordshire, a Enfield nel Middlesex, a Dunstable nel Bedfordshire, a Bosworth nel Leicestershire, e in località del Gloucestershire e del Nottinghamshire.
Winstanley e i Diggers non si limitarono a condannare il regno dispotico di Carlo I ma assunsero la figura del cattivo monarca come simbolo della prepotenza e iniquità del potere poiché nel potere è implicita la disuguaglianza e quindi l'incompiutezza degli uomini. Per questo mistico i ministri del culto non erano nient'altro che i difensori e i servitori del potere iniquo e le decime il prezzo del loro tradimento.

Maledetto lo sfruttamento
Secondo Winstanley i veri motori della storia umana sono l'oppressione e la violenza che si manifestano nel dominio dei pochi sui molti e nei torti e nelle sofferenze subite dai dominati. Winstanley pensava che la natura stessa era stata corrotta dalla Caduta dell'Uomo. Per ristabilire la libertà esistente prima della Caduta si doveva abolire il lavoro salariato. Non era stata la Caduta a portare alla proprietà privata, ma la proprietà a causare la Caduta: «Quando l'umanità prese a disputare per la terra, e alcuni la volevano tutta, escludendone gli altri e costringendoli ad essere servi; questa fu la caduta dell'uomo». Il potere dello stato, gli eserciti, le leggi e la macchina della giustizia, le prigioni, le forche, tutto ciò esisteva (ed esiste) per proteggere quella proprietà che i ricchi avevano rubato ai poveri.
La continua commistione tra ideologia politica e religione è evidente, nel pensiero di Winstanley, anche a proposito della riflessione sul significato della proprietà. La maledizione dell'uomo non è il lavoro ma lo sfruttamento. La compravendita e le leggi del mercato sono conseguenze della Caduta. Il suo obiettivo non era il ritorno alla situazione di libertà che si pensava fosse esistita prima della conquista normanna dell'Inghilterra, nell'XI secolo. Egli riteneva che occorresse andare oltre e ripristinare «la pura legge di giustizia risalente a prima della Caduta».
Il potere regio, il clero, gli avvocati, la compravendita, tutto era collegato. Non bastava quindi tagliare la testa del re. Bisognava operare perché tutto il sistema di rapporti esistente crollasse.
Per Winstanley il Dio della Bibbia non soltanto governa la storia ma la orienta anche nel senso dell'instaurazione della giustizia, della fratellanza e, di conseguenza, dell'abolizione della proprietà privata.
Winstanley credeva nel benessere materiale per tutti qui su questa terra una volta che, libero dal peso dei bisogni primari, l'intelletto umano attraverso uno sperimentalismo di tipo baconiano fosse riuscito con invenzioni e scoperte, benevole e benefiche per l'umanità, a conseguirlo. L'attacco ai mali della società presente e le modalità di realizzazione in terra di un paradiso mondano ruotano intorno alle critiche violente che Winstanley scaglia contro il clero. A suo giudizio i preti «avanzano diritti al paradiso dopo la morte, però il paradiso lo richiedono anche su questa terra, e mormorano violentemente contro il popolo che non vorrebbe dare loro un sostanzioso mantenimento temporale. E tuttavia ai poveri vanno dicendo che debbono accontentarsi della loro povertà, che il paradiso lo avranno nell'aldilà. Ma perché non possiamo avere qui il paradiso, cioè un dignitoso mantenimento su questa terra, ed anche il paradiso nell'aldilà esattamente come voi, visto che Dio non fa privilegi?».
Winstanley insomma ebbe il pregio di aver ancorato le dispute teologiche e le promesse di un mondo di là da venire alle miserabili ingiustizie di questa terra. Per Winstanley «il più grande peccato contro l'amore universale» era «che un uomo chiudesse i tesori della terra in casse e case, e permettesse loro di arrugginire e marcire, mentre altri, cui essi appartengono - e appartengono a tutti - muoiono di fame per mancanza di essi».
Winstanley immaginava che le divisioni all'interno della nazione sarebbero state spazzate via dall'unità fraterna. Per lui la luce interiore, la Ragione, era ciò che suggeriva all'uomo di fare agli altri quello che desiderava gli altri facessero a lui, era ciò che lo spingeva a collaborare con i suoi simili in vista di un obiettivo comune.
Tale obiettivo prevedeva anche l'occupazione delle terre il cui significato è quello di un estremo atto di protesta etico-politica contro gli effetti negativi delle recinzioni e l'indicazione di un'alternativa possibile per tutti gli sfruttati e gli oppressi dalla miseria e dalla perdita progressiva di ogni libertà. La pericolosità dei Diggers per i proprietari e per le autorità non consisteva tanto nelle dichiarazioni comunistiche o nella pratica della nonviolenza quanto piuttosto nel tentativo concreto di realizzare quei contenuti attraverso l'azione diretta dei poveri.
La loro idea centrale era la totale abolizione della proprietà privata. Libertà, per i Veri Livellatori, vuol dire parità nel diritto alla terra in ordine ai bisogni da soddisfare. La «libertà fondamentale» è il libero godimento della terra perché ogni uomo per nascita «ha lo stesso diritto alla terra, di un altro». Tutte le altre libertà sono soltanto delle pseudo-libertà. Alla luce di questo principio risulta evidente che la rivoluzione, che aveva abbattuto il tiranno ed aveva instaurato il Commonwealth, non poteva dirsi conclusa. Il rivolgimento politico non aveva portato la libertà sperata da chi aveva lottato, perché non aveva intaccato il vero privilegio e non aveva messo in discussione l'ingiustizia sociale.
Le comunità che i Diggers fondarono prefiguravano invece il modello politico che avrebbe dovuto avere la società futura a rivoluzione terminata secondo un criterio di eguaglianza, fraternità e giustizia. Il loro intento era per una testimonianza esemplare di vita comunitaria. Dell'impresa dei Diggers si parlò in tutto il paese, con simpatia tra i ceti meno abbienti e ovviamente con apprensione tra quelli possidenti. Le idee contenute nel loro manifesto, The True Levellers Standard Advanced del 1649, sono il risultato di un'analisi socio-storica avanzatissima ma inquietante per la coscienza dominante del periodo che considerava il privilegio economico e politico come un dato di fatto irreversibile e anzi una necessità sociale a salvaguardia dell'ordine.

Il fallimento degli zappatori
La convinzione dell'uguaglianza originaria non poté che provocare contro i Diggers una vasta protesta da parte delle classi dominanti che non potevano di certo accettare pacificamente l'idea che la proprietà privata si origina da un furto e si perpetua attraverso un puro principio di forza e col delitto e che perciò «tutti i proprietari terrieri vivono infrangendo il settimo e l'ottavo comandamento: non rubare, non uccidere».
Gli Zappatori erano consapevoli della novità e della complessità del momento storico nel quale si trovavano e intervennero per avanzare la loro proposta: un messaggio di nonviolenza, di giustizia, di libertà, di uguaglianza. Essi si dichiaravano pronti a costruire una società nuova su basi più giuste. Winstanley rilesse la storia d'Inghilterra alla luce delle sue riflessioni sulle Scritture. Come altri Diggers riteneva che la Caduta avesse assunto una precisa forma storico-politica con la conquista normanna del 1066. Il norman yoke assurse a simbolo del male che si fa storia istituzionalizzandosi in strutture giuridiche ingiuste e lesive della libertà degli antichi anglosassoni.
L'originaria ripartizione della terra per tribù tipica degli angli e dei sassoni con la conseguente formazione di villaggi agricoli aveva instaurato e consolidato, prima della conquista, la consuetudine di usare la terra in comune prefigurando l'idea di un diritto popolare alla terra. In questa organizzazione primeva fu vista l'origine dell'agricoltura a campo aperto espressione di un'economia in cui la proprietà individuale coesisteva con un radicato e sentito costume comunitario a cui Gerrard Winstanley guardò costantemente con interesse. La conquista normanna avrebbe invece posto le basi al fenomeno delle recinzioni e distrutto l'antico equilibrio socio-economico a danno dei contadini radicalizzando la gerarchizzazione di classe. Winstanley considerava questi eventi come la causa diretta dell'ingiustizia dominante ed era convinto che «la difesa della proprietà e dell'interesse privato divide il popolo di un paese, anzi il mondo intero, in fazioni ed è dovunque causa di guerre, di stragi e di contese». La comparsa della proprietà privata è considerata dai Diggers l'espressione storica del male e solo il ripristino della «terra ... come tesoro comune» avrebbe potuto consentire a tutti di «viverci confortevolmente» in modo che più «nessuno tormenterà un altro». Solo così sarebbero cessate le guerre e tutti i conflitti. Attraverso il loro programma i Diggers espressero la richiesta di una vita liberata dal bisogno materiale con la garanzia per tutti gli uomini di avere assicurati i mezzi per sviluppare la propria esistenza fisica e morale perché, sostenevano, la vera libertà è quella che non soggiace ad alcun bisogno materiale. Reclamarono inoltre l'abolizione della proprietà privata e dello sfruttamento, il ripristino della comune fruizione della terra, la libertà di coscienza, l'eguaglianza economica e sociale.
Il principio da cui gli Zappa tori partivano era l' idea cristiana, diffusa in tutto il medioevo, che il possedere in comune fosse una forma di vita più perfetta della proprietà privata. In questa prospettiva la proprietà privata non era considerata un fatto naturale ma il risultato dell'avidità umana. Pacifisti convinti essi credevano che l'eccellenza del nuovo tenore di vita che essi proponevano avrebbe attirato anche i latifondisti. Pur essendo violentemente anticlericali essi erano anche profondamente religiosi ed è probabile che si aspettassero sempre un intervento divino teso ad intenerire i cuori dei propri antagonisti. I Diggers evidentemente erano uomini semplici. Essi pensavano che la dottrina dell'amore fraterno cristiano si potesse interpretare alla lettera e che la sua forza dirompente avrebbe potuto vincere ogni resistenza.
Il fallimento degli Zappatori fu dovuto alla loro difficoltà di organizzazione dei poveri, incapaci di una perseverante azione comune per mancanza di una coscienza di gruppo.
I Diggers predicarono sì il dovere di ribellarsi: «Se lavori la terra, faticando per altri che vivono negli agi e approfittano delle tue fatiche per seguire le vie della carne, mangiando il pane guadagnato col tuo sudore, non col proprio, sappi questo: che la mano del Signore scenderà pesante sul lavoratore che si vende per un salario; sappi che perirà insieme con l'avido ricco che ha tenuto e tiene il creato sotto la servitù della maledizione».
Ma le coscienze dei ceti più poveri erano ancora troppo assopite e si era lontani dal riconoscere interessi comuni antagonisti a quelli delle classi possidenti, e dall'intenzione di organizzare un comune fronte di lotta. Anche per questi motivi l'appello e l'azione degli Zappatori rimasero pressoché in ascoltati.

Coscienza libertaria
Il movimento digger, dunque, rappresentò il momento più maturo delle lotte contadine contro le recinzioni e contro lo sfruttamento dei grandi proprietari sia aristocratici sia borghesi. Esso fu il punto di sintesi politicamente più alto dei principi di eguaglianza, giustizia, fraternità rivendicati dalle sette radicali e dai Livellatori della base operanti nelle città e nelle campagne durante gli anni Quaranta del '600. Gli Zappatori costituirono una vera avanguardia, la parte più cosciente del mondo contadino oppresso. Una coscienza libertaria che ancora oggi tarda ad attecchire di contro alla permanenza di un'oppressione così sottile, profonda e fantascientifica da tentare di sfuggire persino alle antenne dei più sensibili ed attenti oppositori, tanto è il potere di condizionamento del Sistema che tenta di ammutolirei. Ma Winstanley e gli altri come lui che ci hanno preceduto nella storia della libertà sono le voci che nessuno può zittire e che ci spingono a far sentire anche la nostra.

Bibliografia essenziale
BIANCHI D. (a cura di) Il piano della legge della libertà, Torino, Claudiana, 1992.
FIASCHI G. Potere, rivoluzione e utopia nella esperienza di Gerrard Winstanley, Padova, Cedam, 1982.
HILL C. Il mondo alla rovescia, Torino, Einaudi, 1981. .
RECUPERO A. (a cura di) Gerrard Winstanley. La terra a chi la lavora!, Firenze, Guaraldi, 1974.
SABINE G.H. The works of Gerrard Winstanley, New York, Russell & Russell, 1965.
SCHIAVONE G. Winstanley. Il profeta della rivoluzione inglese, Bari, Dedalo, 1991.
Tutte le citazioni presenti nel testo sono prese dalla raccolta delle opere di Winstanley curata dal Sabine, The works ecc., cit.