Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 23 nr. 199
aprile 1993


Rivista Anarchica Online

La conferenza commemorativa di Piotr Kropotkin
di John Slatter

Il 9 dicembre, alle 10.30 del mattino, anniversario della nascita di Kropotkin, un gruppo internazionale di una cinquantina di persone, fra cui accademici di diverse discipline, anarchici di tendenze varie e i membri ancora in vita della famiglia Kropotkin (discendenti non di Piotr, ma di suo fratello Aleksander), si è riunito alle porte del cimitero Novodevici di Mosca in uno sventolio di bandiere rosse e nere. Dopo una breve attesa siamo entrati e ci siamo raccolti accanto alla tomba di Piotr Aleksejevic per celebrarne la vita. I rappresentanti di ciascun gruppo hanno tenuto un discorso e, dopo un breve silenzio, la cerimonia è terminata. Poi siamo stati portati da Fedorov, il ristorante a gestione cooperativa sulla via Kropotkin (ora riportata al suo nome pre-rivoluzionario, Precistenka). Qui abbiamo consumato un pranzo generosamente offerto dal proprietario ai partecipanti alla conferenza. Dopo di che siamo saliti su un autobus, leggermente in ritardo, che ci ha condotti all'Istituto di Economia dell'Accademia russa delle scienze, organizzatrice di tutta la conferenza.
La prima seduta, durata più di quattro ore, è stata punteggiata dai richiami del coordinatore ai relatori perché abbreviassero gli interventi. Gli interventi sono stati addirittura sei, pronunciati all'ombra di una citazione di Lenin: "L'insegnamento di Marx è onnipotente perché è vero!". Come prima cosa c'è stato un appello del direttore dei lavori, l'accademico L.A. Abalkin, per sollecitare un sostegno internazionale alla pubblicazione delle opere di Kropotkin. E' stata portata a esempio un'antologia in lingua russa in due volumi, di imminente uscita, che comprende tra l'altro una ricostruzione degli appunti di Kropotkin al secondo volume dell'Etica. Il libro, viste le precarie condizioni economiche della Russia, non sarebbe mai stato realizzato senza le sovvenzioni e la partecipazione estera.
Il relatore successivo è stato il più anziano rappresentante dei membri della famiglia Kropotkin ancora in vita, Aleksei Petrovic, di professione specialista di scienze naturali, che ha parlato dell'universalismo scientifico così come lo si pensava ai tempi di Kropotkin e come lo si pensa oggigiorno. Sebbene nel periodo in questione egli individui talune differenze nell'idea di scienza universale (contrapposta a quella di scienza specialistica), il suo parere era che non si potesse parlare di passi avanti nella comprensione scientifica generale dell'universo. L'intervento cominciava con la domanda se, in quanto osservatori del mondo, noi poggiamo sulle spalle dei nostri predecessori, o non ne siamo invece caduti; la sua risposta, a quanto pare, era quest'ultima.
Dopo di lui ha parlato lo statunitense Martin Miller, che ha cercato di rintracciare le radici della precoce "propensione a diventare anarchico" di Kropotkin (come si legge in Memorie di un rivoluzionario) nella sua prima vita familiare, situazione in cui autorità e amore non si trovavano mai fusi nella medesima persona, ma erano ripartiti tra i diversi membri della famiglia.
Il russo A.A. Neiman ha esposto le concezioni di Kropotkin in materia di biologia e di teoria evolutiva, sottolineando l'importanza dell'idea di reciproco aiuto in natura per le tematiche ambientaliste sul mantenimento della biodiversità.
Haruki Wada, dal Giappone, ha parlato di Kropotkin e Vera Figner, direttrice titolare del Comitato Commemorativo Kropotkin fino alla fine degli anni '30, rivoluzionaria lei stessa e per lungo tempo prigioniera sotto il regime zarista. A Mosca il Comitato aveva fondato un Museo Kropotkin nella sua casa natale, amministrandolo fino alla nazionalizzazione, avvenuta nel 1938. All'inizio della guerra, nel i941, il Museo Kropotkin, come altri, venne smantellato e spedito lontano per questioni di sicurezza.
L'ultimo intervento in questa seduta è stato quello di un giovane anarchico russo, V.V. Damie, dotato di un grande entusiasmo, il quale ha dimostrato molto eloquentemente come le idee di Kropotkin siano arrivate, talvolta direttamente e talaltra con la mediazione di persone come Murray Bookchin, nel moderno pensiero ecologista, e come l'autogestione dei lavoratori sul posto di lavoro possa avere un ruolo nel mondo post-industriale in quanto concretizzazione dell'ideale anarco-comunista di Kropotkin.
I successivi due giorni e mezzo sono stati riempiti (a dire il vero, sovraffollati) da sessioni che si sono occupate della vita, del pensiero e del ruolo storico di Kropotkin. A un certo punto la conferenza si è frammentata in diverse sessioni simultanee, che si riunivano in luoghi differenti, ognuna delle quali trattava separatamente ciascuno di questi temi. Nonostante ciò, i singoli relatori erano ancora tenuti a non superare in complesso i trenta minuti e nell'ambito delle sessioni stesse restava poco tempo per le domande e i dibattiti: chi voleva discutere di un particolare intervento doveva cercare l'autore e parlargli da solo; la discussione di più di un intervento per volta era invece impossibile. Sul versante delle cose positive, notiamo che la conferenza ha avuto un carattere estremamente informale. I convenuti andavano e venivano a piacimento dalla sala e anche dal palco e tutti i partecipanti, senza distinzione di rango e di posizione, erano decisamente affabili e disponibili. Una piacevole novità rispetto all'atmosfera più formale di quasi tutte le conferenze accademiche.
Le reazioni all'organizzazione da parte dei molti anarchici presenti, provenienti da diverse parti della Russia e della CSI, ma anche dalla Germania, dall'Italia, dall'Olanda, dal Giappone e dagli Stati Uniti, non sono state sempre favorevoli: dopo un giorno di sessioni separate, per le quali non era predisposto un servizio di traduzione e in cui gli interventi venivano cancellati senza preavviso, fuori dalla sala principale è apparso un cartello che invitava i partecipanti a un "Pranzo incasinato" e a tavole rotonde intorno al desco per le quali non era previsto un limite di orario. Da buon universitario, io approfittavo della pausa di mezzogiorno per attaccare bottoni ai miei colleghi russi, discutendo i loro interventi, prendendo contatti professionali e così via, ragione per cui non sono in grado di dire nulla su questi dibattiti.
In generale, tutti i relatori stranieri con i quali ho parlato erano sorpresi dall'atteggiamento agiografico nei confronti di Kropotkin manifestato dai nostri colleghi russi. Si riscontrava un'accettazione acritica di lui e dei suoi scritti non molto diversa da quella dimostrata dal più piccolo manipolo di marxisti "di culto" nella vecchia Unione Sovietica, il cui emblema era la citazione di Lenin che pendeva sopra la testa dei relatori nella sala principale. Pochi i tentativi di discernere quanto nei suoi scritti ha retto all'esame del tempo e quanto è invece caduto. Un intervento su Malatesta e Kropotkin, che prometteva di puntare il dito sulle prime critiche a Kropotkin, è stato crudelmente tagliato, in quanto la relatrice giapponese non è stata in grado (e comprensibilmente vi era poco propensa) di riassumere quanto voleva dire in un decimo del tempo che le era stato concesso.
Passando ad aspetti più positivi, gli organizzatori della conferenza ci hanno offerto la possibilità di visitare la casa in cui nacque Kropotkin e quella in cui morì. Quest'ultima si trova a Dmitrov, a poco più di venti chilometri da Mosca, una grande residenza "borghese" a due piani nello stile rurale russo del XIX secolo, purtroppo collocata tra due moderni edifici a quattro piani che la nascondono completamente. Recentemente pulita e ridecorata, attualmente sta per essere trasformata in museo, che per il momento non racchiude nient'altro che una serie di fotografie scattate durante il soggiorno di Kropotkin tra il 1918 e il 1921.
La casa natale si trova sulla Kropokinski Pereulok (viale Kropotkin), nel centro di Mosca, che va dalla Prechistenka alla Ostozhenska e ospita numerose ambasciate e altre sedi diplomatiche.
La casa della famiglia Kropotkin è al momento la residenza ufficiale della rappresentanza moscovita dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Durante la nostra visita, alcuni esponenti dell'OLP e della Commissione Kropotkin si sono incontrati e hanno parlato. Ne è emerso che i palestinesi non avrebbero difficoltà a traslocare altrove se si vedessero offrire soluzioni alternative, rendendo così disponibile l'edificio, dopo i restauri del caso, per un Museo Kropotkin, come era fino al 1941, prima dell'evacuazione. In effetti la Commissione Kropotkin è intenzionata a ricostituire qui il museo e a farne un centro internazionale di studi su Kropotkin. Indiscutibilmente, contributi economici dall'estero sarebbero di grande aiuto nel raggiungimento di questi obiettivi, vista l'attuale situazione economica russa.
Finalmente il 12 dicembre, dopo una seduta plenaria che ha dato spazio a numerosi relatori i cui interventi erano stati precedentemente cancellati per mancanza di tempo, la conferenza si è spostata a San Pietroburgo. Il 13 dicembre abbiamo fatto un giro della città, nel quale abbiamo visitato tra l'altro l'ospedale militare (noto per la famosa fuga di Kropotkin), anche se purtroppo solo dall'esterno, il luogo, ben 116 anni dopo, è ancora una base militare! Il 14 dicembre si è tenuta un'ultima seduta dalle dieci del mattino fino a metà pomeriggio alla Società geografica russa, dopo di che la conferenza si è conclusa. Molti dei partecipanti sono tornati a Mosca la sera stessa.
Come prima conferenza internazionale Kropotkin si è trattato indubbiamente di un successo. I problemi naturalmente non sono mancati, come abbiamo riferito chiaramente in queste pagine, ma nel complesso sono stati sopravanzati di gran lunga dai vantaggi per tutti i convenuti di trovare riunite in un solo posto e per quasi una settimana così tante persone interessate a Kropotkin. La presenza di anarchici, oltre che di specialisti universitari, ha dato luogo ad una miscellanea vivace, anche se la prevalenza degli interventi di accademici ha provocato qualche insoddisfazione. Parecchi relatori occidentali hanno già cominciato a pensare alla prossima conferenza Kropotkin, come proseguimento di una serie tanto felicemente iniziata a Mosca.
Forse, dato il suo lungo soggiorno in Gran Bretagna, questa potrebbe essere una sede indicata per l'evento, diciamo nel 1997. Speriamo che allora per i nostri colleghi russi sia diventato più agevole di quanto lo sia oggi arrivare qui.
John Slatter

(traduzione di Andrea Buzzi dal settimanale inglese "Freedom")