Si è conclusa l'8 marzo Trevisocomics 17 intitolata "Americana" -
"Ovviamente sotto la bandiera dei fumetti,
di Colombo e della sua scoperta" come ci tiene a sottolineare il presidente di questa rassegna che ha avuto
tra
gli sponsor anche la celebre fondazione che ha come effigie un numero 500 con la vela di quella barca su cui
campeggia una minacciosa croce rossa. Il comitato d'onore era presieduto da quel Gianni De Michelis che
apprendiamo da un quotidiano veneziano di pochi giorni addietro essere accolto con "monetine e sputi". Le
premesse ci sembravano quantomeno deludenti nonostante nelle precedenti edizioni il contenuto della rassegna
fosse stato di alto livello propositivo. Le creazioni dei fumettari invece hanno saputo animarci: poche le
suggestioni pagate all'american system; consapevolmente anticelebrative erano la gran parte delle opere. Tra
le
critiche più accese ricordiamo una colomba della pace trafitta sulla raggiera del capo della statua della
Libertà
(Roberto Totaro) e le scie di sangue lasciate dalle Caravelle (Marina Comandin) o la visione notturna delle
stesse
come teschi con alberi e vele (Marco Nizzon). Strepitosa la ricostruzione proposta da Altan della "tragedia di
un bighellone". Immagini mal digerite del consumismo imposto di oggi si sono alternate a quelle
dell'impossibile
assimilazione degli amerindi. Tutti lavori molto pregnanti e dalla viva carica critica. Ci ha fatto piacere
incontrare
Luigi Bernardi, direttore di Nova Express (la più trasgressiva e ricca rivista di fumetti di questi anni,
con
recensioni ed editoriali del nostro su cui torneremo) e già coautore di "Destinazione Utopia" per i tipi
di
Eleuthera. Divertente anche la chiacchierata con Silver che ha colto l'occasione per garantire
l'insopprimibile
caratteristica anarchica del Cattivik che disegna. I vecchi fumetti anni 70 dei Freak Brothers con la bandiera
nera
al vento non stonavano (nella parte "americana" della mostra) con le tavole dei fumetti antinazisti di
Spiegelman.
Terminata la "degustazione" della mostra ci pareva così ipocrita il lasciare il mondo dei fumetti alla
solita "brutta
banda" che ammantandosi di giovanilismo per l'occasione vorrebbe estirpare quella profonda caratteristica
iconoclasta che del fumetto è propria. Sulla multi-modalità comunicativa globale del fumetto
e sulla sua
formidabile potenzialità di cortocircuitazione siamo ancora una volta chiamati a riflettere o a godere,
visivamente.