Rivista Anarchica Online
Oltre il muro
dell'omertà
a cura di Fabrizio Parboni
Ecco alcuni
stralci da giornali e riviste: testimonianze di una realtà
allucinante, sulla quale però quasi sempre cala un impietoso muro di
silenzio e di omertà.
Riportiamo qui una
serie di citazioni da articoli sporadicamente apparsi sulla stampa
italiana per l'iniziativa personale di pochi giornalisti che, di
quando in quando (magari perché a corto di notizie), decidono di
squarciare il velo di ipocrisia e di vera e propria omertà steso su
queste assurde e disumane istituzioni: se, infatti, l'Italia è
l'unico paese al mondo che ha abolito i manicomi (con la 180 che
adesso, per altro, si vuole abolire), come è possibile poi andare a
dire alla gente (non ai parenti degli internati, però, che sanno e
tacciono) che ci sono posti (manicomi, ospedali psichiatrici,
chiamateli come vi pare) nei quali altri cittadini italiani vengono
trattati peggio delle bestie, con buona pace di chi vuole abolire gli
zoo?
"L'infermiere
Mario Arvizzini era in servizio notturno: non si sa per quale
ragione, colpisce un ammalato procurandogli una lesione all'arcata
sopraccigliare. La lesione viene curata al San Filippo Neri con tre
punti di sutura"... ..."Tre mesi
fa una paziente è stata afferrata per i capelli così violentemente,
che le si è staccata una parte del cuoio capelluto" (da un
articolo del Messaggero del 28-6-86 sul S. Maria della Pietà di
Roma).
"Sì, è vero,
c'è proprio l'idea fissa del manicomio. Altrimenti, come si
spiegherebbe che nell'Istituto Ortofrenico di Bisceglie (Bari), oggi,
non nel 1924 o 1934, ma nel 1984 che ha superato il moderno e che è
già post-moderno, è ricoverata, tra mille dementi di ogni grado e
condizione, una bambina di appena sei anni? Andare a vedere
per credere: la piccola sta lì, solo da due mesi, perché a
Bisceglie si seguita a ricoverare a tutto spiano: e ci assicurano le
suore, la direttrice, il personale medico, che non ha più l'aspetto
macilento di quando è entrata (dall'Unità del 28-3-84 sulla Casa
della Divina Provvidenza di Bisceglie).
"Un vero e
proprio lager, con i malati che vivono fra gli escrementi, vestiti
con cenci sudici, qualcuno legato mani e piedi, altri rannicchiati su
materassi sfondati e puzzolenti, senza lenzuola, in cameroni tetri,
con i servizi igienici distrutti; altri ancora che sono costretti a
trasportare dalla cucina ai reparti il pranzo dentro un calderone
scoperto e lurido" (da Famiglia Cristiana N. 35/1986 sul
Manicomio di Agrigento).
"Mariano
Walbrun, un infermiere di Ceccano, accusato di violenza carnale, è
stato assolto per insufficienza di prove dal tribunale di Frosinone.
L'accusatrice era una donna di 42 anni, ricoverata nell'ospedale
Psichiatrico di Ceccano. Il pubblico Ministero aveva chiesto una
condanna a tre anni e sei mesi di reclusione" (da La Repubblica del
23-8-86).
"L'altra
domenica è morto così un uomo, soffocato da un pezzo di pane. È
una morte raccontata in un trafiletto di cinque righe su un giornale
locale" (dal Corriere della Sera dell'11-8-86 sul manicomio di
Agrigento).
"Il Santa
Maria Maddalena è un ospedale già noto alle pagine dei giornalisti:
una volta un ammalato fu sbranato da cani randagi, un paziente legato
al letto fu divorato dalle fiamme, mentre gli infermieri erano
distratti da un tressette" (dal Messaggero del 15-5-86 sul Manicomio
Civile di Aversa).
"Il vitto è
scadente quasi tutti i giorni. Ma il vero problema sono le pensioni
dei malati: i parenti le riscuotono regalando solo gli spiccioli ai
degenti, costretti così a vivere di stracci. Secondo un'indagine del
Tribunale del Malato, succede nel quaranta per cento dei casi. Non
possiamo intervenire perché le famiglie minacciano di interdire il
parente ricoverato. E dalla povertà nasce la piaga della
prostituzione per indigenza" (dal Messaggero del 28-6-86 sul S. Maria
della Pietà di Roma).
"Per quasi
tutti gli arrestati del 18 dicembre l'accusa si riferiva ad un
traffico di carne e di altri alimenti destinati agli ammalati del S.
Maria della Pietà, dirottati in gran parte per altri lidi (si parla
di alcune centinaia di quintali di carne, di formaggi e di vini).
Inoltre il magistrato sta indagando sulla gestione delle pensioni che
i ricoverati facevano sensibilmente ritirare dal personale
dell'Ospedale, e depositare nelle casse dell'Economato o delle
Banche" (da Paese Sera del 21-1-84 sul manicomio di Ceccano).
"Di pasticci
Padre Di Natali ne ha individuati in quantità. L'ultimo riguarda la
fornitura della carne, 300 chili a settimana. Carne che gli
infermieri non riuscivano a far mangiare neppure ai gatti" (dal
Corriere della Sera dell'11-8-86 sul manicomio di Agrigento).
"Il mattino mi
svegliavo grondante sudore, il letto era fradicio, la stessa aria del
padiglione era umida ed il fetore dei farmaci si fondeva col calore
della pelle umana. Avete visto gli orsi dello zoo ciondolare il capo
in cerca di refrigerio? Così i pazzi si ciondolavano dai letti
infuocati, agitando le loro nudità intrise di odori e di calura.
Erano i momenti peggiori. Dal finestrone vedevo le ombre amiche degli
alberi, in giardino; le suore, sempre premurose e disponibili;
tenevano ben serrata la porta del giardino: "lì c'è il sole, e
il sole vi fa male". Mi veniva da piangere e da ridere: come si
potevano tenere decine e decine di persone ammassate in pochi metri e
lasciare il giardino vuoto, con le sue invitanti ombre?" (Roberto
De Rossi "Storia del marinaio d'oltremare", edizioni
cooperativa Apache, Roma, pag. 111-112).
"È fatta.
Eccoci alle cinque della sera in questo parco tutto sterpaglia che
comincia dove finisce Viale della Vittoria, la passeggiata degli
agrigentini, a due passi dal cuore di una città che il manicomio non
lo vede". (dal Corriere della Sera dell'11-8-86 sul manicomio di
Agrigento).
"Prostituzione?
Sì, spesso sono le giovani a vendersi per duemila lire. Operai e
pensionati del luogo lo sanno. Tutti i giorni vedo le malate
aggirarsi tra i cespugli del parco con persone sconosciute, e non
sono i famigliari" (dal Messaggero del 28-6-86 sul S. Maria della
Pietà di Roma).
"La Puglia è
una delle poche , anzi pochissime regioni che non hanno ancora
bloccato le ammissioni in manicomio" (dall'Unità del 28-3-84).
"L'ultima
telefonata risale a poche settimane fa: "Prete bastardo, se non
la finisci (di interessarti agli internati N. d. R.) ti faremo
saltare in aria", gli ha gridato una voce rauca, non aggiungendo
altro" (Famiglia Cristiana 35/1986 sul manicomio di Agrigento).
"Le sembrerà
fuori luogo ma sotto un certo profilo, la città (Aversa N.d.R.) si
fa vanto dei manicomi. È
una lunga tradizione: secoli fa c'erano i Lazzaretti, ora sono
rimasti soltanto questi istituti" (dichiarazione del capo gruppo
D.C. al Consiglio Comunale di Aversa sul Messaggero del 17-5-86).
"Il pallone vola
oltre la porta del campetto di calcio. Rotola per una piccola
scarpata e va a fermarsi vicino alla gabbia dei "sudici" e
degli "incurabili" (categorie nosografiche psichiatriche,
per assurdo che ciò possa sembrare N.d.R.)... ...il giovane
portiere raccoglie il pallone e guarda, ormai assuefatto,
quelle larve umane gettate in terra dietro la rete metallica. Sotto
la cintola uno di essi è nudo; altri, accovacciati, dondolano il
capo e dormono" (dall'Unità del 11-7 -86 sul Manicomio di
Rieti).
"Questi fatti
accadono nei conventi e nelle carceri, sono un fenomeno fisiologico
delle situazioni di costrizione" (dichiarazione del Dott.
Giuseppe Tempone direttore del "Filippo Saporito" manicomio
Giudiziario di Aversa al Messaggero del 17-5-86).
"Qui,
ovviamente, non si ricovera più nessuno, ma i malati che ancora ci
sono, verranno deospedalizzati... solo in orizzontale. Da morti
insomma" (Antonio Turriziani direttore amministrativo del manicomio
di Ceccano a Paese Sera del 15-2-85).
"Ma dove sta
scritto nella legge di Riforma che si devono aprire tutte le porte,
che non deve esserci un'autorizzazione del medico. Nemmeno in albergo
succede così.. ." (dichiarazione del Primario del Sesto
Padiglione, il più chiuso di tutti, del S. Maria della Pietà di
Roma, dottoressa Matarazzo, all'Unità del 24-11-83).
"Ricordo che
nel 1977 i ricoverati erano 1323, successivamente diminuiti a 685
(nov. 1986) anche se va detto che i deceduti sono stati circa
trecento; è evidente, comunque, che di questo passo, tra dieci anni,
il problema del residuo manicomiale sarà risolto e il manicomio sarà
superato" (il direttore del S. Maria della Pietà di Roma, Prof.
Antonino Iaria, ad un convegno tenuto alla Casa dello Studente di
Roma, il 20-12-86 su "legge 180 e mass media", durante il
quale lo stesso ha svolto una dotta conferenza alla quale ben si
addice questa storiella del fisico danese Niels Bohr: "È stata
eccezionale, bellissima. La conferenza era divisa in tre parti: nella
prima, la meno interessante, il grande studioso ha detto cose che ho
capito perfettamente. Nella seconda, molto più interessante e
profonda, ha detto cose che io non ho capito bene, ma che lui aveva
l'aria di capire. Ma la parte più sensazionale è la terza, nella
quale ha detto cose che io non ho capito affatto e che nemmeno lui
aveva l'aria di capire").
"E lasciatemelo
ripetere ancora una volta: non vorrei proprio essere un ebreo in
Germania" (Hermann Goering alla seduta del consiglio dei Ministri
del terzo Reich del 12-11-1938).
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