Rivista Anarchica Online
Brrr!... che
freddino
Cari compagni, mi è piaciuto
molto l'articolo di Andrea Papi Un po' di chiarezza, apparso
su "A" 142. Lo trovo sensato e intelligente. Non voglio
aggiungere altro a quello che è stato scritto nell'articolo, tranne
che sono perfettamente d'accordo. Il Dossier Arte
& Anarchia... brrr! è un po' freddino (vabbé che l'artista
non vive solo di emozioni). Forse le domande erano troppo vaghe, e
certi interventi erano poco scorrevoli, con un linguaggio non sempre
comprensibile (scusate l'ignoranza!). Riprendo in parte
la risposta di A. Bonalumi La dittatura della parola, che mi
sembra più vicina al problema che mi assilla in questo periodo,
ossia la necessità di creare delle immagini perfettamente in grado di
commentarsi da sole. Cioè con un livello di intensità che esprima
il mio stato mentale ed emotivo, senza aggiungere altri supporti. È
vero che la parola è indispensabile per comprendersi, ma la mia
simpatia va spontaneamente al linguaggio visivo, che soprattutto
nella politica è stato sottomesso a quello verbale. Penso che in una
società dove le immagini invadono sempre di più la nostra vita sia
molto importante saper usare questo mezzo di comunicazione e farlo
nostro, altrimenti si rischia di continuare a fare un sacco di bei
discorsi mentre si perde il treno. Per la mia
esperienza personale, sto cominciando a slegarmi da un modo di
dipingere accademico perché voglio cominciare a fare cose molto più
forti. Voglio dipingere ad esempio una serie di quadri sulla violenza
e ne sto facendo uno sull'omicidio di Malik Oussekine, con colori sul
bianco, rosso e blu (un po' per caso un po' per ironia). Voglio anche
usare la mia pittura come strumento poetico, ad esempio dipingendo
striscioni per le manifestazioni, con le sole immagini, ecc... Non è
assolutamente facile dire qualcosa di forte con le immagini, siamo
talmente sommersi da scabrosità, telegiornali truculenti, video
fabbricati in serie, pubblicità sempre più raffinate... Da una
parte le parole servono a creare il consenso, dall'altra le immagini
completano il gioco, perché oggi è il cervello che deve rimanere
schiavo, e le immagini ti arrivano direttamente nell'inconscio
spalancando porte che le parole non riescono ad aprire. Sono immagini
sempre più vuote, sempre più fasulle... A fatica, senza una
equipe di psicologi che lavorino alle mie dipendenze, sto cercando di
creare qualcosa di mio. Non riesco a stare neutrale in questa
schifosissima "guerra delle immagini", dove ti bombardano in
continuazione di donne bellissime (e magre), di machi perfetti, di
volti senza rughe e senza lacrime. Ho bisogno di
cercare una bellezza autentica, che sappia urlare. E poi quando
attorno a te vedi tante meschinità, persone uccise solo perché
hanno la pelle nera, o perché fanno l'amore allora ti chiedi:
"Questi occhi mi servono solo per vedere la bottiglia con le tre
arance?". Un abbraccio
fraterno.
Patrizia Diamante (Firenze)
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