Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 142
dicembre 1986 - gennaio 1987


Rivista Anarchica Online

Artigianato e altro
di AA. VV.

Ancora una pagina dedicata agli interventi degli artisti. Baj, Bentivoglio ed Echaurren analizzano il rapporto tra arte e artigianato. Aut-art si presenta e riflette sul rapporto tra il dire ed il fare.

Nessuna differenza

(Enrico Baj)

Non vi è alcuna differenza tra il prodotto di un artigiano e quello di un artista: la distinzione stessa tra homo faber e homo artisticus è in pratica assai ardua. Ma attenzione! che il quesito è mal posto: vi si parla di prodotto, cioè di un termine tipico della società di produzione e consumo. In questi termini il prodotto migliore dovrebbe essere quello industriale perché ottenuto in gran quantità, uguale per tutti e a prezzi concorrenziali.

La differenza è l'individuo

(E. Bentivoglio)

Nei musei archeologici non abbiamo "opere d'arte" ma oggetti d'uso. Con la produzione in serie l'oggetto d'uso industrialmente prodotto, nato da progettazione, si è sostituito all'oggetto manualmente prodotto; e l'oggetto manualmente prodotto, divenuto mero veicolo d'espressione, si è sganciato da ogni "utilità" assumendo il rango di "opera". Tra i due livelli, ossia tra l'oggetto di produzione industriale e l'"opera", si è inserito questo fenomeno intermedio, la produzione artigianale.
Dunque oggi l'oggetto d'uso manualmente prodotto è la testimonianza di una transizione. L'artigiano in realtà ci dà lavori meno espressivi di quelli di un bambino (carichi, questi ultimi, di libertà e cultura filogenetica) e meno risolti di quelli di un designer (rispondenti concretamente agli attuali bisogni, e quindi sinceri, ricchi di quell'armonia che proviene dalla risposta concreta a una funzione). Ma l'artigiano è l'erede di una tradizione, ha ciò che in molti casi l'artista non ha più: l'esperienza profonda della materia, la conoscenza, tramandata e acquisita, di alcuni suoi segreti.
È questo il fascino dell'artigianato, e forse il migliore artigiano è il più anonimo, quello che non si sforza di assomigliare a una artista. Per concludere, la differenza tra il prodotto artigianale e il prodotto di un artista, è in un certo senso quella che esiste tra ciò che definiamo istinto e ciò che definiamo scelta. In modo più contratto direi che questa differenza è: l'individuo.

Originalità e tradizione

(P. Echaurren)

La differenza tra un'opera d'arte ed una d'artigianato sta nell'assoluta originalità e unicità che deve caratterizzare l'opera artistica, e la sua intuizione (ogni modo poetico è un mondo del tutto nuovo e personale rispetto al precedente); l'artigianato invece fa sempre riferimento a tradizioni, abitudini e usi che sa interpretare anche creativamente, ma da cui non può mai prescindere; detto ciò non è impossibile che un artigiano diventi un buon artista o che arte e artigianato possano unirsi per produrre oggetti particolarmente stimolanti e validi.

La dimensione collettiva

(Aut-Art)

La sigla Aut-Art è l'abbreviazione di ASSOCIAZIONE CULTURALE PER L'AUTOGESTIONE ARTISTICA. La necessità di mettere in piedi una situazione di questo tipo è nata dalla constatazione che un'esperienza pratica, collettiva, non può prescindere da un momento di confronto teorico. Ci siamo però anche resi conto che la maniera migliore per elaborare qualcosa di veramente genuino ed originale a livello di produzione di idee, era attuare manifestazioni ed attività che non nascessero, come avviene normalmente, per il volere del critico di turno e dell'Assessore alla cultura più intraprendente, ma piuttosto per l'esigenza degli operatori di confrontarsi periodicamente su temi comuni. Concretizzare questa dinamica significa introdursi in una dimensione interattiva.
Per quello che riguarda l'autogestione e l'interazione, si può capire molto ancora, continuando a parlare del percorso di AUT-ART. All'inizio questo era un gruppo numeroso ma l'esigenza teorica di poter lavorare attorno a temi comuni, non ha in seguito avuto riscontro nella realtà: ci si è accorti che le manifestazioni che venivano periodicamente allestite non si differenziavano granché da qualsiasi mostra collettiva, tanto "vetrinata" quanto "velleitaria". Si viveva nell'impossibilità di far seguire al lavoro teorico la realizzazione pratica. Eravamo in una fase nella quale l'associazionismo era vissuto più come tribalismo che come momento di analisi interattiva. Ci si ritrovava per stare insieme, discutere su quanto si sarebbe potuto fare e in questo rituale si esaurivano molte delle migliori energie. Probabilmente ciò era abbastanza gratificante per chi si sentiva frustrato rispetto alle possibilità di espressione della propria ricerca; dall'insoddisfazione conseguente si è avviata una selezione per affinità sulle cui basi abbiamo organizzato il primo lavoro che ci ha portato a sviluppare i temi rappresentati poi ne "L'IDEALE È SUGGERIRE".
Come è stato detto all'inizio, uno dei problemi che si sono posti, era quello di far seguire al lavoro teorico quello pratico; si può immaginare come far interagire delle persone che si occupano di espressioni artistiche diverse quali ceramica, pittura, musica, video ecc. sia sicuramente, nella pratica, molto difficile. L'esperienza di AUT-ART ci ha insegnato che lo si può fare solamente quando esiste un buon grado di affinità tra le persone che svolgono i lavori. Non abbiamo incontrato problemi per mancanza di affinità politica perché vivendo in una fase dove questi, almeno da parte nostra, sono stati digeriti, è chiaro che a monte di una affinità creativa esiste tra noi un'affinità umana. Essa è quindi la prerogativa essenziale affinché il nostro operare quotidiano sviluppi riflessioni e sperimentazioni tanto più efficaci e originali quanto vissuti in una dimensione interattiva.
Il momento dell'allestimento de "L'IDEALE È SUGGERIRE" è stato fondamentale per questo perché ci ha dato la possibilità di realizzare quello che era nelle nostre intenzioni come non era avvenuto nelle manifestazioni precedenti dove tutto era individualizzato.