Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 142
dicembre 1986 - gennaio 1987


Rivista Anarchica Online

Arte e anarchia (1916)
di Margaret C. Anderson

Settant'anni fa, sulla rivista "The little review" (1914-29) da lei diretta, Margaret C. Anderson pubblicava questo articolo. La Anderson seguì con attenzione e simpatia il dadaismo. "Una ribelle alla ricerca della sua libertà individuale" la definì Emma Goldman, più volte sua ospite a Chicago.

Arte e anarchia sono al mondo per le stesse identiche ragioni. Anarchico è chi prende coscienza dell'abisso che divide il governo dalla vita; artista è colui che prende coscienza dell'abisso che divide la vita dall'amore. Il primo sa che non potrà mai ottenere dal governo quanto gli serve per vivere; il secondo sa che non potrà mai ottenere dalla vita tutto l'amore che sogna. Ora, c'è una sola classe che queste cose non le sa: è la classe incolta, (...) la grande anima della classe media americana. Quella che o non pensa affatto o pensa cose come questa: "(... L'anarchia, senza il suo alone romantico, è solo una teoria che non si potrà mai applicare finché la natura non avrà trasformato radicalmente l'uomo (...)".
Mi piacerebbe spiegare l'anarchia alla classe media. Ecco come farei:
Di che hai bisogno per vivere? Di cibo, di vestiti, di una casa. E per estrarre, dal processo del vivere, la vita? Di amore, di lavoro, di ricreazione. D'accordo. Le prime tre cose, il governo te le fornisce? Per nulla. Cibo e vestiti non vengono dal governo ma dall'organizzazione efficiente di chi li produce e di chi li vende. (...) Dirai che il governo esiste per impedire a quell'organizzazione di farti pagare troppo i suoi prodotti. E allora, perché non lo impedisce? Di governo ne abbiamo fin troppo, e i prezzi sono esorbitanti.
La casa, il governo te la dà? Sì, se sei un ambasciatore, no, se sei un postino. (...) Qualche volta aiuta a rubarla, ma non aiuta certo te della classe media. Vorrei sapere, a questo punto, perché al governo ci tieni tanto.
Passiamo al lavoro. Che cos'è il lavoro? Passare otto ore al giorno in un ufficio per aiutare qualcuno a fare affari, e marginalmente per guadagnare il denaro per il pane e burro? Ma si tratta di un terzo del tempo che ti è concesso sulla terra. (...)
Questa io la chiamo schiavitù. Il lavoro è una cosa a cui si possono dedicare, se si vuole, ventiquattr'ore su ventiquattro, Per dare un senso alla vita; è come l'arte. E col tuo lavoro che cosa ha a che fare il governo? (...)
Che cos'è la ricreazione? Se è oziare nell'atrio di un albergo, spettegolare al tavolino da tè, andare al cinema, che c'entra il governo? Se è passeggiare , cavalcare, leggere, prendere il sole, il governo non ti dà buone gambe, l'automobile, i libri o la spiaggia; può anzi toglierti i libri migliori e chiudere le spiagge nei giorni più caldi d'autunno. Se è ri-creazione, cioè il tempo e la tranquillità che invitano l'anima (...) tu il governo ce l'hai, ma il tempo e la tranquillità dove sono?
Quanto all'amore...
Ecco, riconoscilo, che cosa fa il governo per te in questo campo.
Se pensi che amore vuol dire libertà, il governo ti può mettere in prigione.
Se ti sposi perché rispetti il governo, e poi tra coniugi vi odiate, il governo non ti dà certo il divorzio solo perché ti rispetta.
Se ti sposi per fare una concessione al governo, e per evitare di rovinarti la carriera o di veder insultare la tua donna, il governo ti dà il divorzio come una concessione; ma per entrambe le concessioni a pagare sei tu. Se credi che l'amore è l'amore, anche se non ti dà figli, il governo può mettere in prigione il tuo medico. Se sei povera e malata e non dovresti avere figli, il governo può impedirti di conoscere gli strumenti contraccettivi, e può mettere in prigione chi tenta di informarti.
Se dovessi morire di aborto - e morirai di certo se prendi una setticemia; e la prendi di certo se devi farti operare di nascosto da una persona inesperta - il governo può impiccare il tuo medico.
Perché ci tieni tanto al governo?
Perché governare qualcuno o qualcosa - anche gli impulsi? Nietzsche ha detto di non economizzarci ma di spendersi. Perché non usare anche gli impulsi oltre ai miti sentimenti? Perché governare tuo figlio? Per dargli un carattere? Ma la vita è fatta forse per costruirsi un carattere? E se anche fosse, il carattere si costruisce passando per molte esperienze, e se tu lo governi, tuo figlio le esperienze non le avrà mai. (...) Chi ha detto che l'anarchico vuole cambiare la natura umana? Che l'ideale anarchico non si realizzerà finché la natura umana non sarà migliore? La natura umana non "migliorerà" mai. E non importa se è buona o cattiva. Quello che importa è pensare. Chiaritevi le idee.
Se credi in queste cose - no, non basta: se le vivi - sei un anarchico. (...)
E infine, quando vedrai che la vita non ti dà tutto l'amore che speravi; che sei in trappola e vuoi uscirne; che l'uscita è qui, dove non c'è nulla, e che qui comincia il miracolo della vita, allora sarai un artista, e l'amore "in sovrappiù" troverà la sua musica e le sue parole.

(traduzione di Margherita Leardi
da "The little review", n. 1
marzo 1916, pagg. 3-6)