Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 2 nr. 14
estate 1972


Rivista Anarchica Online

La pista tricolore
a cura di Crocenera

Oltre Freda e Ventura: la strage è di stato. Il processo Valpreda s'allontana sempre di più: liberiamo i compagni

L'incriminazione di Freda e Ventura per gli attentati del 12 dicembre 1969 oltre a quelli del 25 aprile alla Fiera di Milano e a quelli sui treni non è arrivata inaspettata per noi che, nonostante il giudizio che Occorsio diede su Ventura definendolo un "galantuomo calunniato", abbiamo sempre sostenuto l'esistenza non soltanto della pista tricolore, ma della strage voluta dallo stato. Per questo proprio perché il nostro giudizio politico fu di chiara condanna a tutto l'apparato statale (che o aveva attuato o si era servito indirettamente dei 17 morti di Piazza Fontana), oggi le decisioni di D'Ambrosio non ci rassicurano affatto. Chiariamo subito che non crediamo nei magistrati democratici (ricordiamoci per tutti di Viola!) ed è bene dire che D'Ambrosio è lo stesso magistrato che da ormai un anno ha in mano il caso Pinelli e che, secondo voci attendibili, ha tutta l'intenzione di archiviarlo. Del resto il mandato di cattura contro i nazifascisti Ventura e Freda non esclude per la stampa padronale la partecipazione di Valpreda e compagni alla esecuzione materiale degli attentati, e nulla ci vieta di pensare che a molti farebbe molto comodo poter fare un unico processone in cui compaiono come imputati si avventura che Valpreda, un folle accoppiamento fascisti-anarchici che solo può apparire verosimile alle più mentecatte tra le vittime della propaganda sugli "opposti estremismi". Un'accoppiata che però è anche troppo bella per tutte le componenti politiche del potere perché qualche magistrato intraprendente non pensi di tentarne la costruzione. Non sarà certo un compito facile, conciliare gli inconciliabili!
Nel frattempo, l'impegno maggiore dei saggi inquirenti e della stampa del regime dev'essere quello di non lasciar correre la propria curiosità e la propria fantasia oltre Freda e Ventura. Specialmente oltre quest'ultimo. Oggi il gioco sembra quello di puntare quasi unicamente su Freda o altri mercenari della provocazione del suo stampo e non su chi ha le spalle forse troppo coperte, come, ad esempio, Ventura. Questa figura, dalle varie inchieste assomiglia sempre più ad un camaleonte: definito in un processo a Bologna "fascista per vocazione", lui fa di tutto per passare da editore e libraio di "sinistra" (ma non dimentichiamo i suoi impieghi presso l'editrice di destra Trevi) a 007 in contatto con i rumeni, che ammucchia documenti riservati.
Il suo ruolo non è certo quello di controllare l'operato di Freda perché, altrimenti, non si spiega la presenza di un documento in una sua cassetta di sicurezza, documento che, a nostro parere, lega sempre di più Ventura al gioco del potere: ci riferiamo allo stesso documento che già il pennivendolo Zicari ha menzionato mettendo tra le righe il nome di Piccoli, l'attuale capogruppo DC alla Camera. Noi questo nome lo sottolineiamo. E da Ventura (che non ha ancora dato una versione soddisfacente non solo sul come avesse fatto ad entrare in possesso di un documento in cui vi era l'esatta descrizione della situazione politica in Italia dopo il congresso della DC in cui venne eletto segretario Piccoli) vorremmo sapere anche se la sua presenza "politica" a Trento è soltanto casuale, come il fatto che la sua libreria fosse nella stessa casa del succitato onorevole, in via Grazioli. Di certo, però, non possono essere casuali le riunioni, tenutesi nel corso del '69 in un appartamento al primo piano della stessa casa, cui assieme al Ventura partecipavano esponenti di Avanguardia Nazionale, noti missini e notabili locali della DC. È alla luce di questi contatti politici che, invece, si spiegano anche i rapporti commerciali intercorsi fra Piccoli e Ventura. È noto infatti che Ventura si accingeva ad acquistare la fabbrica Eurografic attraverso la mediazione interessata dell'onorevole succitato. Eppure non ci risulta che Piccoli sia mai stato chiamato a rendere conto di tutte queste "coincidenze".
Né ci risulta che mai l'attuale Ministro degli Interni, Rumor (allora Presidente del Consiglio), abbia mai spiegato che uso abbia fatto del rapporto inviatogli dal commissario Juliano, nel settembre del '69 (tre mesi prima delle bombe di P.zza Fontana) in cui si leggeva, tra l'altro, l'esistenza di un'organizzazione terroristica fascista "che faceva capo a certo avvocato Freda di Padova e certo Ventura, un libraio di Treviso".
Poiché è evidente che la magistratura (neppure quella "democratica" ha l'intenzione o la forza di portare realmente le indagini in alto, nei ranghi vitali dello stato (ed un primo passo potrebbe essere quello di chiedere a Piccoli e Rumor di spiegare quelle due o tre coserelle che abbiamo indicato... e qualche altra), la maggior parte delle responsabilità personali nella strage di stato sono destinate a restare segreto di stato.
Ed ancora, la recente archiviazione dell'assassinio dell'amministratore del Fronte Nazionale di Junio V. Borghese, Armando Calzolari, voluta dal giudice dopo che il G.I. Vitozzi (che aveva riaperto il caso) si è visto togliere di mano la pratica, non può stupire: in questi ultimi tre anni sempre abbiamo dovuto assistere alle archiviazioni di tutti quei casi che erano strettamente connessi con la strage di stato. Quando capita un magistrato un po' onesto o sprovveduto, ecco che le più alte sfere degli amministratori della giustizia gli tolgono il fascicolo.
In tutti questi episodi troviamo triste conferma all'ipotesi che il processo per gli attentati del 12 dicembre '69 non si farà mai.
Lo Stato impiega tutti i mezzi a sua disposizione per arrivare a questo: dall'assassinio sistematico di certi testimoni, dalle archiviazioni delle istruttorie parallele alla decisione di non voler curare i nostri tre compagni malati. La farsa, il gioco delle parti messo in atto per il ricovero di Valpreda in clinica testimonia in maniera inequivocabile l'esistenza di questo disegno, dalle "interpretazioni" di Falco dalla relazione medica (piuttosto equivoca in verità) del perito d'ufficio Turchetti dopo i primi giorni di ricovero in clinica di Valpreda a febbraio, dall'incredibile lentezza con cui le autorità si sono decise a ricoverarlo nuovamente in questi giorni. In galera invece continuano a rimanere Emilio Borghese e Gargamelli pure gravemente malati.
Al momento di andare in macchina apprendiamo che la Procura Generale della Corte d'Assise di Milano ha chiesto d'ufficio che il processo a Valpreda e agli altri non venga celebrato a Milano per legittima suspicione. Una richiesta che, se accolta, rinvierà il processo ben oltre la primavera del '73. Una ragione di più per lottare perché Valpreda e gli altri anarchici siano scarcerati subito.
Ottenere la scarcerazione dei nostri compagni, anche secondo le norme della legge italiana è possibile, perché dopo le prove emerse ufficialmente contro Freda e Ventura c'è una ragione di più per annullare la sentenza istruttoria di Cudillo.
Ma, naturalmente, la lotta dev'essere innanzi tutto politica e non legale, perché i falsi, gli abusi che si sono susseguiti in questi 33 mesi non sono aberrazioni, storture del sistema. È anzi proprio da episodi di questo tipo che si manifesta la reale natura dello Stato. È ipocrita chi continua a parlare di errore giudiziario e di strane coincidenze.