Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 2 nr. 14
estate 1972


Rivista Anarchica Online

L'autunno operaio
di A. B.

I contratti che scadono in questa seconda metà del '72 riguardano oltre quattro milioni di lavoratori, cioè il 50% dei lavoratori dell'industria (ed il 20% della popolazione "attiva"). Già questa dimensione numerica sarebbe sufficiente a fare del prossimo autunno un nodo importante di lotte operaie, ma vi sono anche una dimensione economica ed una politica che ne accrescono l'importanza.
Le scadenze contrattuali cadono in una delicata fase dell'economia nazionale (ed internazionale) che vede da un lato alcuni segni di ripresa (dopo un '71 di sviluppo reale del PNL pari allo 0,3% cioè pressoché nulla) del sistema nel suo complesso e segnatamente dei suoi settori "trainanti" e dall'altro lato presenta ancora pesanti difficoltà ed arretratezze in diversi settori insufficienti investimenti, un alto saggio d'inflazione, una disoccupazione che ha raggiunto il più alto livello europeo ecc...
I padroni (imprenditori e dirigenti delle imprese pubbliche) si presentano alle trattative induriti dalle loro difficoltà oggettive (le medie aziende soprattutto l'intero settore tessile e la chimica di base) e nello stesso tempo forti della crisi con cui ricattano i sindacati e che indebolisce di fatto la capacità di resistenza operaia. D'altro canto non è probabilmente nell'interesse dei padroni tirare troppo la corda.
La situazione politica vede un governo d'ordine tanto disponibile al dialogo e all'accordo con i sindacati (lo s'è visto nella conclusione della vertenza dei ferrovieri) quanto pronto alla repressione delle situazioni "incontrollabili".
Un altro aspetto non trascurabile delle vertenze in corso e di quelle che stanno per aprirsi è la forte presenza, dalla parte dei padroni, delle "partecipazioni statali", specialmente nel settore chimico ed alimentare il che significa che il governo sarà l'interlocutore più importante e più che mai giocherà un ruolo decisivo nelle trattative (presumibilmente come "sinistra" padronale).

I sindacati si presentano a queste scadenze con un forte controllo sulla base e con la ferma intenzione di conservare. Per questo essi non dovranno essere (o mostrarsi) troppo concilianti con la controparte, né d'altro canto spingere troppo oltre le lotte, per non rischiare di essere in entrambi i casi scavalcati dalla spontaneità e dalla volontà di lotta degli operai. Essi cioè possono perdere il controllo sulla base sia, per disgusto, in difetto di combattività, sia, sullo slancio, in "eccesso" di combattività.
Le burocrazie sindacali, che temono l'autonomia operaia "incontrollabile" come il demonio (giustamente), dovranno impegnare tutta l'abilità politica dei loro dirigenti e tutto il prestigio dei loro quadri di fabbrica per risolvere rapidamente le vertenze e per fare accettare gli accordi. Nella ricerca di soluzioni rapide (per evitare "surriscaldamenti" e sovrapposizioni troppo prolungate e "pericolose" di categorie in lotta) ed "onorevoli" (da spacciare cioè come conquiste) in fondo l'interesse dei sindacati ("gestori" della forza-lavoro) e dei padroni (gestori dei capitali) si trovano a coincidere nelle linee generali.

Il prossimo autunno vedrà certo delle belle lotte, che i sindacati non potranno smorzare del tutto nei loro programmi, e forse anche delle punte di durezza e degli episodi di autonomia esemplari. Tuttavia, se la classe operaia non sarà certo "messa in ginocchio" come pittorescamente si sente dire, non si uscirà però verosimilmente, nel complesso, dal quadro di una tattica difensiva (in primo luogo la difesa dei "livelli di occupazione", cioè la primordiale difesa del diritto d'essere sfruttati).
Le richieste d'aumenti salariali si riducono, vista l'inflazione galoppante di questi anni, ad una difesa del potere d'acquisto dei salari. Le altre richieste (compresa la riduzione delle categorie, una certa equiparazione operai-impiegati, il controllo della nocività) non escono da un "ragionevole" quadro di ammodernamento ed "europeizzazione" dell'industria italiana.
Le stesse occupazioni di fabbriche (medie aziende e "rami secchi" di grandi complessi), che si sovrappongono alle lotte contrattuali e ne costituiscono l'aspetto sinora più interessante e combattivo, hanno carattere schiettamente difensivo.

Siamo comunque (e resteremo, credo) ben lontani da quell'autunno "rosso" che nutriva e nutre le illusioni insensate di tanti neo-rivoluzionari sprovveduti.
Di fatto, la sinistra extra (ed ex)-parlamentare da un paio d'anni vive nel ricordo mitizzato dell'entusiasmante sequenza ('68-'69) di lotte dapprima studentesche e poi operaie e sociali di cui essa è stata talora innesco, più spesso mosca cocchiera. Di fatto la sinistra extra (ed ex)-parlamentare ha voluto vedere nell'importante nodo contrattuale di questa fine '72 una grande occasione di rilancio di se stessa, di superamento della sua crisi di crescita o di riflusso.

Gli anarchici invece, senza illusioni e quindi senza pericolo di delusioni, vedono in questo autunno una occasione importante per la crescita politica degli sfruttati, una occasione che vede impegnato nella lotta un lavoratore italiano su cinque. Un'occasione per difendere ed estendere forse quei frammenti di coscienza egualitaria e libertaria e di autonomia organizzativa, conquistati dal '69 ad oggi, contro i padroni e le burocrazie sindacali, contro il sabotaggio e l'istituzionalizzazione.
Gli anarchici, consapevoli dell'esiguità delle loro forze e dell'impossibilità di contrastare efficacemente i sindacati sul piano delle rivendicazioni e delle contrattazioni, sanno però che, in una prospettiva rivoluzionaria, contano più i modi delle lotte che i risultati. Conta più l'abitudine all'assemblea, alla dismissione, alla democrazia diretta (embrionale).... Conta più l'esperienza di un collegamento cercato e trovato, al di fuori della mediazione burocratica, con i compagni di altre fabbriche e di altre categorie e con la gente del quartiere...
Gli anarchici saranno dunque, nella misura delle loro possibilità, di stimolo alla ricerca ed alla pratica di forme libertarie di azione perché quest'autunno sia, nonostante tutto, un autunno operaio e non padronale né sindacale.

A. B.