Rivista Anarchica Online
L'ascensione di
Ubu
di Enrico Baj
La società dei
consumi, le mode culturali, la mitizzazione della tecnologia e
dell'informatica, l'onnipresenza del fisco, il controllo sociale,
ecc. ecc. Con il sarcasmo
che ne caratterizza l'opera, Enrico Baj se la prende con i nemici di
sempre.
L'ubuismo travolge
nella sua marcia tutti gli ostacoli della patamerdra. A Londra come a
Parigi e a Roma le folle applaudivano affascinate Ubu che prometteva
loro più merdra e molta caccra. Vespasiano, Rabelais, Mastro Ugo
Sales e il venerabile Bacbuc erano le sue fonti. In quegli anni di
sospetta eresia il nome dell'avanguardia andava detta sottovoce tra
persone da riconoscersi quali possibili congiurati, detti terminali
anarchici. Oppure bisognava modificarla, la parola avanguardia e, con
uno sguardo volto alla storia, munirla di un prefisso "retro"
in alternanza con "post". Poiché tutti avevano
un'automobile con relativa retromarcia, facilmente si abituarono a
una "retroavanguardia", ovvero a una avanguardia fatta a
marcia indietro. Taluni brutalmente e erroneamente concepivano la
retroavanguardia come semplice retroguardia. Nella prima
formulazione è chiara l'alternanza retro-avanti: la quale, in un
modo e in una società "contraddizionale", come la
definisce Edgar Morin, rappresenta il culmine di una interpretazione,
o Weltanschauung, risolventesi in quel periodare pendolarmente
tra contrappunti complementari. Questo periodare alternativo e
contrapposizionale spinge verso una situazione erratica di nomadismo.
Il nomade transita in continuità attraverso luoghi e spazi
differenti; egli può transustanziarsi nella carne e nel sangue di
altri pittori. Nasce così la transavanguardia: la quale,
attraversando le prefate tendenze à rebours può assumere le
vesti di retrotransavanguardia o transretroguardia. Tutto ciò mena a
riprodurre, perpetuandola, una oggettualità artistica di tipo
feticistico. Ma gli oggetti, come gli uomini, praticano strategie,
coalizzandosi contro i soggetti. In una camera a
decompressione patacaccrica progressiva posso procedere a una
de-oggettivizzazione che si accompagna spesso a una
de-soggettivizzazione. Il dipolo soggetto-oggetto si troverà in tali
casi a fronteggiare una vera e propria rivolta genetica, che potremmo
definire autoribonucleolesiva. Se il punto critico si manifesta
morfologicamente a livello di rivolta, non sarà più sufficiente,
all'Io-oggetto, destrutturare e disambiguizzare (Edgar Morin),
operando una desemantizzazione dei significanti, per derealizzare il
reale. Occorrerà invece degenizzare l'oggetto, cioè privarlo dei
suoi geni, addirittura procedere alla ricodificazione per mezzo di
una nuova dienneaizzazione. Infatti quando l'oggetto si pone in stato
di guerra nei confronti della sua controparte (il soggetto), ciò
significa che l'acido desossiribonucleico dallo stesso acquisito
grazie alla oggettivizzazione feticistica del soggetto, rifiuta le
regole del codex acceptus, costituito da una sorta di
contratto genetico. Tale disfunzione si mette allora a produrre
cancro, il cancro dell'oggetto, capace di trasformarlo in
mega-ultra-oggetto. La risposta a simile anarchia genetica può
essere la stasi. Questo modello statico viene da Jean Baudrillard
definito "Estasi obesa" a causa di una disordinata e
polisarcica produzione di cellule che pone la controparte nella
impossibilità di penetrare la "profondità della superficie"
(Paolo Fabbri). Tale situazione
inibisce ogni transfert dal soggetto all'oggetto e così pure
dall'oggetto al soggetto: riducendo la percezione a mera meccanicità
sensoriale. "Patamerdra!"
disse a questo punto Ubu conte di Sandomir, re di Polonia e d'Aragona
- "dobbiamo impadronirci di tutti i robot, di tutti i robot, del
computer, delle assonomie, dei terminali, dei circuiti chiusi
stampati, epistatici, transdinamici, elettrostatici, agglomerati, di
formula uno, due, tre. Delle memorie artificiali con relativi bit,
input e output: delle intelligenze plastiche ove si compie il
transfert, dalle sinapsi e dalle lobotomie alle robocellule
dell'artificialità positivista dell'illuminismo della SiIicon
Valley". "È
coll'intelligenza artificiale - disse Ubu - che faremo funzionare i
leccapiatti da finanza. Nessuno, dico nessuno, potrà sottrarsi a
ricevute fiscali, scontrini di cassa, bolle di accompagnamento,
certificati, multe, versamenti anticipati, sovrattasse, addizionali,
aggi, partite INVIM, IVA, CAP, C.F., P.T. e altre da inventarsi,
immaginarsi, interpretarsi, etimologizzarsi, classificarsi e
repertoriarsi secondo i dettami dell'artificium mentis
universalis. Noi torchieremo e
spremeremo e liofilizzeremo e aumenteremo la benzina, ogni giorno
dalle ore 24 del giorno prima. E faremo condoni, a pagamento. Per i
sudditi noi prepareremo un avvenire radioso: numeri, usi civici,
codici, quartz, digital dappertutto. E dentro alle chiuse del
sistema, tra le segrete della cibernetica, miniaturizzati in
dischetti a lettura laser, vivremo la nostra artificialità con anime
disposable, tra gonfiezze stratosferiche, vagando nelle
planimetrie spaziali, a propulsione nucleare". Allora la Grande
Merdra, sostituitasi alle insegne del Grande oriente e alla Mezzaluna
dell'Islam, indicherà a tutti la scia della cometa che dalla capanna
di Betlemme ci guiderà verso l'Ascensione di Ubu. Apostasia del
passato e Apoteosi della Tecnubucrazia, il nuovo mondo abbandonerà i
concetti dell'evoluzionismo darwinista a favore della
transavanguardia ubuica. Qui il sistema dell'arte si costituirà
attraverso la teoria del denaro-fallo, del nomadismo stilistico, del
sinergismo critico-informativo e infine del valore/prezzo. Salmi, litanie,
cantici e giaculatorie saliranno in cielo trasmesse per filogenesi e
amplificate dagli organi attici auricolari del Moma, del Beaubourg,
di Notre Dame de Saint Picabia, del Pac, del CIAM, del Moca, del Met
e del Gug. Pontus invano
contrastato dal Cardinal Lercaro e inseguito da Thomas Messer verrà
eletto Papa. Per la grazia di Ubu, lo coadiuteranno il Segretario di
Stato Celant e il Gonfiatore di Forme Molli Oldenburg. Allora Ubu così
apostroferà il suo popolo: "Vogliamo aumentare la produzione e
l'efficienza e le tasse. Per questo ho ordinato: 10 miliardi di viti,
27 miliardi di bulloni, 827 milioni di ingranaggi, 920 mila ruote e
un numero infinito di piastre, strisce, angoli, mensole oltre a
927.000.000.000 fori semplici e 415.782.351.999 fori doppi. Si
tratterà di coordinare i fori tra loro, secondo calcoli
probabilistici e combinatori, previo studio e valutazione della
teoria delle catastrofi". Allora, combinati
due o più buchi, vi si infila un maschio e ci si inchiavarda una
femmina. Combinate combinatoriamente tutte le viti con i loro
bulloni, accoppiati fori, strisce, placche, pulegge e bindelle,
assisteremo alla reincarnazione di Ubu e alla sua assunzione in
cielo, tra squilli di trombe, cantici di Cherubini e danze di
Serafini. Gloria in excelsis
Ubu.
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