Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 15 nr. 130
estate 1985


Rivista Anarchica Online

Povera Francia non ha nemmeno un Verdiglione
di Luciano Lanza

Crisi della cultura, razzismo, violenza negli stadi analizzati dal caposcuola dell'analisi istituzionale

"Il narcisismo e l'individualismo sono i nuovi valori della società contemporanea". René Lourau, cinquantadue anni, docente di sociologia delle istituzioni all'Università di Parigi non se la sente di essere ottimista: "La crisi sociale e politica che stiamo attraversando riporta alla ribalta valori tipici della vecchia borghesia, tutte le conquiste ottenute in questi anni sembra che si stiano dissolvendo in un clima di restaurazione".
Lourau non rimpiange li "buon tempo andato" quando era un giovane professore dell'Università di Nanterre durante il mitico sessantotto (Daniel Cohn Bendit era un suo allevo), ma pensa che non si debba accettare passivamente questo periodo oscuro che non è certo paragonabile a un secondo rinascimento: "Il look, l'apparenza vengono identificati come l'essenza: look psichico, comportamentale, dell'abbigliamento esaltano un individualismo esasperato che si risolve nel suo contrario, l'uniformità".
Lourau smette di parlare por sbocconcellare un panino, questa intervista viene registrata durante la pausa del seminario che sta tenendo al Centro studi libertari di Milano. Tema dell'incontro "Le avanguardie tra istituzionalizzazione e autodissoluzione". È il 2 giugno tra poche ore Lourau ritornerà a Parigi, dopo due giorni di intense discussioni. "Purtroppo a Parigi - aggiunge, dopo un sorso di birra - mi ritroverò immerso nel clima di razzismo che sta prendendo sempre più piede in Francia".
La paura della differenza, questa uniformità che si appoggia sull'individualismo borghese, che solo terminologicamente richiama quello anarchico, è la base psicologica su cui si fonda questa ventata di razzismo: "Bisogna distinguere - dice l'autore di Lo stato incosciente (Edizioni Antistato) - tra razzismo e xenofobia: gli stranieri che non appaiano diversi non hanno difficoltà ad integrarsi nella società francese e così le maggiori discriminazioni colpiscono la popolazione più debole, gli immigrati africani, disposti a lavorare per stipendi da fame e quindi "concorrenti" dei lavoratori francesi non qualificati". Secondo Lourau bisogna anche constatare una congiunzione tra razzismo di destra e razzismo di sinistra che stanno dando origine ad una specie di nazionalsocialismo, di cui il successo del Front National di Jean-Marie Le Pen è un sintomo evidente.
La conversazione tende a dilatarsi, pochi giorni prima la televisione ha trasmesso in diretta i sanguinosi scontri allo stadio di Heysel in Belgio e secondo Lourau i fenomeni di violenza debbono essere analizzati globalmente: "Il razzismo è violenza diffusa, gli scontri negli stadi sono violenza concentrata; la differenza è puramente topografica. Questa constatazione ci dice che i luoghi di espressione di un fenomeno sociale non sono neutri e i lamenti delle autorità sportive (è colpa della polizia, dello stato, della disoccupazione, non dello sport), anche se non completamente infondati, occultano la realtà nel tentativo di preservare un'immagine virginea dell'istituzione sportiva quasi fosse un'isola di muscolosa purezza igienica in mezzo a un mare di melma".
Per Lourau l'analisi istituzionale dello sport è un momento fondamentale per comprendere aspetti salienti della società moderna. Richiamandosi alle ricerche di Jean-Marie Brohm, il miglior specialista del settore, sui giochi olimpici, sul Mundial, su "l'impero foot-ball", si rileva molto bene la presenza della politica nello sport competitivo. La base materiale dell'istituzione sportiva non è meno "angelica" di quella delle altre istituzioni, come ad esempio la chiesa romana o il Pci. "L'ideologia sportiva - aggiunge il caposcuola dell'analisi istituzionale - gioca un ruolo fondamentale: è una specie di religione della salvezza, universale, più "cattolica" di qualsiasi altra chiesa. Senza questa ideologia non potrebbe esistere nessuno Stato quale che sia il suo regime politico o il suo modo di produzione".
Questa affermazione mi lascia un po' perplesso, ma Lourau non ha dubbi: "Devi comprendere - aggiunge come spiegazione - che in futuro ci si stupirà del fatto che gli intellettuali abbiano completamente trascurato la critica contro l'istituzione egemonica dello sport: il vero oppio dei popoli". "Che cos'è un'istituzione? - si domanda Lourau - È la congiunzione di una base materiale con un'ideologia ed è anche la capacità di riunire una parte più o meno grande di popolazione differenziandola per conferirle una coerenza, un'identità: gli sportivi e le masse dei supporter, nel caso specifico" . Secondo l'analisi tratteggiata, gli sportivi di alto livello e i dirigenti rappresenterebbero l'alto clero, mentre gli sportivi di rango inferiore potrebbero essere identificati con il basso clero. I supporter o tifosi, infine, sarebbero la massa dei fedeli senza la quale la messa verrebbe celebrata davanti a delle panche vuote. "Sicuramente - ammette Lourau - questa analisi è parziale se dimentichiamo che i fedeli dell'istituzione sportiva, e anche una parte dello stesso clero, sono persone come te e come me. Lo stesso vale per i razzisti: se li consideri come diversi da te anche tu sei già un razzista".
La violenza mortifera di cui hanno dato prova i supporter inglesi sarebbe, quindi, un analizzatore di quella istituzione al punto che se questa cambiasse, se rompessero le catene che la legano allo Stato (e non solo al denaro) gli hooligans andrebbero a liberarsi dalle loro inibizioni da qualche altra parte.
Ma allora, domando, tu pensi necessaria un'azione politica nei confronti dello sport? "Non c'è alcun dubbio - ribatte prontamente Lourau - perché gli sportivi sono alienati come degli schiavi di lusso, e l'azione dovrebbe indirizzarsi per far loro assumere la consapevolezza della loro particolare alienazione. Nel 1968, in Francia, dei calciatori professionisti hanno partecipato al movimento occupando la sede della loro Federazione, se fossero stati aiutati e compresi la loro manifestazione un po' particolare non sarebbe stata senza futuro e oggi, forse, ci troveremmo in una situazione migliore".
Dopo il massacro di Heysel, è la convinzione di Lourau, tutti gli intellettuali di sinistra, tutti i sociologi, tutti i militanti devono accettare il fatto di essere decisamente "anti-popolari" o meglio "anti-populisti" perché non hanno compreso la natura di quel fenomeno, ma hanno effettuato un'operazione ideologica congiungendo violenza sportiva e razzismo.
L'accenno critico agli intellettuali francesi ci porta all'ultimo argomento di questa intervista-chiacchierata: da alcuni anni il milieu culturale francese non sforna più nulla di veramente interessante il che fa pensare a una crisi creativa se non altro di quelle che furono definite le "mode culturali" delle primavere parigine. Lourau sorride sarcastico: "La dissoluzione, quattro anni fa, dell'Ecole freudienne - risponde - è stato l'ultimo "avvenimento" culturale. La psicanalisi, dopo essersi istituzionalizzata prima di quella auto-dissoluzione, è divenuta tanto venerabile e insignificante quanto l'Académie francaise. In Francia manca - dice accentuando il tono ironico - un manager dell'inconscio come Armando Verdiglione. Dopo l'arrivo della sinistra al potere si assiste a un ritorno in forze della filosofia, considerato che la sociologia viene sentita solo attraverso i discorsi retorici di due o tre vedette rimbambite".
Tutto si riduce qui? domando un po' incredulo. "Certamente no - risponde il mio interlocutore - ci sono anche le trovate del governo socialista. Una delle migliori è la "notte della musica" al solstizio d'estate, il 21 giugno, durante la quale l'intera Francia è autorizzata a vivere musicalmente per tutta la notte, il che non impedisce che il mio vicino faccia venire la polizia quando mio figlio si mette a suonare il sassofono durante la notte. Ma le delizie del socialismo al potere non si fermano qui: esso ha confermato e rinforzato il predominio degli "esperti" di tutti i tipi, con lo scopo di spiegare la sedicente "domanda sociale' e soprattutto per piazzare i vari compagni. La situazione non è certo migliore nell'università e nella ricerca; la burocratizzazione del mondo, come diceva Bruno Rizzi, sta conoscendo una fase ascendente e se la burocrazia di destra era al servizio del capitalismo, bisogna riconoscere che quella di sinistra è, se possibile, peggiore: essa è al servizio solo di se stessa".