Rivista Anarchica Online
Povera Francia
non ha nemmeno un Verdiglione
di Luciano Lanza
Crisi della
cultura, razzismo, violenza negli stadi analizzati dal caposcuola
dell'analisi istituzionale
"Il narcisismo e
l'individualismo sono i nuovi valori della società contemporanea".
René Lourau, cinquantadue anni, docente di sociologia delle
istituzioni all'Università di Parigi non se la sente di essere
ottimista: "La crisi sociale e politica che stiamo
attraversando riporta alla ribalta valori tipici della vecchia
borghesia, tutte le conquiste ottenute in questi anni sembra che si
stiano dissolvendo in un clima di restaurazione". Lourau non
rimpiange li "buon tempo andato" quando era un giovane
professore dell'Università di Nanterre durante il mitico sessantotto
(Daniel Cohn Bendit era un suo allevo), ma pensa che non si debba
accettare passivamente questo periodo oscuro che non è certo
paragonabile a un secondo rinascimento:
"Il look, l'apparenza vengono identificati come l'essenza: look
psichico, comportamentale, dell'abbigliamento esaltano un
individualismo esasperato che si risolve nel suo contrario,
l'uniformità". Lourau smette di
parlare por sbocconcellare un panino, questa intervista viene
registrata durante la pausa del seminario che sta tenendo al Centro
studi libertari di Milano. Tema dell'incontro "Le avanguardie
tra istituzionalizzazione e autodissoluzione". È
il 2 giugno tra poche ore Lourau ritornerà a Parigi, dopo due giorni
di intense discussioni. "Purtroppo a Parigi - aggiunge, dopo un
sorso di birra - mi ritroverò immerso nel clima di razzismo che sta
prendendo sempre più piede in Francia". La paura della
differenza, questa uniformità che si appoggia sull'individualismo
borghese, che solo terminologicamente richiama quello anarchico, è
la base psicologica su cui si fonda questa ventata di razzismo:
"Bisogna distinguere - dice l'autore di Lo stato
incosciente (Edizioni Antistato) - tra razzismo e
xenofobia: gli stranieri che non appaiano diversi non hanno
difficoltà ad integrarsi nella società francese e così le maggiori
discriminazioni colpiscono la popolazione più debole, gli immigrati
africani, disposti a lavorare per stipendi da fame e quindi
"concorrenti" dei lavoratori francesi non qualificati".
Secondo Lourau bisogna anche constatare una congiunzione tra razzismo
di destra e razzismo di sinistra che stanno dando origine ad una
specie di nazionalsocialismo, di cui il successo del Front National
di Jean-Marie Le Pen è un sintomo evidente. La conversazione
tende a dilatarsi, pochi giorni prima la televisione ha trasmesso in
diretta i sanguinosi scontri allo stadio di Heysel in Belgio e
secondo Lourau i fenomeni di violenza debbono essere analizzati
globalmente: "Il razzismo è violenza diffusa, gli scontri negli
stadi sono violenza concentrata; la differenza è puramente
topografica. Questa constatazione ci dice che i luoghi di espressione
di un fenomeno sociale non sono neutri e i lamenti delle autorità
sportive (è colpa della polizia, dello stato, della disoccupazione,
non dello sport), anche se non completamente infondati, occultano la
realtà nel tentativo di preservare un'immagine virginea
dell'istituzione sportiva quasi fosse un'isola di muscolosa purezza
igienica in mezzo a un mare di melma". Per Lourau
l'analisi istituzionale dello sport è un momento fondamentale per
comprendere aspetti salienti della società moderna. Richiamandosi
alle ricerche di Jean-Marie Brohm, il miglior specialista del
settore, sui giochi olimpici, sul Mundial, su "l'impero
foot-ball", si rileva molto bene la presenza della politica nello
sport competitivo. La base materiale dell'istituzione sportiva non è
meno "angelica" di quella delle altre istituzioni, come ad
esempio la chiesa romana o il Pci. "L'ideologia sportiva - aggiunge
il caposcuola dell'analisi istituzionale - gioca un ruolo
fondamentale: è una specie di religione della salvezza, universale,
più "cattolica" di qualsiasi altra chiesa. Senza questa
ideologia non potrebbe esistere nessuno Stato quale che sia il suo
regime politico o il suo modo di produzione". Questa affermazione
mi lascia un po' perplesso, ma Lourau non ha dubbi: "Devi
comprendere - aggiunge come spiegazione - che in futuro ci si stupirà
del fatto che gli intellettuali abbiano completamente trascurato la
critica contro l'istituzione egemonica dello sport: il vero oppio dei
popoli". "Che cos'è un'istituzione? - si domanda Lourau -
È la congiunzione di una
base materiale con un'ideologia ed è anche la capacità di riunire
una parte più o meno grande di popolazione differenziandola per
conferirle una coerenza, un'identità: gli sportivi e le masse dei
supporter, nel caso specifico" . Secondo l'analisi tratteggiata,
gli sportivi di alto livello e i dirigenti rappresenterebbero l'alto
clero, mentre gli sportivi di rango inferiore potrebbero essere
identificati con il basso clero. I supporter o tifosi, infine,
sarebbero la massa dei fedeli senza la quale la messa verrebbe
celebrata davanti a delle panche vuote. "Sicuramente - ammette
Lourau - questa analisi è parziale se dimentichiamo che i fedeli
dell'istituzione sportiva, e anche una parte dello stesso clero, sono
persone come te e come me. Lo stesso vale per i razzisti: se li
consideri come diversi da te anche tu sei già un razzista".
La violenza
mortifera di cui hanno dato prova i supporter inglesi sarebbe,
quindi, un analizzatore di quella istituzione al punto che se questa
cambiasse, se rompessero le catene che la legano allo Stato (e non
solo al denaro) gli hooligans andrebbero a liberarsi dalle
loro inibizioni da qualche altra parte. Ma allora, domando,
tu pensi necessaria un'azione politica nei confronti dello sport?
"Non c'è alcun dubbio - ribatte prontamente Lourau - perché
gli sportivi sono alienati come degli schiavi di lusso, e l'azione
dovrebbe indirizzarsi per far loro assumere la consapevolezza della
loro particolare alienazione. Nel 1968, in Francia, dei calciatori
professionisti hanno partecipato al movimento occupando la sede
della loro Federazione, se fossero stati aiutati e compresi la loro
manifestazione un po' particolare non sarebbe stata senza futuro e
oggi, forse, ci troveremmo in una situazione migliore". Dopo il massacro di
Heysel, è la convinzione di Lourau, tutti gli intellettuali di
sinistra, tutti i sociologi, tutti i militanti devono accettare il
fatto di essere decisamente "anti-popolari" o meglio
"anti-populisti" perché non hanno compreso la natura di
quel fenomeno, ma hanno effettuato un'operazione ideologica
congiungendo violenza sportiva e razzismo. L'accenno critico
agli intellettuali francesi ci porta all'ultimo argomento di questa
intervista-chiacchierata: da alcuni anni il milieu culturale
francese non sforna più nulla di veramente interessante il che fa
pensare a una crisi creativa se non altro di quelle che furono
definite le "mode culturali" delle primavere parigine.
Lourau sorride sarcastico: "La dissoluzione, quattro anni fa,
dell'Ecole freudienne - risponde - è stato l'ultimo
"avvenimento" culturale. La psicanalisi, dopo essersi
istituzionalizzata prima di quella auto-dissoluzione, è divenuta
tanto venerabile e insignificante quanto l'Académie francaise.
In Francia manca - dice accentuando il tono ironico - un
manager dell'inconscio come Armando Verdiglione. Dopo l'arrivo della
sinistra al potere si assiste a un ritorno in forze della filosofia,
considerato che la sociologia viene sentita solo attraverso i
discorsi retorici di due o tre vedette rimbambite".
Tutto si riduce qui?
domando un po' incredulo. "Certamente no - risponde il mio
interlocutore - ci sono anche le trovate del governo socialista. Una
delle migliori è la "notte della musica" al solstizio d'estate,
il 21 giugno, durante la quale l'intera Francia è autorizzata a
vivere musicalmente per tutta la notte, il che non impedisce che il
mio vicino faccia venire la polizia quando mio figlio si mette a
suonare il sassofono durante la notte. Ma le delizie del socialismo
al potere non si fermano qui: esso ha confermato e rinforzato il
predominio degli "esperti" di tutti i tipi, con lo scopo di
spiegare la sedicente "domanda sociale' e soprattutto per piazzare
i vari compagni. La situazione non è certo migliore nell'università
e nella ricerca; la burocratizzazione del mondo, come diceva Bruno
Rizzi, sta conoscendo una fase ascendente e se la burocrazia di
destra era al servizio del capitalismo, bisogna riconoscere che
quella di sinistra è, se possibile, peggiore: essa è al servizio
solo di se stessa".
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