Rivista Anarchica Online
A Comiso
ricordando Hiroshima
di Andrea Papi
Quando il 25 luglio
di quest'anno partii da Forlì per partecipare alla carovana
antimilitarista, che si sarebbe dovuta svolgere per una settimana dai
Nebrodi a Comiso, ero dell'ordine di idee che, come resoconto, avrei
poi svolto una specie di diario giornaliero degli avvenimenti di cui
sarei stato protagonista assieme agli altri compagni. Giunsi in
Sicilia e, da subito, mi resi conto che un simile programma di
massima non poteva essere portato a termine, perché la realtà in
atto seguiva percorsi completamente diversi da quelli programmati,
supposti, ipotizzati. Il comitato promotore dell'iniziativa, alcuni
giorni prima del suo avvio, aveva rinunciato a realizzare
l'iniziativa stessa che, perciò, non ha seguito il cartellone
annunciato. Nel contempo, il bisogno di fare qualcosa è rimasto. Per
cui i compagni hanno organizzato cose diverse da quelle enunciate, ma
sempre nell'ambito e nello spirito pacifista o antimilitarista. È
stato ugualmente approntato un campeggio a Caronia, poi ne è
sorto un altro, gestito completamente dall'area dell'autonomia, a
Mistretta, a circa 40 Km. di distanza dal primo, che per molti versi
è parso alternativo e, in alcuni casi, in competizione. Di qui poi
le iniziative si sono spostate direttamente nel ragusano, attorno
alla base NATO di Comiso, nel campo della pace IMAC e nei paesi
attorno.
Questo racconto,
per scelta, non avrà perciò uno spirito cronachistico, che
risulterebbe estremamente pesante e noioso, bensì tenterà di
rendere l'idea del clima e dello spirito politico in cui e con cui
hanno avuto luogo le iniziative piccole grandi che si sono via via
sviluppate. E, come sempre in questi casi, non sarà impresa facile. La prima
impressione che si è avuta è che il movimento cosiddetto pacifista,
considerato tale dalla comunicazione dei mass media, nel suo
complesso viva una crisi profonda, direi irreversibile. Le sue molte
anime all'interno, non avendo raggiunto in questi anni un progetto
di massima comune, sganciate ormai, per scelta degli stessi, dagli
interessi dei partiti che le avevano sorrette fin dall'inizio, si
trovano sempre più alla deriva, riproponendo uno scontro, ormai
neanche ideologico, che, a mio avviso, sa di obsoleta politica
ammuffita di potere. C'è una tendenza, molto psicologica, di
rinserrarsi in difesa di una sopravvivenza sempre meno possibile che,
se non cambia il vento, dovrà rendere conto della propria vacuità e
accettare per forza maggiore il dramma vecchio della estinzione. Il
pacifismo italiano sta così consumando l'impotenza teorica e
pratica voluta di fatto dalla sua consolidata vigliaccheria. Fin
dall'inizio, a parte alcune frange estremamente minoritarie, non ha
voluto prendere la strada dell'antimilitarismo coerente, preferendo
consumarsi in una generica richiesta di pace, più confacente alla
politica dei politici di professione che alle vere esigenze di una
pace degna di tale nome. Rispetto a
quest'estate antimilitarista siciliana, gli anarchici invece
meritano, a mio avviso, una considerazione a parte. Almeno
riferendosi ai compagni presenti. Mentre, come abbiamo rilevato
sopra, il movimento genericamente pacifista ha in massa disertato le
iniziative di cui stiamo parlando, almeno fino al momento in cui sono
stato presente, gli anarchici, pur non avendo in loco una presenza
massiccia, hanno mostrato una chiarezza di idee e di intenti di molto
superiore. Non che siano state fatte grandi cose, ma quelle poche
realizzate, sono state condotte con logica e coerenza che, per chi le
ha vissute, si contrapponevano di fatto alla confusione operativa del
pacifismo presente, da quello dell'autonomia a quello nonviolento a
quello del CUDIP (comitato pacifista comisano, gestito di fatto dal
P.C.I.). Nonostante
l'iniziativa iniziale della carovana sia saltata per merito del
comitato che l'aveva inizialmente promossa, gli anarchici sono
riusciti a organizzare ugualmente un campeggio di lotte, da cui hanno
promosso alcune iniziative. Purtroppo un comizio annunciato non si è
potuto svolgere a Caronia perché all'ultimo momento non ha
funzionato l'impianto di amplificazione. Ma nel contempo è stata
promossa una distribuzione capillare di volantini e del periodico
"Sicilia libertaria", assieme alla stampa anarchica più in
generale. La stessa distribuzione è stata condotta anche nel
ragusano, assieme ad una affissione massiccia di manifesti che
annunciavano il complesso delle iniziative. Quest'opera capillare è
stata corredata con intelligenza da un rapporto di dialogo e di
confronto con la popolazione che, dovunque, ha accolto il nostro
discorso con vero interesse. Il tutto è stato completato da un
comizio anarchico tenutosi il 4 agosto nella piazza principale di
Comiso, trasformatosi poi in assemblea aperta, che ha visto la
partecipazione viva sia dei comisani sia dei pacifisti. Ho partecipato a
tutto ciò con vivo interesse ed ho potuto verificare una serie di
aspetti che considero altamente positivi. Il nostro rapporto con la
popolazione locale è stato a tutti gli effetti ottimo. È
stata evidente una effettiva disponibilità verso un discorso e una
pratica di opposizione libertaria che non sospettavo. Siamo stati
accolti bene e la gente ci ha dimostrato simpatia, ascoltandoci
sempre con viva attenzione. Questo aspetto, condiviso da tutti i
compagni presenti, fa supporre una potenzialità concreta di poter
procedere costruttivamente. Dall'altra parte ci
siamo dovuti confrontare con la mentalità e la pratica politica del
pacifismo, a mio avviso sempre più degenerato. Mentre a parole
veniva continuamente proclamata una unità inesistente di fatti,
abbiamo sempre dovuto guardarci da vari giochetti e tentativi di
prevaricazione, se non di smaccata strumentalizzazione, in
particolare da parte dell'autonomia e del CUDIP. Decisioni prese in
assemblee comuni non rispettate, iniziative proposte all'ultimo
momento che si sovrapponevano a quelle già annunciate pubblicamente,
fino al tentativo, espresso chiaramente all'assemblea di campo
dell'IMAC la mattina del 4 agosto, di farci rinunciare alla nostra
identità, dissociandoci ogni volta e chiarendo che ci andava bene
raggiungere l'unità, ma soltanto su posizioni chiare, in assemblea
e, soprattutto, rispettando gli impegni presi. La posizione finale
rispetto a questo modo di imporre e condurre le cose è stata poi
presa da tutti gli anarchici presenti con un comunicato che è
riportato più sotto. Per concludere, su
proposta di padre Albino, un prete operaio padovano aderente ai
comitati popolari veneti, figura simpatica di nonviolento impegnato
da diversi anni sul fronte composito del movimento pacifista, da poco
più di venti compagni è stato condotto uno sciopero della fame dal
6 al 9 agosto nella piazza principale di Comiso. Le date sono quelle
in cui furono sganciate le bombe su Hiroshima e Nagasaki. Per
ricordare appunto questo eccidio, che ha segnato una svolta nella
politica militarista mondiale, si è deciso questo digiuno
collettivo, con l'intento di lanciare un messaggio di lotta contro la
politica di guerra. A questa iniziativa hanno aderito anche alcuni
anarchici, sottolineando che aveva i limiti di non essere finalizzato
ad un obiettivo immediatamente concreto, cosa di estrema importanza
per uno sciopero della fame, e che l'adesione non poteva che essere
individuale, dal momento che una simile scelta implica sempre un
estremo sforzo di volontà e di determinazione interiore. Ma il
significato simbolico di una simile manifestazione è stato reputato
talmente alto che abbiamo ritenuto giusto aderirvi.
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