Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 15 nr. 130
estate 1985


Rivista Anarchica Online

A Comiso ricordando Hiroshima
di Andrea Papi

Quando il 25 luglio di quest'anno partii da Forlì per partecipare alla carovana antimilitarista, che si sarebbe dovuta svolgere per una settimana dai Nebrodi a Comiso, ero dell'ordine di idee che, come resoconto, avrei poi svolto una specie di diario giornaliero degli avvenimenti di cui sarei stato protagonista assieme agli altri compagni. Giunsi in Sicilia e, da subito, mi resi conto che un simile programma di massima non poteva essere portato a termine, perché la realtà in atto seguiva percorsi completamente diversi da quelli programmati, supposti, ipotizzati. Il comitato promotore dell'iniziativa, alcuni giorni prima del suo avvio, aveva rinunciato a realizzare l'iniziativa stessa che, perciò, non ha seguito il cartellone annunciato. Nel contempo, il bisogno di fare qualcosa è rimasto. Per cui i compagni hanno organizzato cose diverse da quelle enunciate, ma sempre nell'ambito e nello spirito pacifista o antimilitarista. È stato ugualmente approntato un campeggio a Caronia, poi ne è sorto un altro, gestito completamente dall'area dell'autonomia, a Mistretta, a circa 40 Km. di distanza dal primo, che per molti versi è parso alternativo e, in alcuni casi, in competizione. Di qui poi le iniziative si sono spostate direttamente nel ragusano, attorno alla base NATO di Comiso, nel campo della pace IMAC e nei paesi attorno.

Questo racconto, per scelta, non avrà perciò uno spirito cronachistico, che risulterebbe estremamente pesante e noioso, bensì tenterà di rendere l'idea del clima e dello spirito politico in cui e con cui hanno avuto luogo le iniziative piccole grandi che si sono via via sviluppate. E, come sempre in questi casi, non sarà impresa facile.
La prima impressione che si è avuta è che il movimento cosiddetto pacifista, considerato tale dalla comunicazione dei mass media, nel suo complesso viva una crisi profonda, direi irreversibile. Le sue molte anime all'interno, non avendo raggiunto in questi anni un progetto di massima comune, sganciate ormai, per scelta degli stessi, dagli interessi dei partiti che le avevano sorrette fin dall'inizio, si trovano sempre più alla deriva, riproponendo uno scontro, ormai neanche ideologico, che, a mio avviso, sa di obsoleta politica ammuffita di potere. C'è una tendenza, molto psicologica, di rinserrarsi in difesa di una sopravvivenza sempre meno possibile che, se non cambia il vento, dovrà rendere conto della propria vacuità e accettare per forza maggiore il dramma vecchio della estinzione. Il pacifismo italiano sta così consumando l'impotenza teorica e pratica voluta di fatto dalla sua consolidata vigliaccheria. Fin dall'inizio, a parte alcune frange estremamente minoritarie, non ha voluto prendere la strada dell'antimilitarismo coerente, preferendo consumarsi in una generica richiesta di pace, più confacente alla politica dei politici di professione che alle vere esigenze di una pace degna di tale nome.
Rispetto a quest'estate antimilitarista siciliana, gli anarchici invece meritano, a mio avviso, una considerazione a parte. Almeno riferendosi ai compagni presenti. Mentre, come abbiamo rilevato sopra, il movimento genericamente pacifista ha in massa disertato le iniziative di cui stiamo parlando, almeno fino al momento in cui sono stato presente, gli anarchici, pur non avendo in loco una presenza massiccia, hanno mostrato una chiarezza di idee e di intenti di molto superiore. Non che siano state fatte grandi cose, ma quelle poche realizzate, sono state condotte con logica e coerenza che, per chi le ha vissute, si contrapponevano di fatto alla confusione operativa del pacifismo presente, da quello dell'autonomia a quello nonviolento a quello del CUDIP (comitato pacifista comisano, gestito di fatto dal P.C.I.).
Nonostante l'iniziativa iniziale della carovana sia saltata per merito del comitato che l'aveva inizialmente promossa, gli anarchici sono riusciti a organizzare ugualmente un campeggio di lotte, da cui hanno promosso alcune iniziative. Purtroppo un comizio annunciato non si è potuto svolgere a Caronia perché all'ultimo momento non ha funzionato l'impianto di amplificazione. Ma nel contempo è stata promossa una distribuzione capillare di volantini e del periodico "Sicilia libertaria", assieme alla stampa anarchica più in generale. La stessa distribuzione è stata condotta anche nel ragusano, assieme ad una affissione massiccia di manifesti che annunciavano il complesso delle iniziative. Quest'opera capillare è stata corredata con intelligenza da un rapporto di dialogo e di confronto con la popolazione che, dovunque, ha accolto il nostro discorso con vero interesse. Il tutto è stato completato da un comizio anarchico tenutosi il 4 agosto nella piazza principale di Comiso, trasformatosi poi in assemblea aperta, che ha visto la partecipazione viva sia dei comisani sia dei pacifisti.
Ho partecipato a tutto ciò con vivo interesse ed ho potuto verificare una serie di aspetti che considero altamente positivi. Il nostro rapporto con la popolazione locale è stato a tutti gli effetti ottimo. È stata evidente una effettiva disponibilità verso un discorso e una pratica di opposizione libertaria che non sospettavo. Siamo stati accolti bene e la gente ci ha dimostrato simpatia, ascoltandoci sempre con viva attenzione. Questo aspetto, condiviso da tutti i compagni presenti, fa supporre una potenzialità concreta di poter procedere costruttivamente.
Dall'altra parte ci siamo dovuti confrontare con la mentalità e la pratica politica del pacifismo, a mio avviso sempre più degenerato. Mentre a parole veniva continuamente proclamata una unità inesistente di fatti, abbiamo sempre dovuto guardarci da vari giochetti e tentativi di prevaricazione, se non di smaccata strumentalizzazione, in particolare da parte dell'autonomia e del CUDIP. Decisioni prese in assemblee comuni non rispettate, iniziative proposte all'ultimo momento che si sovrapponevano a quelle già annunciate pubblicamente, fino al tentativo, espresso chiaramente all'assemblea di campo dell'IMAC la mattina del 4 agosto, di farci rinunciare alla nostra identità, dissociandoci ogni volta e chiarendo che ci andava bene raggiungere l'unità, ma soltanto su posizioni chiare, in assemblea e, soprattutto, rispettando gli impegni presi. La posizione finale rispetto a questo modo di imporre e condurre le cose è stata poi presa da tutti gli anarchici presenti con un comunicato che è riportato più sotto.
Per concludere, su proposta di padre Albino, un prete operaio padovano aderente ai comitati popolari veneti, figura simpatica di nonviolento impegnato da diversi anni sul fronte composito del movimento pacifista, da poco più di venti compagni è stato condotto uno sciopero della fame dal 6 al 9 agosto nella piazza principale di Comiso. Le date sono quelle in cui furono sganciate le bombe su Hiroshima e Nagasaki. Per ricordare appunto questo eccidio, che ha segnato una svolta nella politica militarista mondiale, si è deciso questo digiuno collettivo, con l'intento di lanciare un messaggio di lotta contro la politica di guerra. A questa iniziativa hanno aderito anche alcuni anarchici, sottolineando che aveva i limiti di non essere finalizzato ad un obiettivo immediatamente concreto, cosa di estrema importanza per uno sciopero della fame, e che l'adesione non poteva che essere individuale, dal momento che una simile scelta implica sempre un estremo sforzo di volontà e di determinazione interiore. Ma il significato simbolico di una simile manifestazione è stato reputato talmente alto che abbiamo ritenuto giusto aderirvi.