Rivista Anarchica Online
Jean Vigo
di Pino Bertelli
Jean Vigo muore tisico a 29 anni e i quattromila metri di pellicola che gira tra il 1930 e il '34 (muore
il 5 ottobre 1934) schiantano la storia del cinema come «fabbrica di forche» (cioè di sogni) e tracciano
i punti di rottura della pianificazione del gusto nei feticci della borghesia. In «A proposito di Nizza» (A propos de Nice / Point de vue documenté, 1930, 42 minuti), Vigo apre
il fuoco su una società in decomposizione e come utensili espressivi usa il grottesco, l'ironia,
l'immaginazione di una «surrealtà» che cicatrizza l'effimero, il bello, l'imbroglio di un universo
spettacolarizzato e delinea la macchina/cinema «verso un cinema sociale» teso «a risvegliare echi
diversi dai rutti di quei signori e signore che vengono al cinema per digerire» (J. Vigo). La vita spensierata delle sale da ballo, il mare, i fiori, i militari e le belle donne della passeggiata lungo
mare, cagnolini, camerieri sono accostati a schegge di un'altra realtà: operai, pescivendoli, mendicanti,
puttane, ladri, il carnevale, spazzini; il montaggio frammentario, metaforico, di derivazione
«surrealista» fa sussultare non pochi critici del sofà e storici dell'addobbo: le donne borghesi si
trasformano in manichini, i loro cappellini piumati diventano struzzi, i preti si mutano in asini, le statue
volano e le ciminiere delle fabriche sparano sul carnevale, su tutti i pagliacci della recita. Vigo sollecita
a rompere l'argine per una critica dell'esistente e della separazione, passaggio all'autogestione
dell'esistenza. «Taris» (Taris roi de l'eau, 1931, 11 minuti) è un documento «naturista» sul campione di nuoto Jean
Taris; Vigo riesce a scindere la macchina atletica dall'uomo, senza celebrare né l'uno né l'altro. «Zero in condotta» (Zéro de conduite, 1933, 44 minuti) segna lo spirito di rivolta di Vigo - un bisogno
di vita - contro ogni autoritarismo che non è (solo) fuori, ma (anche) dentro di noi. I ragazzi di un collegio insorgono contro tutto e contro tutti, quattro di loro tagliano corto con
l'ipocrisia del mondo dei «grandi» e nel corso di una festa del collegio, dai tetti, prendono a sassate il
preside, i sorveglianti, le autorità (visti come fantocci) riuniti nel cortile, poi innalzano contro un cielo
sbiadito la bandiera nera dell'anarchia. Indimenticabili sono le sequenze della passeggiata in paese dei
ragazzi condotti in modo giocoso dal sovergliante/Charlot (quello buono), i due amici che fumano il
sigaro in treno, quelli che si nascondono a fumare nei gabinetti, la rivolta della camerata e
l'imbavagliamento del sorvegliante cattivo. Eccezionale è la palpitazione della «camera» di Vigo nella
trattazione dei ragazzi, l'autobiografia è evidente e l'insieme complessivo fanno di questo fìlm
grandissimo «un disperato inno alla vita» (P.E. Sales Gómes). La fotografia è sofferta, grezza, disperata e gaia come la musica di Maurice Jaubert. Il montaggio è un
gioco di specchi. Sequenze corte, quasi «slabbrate» si intrecciano ad altre più distese, la struttura
generale è quella della farsa che si rovescia in tragedia (come nel cinema di Buster Keaton). La colonna
sonora è composta di poco più di mille parole. «Zero in condotta» si ritaglia nell'essenziale e segna
l'emergere di soggetti antagonisti, figure della rabbia che si scagliano contro la lingua/protesi della
borghesia che maschera il sembrare con l'essere. Dopo poche settimane di programmazione senza molto successo, il film di Vigo viene censurato dalla
magistratura parigina per ferocità e crudeltà alla morale pubblica e verso le istituzioni. Scompare per
quasi trent'anni. «L'Atalante» (1934, 89 minuti) è l'ultimo film (e il più compiuto) di Jean Vigo. In apparenza una storia
d'amore, più in abisso si scorge la trasformazione di un lavoro su commissione in una storia
dell'umanità offesa, descritta nella carne della «piccola gente». «L'Atalante» è una chiatta che scivola
lungo la Senna, microcosmo di due giovani sposi e di un vecchio marinaio e il suo mozzo. La prima parte racconta le nozze, la vita di bordo, descrive la figura di Père Jules, il vecchio marinaio
senza patria che conserva in un barattolo, sotto formalina, le mani di un amico. Bellissime le sequenze
che riguardano i giochi erotici di Jean Dasté e Dita Parlo, poi la descrizione della noia della donna e
le prime liti. Dita Parlo fugge a Parigi con un venditore ambulante, Père Jules la ritrova in un negozio
di dischi e insieme tornano alla chiatta. «L'Atalante», lentamente solca il fiume, verso la felicità. Un
film sulla tristezza che «rifiuta la realtà per renderla comunicabile» (P.E. Sales Gómes). Ciò che è esterno alla chiatta è visto come nemico. Ai bordi del canale Saint-Martin sfilano fabbriche,
tralicci, ponti, treni morti, frammenti di case; Parigi è il luogo della superficialità e della convenzione.
Vigo monta il film in modo lento, il respiro de «L'Atalante» è lirico, schietto, di una morale anarchica
senza appello. La fotografia sostiene le immagini tra delicate sfumature (tutte le sequenze della chiatta)
e squarci di crudo realismo (tutti gli esterni e le sequenze di Parigi). La chiave dei sogni (o delle passioni) di Vigo non è certo da scoprire (come si legge in più fogli e storie
del cinema) nell'empirismo materialista di Erich von Stroheim o nel decadentismo aristocratico e
ruffiano di René Clair; elementi della stessa interpretazione del mondo (e della vita offesa) si possono
cogliere in Dziga Vertov, Luis Bunuel, Glauber Rocha. In questo cinema si opera per la trasparenza
della menzogna e incrinazione della gabbia borghese. S'inventa la realtà contro il tempo morto della
storia. Si grida l'insorgenza delle soggettività radicali che rivendicano e si appellano al diritto della
violenza degli oppressi in cammino verso la guerra sociale.
FILMOGRAFIA
Cortometraggi: A propos de Nice (Point de vue documenté) 1930 La natation (Taris, Roi de l'eau) 1931
Film Zéro de Conduite Sogg. sc. regia di J. Vigo. Musica: Maurice Jaubert. Int.: il nano Delphin, Du Verron,J. Dasté, Robert
Le Flem, Blanchar, Lrive, Luis Lefebvre, Coco Goldstein, Gilbert Pruchon, Gérard de Bédarieux,
Kelber, Louis de Gonzague, Frick, Félix Labisse, Rapha Diligent. Francia 47'. 1933. L'Atalante (da non confondere con la manomissione commerciale intitolata Le chaland qui passe). Sogg.: Jean Guinée. Scen.: J. Vigo e Albert Riera. Mus.: Maurice Jaubert. Regia: J. Vigo. Int.: Jean
Dasté, Dita Parlo, Michel Simon, Luis Lefebvre, Gilles Margaritis, Maurice Gilles, Rapha Diligent,
intellettuali parigini oggi illustri (tra cui i fratelli Jacques e Piere Prevert) fanno comparsa in scene di
folla (soprattutto nell'inseguimento dello scippatore parigino di Juliette). Francia. 89'. 1934.
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