Rivista Anarchica Online
C'è un limite
di La redazione
C'è chi si diverte a scandalizzare per il gusto del fatto in sé, o per inguaribile infantile esibizionismo.
C'è chi lo fa per furbizia commerciale o politica o politico-commerciale. C'è chi è convinto che l'unico
modo per farsi notare sia di spararle grosse, sempre più grosse. C'è chi usa o dice di usare lo scandalo
come strumento pedagogico anticonformista. C'è chi lo usa apertamente e senza complessi come forma
di pubblicità personale o di gruppo... Gusti e opinioni. Noi non amiamo épater le bourgeois
surrettiziamente e ancor meno épater l'anarchiste come stile letterario, ma concepiamo che altri
abbiano gusti e opinioni diverse in merito. Quello però che non concepiamo è che tale ricerca dello
scandalo a tutti i costi superi certi limiti di gusto e di coerenza interna all'anarchismo. L'orrido può
avere i suoi estimatori, l'iperbole può essere uno stile di propaganda, ma c'è un limite a tutto, perché
non tutto è concepibile all'interno di quell'universo etico, estetico e concettuale pur vasto che è
l'anarchismo. Non è molto che ritenemmo che quel limite fosse stata ampiamente superato da un certo violentismo
estetizzante. Ora è il caso di un abominevole opuscolo dal titolo Il caso Faurisson, che ripropone a
livello italiano (anzi, più modestamente per ora, a livello di movimento anarchico italiano)
l'abominevole «scandalo» Faurisson, abominevolmente e furbescamente costruito in Francia da quelle
vecchie volpi... della Vecchia Talpa (Vieille Taupe: un gruppo ultragauchiste, para - o ex -
situazionista), strumentalizzando anche una presa di posizione di Noam Chomsky (sostanzialmente
corretta, a nostro avviso, per quanto riguarda il tema di fondo, discutibile nella fattispecie), che
comunque nulla ha a che vedere con il farsi masochisticamente o furbescamente megafono di opinioni
antitetiche alle proprie. Il «caso» in questione è quello di un professore universitario francese il quale ha sostenuto e
ripetutamente scritto non esserci mai state camere a gas nella Germania hitleriana, né campi di sterminio (per ebrei, ma potremmo anche aggiungere zingari, omosessuali, anarchici, ecc. ecc.), che
Hitler bonhomme semplicemente trattava gli ebrei come una nazione nemica belligerante e «non ha mai
ordinato né consentito che chicchessia fosse ucciso a causa della sua razza o della sua religione». Per
queste sue «originali» tesi storiche, il professore ha subito qualche sopruso, una notevole dose di insulti
e l'accusa di fìlo-nazismo (accusa a occhio e croce non inverosimile ma che lui ritiene immotivata). Per qualche altro ragguaglio sul caso rinviamo a quanto pubblicato su «Volontà» (J. Alemany, Il tempo
dei campi di concentramento, n. 4/81, pp. 48-50 e N. Chomsky, Dibattito, pp. 98-100). Quello che qui
vogliamo rilevare è che i cercatori-di-scandali-a-tutti-i-costi, come certi tossicodipendenti, devono in
continuazione cercare dosi crescenti e/o qualità diverse di droga, per sollecitare i propri e altrui sensi.
Siamo arrivati, nella fattispecie, alla « revisione storica» del nazismo. Questa è però, ci pare (e
speriamo), un'overdose. Se parliamo dell'opuscolo non è certo per contribuire ad aprire un «caso», ma perché l'opuscolo esce
ed è in circolazione in campo anarchico e perché l'editore è persona nota ai lettori di «A» in quanto
traduttore di numerosi articoli da noi pubblicati: Andrea Chersi. Non vorremmo cioè: 1) che si
immaginasse un qualsiasi rapporto tra noi e quell'opuscolo e 2) che passasse inosservata
un'inaccettabile prassi secondo cui nel movimento anarchico tutto è possibile, purché anticonformista. Per il resto il «caso» non ci interessa. Tanti (e ben più importanti che non una «revisione» dell'universo
concentrazionario nazista) sono i casi da sollevare di fronte ad un certo «conformismo» in campo
anarchico (tra cui, guarda caso in tema, certo filo-OLP-ismo che può facilmente mutuare forme
d'antisemitismo attraverso un acritico antisionismo) e più in generale nella cosiddetta e sedicente
sinistra, più o meno rivoluzionaria.
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