Rivista Anarchica Online
Anarchia
all'università
di Marianne Enckell
Al centro inter-universitario di
Dubrovnik si è tenuto lo scorso marzo un corso di due
settimane sull'anarchismo (una vera prémierè per la
Jugoslavia!). Il Centro inter-universitario, che è
sponsorizzato da circa 200 università sparse per il mondo,
organizza più di 50 corsi ogni anno, su argomenti i più
vari, dalla filosofia alla chirurgia, dalla linguistica al diritto
internazionale. La sessione sull'anarchismo faceva parte del
programma di Teoria politica e Pedagogia politica. Ma l'informazione
e la pubblicità in merito sono state estremamente ridotte.
Alcuni dei relatori invitati non si sono presentati e gli studenti
non raggiungevano la ventina: nessuno di noi, inoltre, aveva un'idea
precisa di che cosa ci aspettasse.
In realtà il corso è
stato organizzato liberamente dai partecipanti, secondo le risorse a
disposizione. La maggior parte delle relazioni si sono occupate di
temi "tradizionali", mentre i dibattiti si sono incentrati
sui problemi dell'attualità e sulle possibili attività
degli anarchici. Ecco qualche esempio. Dopo che Hans Manfred Bock e
Cornelia Regin hanno parlato dell'anarcosindacalismo in Germania tra
la prima e la seconda guerra mondiale ed in particolare si sono
occupati dei suoi settori giovanile e femminile, e dopo la
presentazione che Yaacov Oved ha fatto del comunismo libertario nelle
collettività agricole durante la rivoluzione spagnola, i
partecipanti hanno discusso sulle differenze e le somiglianze con i
giorni nostri, sull'utilità di simili forme d'organizzazione
sulle speranze di una trasformazione sociale. I temi della libertà e
dell'eguaglianza, del loro fondamento teoretico, dei loro rapporti
con i conflitti in una società di liberi e di uguali (trattati
da Alan Ritter, George Crowder, William Reichert e Thom Holterman)
sono stati al centro di un dibattito altrettanto serio e vivace. Sia
Dimitri Roussopoulos ("I nuovi movimenti sociali") sia
April Carter ("Anarchismo e teoria democratica") hanno
affrontato i temi teorici e politici loro assegnati con un occhio
particolarmente attento alle loro implicazioni concrete. Ma è
risultato assai difficile coinvolgere i professori jugoslavi in
simili discussioni: si sono limitati ad intervenire sul piano
strettamente accademico, evitando palesemente di farsi coinvolgere da
qualsiasi implicazione per il proprio Paese o anche per se stessi
(come persone coinvolte in un processo di trasformazione sociale).
Nel corso di alcune sessioni tenutesi
sotto forma di tavole rotonde, abbiamo avuto la possibilità di
parlare degli attuali movimenti anarchici nei loro rispettivi Paesi
di provenienza, in particolare due attivisti di "Svarun"
(un "gruppo di lavoro per iniziative ecologiche, pacifiste,
femministe e spirituali" di Zagabria) hanno presentato
l'attività sia del loro gruppo sia di altri gruppi alternativi
di base in Jugoslavia. Ma è stato solo negli ultimi
giorni del corso che alcuni degli intellettuali jugoslavi hanno
rivelato le loro opinioni politiche e le loro speranze (purtroppo mi
sono persa l'intervento di Rudi Supek, un vecchio professore di
filosofia che pare genuinamente impegnato nel movimento locale dei
Verdi ed influenzato dalle idee federaliste di Proudhon). Il sistema parlamentare liberale è
da questi considerato un gradino necessario e alcune idee anarchiche
potrebbero essere interessanti proprio per il loro legame con il
liberalismo, in particolare con una concezione minimale o
ultra-minimale di Stato "alla Nozick".
Da un altro punto di vista,
l'anarchismo viene considerato non-pratico, a-storico, carente di
fondamenti teoretici e di possibilità di interpretare il
mondo. Secondo questa concezione, l'attuale crisi del sistema (il
socialismo reale, lo pseudofederalismo jugoslavo) dovrebbe essere
superata con la ricostituzione di uno stato "giusto" (in
opposizione allo stato-partito). E via discorrendo.
Il tutto era infarcito di innumerevoli
citazioni e frasi latine ad effetto - e, come tutti sanno, dialogare
con Humpty Dumpty (*) porta ad una brutta fine.
Questa è probabilmente la sorte
dei corsi universitari; ciononostante, questo ha favorito contatti
personali ed incontri che potranno portare a fruttuosi scambi al di
fuori delle aule.
Anni fa, mentre gli studenti di estrema
sinistra gridavano "Marx nell'Università!", alcuni
di noi preferivano urlare "Bakunin di nuovo in città!". (traduzione
dall'inglese di Paolo Finzi)
(*)
"Quando
uso una parola - disse Humpty Dumpty in tono di dileggio - significa
proprio ciò
che io voglio che significhi - né più né meno".
"Ma
la questione - disse Alice - è se tu possa far si che ogni
parola abbia significati così diversi tra loro". "La
questione - disse Humpty Dumpty - è chi sia il Capo:
nient'altro".
(Lewis
Carrol, Attraverso lo specchio)
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