Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 164
maggio 1989


Rivista Anarchica Online

Anarchia all'università
di Marianne Enckell

Al centro inter-universitario di Dubrovnik si è tenuto lo scorso marzo un corso di due settimane sull'anarchismo (una vera prémierè per la Jugoslavia!).
Il Centro inter-universitario, che è sponsorizzato da circa 200 università sparse per il mondo, organizza più di 50 corsi ogni anno, su argomenti i più vari, dalla filosofia alla chirurgia, dalla linguistica al diritto internazionale. La sessione sull'anarchismo faceva parte del programma di Teoria politica e Pedagogia politica. Ma l'informazione e la pubblicità in merito sono state estremamente ridotte. Alcuni dei relatori invitati non si sono presentati e gli studenti non raggiungevano la ventina: nessuno di noi, inoltre, aveva un'idea precisa di che cosa ci aspettasse.
In realtà il corso è stato organizzato liberamente dai partecipanti, secondo le risorse a disposizione. La maggior parte delle relazioni si sono occupate di temi "tradizionali", mentre i dibattiti si sono incentrati sui problemi dell'attualità e sulle possibili attività degli anarchici. Ecco qualche esempio. Dopo che Hans Manfred Bock e Cornelia Regin hanno parlato dell'anarcosindacalismo in Germania tra la prima e la seconda guerra mondiale ed in particolare si sono occupati dei suoi settori giovanile e femminile, e dopo la presentazione che Yaacov Oved ha fatto del comunismo libertario nelle collettività agricole durante la rivoluzione spagnola, i partecipanti hanno discusso sulle differenze e le somiglianze con i giorni nostri, sull'utilità di simili forme d'organizzazione sulle speranze di una trasformazione sociale.
I temi della libertà e dell'eguaglianza, del loro fondamento teoretico, dei loro rapporti con i conflitti in una società di liberi e di uguali (trattati da Alan Ritter, George Crowder, William Reichert e Thom Holterman) sono stati al centro di un dibattito altrettanto serio e vivace. Sia Dimitri Roussopoulos ("I nuovi movimenti sociali") sia April Carter ("Anarchismo e teoria democratica") hanno affrontato i temi teorici e politici loro assegnati con un occhio particolarmente attento alle loro implicazioni concrete. Ma è risultato assai difficile coinvolgere i professori jugoslavi in simili discussioni: si sono limitati ad intervenire sul piano strettamente accademico, evitando palesemente di farsi coinvolgere da qualsiasi implicazione per il proprio Paese o anche per se stessi (come persone coinvolte in un processo di trasformazione sociale).
Nel corso di alcune sessioni tenutesi sotto forma di tavole rotonde, abbiamo avuto la possibilità di parlare degli attuali movimenti anarchici nei loro rispettivi Paesi di provenienza, in particolare due attivisti di "Svarun" (un "gruppo di lavoro per iniziative ecologiche, pacifiste, femministe e spirituali" di Zagabria) hanno presentato l'attività sia del loro gruppo sia di altri gruppi alternativi di base in Jugoslavia.
Ma è stato solo negli ultimi giorni del corso che alcuni degli intellettuali jugoslavi hanno rivelato le loro opinioni politiche e le loro speranze (purtroppo mi sono persa l'intervento di Rudi Supek, un vecchio professore di filosofia che pare genuinamente impegnato nel movimento locale dei Verdi ed influenzato dalle idee federaliste di Proudhon).
Il sistema parlamentare liberale è da questi considerato un gradino necessario e alcune idee anarchiche potrebbero essere interessanti proprio per il loro legame con il liberalismo, in particolare con una concezione minimale o ultra-minimale di Stato "alla Nozick".
Da un altro punto di vista, l'anarchismo viene considerato non-pratico, a-storico, carente di fondamenti teoretici e di possibilità di interpretare il mondo. Secondo questa concezione, l'attuale crisi del sistema (il socialismo reale, lo pseudofederalismo jugoslavo) dovrebbe essere superata con la ricostituzione di uno stato "giusto" (in opposizione allo stato-partito). E via discorrendo.
Il tutto era infarcito di innumerevoli citazioni e frasi latine ad effetto - e, come tutti sanno, dialogare con Humpty Dumpty (*) porta ad una brutta fine.
Questa è probabilmente la sorte dei corsi universitari; ciononostante, questo ha favorito contatti personali ed incontri che potranno portare a fruttuosi scambi al di fuori delle aule.
Anni fa, mentre gli studenti di estrema sinistra gridavano "Marx nell'Università!", alcuni di noi preferivano urlare "Bakunin di nuovo in città!".
(traduzione dall'inglese di Paolo Finzi)

(*) "Quando uso una parola - disse Humpty Dumpty in tono di dileggio - significa proprio ciò che io voglio che significhi - né più né meno".
"Ma la questione - disse Alice - è se tu possa far si che ogni parola abbia significati così diversi tra loro".
"La questione - disse Humpty Dumpty - è chi sia il Capo: nient'altro".
(Lewis Carrol, Attraverso lo specchio)