Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 14 nr. 118
aprile 1984


Rivista Anarchica Online

Quando siamo entrate nella base
di Karen Silkwood

Il 27 dicembre alle cinque sono penetrata con altre due donne nella torre di controllo della base Usaf di Greenham Common. Così facendo abbiamo violato l'Official Secrets Act: innanzitutto perché siamo entrate nella base; poi perché abbiamo letto documenti segreti all'interno della torre di controllo. Eppure ci hanno accusato solamente di danni al recinto della base. Accusandoci solo di questo fatto banale, la polizia del Ministero della «Difesa» (MoD) ha insabbiato il problema della nostra entrata nella «zona di sicurezza» della base. Sono certa che vogliono passare sotto silenzio il fatto che siamo state per due ore e mezza sul tetto della torre di controllo e per una buona mezzora al suo interno. Alla fine abbiamo dovuto attirare l'attenzione per essere arrestate.
Sembrerebbe quasi che l'esercito statunitense, spaventato dalla presenza di donne al di fuori della base, si nasconda dietro la polizia MoD, che svolge il ruolo di «cuscinetto», proteggendo il personale americano da contatti e confronti diretti con le donne. La polizia MoD è poi riluttante, almeno quanto la forza di occupazione di cui è al servizio, a farsi coinvolgere in un processo per violazione dell'Official Secrets Act che provocherebbe, a livello di opinione pubblica, conseguenze clamorose.
Siamo entrate nella torre di controllo con l'intenzione di provare quanto fosse falsa l'affermazione del ministro della difesa Heseltine secondo la quale oggi sarebbe impossibile per le donne penetrare nella «zona di sicurezza» della base. Questa azione è solo un esempio della facilità con la quale le donne possono entrare (e di fatto entrino) nella base.
Le imponenti misure di sicurezza di cui parla non sono evidenti. Mentre il comandante della base americana si becca le critiche di Reagan e Heseltine fa da parafulmine per la posizione imbarazzante della Thatcher, noi ci chiediamo se il fallimento nel rendere più sicura la base non sia parte di un piano più tortuoso. I missili Cruise sono veramente all'interno della base Usaf di Greenham Common o sono stati sistemati in un'altra base meno nota e più attentamente sorvegliata, come Mildenhall? Aerei da trasporto pesante Galaxy sono infatti stati visti atterrare e decollare in questa base.
Lo stato pietoso della recinzione e la natura casuale del servizio di sicurezza sembrano indicare che o i missili si trovano all'interno della base virtualmente senza protezione, o sono stati portati di nascosto da qualche altra parte.
Dunque, chi è stato preso in giro e di chi sarebbe la vittoria in quest'ultimo caso? Da una parte della rete sentivamo che avevamo vinto, nel senso che avevamo prevenuto l'installazione dei Cruise alla base di Greenham Common. Dall'altra parte della rete, gli alti papaveri che conoscono il segreto potevano sentirsi orgogliosi del modo in cui ci avevano messe nel sacco distogliendo la nostra attenzione dal vero luogo dell'installazione.
Una volta fatto passare Heseltine per bugiardo o incompetente con la nostra presenza all'interno della torre di controllo, ci siamo messe a leggere i vari documenti e fascicoli che c'erano in giro, stupite di averne il tempo per farlo. Tra questi fogli abbiamo trovato informazioni sulla procedura di atterraggio di aerei contaminati e per l'arrivo di testate, sotto il nome in codice «Hot Guns» (fucili che scottano). La terminologia militarista mi dava allo stomaco, come pure i nomi in codice da fumetto e la fredda terminologia usata a proposito di realtà repellenti e degenerate. Non potevamo capire un granché di queste informazioni, dal momento che la maggior parte era scritta nel linguaggio dei computer. Capivamo soltanto la loro totale sterilità e che rappresentavano l'opposto della nostra consapevolezza della sacralità e della bellezza della vita. Mi hanno fatto pensare alle menti distorte di coloro che vivono in un mondo codificato e meccanizzato, senza più alcun legame con la terra.
Uno dei documenti in cui ci siamo imbattute era scritto in un linguaggio più semplice. Riguardava la procedura per far fronte a terroristi nel caso di un'occupazione di parte di un edificio della base. La procedura prevedeva il blocco e l'evacuazione dell'area e l'attacco da parte dei duri, chiamati sinistramente «K9 Division». Riteniamo che la Divisione K9 sia un corpo speciale delle guardie statunitensi che viaggia con i missili: tutti con licenza di uccidere. Sono la Polizia Nucleare. Alcune donne del campo pacifista di Seneca, nello stato di New York, ci hanno descritto i componenti di questi corpi speciali vestiti di nero, dall'elmetto agli stivali, e con il viso completamente nascosto da una visiera scura. Portano tutti lunghi sfollagente neri. Abbiamo visto a Greenham solo una guardia che corrispondeva a questa descrizione, ma i lunghi sfollagente neri sono stati visti in mano di normali soldati americani in molte occasioni. I soldati e la polizia MoD, che sono venuti a portarci fuori dalla torre di controllo, impugnavano pistole e fucili.
Il primo a trovarci è stato un soldato americano del servizio di sicurezza, che era arrivato dal tetto. E' buffo: l'avevamo guardato a lungo spiando dal campo pacifista con un binocolo. Non dimenticherò mai l'espressione del suo volto quando si è reso conto che doveva restarsene da solo con noi per qualche minuto prima dell'arrivo dei rinforzi. Era terrorizzato. I suoi occhi ci fissavano, era pallidissimo. Per la paura che aveva di noi, si è fatto prendere dal panico e ci ha spinto giù dalla rampa di scale con durezza. Abbiamo cercato di calmarlo ma sono rimasta con la mia rabbia e la mia disperazione a causa dell'efficacia del lavaggio del cervello e della manipolazione della mente umana da parte di coloro che detengono il potere.
Siamo state arrestate per sospetti danni e trattenute per nove ore. Durante l'interrogatorio ci è stato chiesto se una di noi aveva lasciato cadere nella torre di controllo un foglietto con sopra una poesia. Presa dalla stanchezza una di noi ha immaginato che fosse possibile, ma riflettendoci sopra ci siamo rese conto che doveva essere stata scritta da uno dei soldati americani che ha passato ore e ore in quella stanza. La poesia parlava di disperazione e solitudine - sentimenti che vengono dal cuore e che, benché distorti, non possono essere completamente soffocati dall'uniforme e dalle armi. Avendo passato appena una mezz'ora in quella orribile stanza, circondata dall'incubo della morte sterilizzata e dalla distruzione, non mi ha sorpreso di scoprire che vi era stata scritta quella poesia.
Siamo ritornate al campo alle sei del mattino. Le donne ci avevano visto accendere e spegnere le luci nella torre di controllo, cercando di attirare l'attenzione per essere arrestate. L'inviata del Guardian, che ci aveva visto in piedi sul tetto, a quel punto se ne era già andata. E' tornata al campo dopo qualche giorno, dopo aver scritto un articolo sulla nostra azione. Per quanto entusiasta potesse essere allora, l'articolo che ci ha mostrato non corrispondeva esattamente alla realtà, dato che era stato tagliato dal direttore del giornale. L'articolo non venne mai pubblicato.
E' evidente che per noi l'accesso ai media è molto più difficile che non l'accesso alla base. Michael Heseltine è stato nel mondo dei media prima di diventare Ministro della Difesa, e nell'adempiere il suo nuovo ruolo l'esperienza precedente gli è stata di enorme aiuto. Ha messo la nazione nella situazione di credere che la base Usaf di Greenham Common sia completamente circondata da una doppia rete di recinzione, barriera di filo spinato e sia pattugliata da «agenti speciali» che trattengono a mala pena feroci cani che sbavano, assetati di sangue. Chiunque conosca un minimo la base sa che in alcuni punti non c'è nemmeno la rete di recinzione e che gran parte della rete è tenuta insieme con corda da bucato e con un paio di giri di filo metallico senza alcuna consistenza. E' questo il tipo di protezione che vi aspettate di vedere intorno ai missili Cruise?

(traduzione di Luca Beltrame dalla rivista pacifista inglese Peace News)


No, non è una sconfitta

So che non riusciranno a vincere anche se lo spero con tutta me stessa.
Dentro di me quel tarlo che mi fa sempre dire ma, che continua a pormi dubbi sa che anche a Greenham la lotta è destinata a finire. Che il vincitore in questo gioco è già deciso. E' dietro a quei missili nascosti, dietro le divise piene di nastrini, tra le mani che stringono fucili ...
Eppure quando ho letto la notizia che a Greenham le donne erano state circondate e i missili erano stati portati fuori attraverso la campagna inglese, in piena notte, ho sentito una stretta al cuore. No. Perché deve sempre finire così? Perché una volta tanto, per sbaglio, per un'improbabile coincidenza, non può vincere la parte giusta?
Avevo quasi paura a telefonare, convinta di sentirmi rispondere da ragazze deluse, sulla via del ritorno, o peggio ancora di scoprire che tutto era stato smantellato e il campo della pace a Greenham non esisteva più.
Invece no. Le donne a Greenham sono sempre decise a continuare la lotta. La ragazza che mi ha risposto dal recapito londinese di Leonard Street, gentile come sempre, è anche ben decisa a non abbandonare. E' tutto vero, sono state circondate dai poliziotti per permettere ad un convoglio di uscire dalla base e di girare per circa due ore e mezzo per la campagna. Quando è rientrato, le donne di Greenham sono state circondate nuovamente dalla polizia.
«Come considerare questo avvenimento? Una sconfitta, un episodio che dimostra come le forze armate siano in grado di fare ciò che vogliono?» No, una sconfitta no di certo. Ci hanno circondato perché erano molti più di noi, ma è stato un impegno per loro. Noi pensiamo che sia stata una prova di forza da parte dei militari. Avevano perso la faccia ultimamente e dovevano dimostrare che cosa erano in grado di fare. Già, una prova di forza, ma la prossima volta? Cosa succederà la prossima volta? Nulla, saremo sempre lì, mi ha risposto serafica.
Sono così sicure, ma non sentono la stanchezza, anche se la lotta dura da anni. Forse è la lontananza che non mi fa percepire bene la situazione.
Dopotutto non è la prima volta che le donne a Greenham subiscono degli attacchi, anche peggiori. Sono state letteralmente spazzate via, il campo raso al suolo, più di una volta. Ma il giorno dopo sono ritornate incrollabili, hanno ricominciato come se non fosse successo nulla. E' forse questo il segreto del campo della pace più famoso del mondo? Quasi quasi capisco come la polizia possa aver paura di loro, di queste indomabili ragazze che niente riesce a fermare.
«Ma adesso potete dire che i missili sono veramente a Greenham?» continuo «sono scomparsi i dubbi che la base sia solo uno specchietto per allodole?»
No, non siamo per niente sicure mi risponde la ragazza abbiamo visto solo il convoglio. Noi non abbiamo visto i missili. E' stato il ministro della difesa, Helsentine, a dichiarare che i Cruise erano diventati operativi. Noi continuiamo a pensare che forse i missili non sono a Greenham.
Se i dubbi rimangono, rimane anche la certezza di una lotta che non si spegne, che dura ininterrotta da anni, che non è un fuoco di paglia. Anche se, forse, le ragazze che sono ora al campo non sono più le prime che hanno bloccato i cancelli anni fa, il movimento mostra di essere sempre vivo, sempre pronto a reagire: le donne sono ancora a Greenham e non si muoveranno, continueranno a lottare.
Chissà, forse il mio tarlo potrebbe avere torto, almeno questa volta ...

Maria Teresa Romiti