Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 13 nr. 115
dicembre 1983 - gennaio 1984


Rivista Anarchica Online

Mafia come stato, stato come mafia
di Piero Flecchia

Mia moglie entra in casa; da una sorta di autentica esultanza mi grida: «E' viva! E' salva!». Ha in mano una edizione ovviamente straordinaria di un quotidiano, dove a tutta pagina si titola: «E' SALVA», e poi nei sottotitoli: trovata a Milazzo la piccola Elena Luisi rapita 40 giorni fa a Lucca. E improvvisamente mi accorgo di quanto poco io capisca delle cose d'Italia: di quanto profondamente e intimamente le capiscano invece Sua Santità Giovanni Paolo II e Sua Eccellenza Sandro Pertini. Infatti avevo provato un senso di autentica pena nell'ascoltare i loro appelli: giunti fino a me che non ascolto giornali radio, non ho televisione, non leggo quotidiani. Ne avevano parlato amici, sul tram avevo incrociato riflessioni e considerazioni.
Nel mio raziocinio avevo tra me argomentato: rapire una bambina è ben più difficile che rapire un uomo: la gestione del rapito è più difficile quanto più questi non è in grado di comprendere la sua posizione. C'era di più: dietro l'industria dei rapimenti, come poi è risultato chiaro, c'è la seconda struttura operativa d'Italia (la più dinamica e capace è la chiesa); e si è efficienti perché si pensa. L'Italia è un paese mammista, malgrado il papa: e infatti quando un papa vuol aver successo, ricorda al nostro popolo che anche Gesù ha avuto una mamma: la madonna. Se la mafia pensa, come poteva non pensare che questa madre di Lucca avrebbe parlato con la voce di tutte le madri, cioè di tutte le donne d'Italia? Avrebbe parlato con la forza di una madonna alla quale è stato strappato il suo bambin Gesù. E infatti quegli autentici demagoghi che sono il Pertini nostrano e il Giovanpaolo polacco, da volpi fini ci hanno dato dentro a gridare, a farsi voce delle viscere orbate di tutte le mamme d'Italia. Loro, questi autentici tenori che non traggon voce se non per le megaplatee; questi cantautori della politica e della religione con il senso del: tutto esaurito!
Ragionando in termini di nuda razionalità, come dedurre che la mafia si poteva imbarcare in un rapimento che le avrebbe scatenato contro (inevitabilmente e ineludibilmente) tutto il meccanismo repressivo della nazione? La mafia, ragionavo io, può ammazzare i coniugi Dalla Chiesa e farla franca, ma appunto perché è capace di una tale intelligenza limpida delle cose, mai e poi mai si avventurerà in un rapimento folle come quello di una bambina. Doveva ovviamente trattarsi, nel giudizio della mia ragione, di una banda locale, quattro teppisti balordi: perché solo una tal mentalità idiota poteva sperare di farla franca. Da questa considerazione discendeva la ovvia deduzione: spaventati dalla reazione dell'opinione pubblica, questi teppisti hanno ammazzato e chissà dove occultato il cadavere della povera bambina.
Queste considerazioni della ragione mi sembravano cosi irrefutabili che non potevo capire come non ci arrivassero un papa e un presidente. Ma la ragione è l'operatore, che si può trarre in errore, quando mancano alcuni dati e processi del reale. Quei dati che evidentemente avevano i due illustri personaggi: che sapevano di non parlare nel vuoto.
Riesaminiamo i fatti d'Italia, quali la vicenda assurda della piccola rapita li sta svelando. Questo rapimento è un potente penetrante fascio di luce sulle realtà più torbide ed oscene delle cose d'Italia. Innanzitutto questo rapimento insegna che oggi lo stato ragiona da mafia e la mafia da stato. Il rapimento della bambina infatti che cosa dice? Che davanti alla legge della mafia sono tutti uguali, non così davanti alle leggi dello stato. Infatti per gli altri trecento e rotti rapiti, chi si è mai mosso? Si è mosso l'intermediario mafioso per incassare il riscatto, e un losco giro di usurai, che ingrassano, autentici parassiti: per polizze di assicurazione, prestiti, e scambi di denaro contro grasse proprietà. E' tipico della mafia usare una scelta qualitativa della legge mafiosa, applicarla disegualmente: e davanti al rapimento lo stato si rivela quanto mai mafioso nel procedere: magari in ragione di una pratica dei buoni sentimenti, che però è appunto l'istanza degli affetti tipicamente strumentale alla mafia.
L'esito del rapimento della bambina di Lucca, dovrebbe dire chiaro che l'apparato statale, se impiegato metodicamente e massicciamente, potrebbe bloccare qualunque sequestro e traffico criminale. Se così non è, bisogna dedurre che la mafia esercita una qualche azione complementare e conforme ai disegni dello stato: le è stata appaltata una fetta di repressione. Quella meno dicibile: più sporca. E infatti abbiamo visto proclamare ai quattro venti dai giornali come la famiglia della piccola rapita fosse di modestissime fortune economiche: io mi aspettavo a minuti, secondo la bella trama della commedia di Dario Fo, che fosse lanciato un appello a Gianni Agnelli, perché contribuisse al riscatto. Ora invece, dai giornali, traspare chiaro che il nonno materno è un uomo di grandi anche se ben occultate fortune. E chi patrocinò il rapimento? Chi il responsabile? Un personaggio politico minore, che per traffici locali, dicono sempre i giornali, era venuto a contatto con questo nonno; aveva potuto fargli quella radiografia fiscale che da anni vaneggia la banda Scalfari Giorgio Sbocca, marchesi della verità: e poi scopri che il Rizzoli li pagava su conti svizzeri, per cui il frillo fa galera, mentre loro fanno opinione!
Orbene: esiste un sottobosco politico, il cui ordito appare il tessuto connettore di questa calzamaglia di criminalità che avvolge la penisola, e il cui fondo è tipicamente tridentino. Le preterie hanno insegnato ai ricchi a vergognarsi dei loro denari: il biblico obolo di Mammone; hanno insegnato ai poveri che la povertà è dignità. Se si è ricchi alla maniera del nonno della piccina, e si coltivano buoni sentimenti cristiani, come non provare vergogna per tanto denaro?
Ma la chiesa, se è ancora in grado di orientare i sentimenti generali, anche perché consuonano con il peggior marxismo: il cattoberlinguerismo, questa chiesa non è però più la chiesa che estorceva ai ricchi fortune immense. Ma quel che la chiesa oggi non può, se lo permette, molto cristianamente, la mafia: i cui rapimenti sono delle autentiche ridistribuzioni quasi pre-castriste del denaro. Lucrano i basisti, lucrano gli intermediari, lucrano i carcerieri, lucrano sull'altra sponda, come abbiamo visto, i sostegni economici della famiglia del rapito. Lucrano poi, al termine del giro, le stesse strutture carcerarie.
Infatti, come ben conosce chi ha abitato o abita il mondo carcerario, ben diverso destino ivi attende il ricco e il povero. In carcere i soldi contano molto più che fuori. Se la mafia surroga la chiesa, la mafia lavora dove non può lo stato. Ma può lavorare solo entro e in simbiosi con lo stato. Infatti oggi noi vediamo che la applicazione delle disposizioni legislative porta alla rovina di qualunque iniziativa economica. Chi prospera in questa selva legislativa che è lo stato italiano, prospera solo mediante l'illegalità. E chi può praticare l'illegalità, se non mediante e con la connivenza e la protezione dello stato?
Il clamoroso scandalo dei petroli, dove la banda morotea di Freato ingrassava, aveva ai suoi vertici i capi della finanza. Orbene, oggi in Italia chi è ricco, lo è perché inserito nella macchina politica, ragion per cui il denaro è irraggiungibile dal fisco: almeno il grosso del denaro. Ma per fortuna c'è la mafia, che rimette in circolazione e smobilita parte di queste ricchezze. Però la mafia è ben cosciente che esiste un livello di copertura che non si può e deve violare. Ecco spiegata la ragione del rapimento della piccola.
Proprio come lo stato introduce nuove supertasse sul contribuente, la mafia affonda sempre più selvaggiamente e disperatamente la sua violenza nel corpo sociale. I rapitori della piccola devono aver ragionato così: se sequestriamo il nonno, chi ci dice che gli eredi non ce lo scarichino sulle spalle? Eredi infine giunti a ereditare? Questo è il livello della violenza della società italiana. Quanto potrà durare?
Non c'è nessun limite di tempo, perché non c'è nessuna alternativa concreta, nessuna speranza. La società antica almeno aveva alle frontiere dei barbari, noi abbiamo solo dei missili puntati; quando scatteranno verrà la soluzione. Le altre ...