Rivista Anarchica Online
Chi ha ammazzato Antonio Martinelli? (e il processo slitta)
Ancora un rinvio del processo per la morte di Antonio Martinelli (cfr. «A» 106). L'udienza del 26
settembre si è conclusa con una ulteriore dilatazione di questo processo, sempre più corroso.
sempre più difficile, in cui l'impressione dominante, persistente, cupa, è di trovarsi di fronte a una
volontà scotomizzante, insabbiatoria, ne siano consapevoli o meno coloro che conducono il
processo, e ad una coesione, complicità, tra istituzioni del controllo di cui una, la magistratura,
deve condannare l'altra, il manicomio criminale, imputato di omicidio. Raccontiamo ancora una volta l'assassinio di Antonio, un giovane proletario spoletino che per una
serie di circostanze la cui concatenazione è tuttaltro che razionalmente ferrea e giuridicamente
solida ed il cui esito è invece definitivo, letale, viene arrestato per una insignificante lite familiare,
passa dall'ospedale al carcere al manicomio criminale, più per routine che per necessità; e nel
manicomio criminale di Montelupo Fiorentino, stirato sul letto di contenzione, muore disidratato il
4 giugno 1977. Da quella data e per anni il «comitato d'inchiesta sulla morte di Antonio Martinelli» costituito da
amici e militanti di Spoleto si batte perché i responsabili della morte di Antonio siano puniti, perché
i manicomi criminali siano aboliti. Solo nel dicembre dell'82 si è aperto il processo, e da allora si trascina di rinvio in rinvio, di
udienza in udienza; la prossima convocazione è fissata per il 22 dicembre '83. E la tattica del
logoramento, dello sfilacciamento dei tempi non è il solo segnale negativo: negativo è anche lo
svolgimento delle udienze, in cui il personale manicomiale imputato di non aver prestato la
necessaria assistenza ad Antonio (e questo in piena coerenza con i modi di funzionamento e la
funzione stessa dell'istituzione psichiatrico-giudiziaria) gioca la carta delle reticenze e degli
slittamenti, della fuga dalle responsabilità e del vero e proprio rifiuto di rispondere a domande
precise e stringenti, cercando di creare confusione, con la dissimulazione, tra le contraddizioni. Occorre sostenere il Comitato Martinelli, impedire che il processo si chiuda con un nulla di fatto,
tener viva la coscienza e la mobilitazione contro la barbarie dei manicomi criminali.
Peppe Sini (Viterbo)
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