Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 12 nr. 106
dicembre 1982 - gennaio 1983


Rivista Anarchica Online

C'è un limite
di La redazione

C'è chi si diverte a scandalizzare per il gusto del fatto in sé, o per inguaribile infantile esibizionismo. C'è chi lo fa per furbizia commerciale o politica o politico-commerciale. C'è chi è convinto che l'unico modo per farsi notare sia di spararle grosse, sempre più grosse. C'è chi usa o dice di usare lo scandalo come strumento pedagogico anticonformista. C'è chi lo usa apertamente e senza complessi come forma di pubblicità personale o di gruppo... Gusti e opinioni. Noi non amiamo épater le bourgeois surrettiziamente e ancor meno épater l'anarchiste come stile letterario, ma concepiamo che altri abbiano gusti e opinioni diverse in merito. Quello però che non concepiamo è che tale ricerca dello scandalo a tutti i costi superi certi limiti di gusto e di coerenza interna all'anarchismo. L'orrido può avere i suoi estimatori, l'iperbole può essere uno stile di propaganda, ma c'è un limite a tutto, perché non tutto è concepibile all'interno di quell'universo etico, estetico e concettuale pur vasto che è l'anarchismo.
Non è molto che ritenemmo che quel limite fosse stata ampiamente superato da un certo violentismo estetizzante. Ora è il caso di un abominevole opuscolo dal titolo Il caso Faurisson, che ripropone a livello italiano (anzi, più modestamente per ora, a livello di movimento anarchico italiano) l'abominevole «scandalo» Faurisson, abominevolmente e furbescamente costruito in Francia da quelle vecchie volpi... della Vecchia Talpa (Vieille Taupe: un gruppo ultragauchiste, para - o ex - situazionista), strumentalizzando anche una presa di posizione di Noam Chomsky (sostanzialmente corretta, a nostro avviso, per quanto riguarda il tema di fondo, discutibile nella fattispecie), che comunque nulla ha a che vedere con il farsi masochisticamente o furbescamente megafono di opinioni antitetiche alle proprie.
Il «caso» in questione è quello di un professore universitario francese il quale ha sostenuto e ripetutamente scritto non esserci mai state camere a gas nella Germania hitleriana, né campi di sterminio (per ebrei, ma potremmo anche aggiungere zingari, omosessuali, anarchici, ecc. ecc.), che Hitler bonhomme semplicemente trattava gli ebrei come una nazione nemica belligerante e «non ha mai ordinato né consentito che chicchessia fosse ucciso a causa della sua razza o della sua religione». Per queste sue «originali» tesi storiche, il professore ha subito qualche sopruso, una notevole dose di insulti e l'accusa di fìlo-nazismo (accusa a occhio e croce non inverosimile ma che lui ritiene immotivata).
Per qualche altro ragguaglio sul caso rinviamo a quanto pubblicato su «Volontà» (J. Alemany, Il tempo dei campi di concentramento, n. 4/81, pp. 48-50 e N. Chomsky, Dibattito, pp. 98-100). Quello che qui vogliamo rilevare è che i cercatori-di-scandali-a-tutti-i-costi, come certi tossicodipendenti, devono in continuazione cercare dosi crescenti e/o qualità diverse di droga, per sollecitare i propri e altrui sensi. Siamo arrivati, nella fattispecie, alla « revisione storica» del nazismo. Questa è però, ci pare (e speriamo), un'overdose.
Se parliamo dell'opuscolo non è certo per contribuire ad aprire un «caso», ma perché l'opuscolo esce ed è in circolazione in campo anarchico e perché l'editore è persona nota ai lettori di «A» in quanto traduttore di numerosi articoli da noi pubblicati: Andrea Chersi. Non vorremmo cioè: 1) che si immaginasse un qualsiasi rapporto tra noi e quell'opuscolo e 2) che passasse inosservata un'inaccettabile prassi secondo cui nel movimento anarchico tutto è possibile, purché anticonformista.
Per il resto il «caso» non ci interessa. Tanti (e ben più importanti che non una «revisione» dell'universo concentrazionario nazista) sono i casi da sollevare di fronte ad un certo «conformismo» in campo anarchico (tra cui, guarda caso in tema, certo filo-OLP-ismo che può facilmente mutuare forme d'antisemitismo attraverso un acritico antisionismo) e più in generale nella cosiddetta e sedicente sinistra, più o meno rivoluzionaria.