Rivista Anarchica Online
L'organizzazione della miseria
di Santiago Parane
Cile: tre anni dopo il golpe. A partire dalla riunione dell'O.E.A. dello scorso giugno a Santiago, il regime di Pinochet ha dato
l'avvio ad un'operazione di facciata tendente a mascherare la drammatica situazione economica,
sociale e politica in cui versa il Cile oggi.
Quando l'Organizzazione degli Stati Americani (O.E.A.) si riunì a Santiago del Cile, il regime di Pinochet
s'incipriò, si profumò e si truccò per impressionare favorevolmente i rappresentanti delle diverse nazioni
dell'America Latina e la stampa internazionale. Viene fatto uno sforzo straordinario per ripulire strade
e giardini, piazze ed edifici pubblici. Una settimana prima dell'inizio dei lavori, le guardie rastrellano
mendicanti e piccoli vagabondi, arrestano venditori e musicisti ambulanti. Contemporaneamente,
vengono prese misure particolari di controllo contro tutti quelli che, a diverso titolo, potrebbero aprire
gli occhi agli osservatori venuti a seguire i lavori dell'assemblea: delegati sindacali, sostenitori di comitati
di solidarietà, noti militanti dei vecchi partiti d'opposizione. Un gran numero di detenuti politici vengono
"consegnati" in carceri o campi di concentramento della provincia, per limitare la piena delle prigioni
della capitale.
La Giunta, isolata, squalificata, disprezzata, cerca di sfruttare l'occasione che le offre la VI Assemblea
dell'O.E.A. per presentare un aspetto accettabile alle vecchie volpi della politica continentale. Arriva
addirittura a sostenere che la sua politica economica comincia a dare dei risultati, in quanto ha urgente
necessità di crediti (il suo indebitamento con l'estero gli costa più di un terzo delle sue esportazioni).
Nessuno ci crede, perché, ad esempio, il tasso di inflazione per quello stesso mese di giugno supera il
12 per cento e quattro grandi magazzini di Santiago devono chiudere per fallimento.
Le trattative con Kissinger, a disagio per il carattere troppo poliziesco di quell'ingombrante alleato-mantenuto, costringono il regime ad allentare il ritmo e l'intensità della repressione. Chi arrestare ancora,
se non per permettere alla DINA - Dirección de Inteligencia Nacional - la polizia politica, di giustificare
la sua importanza e la sua autonomia? Il rapporto sugli attacchi alla libertà ed alla giustizia, redatto da
una commissione dell'O.E.A., verrà letto, distribuito e riportato da "El Mercurio", il principale giornale
della capitale, anch'esso addomesticato. E Kissinger stesso dovrà, per la sua immagine di prestigio
internazionale, abbozzare una frase di disapprovazione dei metodi contrari ai "diritti umani", "che
ostacolano le buone relazioni tra Stati Uniti e Cile", e schierarsi al fianco della commissione Inter-americana per i diritti umani dell'O.E.A. nelle sue critiche.
Per tutta la durata delle sessioni circolano numerosi documenti sulla situazione sindacale, sulla stampa,
sull'economia. Un duro attacco viene sferrato pubblicamente nel lungo resoconto, dettagliato e feroce
sotto la sua terminologia giuridica, redatto e distribuito da parte di un gruppo di cinque avvocati, per
la maggior parte democristiani, espulsi poco tempo dopo la partenza dei delegati dell'O.E.A...
Il regime può quindi ritenersi soddisfatto, in quanto, in fin dei conti, è sul territorio da esso controllato
e con i suoi delegati che i paesi del continente hanno dialogato, anche se con lo scambio di "invettive"
diplomatiche. Un'altra operazione ha contribuito a riportarlo nel giro internazionale sebbene ancor più
limitata: quella dell'offerta da parte del generale Pinochet, al Generale-Presidente boliviano Banzer di
cedergli un passaggio verso il Pacifico, in cambio di qualche modificazione delle frontiere. Gesto che
probabilmente non porterà a nulla, ma che ha permesso al Presidente della Giunta Cilena di apparire
come uno statista di dimensioni internazionali, infrangendo il cerchio ostile dei suoi vicini e
"fraternizzando" con la Bolivia, altro paese a regime dittatoriale.
All'interno, malgrado profonde tensioni e lotte, il regime tiene. Oltre che del timore di molte categorie
sociali di ripiombare nel "caos" di "Unidad Popular", Pinochet ha la possibilità di appoggiarsi ad una base
formata dai proprietari fondiari e dalle nuove popolazioni agricole che hanno beneficiato delle riforme
agrarie (quelle di Frei e quelle di Allende), desiderose di qualche anno di tranquillità; e inoltre su una non
trascurabile frazione della gioventù delle classi medie. L'opposizione, dichiarata o reale, esiste, certo,
ma non si pronuncia e non ha possibilità di intervento, se non all'interno di quel coacervo di forze, mosse
dalle motivazioni le più disparate, ma tenute insieme dal rifiuto dell'esperienza Allende.
Cerchiamo di chiarire. Le strutture di partito e le organizzazioni di Unidad Popular sono state spezzate.
L'esilio coagula ora migliaia di militanti o di partigiani (cinquemila in Francia, quasi seimila in Gran
Bretagna, altrettanti in Venezuela, ecc.), che non hanno altro sostegno che la solidarietà internazionale,
la quale non si sa quanto possa durare. Nel paese stesso, le possibilità di un'evoluzione, di una
modificazione, di una rottura sono determinate dall'equilibrio tra difensori ed avversari interni.
Il caos economico provoca il malcontento di numerosi settori professionali, commerciali, industriali, ma
questa gente non vuole assolutamente un ritorno all'allendismo. La Chiesa si è raccolta nella difesa -
talora efficace, bisogna riconoscerlo - di carcerati e di perseguitati, ma l'allentamento della repressione
la disarma in parte. In campo democristiano lo sforzo è riposto nei vantaggi di una eventuale transizione
verso un regime legalitario, grazie ad un lavoro propagandistico contemporaneamente svolto sul piano
internazionale (con Frei in evidenza) ed in tutti gli ambienti di tradizione democratica. Le Forze Armate,
compresi i Carabinieri, non sono unanimi nel sostegno alla politica di Pinochet ed una parte importante
di ufficiali sarebbe favorevole ad un regime più moderato e controllato, in cui gli uomini politici
integrassero i militari ed i tecnocrati, senza peraltro restaurare il sistema partitico.
Finora non è stato fatto alcun tentativo per creare un apparato per la mobilitazione popolare (senza la
quale nessun potere autoritario può sperare di mantenersi a lungo). Solamente il generale Leigh
(aviazione) s'è dichiarato sostenitore di un regime corporativo.
Ecco i dati del dramma e dello spettacolo. Essi non devono far dimenticare che cosa è la vita di ogni
giorno nei quartieri operai e nelle poblaciones callampas (le vastissime bidonvilles). La disoccupazione
colpisce, secondo i dati ufficiali, il 18 per cento della popolazione lavoratrice di Santiago. Le mense
popolari, organizzate dalle organizzazioni cattoliche e protestanti, sono all'opera un po' dappertutto. Per
molti bambini, l'unico vero pasto è quello che consumano a scuola, quando la refezione funziona.
Vestiario, scarpe e biancheria sono al limite dell'usura, sempre quando ci sono. Il roto, cioè il proletariato
che vive solo del lavoro saltuario e al confine col vagabondaggio, ritorna ad esser un gruppo sociale
importante.
Anche i funzionari sindacali che sono ligi al regime, o anche lo sostengono, non possono più tacere. Alla
fine di giugno hanno addirittura presentato a Pinochet un rapporto, che è anche un appello: dal 1973 i
salari hanno perduto il 50 per cento del loro potere d'acquisto; il salario minimo è fissato in 543 pesos
al mese (21 dollari), mentre per il mantenimento di una famiglia, per sopravvivere appena, occorrono
953 pesos (31 dollari); il diritto di sciopero, la possibilità di vita sindacale sono stati aboliti e numerosi
progetti sono in preparazione per "riformare" la legislazione sociale ed il Codice di Lavoro, giudicati
troppo avanzati....
Analizzare questa vita quotidiana significa rendersi conto di che cosa è l'organizzazione della miseria.
E come disse un sinologo, scegliere il proprio campo di studio, è anche fare la propria scelta di campo.
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