Rivista Anarchica Online
Quando il padrone è un compagno
di Heinz Zimmermann (da "Interrogations", n. 8)
L'organizzazione del lavoro nella Germania orientale. È sufficiente la lettura delle leggi e dei regolamenti ufficiali per rendersi conto della vera natura
del regime di Pankow - Al di là delle solite dichiarazioni di socialismo e di comunismo, è proprio
dalla dura realtà di fabbrica che risultano evidenti l'oppressione e lo sfruttamento cui sono
sottoposti i lavoratori
La Repubblica Democratica Tedesca (R.D.T.) è spesso in primo piano nella stampa comunista
internazionale. Se ne parla come del paese che è riuscito ad edificare una forma particolarmente originale
di socialismo. I comunisti italiani e francesi, che affermano di volere il "pluralismo" all'interno della
società che essi intendono costruire, non son per nulla colpiti dal fatto che lo Stato tedesco orientale sia
il più anti-pluralista che esista, diretto com'è - secondo le stesse parole della Costituzione - dal "partito
dirigente" che è il S.E.D., cioè il partito socialista unificato.
Nostro scopo non è di attaccar lite con Enrico Berlinguer e Georges Marchais e nemmeno di dimostrare
- e sarebbe facile e superfluo - che la R.D.T. ha col socialismo (quale che esso sia) lo stesso rapporto
che il generale Pinochet ha con la democrazia. Noi ci limiteremo qui a ricordare alcuni elementi del
sistema che, nella R.D.T., ispirano le relazioni sociali, in particolare quelle che interessano la vita nelle
fabbriche. Perché, se socialismo c'è, è lì che dovrebbe manifestarsi in modo più evidente. A questo
scopo, ci baseremo esclusivamente su documenti pubblicati nella R.D.T.
Notiamo, innanzitutto, che lo sciopero è proibito. La Costituzione del 1968 lo afferma chiaramente.
Effettivamente, sostengono i difensori del sistema, che interesse avrebbero gli operai tedesco-orientali
a scioperare in un paese dove, essendo state le fabbriche "socializzate", le officine appartengono ipso
facto ai lavoratori? È un vecchio trucco, un ragionamento logoro utilizzato dai regimi comunisti ed è
quindi inutile insistervi. Ma è in riferimento alle "conquiste sindacali" che nella R.D.T. hanno giustificato
la soppressione del diritto di sciopero.
Analizziamo queste "conquiste". In primo luogo, veniamo a sapere che l'organizzazione sindacale in
questione, la F.D.G.B. (Freier Deutscher Gewerkschafts-bund), ha come dovere tassativo di riconoscere
il "ruolo direttivo" del S.E.D.. D'altra parte, come potrebbe la F.D.G.B. sottrarsi a questo obbligo, visto
che tutti i dirigenti, senza alcuna eccezione, sono membri del S.E.D. al cui vertice è Erich Honecker, il
numero uno del regime?
La F.D.G.B. è un'organizzazione di massa, con milioni di aderenti. Nessun miracolo nemmeno qui: gli
operai che, eccezionalmente, avessero la strampalata idea di non prendere la tessera sindacale,
verrebbero immediatamente colpiti. Ci sono stati casi del genere, soprattutto a Halle. Una delle
conseguenze: i temerari hanno dovuto rinunciare a trascorrere le loro vacanze nelle case estive della
F.D.G.B. che praticano dei prezzi molto vantaggiosi. Quando si tratta, per esempio, di iscrivere un
giovane operaio all'Università (una promozione simile può essere proposta dalle sezioni sindacali delle
fabbriche), un non-tesserato viene immediatamente scartato. Infine, i recalcitranti subiscono una tale
pressione che, di solito, finiscono per cedere.
Le sezioni sindacali di fabbrica della R.D.T. svolgono, secondo le direttive, un duplice ruolo: devono
contemporaneamente difendere gli interessi generali dello Stato e quelli degli operai. Un compito
davvero difficile. Per facilitarle nel loro impegno, ci si è premurati, fin dal 1948, di proibire la elezione,
da parte dei lavoratori, dei delegati del personale. Le loro mansioni sono state affidate proprio alle
sezioni sindacali. In pratica la procedura è la seguente: il direttore dell'industria stipula un contratto
collettivo con la sezione sindacale, su una piattaforma elaborata dall'amministrazione centrale. La sezione
sindacale, i cui dirigenti vengono "eletti" su una lista unica, ha il diritto, se lo ritiene necessario, di dare
dei suggerimenti per il miglioramento del contratto. Alle volte lo si ottiene. Ma, di solito, il contratto
collettivo viene approvato... per alzata di mano, all'unanimità.
A Erfurt abbiamo visto il testo di un contratto collettivo raggiunto in una fabbrica metallurgica. Vi si
legge che il personale si impegna a fare il massimo affinché il piano venga realizzato completamente. Lo
stesso personale promette di mettercela tutta affinché "la produttività sia aumentata secondo le previsioni
del piano" e perché "i costi di gestione vengano diminuiti al massimo". Allo stesso tempo, è vero, il
contratto collettivo prevede dei premi che ricompensano "lo sforzo speciale". Ne riparleremo.
Ma, d'altra parte, bisogna dare un'occhiata all'organizzazione del lavoro nelle fabbriche: "I nostri piani
(in materia economica) - sostiene una recente deliberazione del Comitato Centrale del S.E.D. - saranno
realizzati, se ogni ora lavorativa concorrerà al raggiungimento del massimo d'efficienza". Per arrivarci,
l'organizzazione delle fabbriche è concepita secondo un modello militare: vengono formate delle
"brigate" (dieci, venti o trenta operai a seconda dell'importanza dello stabilimento) che s'impegnano a
produrre una certa quantità di lavoro. Il capo della "brigata" (in pratica un capomastro) è investito, da
parte della sezione sindacale, della responsabilità del risultato da ottenere. Per dare un'immagine di
efficienza a questo sistema, si è ricorsi, imitando così il metodo in vigore in Russia, alla creazione di un
"movimento di contro-piano". Ciò consiste nell'affidare ad una "brigata speciale" il compito di entrare
in contatto con la brigata vicina per lanciare una specie di sfida: "Noi faremo meglio di voi...". Questo
sistema, applicato all'interno delle fabbriche, viene sistematicamente incoraggiato: così, periodicamente,
degli operai di diverse industrie, di una stessa regione e di uno stesso ramo produttivo, vengono chiamati
a partecipare a delle "emulazioni socialiste" e decidono, in genere, di "superare le norme fissate". È
questo il "contropiano". Un dirigente della F.D.G.B. ha recentemente così definito il compito affidato
agli operai: "fare in modo che nulla venga sciupato, operare in modo che ogni movimento sia posta al
servizio della produttività"...
Per realizzare un simile programma, cui tendono sia il "partito dirigente" che la F.D.G.B., sono
evidentemente necessari degli stimoli. Prima misura: è stato creato il sistema degli "innovatori". Essi
sono degli operai, designati dalle sezioni sindacali ed il cui compito consiste, dice un testo pubblicato
dalla S.E.D., nell'immaginare "delle nuove forme di lavoro, per rendere più efficiente il sistema
produttivo".
Nella maggior parte delle fabbriche della R.D.T., uno striscione ben in vista, all'interno ed all'esterno,
proclama: "per ogni marco guadagnato, per ogni ora di lavoro, ogni grammo di materia prima, una
maggiore efficienza...".
Efficienza: ecco la parola d'ordine del sistema. Per ottenerla, si ricorre all'emulazione ed al sistema dei
premi. Questi ultimi sono numerosi: il "premio di fedeltà", per esempio, ricompensa gli operai che, dopo
parecchi anni, hanno confermato il desiderio di rimanere nella stessa azienda, senza volersene andare
altrove. Il premio "di fine d'anno" va ai membri del personale che, con sforzi particolari, hanno
contribuito alla realizzazione del piano. Altri premi ricompensano i "vincitori" di numerose "emulazioni
socialiste".
Quanto agli "innovatori", essi hanno diritto ad un premio speciale. Ai diversi premi (ve ne sono molti
altri) si aggiungono gli "onori": l'operaio che si è dimostrato particolarmente meritevole, viene nominato
"eroe del lavoro"; quell'altro che si è offerto di fare un certo numero di ore supplementari, riceve sia "la
menzione al merito della patria" sia la "bandiera del lavoro".
È molto chiaro a che cosa serve tutto questo sistema di premi e di "onori". Si tratta, evidentemente, di
impedire lo svilupparsi di una coscienza collettiva nelle fabbriche. Bisogna atomizzare il personale, fare
sì che l'uomo si ritrovi solo, impotente di fronte ad un'amministrazione politica e sindacale
particolarmente pesante.
È anche a questo che servono le "medaglie" che vengono distribuite, ed è per questo scopo che egli
"attivisti meritevoli" (altra definizione testuale) sono indicati ad esempio per tutti coloro che, come
autodifesa, si limitano a fare, molto semplicemente, il loro lavoro.
La F.D.G.B. è perfettamente integrata in questo sistema: per quanto frequentemente gli operai facciano
pressione sulla direzione della sezione sindacale per cercare di metterla a confronto con i dirigenti delle
"Volkseigene Betriebe", cioè delle fabbriche appartenenti al popolo.... Ma la R.D.T., generosa quando
si tratta di distribuire medaglie e premi, è particolarmente dura nei confronti dei recalcitranti. Un
esempio: il Codice del Lavoro concede ai direttori delle industrie il diritto di prendere da soli, senza
parlarne alla sezione sindacale, dei provvedimenti disciplinari. La sezione sindacale non può intervenire
che in caso di licenziamento. Ogni provvedimento disciplinare - un "biasimo" un trasferimento ad un
posto di lavoro più faticoso - viene trascritto nel curriculum dell'interessato.
L'onnipotenza dei direttori delle fabbriche - quanto meno nel loro campo - viene d'altra parte codificata
dalle legislazione del lavoro: "Il direttore - si legge nel Codice - è personalmente responsabile per quanto
concerne l'attività dell'azienda nel complesso della realizzazione del piano statale"; in una clausola viene
specificato che le decisioni e le direttive dei direttori "sono definitive ed esecutive per tutti i
collaboratori...".
Questa autorità, naturalmente, si estende nel campo "tecnico" dell'impresa. È il direttore che fissa le
"norme", cioè il ritmo di lavoro. Certo, "in collaborazione col personale dell'azienda", ma è lui, con la
complicità della sezione sindacale, che determina le forme di questa "collaborazione". È sempre il
direttore A decidere chi tra i suoi "collaboratori" abbia diritto ad un premio o ad una medaglia.
In un contesto simile, ci si può immaginare quale significato attribuire ad un termine che è caro alla
R.D.T.: quello di "iniziativa delle masse". È forse il sistema più ingegnoso immaginato in una società
industriale per raggiungere il risultato voluto: di riuscire ad ottenere il massimo sforzo e la massima
"disciplina del lavoro".
Abbiamo ricordato le diverse forme dell'"emulazione socialista". Bisogna anche accennare all'istituzione
dei "Produktion-beratungen": regolarmente, vengono convocati alcuni operai per "informarli sul modo
di migliorare la produzione, di modificare i procedimenti tecnici e di contribuire, così, per loro iniziativa,
al completamento del piano ed al suo superamento...". In una parola, è la mobilitazione permanente
dall'alto, l'inarrestabile sforzo comune della direzione e della sezione sindacale di creare delle "iniziative",
di fare in modo che tutto sia costantemente in tensione nella fabbrica. La tecnica dell'agitprop, elaborata
ai tempi di Lenin e perfezionata dai suoi successori, offre un potente contributo: non v'è una sola azienda
della R.D.T. che non pubblichi le cifre che testimoniano il raggiungimento o il superamento del piano.
Non c'è una sola officina nella Germania Orientale senza gli striscioni dove sono spiegate la necessità
sia di lavorare in modo "disciplinato" sia di "razionalizzare al massimo". È ciò che, nella R.D.T.,
chiamano "vivere in modo socialista". In un libro pubblicato da Reinhold Miller ("Personalité et
communauté dans la construction du socialisme") questo "dotto" comunista afferma che "vivere in modo
socialista" significa "sviluppare continue iniziative per superare il piano e sperimentare dei metodi che
portino alla propria realizzazione nel lavoro, alla crescita della propria personalità...".
Sviluppare la propria personalità: un grosso contributo nella R.D.T. consiste nel pubblicare, all'interno
dei luoghi di lavoro, i nomi di coloro "che si sono particolarmente distinti" il che naturalmente, equivale
a dire che tutti gli altri non hanno fatto abbastanza. Il socialismo messo in pratica così, può arrivare a
qualsiasi estremo e soprattutto a questa norma contenuta nel Codice del Lavoro: quando l'operaio ha
fabbricato un prodotto non conforme alle regole, il direttore dell'azienda può stabilire che le ore
impiegate nella fabbricazione di quel prodotto non riuscito non vengano pagate. Pertanto, l'operaio in
questione ha la possibilità di riscattarsi accettando di entrare in un turno che lavora di notte. Se, durante
queste ore, egli riesce a correggere i difetti del suo lavoro, ottiene allora il diritto al suo salario normale.
È vero che prima di prendere un simile provvedimento, il direttore deve parlarne con la sezione
sindacale, ma quest'ultima non ha che il diritto di dare la sua opinione: è il direttore dell'azienda, e lui
solo, che adotta la decisione. Rimane quindi all'operaio in questione una via d'uscita: egli può chiedere
l'intervento di una "commissione di accordo", composta da... rappresentanti della direzione e della
sezione sindacale. Ciò vuol dire che le sue eventuali proteste hanno poche probabilità di essere prese in
considerazione.
Questa rapida analisi delle condizioni di lavoro in R.D.T. deve essere completata con un cenno sul
"clima" generale delle fabbriche, che è caratterizzato da una continua richiesta di partecipazione dei
lavoratori a numerose riunioni dopo il lavoro. Si è mal visti quando non si accetta l'invito ad una seduta
della sezione sindacale; è segnato a dito quel giovane lavoratore che si mostra diffidente agli inviti del
S.E.D. di partecipare alle esercitazioni dei "gruppi socialisti di lotta", specie di milizia che ha lo scopo,
attraverso una esercitazione militare, di "difendere la proprietà socialista". Si potrebbero elencare
all'infinito le organizzazioni che vogliono controllare la vita dei lavoratori all'esterno della fabbrica.
Questo sistema costituitosi in quella parte di Germania che, un tempo - in Sassonia ed in Turingia
soprattutto - ha visto crescere un movimento operaio notevole per quanto concerneva la sua coscienza
e la sua combattività, si caratterizza nel perfezionamento dell'idea di non lasciare il minimo spazio
all'individuo: nemmeno durante le vacanze. Infatti, come resistere all'"invito" a trascorrere le proprie
vacanze di riposo annuale nelle case della F.D.G.B. istituite a questo scopo? Le condizioni materiali là
sono buone, ed è difficile, per di più, trovare altrove la possibilità di sottrarsi al continuo controllo.
D'altronde ci si può recare in Bulgaria, in U.R.S.S., in Cecoslovacchia, ma non certo in un paese
"capitalista".
In queste condizioni, non rimane agli operai della R.D.T. altro che meditare su un testo della S.E.D. che
dice: "la classe operaia è, sotto la direzione del S.E.D., la forza decisiva della società, quella che
determina il contenuto sociale, politico ed ideologico della vita socialista secondo i suoi interessi di
classe...".
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