Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 4 nr. 33
novembre 1974


Rivista Anarchica Online

Politica all'italiana
di A. B.

Ieri, 28 ottobre, in serata, un amico ci ha telefonato in redazione per informarci che a Roma correvano voci allarmanti su "qualcosa" che doveva succedere in nottata. Per "qualcosa" si intende ormai il solito golpe. Più per scrupolo di coscienza che per convinzione, abbiamo preso le precauzioni minimali del caso (trasferimento degli indirizzari, ecc.) ... e siamo andati a dormire. Cioè non abbiamo preso molto sul serio l'avvenimento, non perchè l'amico non fosse attendibile, ma perchè era il decimo "pre-allarme" o giù di lì in tre anni. Oltre tutto, la coincidenza della data con la ricorrenza della "marcia su Roma" dava un ulteriore tocco do prefabbricato alla voce. Ci stiamo abituando in Italia, a vivere non solo con l'inflazione, ma anche con il golpe.
Golpe all'italiana, naturalmente, cioè con assurdi progetti di vecchi nostalgici, giovani isterici, criminali di mezza tacca, generali squilibrati, guardie forestali... ed il servizio segreto che li segue e li ferma al momento opportuno con discrezione ed un governo che li rivela ad una magistratura che li gonfia sgonfia (esemplare il caso Borghese) secondo criteri di utilità politica spicciola. L'italiano si sta abituando a vivere con il golpe e così finisce con il sopportare la ancora, per il timore del peggio, quella classe politica di governanti incapaci e corrotti che appare insopportabile a qualunque osservatore straniero (anche il più moderato) delle cose italiane. Lo "Stato democratico" marcio e parassitario più di qualunque altro paese europeo finisce con l'assumere l'aspetto di male minore di fronte alla minaccia fascista. E la D.C. può quasi far dimenticare agli italiani di corta memoria le sue passate connivenze con il neofascismo e può giustificare di fronte al suo torbido elettorato la crescente collaborazione di fatto con il tradizionale nemico comunista, necessaria d'altro canto alla perpetuazione del potere democristiano. Che pasticcio all'italiana!
Magari alla fine lo fanno davvero il golpe (in quell'assurdo mondo del potere italiano anche un assurdo golpe può funzionare), ma molto più probabilmente non ci sarà nessun golpe, perchè lo Stato italiano è già "fascista" quanto basta ai padroni ed ai burocrati ed una dose superiore di fascismo sarebbe incompatibile con la dimensione europea (nonostante tutto) dell'economia italiana (in un Europa in cui anche il "liberale" Giscard D'Estaing è più a sinistra del nostro centro-sinistra) e con la forza e la coscienza del movimento operaio.
L'italiano si sta abituando anche a vivere con le crisi governative. Il mese di ottobre, che sta finendo mentre scriviamo queste note, ce n'ha portata una. Una crisi all'italiana, naturalmente. Il centro-sinistra di Rumor (che era succeduto ad un precedente centro-sinistra di Rumor) non andava più bene. Allora Fanfani per una quindicina di giorni ha cercato di ricostruire un governo di ... centro-sinistra (con gli stessi partiti e, grosso modo, gli stessi uomini) Non c'è riuscito ed allora, proprio in questi giorni, è stato dato il mandato a Moro di ricostruire un governo di ... centro-sinistra o, se non gli riesce, "nell'ambito del centro-sinistra" cioè, se bene interpretiamo la fumosità linguistica, con gli stessi partiti ma qualcuno dentro e qualcuno "quasi-fuori" del governo. Se non ci riuscirà nemmeno lui ritenterà qualcun altro "nell'ambito" o "nello spirito" o "con il programma" del centro-sinistra. Il fatto è che, nonostante la fregola di crisi dei "socialdemocratici" (sia detto, per pudore lessicale, tra virgolette), l'unica alternativa seria non occasionale (come il centro-centro di andreottiana memoria), al centro-sinistra è proprio un... centro-sinistra più aperto a sinistra. Cioè esattamente ciò che schifa e terrorizza i "socialdemocratici" (detto sempre tra virgolette).
La sostanza che sta sotto tutto questo bizantino balletto della crisi è l'incapacità del governo di risolvere o perlomeno di attenuare le crisi economica. I socialisti scalpitano perchè il continuare ad essere corresponsabili di una politica anti-popolare e per di più inefficace rischia di far perdere loro quel poco di credibilità di cui ancora godono forse tra i loro elettori. I socialisti sanno che una crisi di questa gravità si può "gestire" seriamente in un sol modo. Con una vera programmazione economica tecnocratico-riformista e con la collaborazione dei sindacati, i soli che oggi possono controllare (anche se per fortuna non del tutto) la combattività dei lavoratori, i soli che possono far accettare ai lavoratori quei sacrifici necessari per bloccare l'inflazione e rilanciare la produttività nell'ambito del sistema tardo-capitalistico. Senonchè con l'andazzo burocratico-levantino sinora imposto dalla concezione democristiana alla gestione dello Stato e delle imprese pubbliche, una programmazione economica ed un piano riformista seri sono impossibili. Così il socialista Ruffolo, uno dei pochi capaci tecnocrati italiani, ha dovuto dimettersi dal posto di direttore generale della Programmazione.
(Si dimette Ruffolo, in Italia, non Togni! Dimissioni appunto all'italiana). D'altro canto anche la collaborazione dei sindacati italiani, che non sono legati ai socialdemocratici (come in Inghilterra o in Germania) ma al P.C.I., è in qualche modo legata alla "questione comunista", cioè alla maggiore apertura governativa al P.C.I. che il P.S.I. su mandato americano si rifiuta forsennatamente di accettare. Forse la soluzione la troverà Moro con la sua "strategia dell'attenzione" verso i comunisti, cioè di un governo "nell'ambito" del centro-sinistra, ma con una collaborazione esterna del P.C.I. su posizioni di benevola e comprensiva opposizione. Il più grosso ostacolo appare comunque sempre l'atteggiamento scopertamente reazionario e americanamente anti-comunista del partito "socialdemocratico", un partito socialdemocratico all'italiana, che ama scavalcare a destra la destra democristiana. Nel mentre la 37a crisi governativa del dopoguerra viene recitata, non solo noi ma anche la maggior parte degli osservatori e commentatori politici (ben pi attenti di noi alla noiosissima recita) sono costretti ad acrobazie intellettuali per cercare di interpretare quel geroglifico parlato e mimato che è il gioco del potere giocato all'italiana.

A. B.