Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 4 nr. 33
novembre 1974


Rivista Anarchica Online

Cronache sovversive
a cura della Redazione

A Batalha

Dopo quasi mezzo secolo, il 21 settembre scorso ha finalmente ripreso ad uscire in Portogallo A Batalha (La battaglia). Si tratta della vecchia gloriosa testata del quotidiano della Confederacao General do Trabalho (Confederazione generale del lavoro), che uscì finchè nel 1926 i reazionari impossessatisi del potere non ne vietarono la pubblicazione. A quell'epoca A Batalha vendeva 25.000 copie ed era perciò il terzo quotidiano del Portogallo.
All'indomani del golpe militare anti-fascista dello scorso 25 aprile e della conseguente ripresa della vita politica democratica gli anarchici ed i sindacalisti libertari portoghesi si sono posti il preciso obiettivo della ripresa delle pubblicazione del vecchio organo della C.G.T. A tal fine è stata costituita già da alcuni mesi una cooperativa editoriale apposita, che ha curato l'uscita (per ora solo come settimanale) di A Batalha. In un comunicato appello diffuso in Portogallo ed all'estero la Commissione di Relazioni del Movimento Libertario Portoghese informa che la tiratura attuale del settimanale A Batalha è di 50.000 copie ed invita gli anarchici ed i rivoluzionari a contribuire al raggiungimento del nuovo obiettivo che i compagni portoghesi si sono posti: A Batalha quotidiano. Ai compagni portoghesi vadano i migliori auguri per il raggiungimento di questo importante obiettivo.

Brigate Rosse

Grazie alla delazione del "frate-guerrigliero" padre Leone (o Lenone) lo stato italiano ha messo le mani su un certo numero di "brigadieri rossi" (o di ritenuti tali). Oltre ad esprimere il nostro dispiacere per gli arresti (tra stato e "ribelli rossi" la nostra solidarietà non può non andare istintivamente ai ribelli, anche se di strategia ed ideologia, e tattiche diverse dalle nostre) vogliamo cogliere l'occasione per un paio di osservazioni.
La prima osservazione è rivolta alle Brigate rosse. Pochi mesi fa una loro intervista (non smentita e grosso modo attendibile, quindi probabilmente autentica) definiva il movimento anarchico come aperto alle infiltrazioni (dimenticandosi certo del loro Pisetta). Ebbene ora si sono addirittura lasciati infiltrare da un frate! Forse cercavano di sperimentare una via "rivoluzionaria" al compromesso storico tra cattolici e comunisti.
La seconda osservazione è rivolta alla stampa di sinistra e di ultra-sinistra che da oltre un anno continuavano a parlare di "sedicenti" B.R., di falsi rivoluzionari, di provocatori fascisti, ecc. (si veda in proposito anche l'editoriale "Non giudicate..." di A 30).
Ebbene ora che un certo numero di brigatisti (o supposti tali) è stato catturato e nuovi nomi si sono aggiunti alla lista - qualche decina di nomi - di quelli già ritenuti militanti delle Brigate Rosse o ad essi collegati, chiediamo a questi "sinistri" ed "ultra-sinistri" dalla calunnia facile, di indicarci un nominativo, anche uno solo, degli arrestati e dei latitanti che risulti essere fascista. Ma già vediamo che il linguaggio di quei giornalisti va mutando. Il ministro di polizia Taviani indica la nuova versione ufficiale: si tratta di individui provenienti dall'ambito della sinistra che però, non avendo con i partiti storici della sinistra alcun legame e neppure con i principali movimenti extraparlamentari in via di istituzionalizzazione, sono classificabili come delinquenti comuni. O forse diventeranno per la stampa anarchici o anarcoidi, come è avvenuto per la tedesca Rote Arme Fraktion (Baader-Meinhof) e come ha suggerito frate Lenone.

Martin Sostre

Il numero del 27/X/74 del settimanale L'Espresso riferisce sommariamente della vicenda di Martin Sostre, un militante libertario negro-americano in carcere da cinque anni sotto l'accusa di spaccio di stupefacenti. Nonostante il tipo di imputazione, il caso Sostre è un caso pienamente politico, emblematico per comprendere la pesante repressione contro le minoranze rivoluzionarie negli U.S.A.. Martin Sostre, dopo essere uscito di galera nel '69 (ove aveva soltanto una condanna per reati comuni), aveva iniziato l'attività politica costituendo una libreria, l'Afro-american Bookshop, che era presto diventata un centro culturale e militante per le minoranze (etniche e politiche) non integrate. Particolarmente odiato dalla polizia, che fra l'altro lo considerava uno dei promotori dei disordini avvenuti a Buffalo nel 1967, Sostre fu accusato appunto di spaccio di stupefacenti e arrestato: da cinque anni è in galera, con la prospettiva di altri 26 anni da passare dietro le sbarre. Tutta l'accusa contro di lui si basava sulla testimonianza di un tale Williams, che affermò in tribunale di aver acquistato da Sostre l'eroina che gli fu trovata addosso. Ora però il Williams, riparato in un altro stato americano, ha pubblicamente riconosciuto di aver testimoniato il falso contro Sostre perchè ricattato dalla polizia per la sua condizione di drogato. Nonostante questo clamoroso fatto nuovo, Sostre resta in carcere e non si profila per ora nemmeno una revisione del processo. L'Amnesty International (una organizzazione autonoma che si occupa dei detenuti politici vittime di qualsiasi regime) ha deciso di occuparsi anche del caso Sostre, per la lampante tragica ingiustizia che viene commessa nei suoi confronti.

La prova-cesso

Dei nove anarchici e libertari arrestati per il rapimento a fini politici del banchiere spagnolo Suarez (si vedano le "Cronache" di A 32), sei sono stati messi in libertà provvisoria. Rimangono in carcere Octavio Alberola, il supposto "cervello" dell'operazione, e le compagne Gransac e Weir. Gli indizi già labili su cui si sosteneva l'accusa sono stati ulteriormente sfrondati da un nuovo sopralluogo di Suarez nella casa in cui secondo la polizia sarebbe stato tenuto prigioniero. Sedutosi sulla tazza del cesso, il banchiere non ha ritrovato l'atmosfera (?) della sua prigionia... Gli avvocati difensori, confortati dalla prova-cesso hanno presentato istanza di scarcerazione anche per i tre compagni ancora detenuti.