Rivista Anarchica Online
Cronache sovversive a cura della Redazione
A Batalha Dopo quasi mezzo secolo, il 21
settembre scorso ha finalmente ripreso ad uscire in Portogallo A Batalha (La
battaglia). Si tratta della vecchia gloriosa testata del quotidiano della Confederacao General do
Trabalho
(Confederazione generale del lavoro), che uscì finchè nel 1926 i reazionari impossessatisi
del potere non ne
vietarono la pubblicazione. A quell'epoca A Batalha vendeva 25.000 copie ed era
perciò il terzo quotidiano del
Portogallo. All'indomani del golpe militare anti-fascista dello scorso 25 aprile e della conseguente
ripresa della vita politica
democratica gli anarchici ed i sindacalisti libertari portoghesi si sono posti il preciso obiettivo della ripresa
delle
pubblicazione del vecchio organo della C.G.T. A tal fine è stata costituita già da alcuni
mesi una cooperativa
editoriale apposita, che ha curato l'uscita (per ora solo come settimanale) di A Batalha. In
un comunicato appello
diffuso in Portogallo ed all'estero la Commissione di Relazioni del Movimento Libertario Portoghese
informa che
la tiratura attuale del settimanale A Batalha è di 50.000 copie ed invita gli anarchici
ed i rivoluzionari a
contribuire al raggiungimento del nuovo obiettivo che i compagni portoghesi si sono posti: A
Batalha quotidiano.
Ai compagni portoghesi vadano i migliori auguri per il raggiungimento di questo importante
obiettivo.
Brigate Rosse
Grazie alla delazione del "frate-guerrigliero" padre Leone (o Lenone) lo stato italiano ha messo le
mani su un
certo numero di "brigadieri rossi" (o di ritenuti tali). Oltre ad esprimere il nostro dispiacere per gli arresti
(tra stato
e "ribelli rossi" la nostra solidarietà non può non andare istintivamente ai ribelli, anche
se di strategia ed
ideologia, e tattiche diverse dalle nostre) vogliamo cogliere l'occasione per un paio di osservazioni. La
prima osservazione è rivolta alle Brigate rosse. Pochi mesi fa una loro intervista (non smentita
e grosso modo
attendibile, quindi probabilmente autentica) definiva il movimento anarchico come aperto alle infiltrazioni
(dimenticandosi certo del loro Pisetta). Ebbene ora si sono addirittura lasciati infiltrare da un frate! Forse
cercavano di sperimentare una via "rivoluzionaria" al compromesso storico tra cattolici e
comunisti. La seconda osservazione è rivolta alla stampa di sinistra e di ultra-sinistra che da
oltre un anno continuavano a
parlare di "sedicenti" B.R., di falsi rivoluzionari, di provocatori fascisti, ecc. (si veda in proposito anche
l'editoriale "Non giudicate..." di A 30). Ebbene ora che un certo numero di brigatisti (o supposti tali)
è stato catturato e nuovi nomi si sono aggiunti alla
lista - qualche decina di nomi - di quelli già ritenuti militanti delle Brigate Rosse o ad essi
collegati, chiediamo
a questi "sinistri" ed "ultra-sinistri" dalla calunnia facile, di indicarci un nominativo, anche uno solo, degli
arrestati e dei latitanti che risulti essere fascista. Ma già vediamo che il linguaggio di quei
giornalisti va mutando.
Il ministro di polizia Taviani indica la nuova versione ufficiale: si tratta di individui provenienti dall'ambito
della
sinistra che però, non avendo con i partiti storici della sinistra alcun legame e neppure con i
principali movimenti
extraparlamentari in via di istituzionalizzazione, sono classificabili come delinquenti comuni. O forse
diventeranno per la stampa anarchici o anarcoidi, come è avvenuto per la tedesca Rote Arme
Fraktion (Baader-Meinhof) e come ha suggerito frate Lenone.
Martin Sostre
Il numero del 27/X/74 del settimanale L'Espresso riferisce sommariamente della
vicenda di Martin Sostre, un
militante libertario negro-americano in carcere da cinque anni sotto l'accusa di spaccio di stupefacenti.
Nonostante il tipo di imputazione, il caso Sostre è un caso pienamente politico, emblematico per
comprendere
la pesante repressione contro le minoranze rivoluzionarie negli U.S.A.. Martin Sostre, dopo essere uscito
di galera
nel '69 (ove aveva soltanto una condanna per reati comuni), aveva iniziato l'attività politica
costituendo una
libreria, l'Afro-american Bookshop, che era presto diventata un centro culturale e militante
per le minoranze
(etniche e politiche) non integrate. Particolarmente odiato dalla polizia, che fra l'altro lo considerava uno
dei
promotori dei disordini avvenuti a Buffalo nel 1967, Sostre fu accusato appunto di spaccio di
stupefacenti e
arrestato: da cinque anni è in galera, con la prospettiva di altri 26 anni da passare dietro le sbarre.
Tutta l'accusa
contro di lui si basava sulla testimonianza di un tale Williams, che affermò in tribunale di aver
acquistato da
Sostre l'eroina che gli fu trovata addosso. Ora però il Williams, riparato in un altro stato
americano, ha
pubblicamente riconosciuto di aver testimoniato il falso contro Sostre perchè ricattato dalla
polizia per la sua
condizione di drogato. Nonostante questo clamoroso fatto nuovo, Sostre resta in carcere e non si profila
per ora
nemmeno una revisione del processo. L'Amnesty International (una organizzazione
autonoma che si occupa dei
detenuti politici vittime di qualsiasi regime) ha deciso di occuparsi anche del caso Sostre, per la lampante
tragica
ingiustizia che viene commessa nei suoi confronti.
La prova-cesso
Dei nove anarchici e libertari arrestati per il rapimento a fini politici del banchiere spagnolo Suarez
(si vedano
le "Cronache" di A 32), sei sono stati messi in libertà provvisoria. Rimangono in carcere Octavio
Alberola, il
supposto "cervello" dell'operazione, e le compagne Gransac e Weir. Gli indizi già labili su cui
si sosteneva
l'accusa sono stati ulteriormente sfrondati da un nuovo sopralluogo di Suarez nella casa in cui secondo
la polizia
sarebbe stato tenuto prigioniero. Sedutosi sulla tazza del cesso, il banchiere non ha ritrovato l'atmosfera
(?) della
sua prigionia... Gli avvocati difensori, confortati dalla prova-cesso hanno presentato istanza di
scarcerazione anche
per i tre compagni ancora detenuti.
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