Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 4 nr. 27
marzo 1974


Rivista Anarchica Online

La grande abbuffata
di L. L.

"Improvvisamente si scopre che l'E.N.E.L. finanziò i partiti, come se non si sapesse che questo è fra gli obblighi diciamo, sub-istituzionali dell'E.N.E.L. ...Il male vero è che ai partiti arriva, si e no, la quinta parte di quello che viene sollecitato e riscosso in nome e per conto dei partiti."
Sono parole di Ciriaco De Mita, ministro dell'industria, in un'interista ormai famosa al "Corriere della Sera" del 13 febbraio e, francamente (anche se sapevamo della corruzione esistente), non sapevamo che gli enti pubblici avessero tra il loro compiti dichiarati anche quello di finanziare i partiti. Il che vuole dire che la corruzione è una pratica di ordinaria amministrazione.
Forse il ministro si rifà ad una nozione di diritto che afferma che la prassi e le consuetudini, quando sono costanti assumono il valore di norma giuridica. E su questo piano è difficile dagli torto poiché le vicende politiche italiane sono state caratterizzate da una serie costante di corruzioni e di finanziamenti illeciti, di cui solo una piccola parte assurta a livello di cronaca. Basterà citare quelli dell'I.N.G.I.C. (Istituto Nazionale Gestione Imposte di Consumo), di Fiumicino, Di Bazan e il Banco di Sicilia, i vari finanziamenti dell'E.N.I. e dell'I.R.I., della Montedison, dell'A.N.A.S. e dell'I.N.P.S., per farsi una seppur pallida idea del regime di corruzione esistente. E' da notare inoltre che con l'accavallarsi degli scandali i politici hanno cercato di giustificare il proprio operato affermando che "rubare per il partito non è rubare" (consigliamo a tutti i ladri presi dalla polizia di giustificarsi in questo modo, n.d.r.).
Visto l'andazzo di questi anni è comprensibile che De Mita inveisca contro i novelli catoni che in questi giorni, assunte le vesti di moralizzatori, lanciano invettive contro i responsabili (per lo più ancora ignoti) del nuovo scandalo, quello del petrolio. Si è venuti così a sapere che gran parte dell'austerity è soltanto un mezzo usato dai petrolieri per aumentare i propri utili e che essi, finanziando i partiti, hanno fatto approvare numerose leggi in loro favore.
Lo scandalo del petrolio si può riassumere in tre punti principali: nel 1971 le imprese aderenti all'Unione Petrolifera decisero di autotassarsi proporzionalmente sui futuri guadagni per convincere il Parlamento ad orientare verso il petrolio la politica energetica dell'E.N.E.L. Il risultato è che oggi su 36 centrali, solo 3 funzionano ad energia nucleare mentre le restanti utilizzano il petrolio. Tra il 1971 ed il 1973 i petrolieri hanno finanziato i partiti per circa undici miliardi per ottenere gli sgravi fiscali sui prodotti petroliferi; oggi hanno versato oltre un miliardo per poter imboscare con tranquillità il petrolio in attesa che i prezzi salissero, e infatti il 21 febbraio (pur essendo scoppiato lo scandalo) il Parlamento ha aumentato tutti i prezzi dei prodotti petroliferi, dalla benzina al gasolio.
Anche per quest'ultimo scandalo la conclusione è scontata: troppo importanti sono i personaggi coinvolti e se anche qualcuno (Cazzaniga e soci) è stato compromesso, per altri scenderà "pietoso" il silenzio. Ma l'aspetto più vergognoso di tutta questa sporca faccenda è che la classe politica ha colto l'occasione di questo scandalo per rilanciare la legge per il finanziamento statale dei partiti dimostrando un'astuzia e un'abilità non comuni. In pratica esso ha detto che la corruzione esiste ma che la colpa non è dei partiti, bensì della legislazione attuale che non prevede il loro finanziamento pubblico. Stime abbastanza attendibili riportano che i partiti spendono ogni anno circa cento-centocinquanta miliardi, di cui due terzi, fra D.C. e P.C.I. ed il terzo restante fra gli altri partiti. E' evidente che i proventi istituzionali dei partiti (tessere, sottoscrizioni, festivals, ecc.) non sono sufficienti e così si ricorre a finanziamenti occulti.
E' inutile sottolineare che la proposta di legge per il finanziamento statale dei partiti è stata accolta favorevolmente da tutti, dai missini ai comunisti, e che tutti hanno fatto a gara a trovare giustificazioni appropriate a questa nuova, ingente spesa che dovranno sopportare i sudditi della Repubblica Italiana. Con il finanziamento pubblico, è stato detto, i partiti si potranno svincolare dalle pressioni dei gruppi che oggi li finanziano e li condizionano, e avremo una classe politica liberata dagli assilli economici che potrà dedicarsi con maggiore serenità alla soluzione dei problemi del paese.
Giornali, radio, televisione stanno battendo la grancassa per condizionare a dovere le menti dei cittadini e per far loro accettare questa ennesima ruberia. Senza la minima pudicizia, mentre si impone al paese di risparmiare perché scarseggiano le risorse, viene proposto di spendere cento e forse più miliardi per pagare la burocrazia politica. A parte ogni altra considerazione, sembra a noi evidente che i partiti, una volta ottenuti i finanziamenti statali, non rinunceranno certamente a quelli occulti e questo per diversi motivi. Innanzitutto proprio per la logica in cui si muovono, di predominio l'uno sull'altro, saranno portati ad aumentare e potenziare i loro apparati usando sia i finanziamenti statali sia quelli privati; poi perché in tutti questi anni essi hanno creato canali stabili ed organici di finanziamento a cui non si capisce perché e come dovrebbero rinunciare. Infatti, se così fosse, il P.C.I., dovrebbe chiudere tutte le società di import-export con l'Est che possiede, i cinema, le agenzie di viaggi, le cooperative, i supermercati, le agenzie di assicurazione, vendere gli immobili; lo stesso discorso vale per la proprietà della D.C. e per i suoi collegamenti con il Vaticano; il P.S.I. possiede numerose società immobiliari e commerciali che dovrebbero essere liquidate se quanto promesso fosse mantenuto; ed è impensabile che il P.S.D.I. rinunci ai finanziamenti dei sindacati americani così come il M.S.I.-D.N. a quelli della Grecia e della Spagna, il P.R.I. a quelli di Agnelli, o che il P.L.I. divorzi dalla confindustria.
C'è proprio di che stare allegri: avremo dei bei partiti ancora più ricchi e più potenti, in grado di condizionare meglio l'opinione pubblica e di soffocare più efficacemente ogni e qualsiasi opposizione istituzionale: oltre l'inganno, la beffa!

L. L.