Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 4 nr. 27
marzo 1974


Rivista Anarchica Online

LETTURE
a cura della Redazione

GLI ANARCO-SINDACALISTI NELLA RIVOLUZIONE RUSSA,
di G.P. Maximoff, Crescita Politica Editrice, Firenze 1973, pp. 39, lire 350.

Questo opuscolo contiene la traduzione di un estratto dal libro The guillotine at work (la ghigliottina all'opera) pubblicato nel 1940 dall'esule anarco-sindacalista russo Gregori Petrovich Maximoff. Nato in un piccolo villaggio nella provincia di Smolensk (1893), laureatosi giovanissimo in agraria, Maximoff era già attivo nel movimento rivoluzionario all'epoca della rivoluzione russa del '17; entrato nell'Armata Rossa, si rifiutò di obbedire all'ordine di disarmare i lavoratori e fu quindi condannato a morte. La solidarietà dei lavoratori del sindacato metalmeccanici gli salvò la vita e fu rimesso in libertà. Riprese subito a militare nel movimento anarco-sindacalista, del quale fu una figura di primo piano; fu nuovamente arrestato nel marzo del 1921, durante la rivolta di Kronstadt (che fu soffocata nel sangue dall'Armata Rossa) e trasferito nella prigione Taganka a Mosca vi rimase molti mesi. Solo in seguito ad un suo sciopero della fame ed al conseguente interessamento di alcuni sindacalisti europei allora a Mosca per un congresso, gli fu data la possibilità di chiedere asilo politico all'estero. Si recò a Berlino, quindi a Parigi e poi definitivamente negli Stati Uniti, continuando a collaborare con la stampa anarco-sindacalista edita dai profughi politici russi. E' morto nel 1950.
La figura di Maximoff, come dimostra la sua biografia, è dunque quella comune a tanti anarchici ed anarco-sindacalisti russi, che dettero tutto se stessi per la causa della rivoluzione, e furono poi le prime vittime delle persecuzioni politiche controrivoluzionarie del regime bolscevico, che impose un ferreo centralismo ad una rivoluzione nata spontaneamente federalista e decentrata, come afferma Maximoff. L'opuscolo è breve, diviso in molti capitoletti, di facile lettura. Innanzitutto viene sottolineata la vastità e l'importanza politica del movimento anarco-sindacalista, che all'indomani della "rivoluzione d'ottobre" si andava sempre più estendendo, influenzando molte categorie di lavoratori. Maximoff ricorda i principali giornali anarchici e anarco-sindacalisti, alcuni dei quali erano quotidiani, e la contemporanea febbrile attività rivoluzionaria promossa in polemica con i bolscevichi che, dopo essersi serviti in un primo tempo di parole d'ordine libertarie, ormai chiaramente parlavano della necessità di rafforzare il potere del partito e dello stato bolscevico: "arrivare al centralismo attraverso il federalismo", questo l'obbiettivo dei bolscevichi come lo formulò Stalin in un suo articolo dell'aprile 1918. Particolare attenzione dedica Maximoff alla questione dei consigli di fabbrica e del loro forzato controllo da parte dei sindacalisti ufficiali: è questo un problema oggi tornato d'attualità, ed anche in questa luce oggi l'opuscolo merita di essere letto.
L'opuscolo è arricchito da una buona bibliografia relativa ai più importanti movimenti anarco-sindacalisti (F.O.R.A., C.N.T., U.S.I., I.W.W., ecc.) e specificamente all'anarco-sindacalismo russo ed al problema del "controllo operaio".

SE SCAMPI AI FASCISTI CI PENSA LO STATO,
a cura del Comitato anarchico "G. Marini" di Firenze, Cooperativa Editori Contro, Firenze 1974, pp.112, lire 1.500.

"Dalla lotta al fascismo nel salernitano, alle lotte nelle prigioni dello stato: l'esperienza di un proletario": questo il sottotitolo del libro, nel quale sono raccolti dati, interviste, articoli di stampa, documenti legali, relativi alla vicenda dell'anarchico Giovanni Marini, arrestato nel luglio 1972, accusato di aver ucciso un noto squadrista fascista che, con altri camerati, aveva aggredito Marini ed altri due anarchici. Una parte della documentazione riguarda in particolare la situazione politico-sociale di Salerno e l'impegno di lotta costantemente portato avanti da Marini nei quartieri più poveri della città, contro lo sfruttamento dei padroni e le violente provocazioni dei fascisti. Significativa la denuncia della politica del partito comunista, accomodante nei confronti del padronato e vigliacca al punto da condannare la legittima difesa di Marini e da esprimere "profondo cordoglio per la giovane vita stroncata" del fascista Falvella.
L'impegno militante di Marini è perseguito anche in galera, ed il libro ne fornisce ampia testimonianza. E' sufficiente ricordare che finora è stato trasferito ben quindici volte (Salerno, Napoli, Avellino, Roma, Sulmona, Pescara, Roma, Foggia, Potenza, Matera, Brindisi, Lagonero, Caltanissetta, Salerno, Potenza) proprio a causa della sua attività politica che non è stata vinta nemmeno dalle torture fisiche cui Marini è stato sottoposto. Il libro termina con una interessante appendice fotografica.