Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 3 nr. 24
ottobre 1973


Rivista Anarchica Online

Un piatto di lenticchie... e un riconoscimento non richiesto
a cura del Collettivo lavoratori libertari di Torino

Conclusa la vertenza alla Michelin

Torino, 25 settembre. La vertenza Michelin è arrivata in porto, non resta altro che tirarne le conclusioni. L'improvviso annuncio della fine delle trattative, ci ha colti di sorpresa; confessiamo sinceramente che non ci aspettavamo una durata così breve: poche ore di trattative sono state sufficienti per concludere una lotta che si trascinava da quasi un anno. C'è in tutto questo qualcosa che non va per il verso giusto, qualcosa che non quadra, come una nota stonata. Ma, questi dubbi sono facilmente fugati da una attenta lettura dell'accordo firmato, e soprattutto dal suo confronto con la piattaforma rivendicativa presentata all'inizio della vertenza. Il punto (a) della piattaforma rivendicativa era rappresentato da "INVESTIMENTO e OCCUPAZIONE e i suoi riflessi in rapporto ai seguenti problemi: carichi di lavoro, organici e garanzia dei guadagni di cottimo".
Tale punto è ampiamente trattato nella bozza di accordo, ma non nel modo che probabilmente gli operai in lotta speravano. Infatti, il sindacato concorda con la direzione un vasto programma di ristrutturazione aziendale (punti: a, b, c, d, della bozza di accordo), ma si dimentica completamente del suo "costo umano", cioè dei carichi di lavoro ad essa connessi. Gli interessi della base saltano fuori solo di sfuggita in tema di trasferimenti:... "Nell'eventualità di spostamenti individuali o plurimi i lavoratori da To/Dora a To/Stura e/o ad altri stabilimenti gli spostamenti avverranno se richiesti e accettati da ambo le parti". Rileviamo l'ambiguità di questa frase, ci chiediamo cosa voglia dire in realtà "richiesti e accettati da ambo le parti".
La parte riguardante la garanzia dei guadagni di cottimo è stata così risolta: "... In caso di trasferimento all'interno di To/Dora a To/Stura e/o in altri stabilimenti,... Si converrà "ad personam" il seguente trattamento:
a) Per gli operai con anzianità di servizio... di oltre venti anni o di età di almeno cinquanta anni per gli uomini... e di almeno quarantacinque per le donne, il 100% della media della retribuzione globale di fatto percepita nell'ultimo mese nella mansione svolta in precedenza, compresa l'indennità di turno.
b) Per gli operai con anzianità o età inferiore, la percentuale di cui sopra sarà del 100% della media della retribuzione globale di fatto dell'ultimo mese, ad eccezione dell'utile di cottimo che non sarà inferiore al 90% di quello percepito nella precedente mansione. L'indennità di turno verrà mantenuta solo in caso di effettuazione dei turni...".
Notiamo che sarà estremamente semplice per la Michelin (basterà applicare l'accordo alla lettera) risparmiare un bel mucchio di soldi: poiché è precisato che per godere del trattamento di cui al paragrafo (a) sono necessari oltre venti anni di servizio e almeno cinquanta e quarantacinque anni di età, l'azienda potrà facilmente approfittare dello scarto anche di un solo giorno per fare rientrare molti operai nelle condizioni del paragrafo (b), i cui "vantaggi" (cottimo, turni) si commentano da soli. Da notare altresì che si parla sempre di media mensile. Non si garantisce cioè la paga oraria ma la sua media che è certamente inferiore. Il punto (c) della piattaforma rivendicativa era rappresentato da:
AMBIENTE DI LAVORO collegato con l'esame dei carichi di lavoro e organici,... e la realizzazione degli strumenti aziendali (libretto di rischio, registrazione dei dati ambientali, registro dei dati biostatici e libretto sanitario, istituzione visite mediche preventive, potenziamento servizio notturno infermeria, ecc.).
Il punto (5) della accorto dice:
... "L'azienda provvederà, entro l'anno '73 ad istituire un apposito registro dei dati ambientali e biostatici.... Le rilevazioni dei dati ambientali sono effettuate, su richiesta dei membri designati dal C.d.F., dalla clinica del lavoro di Milano e di Torino o altri enti specializzati scelti di comune accordo... in presenza dei membri designati nonché dai lavoratori presenti nel loro posto di lavoro...". Sì può notare come il problema sia stato affrontato solo in parte: manca infatti l'esame dei carichi di lavoro (fatica fisica, ripetitività del lavoro a catena, sforzo psico-fisico), quello del potenziamento notturno dell'infermeria, ecc. Ricordiamo per chi volesse controllare, l'articolo apparso su "IL SINDACATO" nel numero di dicembre '72, firmato "il Comitato Esecutivo del C.d.F. Spinetta Marengo/Al", dove tutti questi problemi sono presentati come importanti e fondamentali. Dove sono finiti in sede di trattativa? Nei cassetti del sindacato?
Il punto (b) della piattaforma (nell'articolo in questione si parlava anche di questo), riguardava la perequazione dei salari e degli stipendi fra i vari stabilimenti Michelin. Era un problema particolarmente sentito dalla base, ma, dopo 200 ore di sciopero sembra tutto dimenticato. Nella bozza d'accordo non se ne fa il minimo accenno. Lo stesso dicasi del lungo elenco di problemi normativi che formano il punto (e) della piattaforma.
Se tanti punti contenuti nella piattaforma non figurano nell'accordo raggiunto, ve n'è uno per cui vale il discorso contrario. Al punto (6) dell'accordo, infatti, si legge: "... Il C.d.F. è riconosciuto agente della contrattazione nelle materie di carattere sindacale". Pur senza averlo chiesto, abbiamo avuto il riconoscimento ufficiale del C.d.F.. È il primo passo verso l'imbrigliamento degli organismi di base in una serie di norme e regolamenti (di cui l'accordo contiene un primo abbozzo) per diminuirne la combattività. L'unico a rafforzare la propria posizione è il sindacato, a scapito dell'autonomia dei lavoratori. La Michelin si è impegnata a garantirci il posto di lavoro, a discutere il problema degli investimenti, si è impegnata alla rilevazione dei dati biostatici. Ora noi ci poniamo questa domanda: "Sino a che punto gli operai sono in grado di rendersi conto della maggiore o minore validità delle proposte in merito agli investimenti?". Troppo spesso questi dati sono per loro soltanto cifre di cui sanno farsene meno che niente, lo stesso si può dire per i rilevamenti dei dati biostatici. In altri termini il controllo reale della base su questi problemi è nullo anche se formalmente garantito. Il sindacato ha queste possibilità, il suo apparato è pronto a ricevere e utilizzare i dati dei rilevamenti e le indicazioni sugli investimenti, e la base deve dipendere da lui per capirci qualcosa.
Tutto questo spiega perché la lotta è stata così dura, così lunga. Gli operai hanno lottato per oltre 12 mesi, senza cedimenti, e dopo tutto questo si vedono liquidati in poche ore. Quando si seppe che Daubrè si era deciso a trattare, molti pensarono di averlo piegato, ricordando l'inizio del lavoro preparatorio della piattaforma, lo sciopero selvaggio di un reparto. Nello stesso periodo altre fabbriche erano in lotta per gli stessi problemi, e al sindacato veniva rimproverato di voler affrontare un problema generale come l'occupazione a esclusivo livello aziendale. Molti credevano di avere spaventato Daubrè, con l'assemblea permanente, con la solidarietà portata dalle altre fabbriche, di averlo indotto a concludere in tutta fretta l'accordo. Poi la doccia fredda: venuti a conoscenza del contenuto dell'accordo, il quadro della situazione si apre in tutta la sua chiarezza. Sindacato e Daubrè sapevano sin da principio che razza di accordo avrebbero firmato. Era necessario tirarla per le lunghe, stancare i lavoratori, uno faceva la parte del cattivo che non vuole assolutamente trattare, l'altro poteva rafforzare la propria posizione giorno per giorno. Poi l'improvviso colpo di coda; questo era il momento buono: era assolutamente indispensabile chiudere la vertenza (meglio non rischiare troppo). Così in poche ore l'accordo è stato raggiunto. I lavoratori erano stanchi e lo hanno sottoscritto. Dodici mesi di lotta per un piatto di lenticchie!

Collettivo lavoratori libertari di Torino