Rivista Anarchica Online
FIAT: nuovo modo di sfruttare
a cura della Redazione
S'è fatto un gran rumore in quest'ultimo periodo intorno al nuovo
progetto di ristrutturazione della
produzione da parte della FIAT. In che cosa consistono le novità, prontamente strombazzate
dalla
stampa e dalla RAI-TV come "nuovo modo di lavorare"?
Aumento delle linee
Nel nuovo stabilimento di Cassino già sono in funzione 4 linee di montaggio parallele,
invece della solita
linea unica. Il risultato è che, a produzione invariata, le linee si muovono a una velocità
notevolmente
inferiore alla solita, e se prima ogni operaio era costretto a compiere operazioni estremamente
parcellizzate, di durata inferiore al minuto, oggi, con gli impianti di Cassino, ha a disposizione un
periodo
di tempo che è di quasi 4 minuti, per svolgere operazioni più complesse. Si è
attenuata la ripetitività delle
operazioni, e l'operaio non è più costretto ad assumere sempre la stessa posizione, ma
compie diversi
movimenti. Diamo un esempio concreto (ripreso dalla "Stampa" del 20-5-73) di una nuova lavorazione,
composta di 9 operazioni da svolgere in 3 minuti e 76 centesimi di minuto: "1) applicazione fanalino
anteriore; 2) applicazione fanalino posteriore; 3) applicazione blocchetti faro; 4) applicazione viti di
regolazione faro; 5) applicazione di guarnizioni di plastica sede faro; 6) applicazione proiettore; 7)
applicazione cuffia riparo su faro; 8) applicazione pezzo adesivo su mostrina; 9) applicazione mostrina
presa d'aria". In una linea di montaggio tradizionale queste 9 operazioni erano svolte da 4 operai,
che ne svolgevano
2-3 ciascuno.
Le "isole di lavoro"
Altre innovazioni più "rivoluzionarie" sono in cantiere per tutto il complesso FIAT. Per il
montaggio dei
motori e delle scocche, è in progettazione l'adozione di "isole di lavoro" (già in autunno
entreranno in
funzione a titolo sperimentale nel nuovo stabilimento di Termoli). Tutte le operazioni di montaggio
saranno svolte in posti di lavoro fissi (dai 10 ai 20 per isola), anziché in linea. In ciascuna isola
verrà
eseguito un particolare complesso di operazioni, che ciascun operaio effettuerà per intero. Fra
isola e
isola sono previsti "polmoni", per consentire una maggiore elasticità di lavoro (e per evitare che
gli
operai, bloccando un'isola, interrompano il lavoro anche delle successive). I vantaggi individuali in
questo nuovo sistema rispetto alla linea di montaggio sarebbero: lavoro da fermo, fasi di lavorazione
notevolmente allargata, autonomia del lavoratore dai vincoli di cadenza. Come si vede, viene invertita
la tendenza alla scomposizione delle mansioni e alla parcellizzazione del lavoro, teorizzate dal
Taylor.
L'automazione
Un'altra novità è costituita dalle nuove macchine per automatizzare certe
lavorazioni. Nello già citato
stabilimento di Cassino è entrato in funzione il "mascherone", un'apparecchiatura che esegue
450 punti
di saldatura sulla scocca, eliminando una serie di operazioni manuali particolarmente difficili. A Torino,
nei reparti di lastroferratura, oltre il 50% delle operazioni di trasporto e di saldatura delle scocche
verrebbe effettuato mediante macchine automatiche; sulla linea 132 sono già utilizzati 18 robot
a braccia
automatiche, e c'è l'intenzione di allargare l'esperimento; nel settore stampaggio lamiere
è in funzione
una batteria di grandi presse completamente automatizzate.
Il cottimo
Scomparirà l'odiata figura nel cronometrista. Verrà infatti adottato un nuovo
metodo di computo dei
tempi di cottimo, il T.M.C. Con l'applicazione del T.M.C. il tempo non viene più deciso sulla
base di
rilevazioni cronometriche effettuate sui lavoratori, ma attraverso la scomposizione "scientifica" dei
movimenti elementari necessari a compiere una data operazione. Ad ogni minimo movimento viene
assegnato un tempo stabilito secondo tabelle standard. La somma dei tempi parziali, più le
maggiorazioni (per "effetti stancanti", "disagio di posizione", ecc.)
anch'esse stabilite in tabelle standard, formano il tempo assegnato ad un operaio per svolgere una data
lavorazione. Con questo nuovo sistema, come ha giustamente notato Il Manifesto
(23-5-73) "... si toglie formalmente
ogni aspetto di soggettività aziendale, nella determinazione dei tempi e si rafforza l'aspetto degli
stessi". La determinazione delle tabelle di cottimo è sempre dipesa dai rapporti di forza in
fabbrica, e non da una
presunta oggettività tecnica dell'organizzazione produttiva. Col sistema T.M.C. questa
realtà si vedrà
ancora di meno.
Decentramento e investimenti al Sud
A lungo termine è previsto lo smantellamento di Mirafiori e la ripartizione della sua
produzione in 18
stabilimenti, di cui 10 al nord e 8 nel sud. Gli occupati negli stabilimenti FIAT nel sud passerebbero dagli
attuali 20.000 a 30.000. Una scelta meridionalistica per dimostrare buona volontà ai sindacati
(oggi
particolarmente sensibili alla "Questione Meridionale"), e continuare con essi il dialogo da poco iniziato.
Ma vi è un motivo più pressante: se la concentrazione di capitale è una legge
economica ancora valida
oggi per le grosse aziende, la concentrazione di forza-lavoro è verificato che può essere
molto pericolosa
per le classi dominanti. Per Agnelli è quindi preferibile avere molti stabilimenti di grandezza
media, al
posto di pochi grandi. Agnelli smantellando Mirafiori si libererebbe di una concentrazione operaia che
gli ha dato ultimamente seri grattacapi.
Infrastrutture
La FIAT avrebbe intenzione di costruire direttamente alcune infrastrutture sociali - case, scuole,
ospedali
- nelle zone dove sorgerebbero i nuovi stabilimenti. Oltre alla ovvia conseguenza che queste
infrastrutture diventerebbero un formidabile strumento di ricatto nelle mani dell'azienda, in quanto in
un
prossimo futuro essere licenziato potrebbe voler dire per l'operaio FIAT perdere anche la casa,
c'è da
notare (ma non ci risulta che nessuno l'abbia notato) che questa iniziativa si inquadra nel processo di
graduale mutamento della nostra società. Il capitalista-tecnocrate Agnelli si sostituisce allo Stato
(inefficiente e dibattuto da pericolose contraddizioni), instaurando rapporti tutti particolari, "feudali",
coi dipendenti. I sindacati e il PCI nelle prime reazioni si sono compiaciuti, hanno parlato di crisi
del taylorismo e di
impedimento allo sviluppo delle forze produttive insito nell'attuale modo di produrre. Agnelli se ne
sarebbe reso conto finalmente e avrebbe cercato di adottare "nuovi rapporti" con i lavoratori. A.
Minucci, segretario della federazione torinese del PCI, scrive: "Nella relazione di Gianni Agnelli... la
strategia FIAT è stata definita sulla base di un'analisi... non priva di analogie con quella che da
tempo
va svolgendo il movimento operaio.... Siamo di fronte, certamente, alla presa di coscienza dei limiti
obiettivi cui è giunto - soprattutto nelle produzioni di linea - il processo di parcellizzazione del
lavoro
e del fatto che esso comincia ormai a ritorcersi su se stesso, ostacolando il conseguimento di nuovi livelli
di produttività". Carniti, segretario della FIM-CISL: "Si è concluso un ciclo. Per
una nuova fase di sviluppo è necessaria
anche l'efficienza delle infrastrutture e questo Agnelli lo ha capito". Noi non trascuriamo le
novità proposte dalla FIAT. Tuttavia non mitizziamo la "modernizzazione" in
atto: denunciamo senza mezzi termini gli scopi che si prefigge, e teniamo nel dovuto conto altre
iniziative più o meno recenti di Agnelli che svelano la complessità e l'ambivalenza
dell'operazione in atto.
La nocività
Le ultime misure prese riguardano la nocività dell'ambiente di lavoro. A Cassino,
stabilimento
all'avanguardia, tutti i forni per la verniciatura sono posti all'esterno della fabbrica. In questo modo si
eliminano le fonti di calore nell'ambiente di lavoro. Gli scarichi dei fiumi sono unici in tutta Europa e nel
mondo. Sono stati realizzati "cicloni" che abbattono completamente i vapori di solvente. Inoltre si
è
adottata la precauzione di non accendere il motore delle macchine finite all'interno dei reparti, per
eliminare completamente i fumi della combustione. È infine a livello sperimentale la sostituzione
di
polveri epossidiche alle vernici liquide, più inquinanti.
Cosa c'è dietro il nuovo modo di lavorare.
Come si vede le novità sono molte e non trascurabili. Esse comportano per la FIAT un
notevole onere
finanziario, ed è logico che l'azienda si riprometta dei vantaggi. C'è da considerare
soprattutto che se
l'impulso all'automazione rientra perfettamente nella logica del massimo profitto, e il nuovo sistema di
cottimo già abbiamo visto a che serve, le altre novità (allargamento delle mansioni, lotta
alla nocività)
sembrano costituire un ribaltamento della logica finora seguita, un tentativo di tenere conto
maggiormente delle esigenze del fattore uomo nella produzione. E non perché alla FIAT stia
oggi
particolarmente a cuore la salute dell'operaio, e voglia evitargli le malattie professionali, lo stress, la
nevrosi. Ciò che la FIAT vuole evitare sono le conseguenze sulla produzione (assenteismo,
scarti,
sabotaggi), cioè gli effetti delle tensioni provocate da un'organizzazione del lavoro troppo
alienante e
inumana. L'azienda inoltre si ripromette di prendere in contropiede i sindacati, che da sempre avanzano
rivendicazioni simili, e di conquistarli definitivamente alla nuova politica di "cogestione" che Agnelli da
tempo propone a loro e ai partiti di sinistra. In questo senso sono estremamente indicative le
dichiarazioni dei tecnocrati FIAT alla stampa e alla
radio: "... (l'obiettivo della FIAT è ricercare un nuovo modo di produrre che sia meno faticoso
e meno
alienante per il lavoratore, con l'auspicio che per questa strada sia possibile ridurre le tensioni che da noi,
come in tutto il mondo, hanno caratterizzato in questi ultimi tempi l'ambiente di lavoro (...). Inoltre
abbiamo assunto con i sindacati l'impegno non soltanto di informarli ma anche di tener conto delle
loro osservazioni e dei loro giudizi sugli esperimenti". Ancora "... le istanze del sindacato hanno
costituito un elemento importante per persuaderci sulla necessità di andare avanti su questa
strada". (dal
discorso del Dr. Chiusano alla Radio). Per avere un quadro d'insieme della strategia FIAT il
più possibile esatto, non bisogna dimenticare che
accanto alla politica di cogestione convive una fortissima repressione. Basti pensare alle decine di operai
licenziati durante l'ultima lotta contrattuale, ai "reparti-confino" recentemente ripristinati. Si tratta di uno
sviluppo logico della linea "riformista": creare un atteggiamento di collaborazione, e reprimere
duramente chi non si assoggetta. Le novità della FIAT non sono che una tappa di un disegno
di più
ampio respiro. Esse sono state imposte dalle lotte di questi anni, che hanno visto esplodere la rabbia
operaia contro un'organizzazione del lavoro massacrante. Quei miglioramenti effettivamente ottenuti
nel campo della lotta alla parcellizzazione del lavoro e alla
nocività costituiscono una vittoria degli operai e vanno difesi. Ma il tentativo di Agnelli di
approfittarne
per conquistarsi la pace sociale, trasformando una sconfitta tattica in una vittoria strategica, va tenuto
presente e va battuto. La lotta degli operai non deve subire rallentamenti. Il nuovo modo di
lavorare, l'unico che meriti questo
nome, è l'integrazione del lavoro manuale e del lavoro intellettuale, del lavoro esecutivo e del
lavoro
direttivo, per tutti. Ma esso può realizzarsi solo dopo la fine del regime di sfruttamento e
l'estromissione di ogni forma di
autorità nei rapporti sociali. L'organizzazione produttiva, si sa, non è qualcosa di
neutrale, ossia non
dipende dal livello tecnologico raggiunto (benché questo abbia una sua influenza), ma
corrisponde ai
rapporti di produzione, ai rapporti tra le classi sociali. Solo se mutano questi ultimi, e mutano nel senso
libertario dell'abolizione delle classi è possibile organizzare il lavoro in una forma
libertaria. Dall'alto, e da Agnelli soprattutto, non può essere creato altro che un nuovo
modo di sfruttare, più
raffinato, più totale, nella misura in cui riesce ad avere il lavoratore compartecipe.
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