Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 3 nr. 22
giugno 1973


Rivista Anarchica Online

FIAT: nuovo modo di sfruttare
a cura della Redazione

S'è fatto un gran rumore in quest'ultimo periodo intorno al nuovo progetto di ristrutturazione della produzione da parte della FIAT. In che cosa consistono le novità, prontamente strombazzate dalla stampa e dalla RAI-TV come "nuovo modo di lavorare"?

Aumento delle linee

Nel nuovo stabilimento di Cassino già sono in funzione 4 linee di montaggio parallele, invece della solita linea unica. Il risultato è che, a produzione invariata, le linee si muovono a una velocità notevolmente inferiore alla solita, e se prima ogni operaio era costretto a compiere operazioni estremamente parcellizzate, di durata inferiore al minuto, oggi, con gli impianti di Cassino, ha a disposizione un periodo di tempo che è di quasi 4 minuti, per svolgere operazioni più complesse. Si è attenuata la ripetitività delle operazioni, e l'operaio non è più costretto ad assumere sempre la stessa posizione, ma compie diversi movimenti. Diamo un esempio concreto (ripreso dalla "Stampa" del 20-5-73) di una nuova lavorazione, composta di 9 operazioni da svolgere in 3 minuti e 76 centesimi di minuto: "1) applicazione fanalino anteriore; 2) applicazione fanalino posteriore; 3) applicazione blocchetti faro; 4) applicazione viti di regolazione faro; 5) applicazione di guarnizioni di plastica sede faro; 6) applicazione proiettore; 7) applicazione cuffia riparo su faro; 8) applicazione pezzo adesivo su mostrina; 9) applicazione mostrina presa d'aria".
In una linea di montaggio tradizionale queste 9 operazioni erano svolte da 4 operai, che ne svolgevano 2-3 ciascuno.

Le "isole di lavoro"

Altre innovazioni più "rivoluzionarie" sono in cantiere per tutto il complesso FIAT. Per il montaggio dei motori e delle scocche, è in progettazione l'adozione di "isole di lavoro" (già in autunno entreranno in funzione a titolo sperimentale nel nuovo stabilimento di Termoli). Tutte le operazioni di montaggio saranno svolte in posti di lavoro fissi (dai 10 ai 20 per isola), anziché in linea. In ciascuna isola verrà eseguito un particolare complesso di operazioni, che ciascun operaio effettuerà per intero. Fra isola e isola sono previsti "polmoni", per consentire una maggiore elasticità di lavoro (e per evitare che gli operai, bloccando un'isola, interrompano il lavoro anche delle successive). I vantaggi individuali in questo nuovo sistema rispetto alla linea di montaggio sarebbero: lavoro da fermo, fasi di lavorazione notevolmente allargata, autonomia del lavoratore dai vincoli di cadenza. Come si vede, viene invertita la tendenza alla scomposizione delle mansioni e alla parcellizzazione del lavoro, teorizzate dal Taylor.

L'automazione

Un'altra novità è costituita dalle nuove macchine per automatizzare certe lavorazioni. Nello già citato stabilimento di Cassino è entrato in funzione il "mascherone", un'apparecchiatura che esegue 450 punti di saldatura sulla scocca, eliminando una serie di operazioni manuali particolarmente difficili. A Torino, nei reparti di lastroferratura, oltre il 50% delle operazioni di trasporto e di saldatura delle scocche verrebbe effettuato mediante macchine automatiche; sulla linea 132 sono già utilizzati 18 robot a braccia automatiche, e c'è l'intenzione di allargare l'esperimento; nel settore stampaggio lamiere è in funzione una batteria di grandi presse completamente automatizzate.

Il cottimo

Scomparirà l'odiata figura nel cronometrista. Verrà infatti adottato un nuovo metodo di computo dei tempi di cottimo, il T.M.C. Con l'applicazione del T.M.C. il tempo non viene più deciso sulla base di rilevazioni cronometriche effettuate sui lavoratori, ma attraverso la scomposizione "scientifica" dei movimenti elementari necessari a compiere una data operazione. Ad ogni minimo movimento viene assegnato un tempo stabilito secondo tabelle standard.
La somma dei tempi parziali, più le maggiorazioni (per "effetti stancanti", "disagio di posizione", ecc.) anch'esse stabilite in tabelle standard, formano il tempo assegnato ad un operaio per svolgere una data lavorazione.
Con questo nuovo sistema, come ha giustamente notato Il Manifesto (23-5-73) "... si toglie formalmente ogni aspetto di soggettività aziendale, nella determinazione dei tempi e si rafforza l'aspetto degli stessi".
La determinazione delle tabelle di cottimo è sempre dipesa dai rapporti di forza in fabbrica, e non da una presunta oggettività tecnica dell'organizzazione produttiva. Col sistema T.M.C. questa realtà si vedrà ancora di meno.

Decentramento e investimenti al Sud

A lungo termine è previsto lo smantellamento di Mirafiori e la ripartizione della sua produzione in 18 stabilimenti, di cui 10 al nord e 8 nel sud. Gli occupati negli stabilimenti FIAT nel sud passerebbero dagli attuali 20.000 a 30.000. Una scelta meridionalistica per dimostrare buona volontà ai sindacati (oggi particolarmente sensibili alla "Questione Meridionale"), e continuare con essi il dialogo da poco iniziato. Ma vi è un motivo più pressante: se la concentrazione di capitale è una legge economica ancora valida oggi per le grosse aziende, la concentrazione di forza-lavoro è verificato che può essere molto pericolosa per le classi dominanti. Per Agnelli è quindi preferibile avere molti stabilimenti di grandezza media, al posto di pochi grandi. Agnelli smantellando Mirafiori si libererebbe di una concentrazione operaia che gli ha dato ultimamente seri grattacapi.

Infrastrutture

La FIAT avrebbe intenzione di costruire direttamente alcune infrastrutture sociali - case, scuole, ospedali - nelle zone dove sorgerebbero i nuovi stabilimenti. Oltre alla ovvia conseguenza che queste infrastrutture diventerebbero un formidabile strumento di ricatto nelle mani dell'azienda, in quanto in un prossimo futuro essere licenziato potrebbe voler dire per l'operaio FIAT perdere anche la casa, c'è da notare (ma non ci risulta che nessuno l'abbia notato) che questa iniziativa si inquadra nel processo di graduale mutamento della nostra società. Il capitalista-tecnocrate Agnelli si sostituisce allo Stato (inefficiente e dibattuto da pericolose contraddizioni), instaurando rapporti tutti particolari, "feudali", coi dipendenti.
I sindacati e il PCI nelle prime reazioni si sono compiaciuti, hanno parlato di crisi del taylorismo e di impedimento allo sviluppo delle forze produttive insito nell'attuale modo di produrre. Agnelli se ne sarebbe reso conto finalmente e avrebbe cercato di adottare "nuovi rapporti" con i lavoratori. A. Minucci, segretario della federazione torinese del PCI, scrive: "Nella relazione di Gianni Agnelli... la strategia FIAT è stata definita sulla base di un'analisi... non priva di analogie con quella che da tempo va svolgendo il movimento operaio.... Siamo di fronte, certamente, alla presa di coscienza dei limiti obiettivi cui è giunto - soprattutto nelle produzioni di linea - il processo di parcellizzazione del lavoro e del fatto che esso comincia ormai a ritorcersi su se stesso, ostacolando il conseguimento di nuovi livelli di produttività".
Carniti, segretario della FIM-CISL: "Si è concluso un ciclo. Per una nuova fase di sviluppo è necessaria anche l'efficienza delle infrastrutture e questo Agnelli lo ha capito".
Noi non trascuriamo le novità proposte dalla FIAT. Tuttavia non mitizziamo la "modernizzazione" in atto: denunciamo senza mezzi termini gli scopi che si prefigge, e teniamo nel dovuto conto altre iniziative più o meno recenti di Agnelli che svelano la complessità e l'ambivalenza dell'operazione in atto.

La nocività

Le ultime misure prese riguardano la nocività dell'ambiente di lavoro. A Cassino, stabilimento all'avanguardia, tutti i forni per la verniciatura sono posti all'esterno della fabbrica. In questo modo si eliminano le fonti di calore nell'ambiente di lavoro. Gli scarichi dei fiumi sono unici in tutta Europa e nel mondo. Sono stati realizzati "cicloni" che abbattono completamente i vapori di solvente. Inoltre si è adottata la precauzione di non accendere il motore delle macchine finite all'interno dei reparti, per eliminare completamente i fumi della combustione. È infine a livello sperimentale la sostituzione di polveri epossidiche alle vernici liquide, più inquinanti.

Cosa c'è dietro il nuovo modo di lavorare.

Come si vede le novità sono molte e non trascurabili. Esse comportano per la FIAT un notevole onere finanziario, ed è logico che l'azienda si riprometta dei vantaggi. C'è da considerare soprattutto che se l'impulso all'automazione rientra perfettamente nella logica del massimo profitto, e il nuovo sistema di cottimo già abbiamo visto a che serve, le altre novità (allargamento delle mansioni, lotta alla nocività) sembrano costituire un ribaltamento della logica finora seguita, un tentativo di tenere conto maggiormente delle esigenze del fattore uomo nella produzione. E non perché alla FIAT stia oggi particolarmente a cuore la salute dell'operaio, e voglia evitargli le malattie professionali, lo stress, la nevrosi. Ciò che la FIAT vuole evitare sono le conseguenze sulla produzione (assenteismo, scarti, sabotaggi), cioè gli effetti delle tensioni provocate da un'organizzazione del lavoro troppo alienante e inumana. L'azienda inoltre si ripromette di prendere in contropiede i sindacati, che da sempre avanzano rivendicazioni simili, e di conquistarli definitivamente alla nuova politica di "cogestione" che Agnelli da tempo propone a loro e ai partiti di sinistra.
In questo senso sono estremamente indicative le dichiarazioni dei tecnocrati FIAT alla stampa e alla radio: "... (l'obiettivo della FIAT è ricercare un nuovo modo di produrre che sia meno faticoso e meno alienante per il lavoratore, con l'auspicio che per questa strada sia possibile ridurre le tensioni che da noi, come in tutto il mondo, hanno caratterizzato in questi ultimi tempi l'ambiente di lavoro (...).
Inoltre abbiamo assunto con i sindacati l'impegno non soltanto di informarli ma anche di tener conto delle loro osservazioni e dei loro giudizi sugli esperimenti". Ancora "... le istanze del sindacato hanno costituito un elemento importante per persuaderci sulla necessità di andare avanti su questa strada". (dal discorso del Dr. Chiusano alla Radio).
Per avere un quadro d'insieme della strategia FIAT il più possibile esatto, non bisogna dimenticare che accanto alla politica di cogestione convive una fortissima repressione. Basti pensare alle decine di operai licenziati durante l'ultima lotta contrattuale, ai "reparti-confino" recentemente ripristinati. Si tratta di uno sviluppo logico della linea "riformista": creare un atteggiamento di collaborazione, e reprimere duramente chi non si assoggetta. Le novità della FIAT non sono che una tappa di un disegno di più ampio respiro. Esse sono state imposte dalle lotte di questi anni, che hanno visto esplodere la rabbia operaia contro un'organizzazione del lavoro massacrante.
Quei miglioramenti effettivamente ottenuti nel campo della lotta alla parcellizzazione del lavoro e alla nocività costituiscono una vittoria degli operai e vanno difesi. Ma il tentativo di Agnelli di approfittarne per conquistarsi la pace sociale, trasformando una sconfitta tattica in una vittoria strategica, va tenuto presente e va battuto.
La lotta degli operai non deve subire rallentamenti. Il nuovo modo di lavorare, l'unico che meriti questo nome, è l'integrazione del lavoro manuale e del lavoro intellettuale, del lavoro esecutivo e del lavoro direttivo, per tutti.
Ma esso può realizzarsi solo dopo la fine del regime di sfruttamento e l'estromissione di ogni forma di autorità nei rapporti sociali. L'organizzazione produttiva, si sa, non è qualcosa di neutrale, ossia non dipende dal livello tecnologico raggiunto (benché questo abbia una sua influenza), ma corrisponde ai rapporti di produzione, ai rapporti tra le classi sociali. Solo se mutano questi ultimi, e mutano nel senso libertario dell'abolizione delle classi è possibile organizzare il lavoro in una forma libertaria.
Dall'alto, e da Agnelli soprattutto, non può essere creato altro che un nuovo modo di sfruttare, più raffinato, più totale, nella misura in cui riesce ad avere il lavoratore compartecipe.