Rivista Anarchica Online
La pista tricolore
a cura di Crocenera
Oltre Freda e Ventura: la strage è di stato. Il processo Valpreda s'allontana sempre di
più:
liberiamo i compagni
L'incriminazione di Freda e Ventura per gli attentati del 12 dicembre 1969
oltre a quelli del 25 aprile alla
Fiera di Milano e a quelli sui treni non è arrivata inaspettata per noi che, nonostante il giudizio
che
Occorsio diede su Ventura definendolo un "galantuomo calunniato", abbiamo sempre sostenuto
l'esistenza non soltanto della pista tricolore, ma della strage voluta dallo stato.
Per questo proprio
perché il nostro giudizio politico fu di chiara condanna a tutto l'apparato
statale (che o aveva attuato
o si era servito indirettamente dei 17 morti di Piazza Fontana), oggi le decisioni di D'Ambrosio non ci
rassicurano affatto. Chiariamo subito che non crediamo nei magistrati democratici (ricordiamoci per tutti
di Viola!) ed è bene dire che D'Ambrosio è lo stesso magistrato che da ormai un anno
ha in mano il caso
Pinelli e che, secondo voci attendibili, ha tutta l'intenzione di archiviarlo. Del resto il mandato di cattura
contro i nazifascisti Ventura e Freda non esclude per la stampa padronale la partecipazione di Valpreda
e compagni alla esecuzione materiale degli attentati, e nulla ci vieta di pensare che a molti farebbe molto
comodo poter fare un unico processone in cui compaiono come imputati si avventura che Valpreda, un
folle accoppiamento fascisti-anarchici che solo può apparire verosimile alle più
mentecatte tra le vittime
della propaganda sugli "opposti estremismi". Un'accoppiata che però è anche troppo
bella per tutte le
componenti politiche del potere perché qualche magistrato intraprendente non pensi di tentarne
la
costruzione. Non sarà certo un compito facile, conciliare gli inconciliabili! Nel frattempo,
l'impegno maggiore dei saggi inquirenti e della stampa del regime dev'essere quello di non
lasciar correre la propria curiosità e la propria fantasia oltre Freda e Ventura. Specialmente oltre
quest'ultimo. Oggi il gioco sembra quello di puntare quasi unicamente su Freda o altri mercenari della
provocazione del suo stampo e non su chi ha le spalle forse troppo coperte, come, ad esempio, Ventura.
Questa figura, dalle varie inchieste assomiglia sempre più ad un camaleonte: definito in un
processo a
Bologna "fascista per vocazione", lui fa di tutto per passare da editore e libraio di "sinistra" (ma non
dimentichiamo i suoi impieghi presso l'editrice di destra Trevi) a 007 in contatto con i rumeni, che
ammucchia documenti riservati. Il suo ruolo non è certo quello di controllare l'operato di
Freda perché, altrimenti, non si spiega la
presenza di un documento in una sua cassetta di sicurezza, documento che, a nostro parere, lega sempre
di più Ventura al gioco del potere: ci riferiamo allo stesso documento che già il
pennivendolo Zicari ha
menzionato mettendo tra le righe il nome di Piccoli, l'attuale capogruppo DC alla Camera.
Noi questo
nome lo sottolineiamo. E da Ventura (che non ha ancora dato una versione soddisfacente
non solo sul
come avesse fatto ad entrare in possesso di un documento in cui vi era l'esatta descrizione della
situazione politica in Italia dopo il congresso della DC in cui venne eletto segretario Piccoli) vorremmo
sapere anche se la sua presenza "politica" a Trento è soltanto casuale, come il fatto che la sua
libreria
fosse nella stessa casa del succitato onorevole, in via Grazioli. Di certo, però, non possono
essere casuali
le riunioni, tenutesi nel corso del '69 in un appartamento al primo piano della stessa casa, cui assieme
al Ventura partecipavano esponenti di Avanguardia Nazionale, noti missini e notabili locali della DC.
È
alla luce di questi contatti politici che, invece, si spiegano anche i rapporti commerciali intercorsi fra
Piccoli e Ventura. È noto infatti che Ventura si accingeva ad acquistare la fabbrica Eurografic
attraverso
la mediazione interessata dell'onorevole succitato. Eppure non ci risulta che Piccoli sia mai stato
chiamato a rendere conto di tutte queste "coincidenze". Né ci risulta che mai l'attuale
Ministro degli Interni, Rumor (allora Presidente del Consiglio), abbia mai
spiegato che uso abbia fatto del rapporto inviatogli dal commissario Juliano, nel settembre del '69 (tre
mesi prima delle bombe di P.zza Fontana) in cui si leggeva, tra l'altro, l'esistenza di un'organizzazione
terroristica fascista "che faceva capo a certo avvocato Freda di Padova e certo Ventura,
un libraio
di Treviso". Poiché è evidente che la magistratura (neppure quella
"democratica" ha l'intenzione o la forza di portare
realmente le indagini in alto, nei ranghi vitali dello stato (ed un primo passo
potrebbe essere quello di
chiedere a Piccoli e Rumor di spiegare quelle due o tre coserelle che abbiamo indicato... e qualche altra),
la maggior parte delle responsabilità personali nella strage di stato
sono destinate a restare segreto di
stato. Ed ancora, la recente archiviazione dell'assassinio dell'amministratore del Fronte
Nazionale di Junio V.
Borghese, Armando Calzolari, voluta dal giudice dopo che il G.I. Vitozzi (che aveva riaperto il caso)
si è visto togliere di mano la pratica, non può stupire: in questi ultimi tre anni sempre
abbiamo dovuto
assistere alle archiviazioni di tutti quei casi che erano strettamente connessi con la strage di stato.
Quando capita un magistrato un po' onesto o sprovveduto, ecco che le più alte sfere degli
amministratori
della giustizia gli tolgono il fascicolo. In tutti questi episodi troviamo triste conferma all'ipotesi che
il processo per gli attentati del 12 dicembre
'69 non si farà mai. Lo Stato impiega tutti i mezzi a sua disposizione per arrivare a questo:
dall'assassinio sistematico di certi
testimoni, dalle archiviazioni delle istruttorie parallele alla decisione di non voler curare i nostri tre
compagni malati. La farsa, il gioco delle parti messo in atto per il ricovero di Valpreda in clinica
testimonia in maniera inequivocabile l'esistenza di questo disegno, dalle "interpretazioni" di Falco dalla
relazione medica (piuttosto equivoca in verità) del perito d'ufficio Turchetti dopo i primi giorni
di
ricovero in clinica di Valpreda a febbraio, dall'incredibile lentezza con cui le autorità si sono
decise a
ricoverarlo nuovamente in questi giorni. In galera invece continuano a rimanere Emilio Borghese e
Gargamelli pure gravemente malati. Al momento di andare in macchina apprendiamo che la Procura
Generale della Corte d'Assise di Milano
ha chiesto d'ufficio che il processo a Valpreda e agli altri non venga celebrato
a Milano per legittima
suspicione. Una richiesta che, se accolta, rinvierà il processo ben oltre la primavera
del '73. Una ragione
di più per lottare perché Valpreda e gli altri anarchici siano scarcerati
subito. Ottenere la scarcerazione dei nostri compagni, anche secondo le norme della
legge italiana è possibile,
perché dopo le prove emerse ufficialmente contro Freda e Ventura c'è una ragione di
più per annullare
la sentenza istruttoria di Cudillo. Ma, naturalmente, la lotta dev'essere innanzi tutto politica e non
legale, perché i falsi, gli abusi che si
sono susseguiti in questi 33 mesi non sono aberrazioni, storture del sistema. È anzi proprio da
episodi
di questo tipo che si manifesta la reale natura dello Stato. È ipocrita chi continua a parlare di
errore
giudiziario e di strane coincidenze.
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