rivista anarchica
anno 48 n. 423
marzo 2018





Telefono senza fili

È una rivoluzione che corre sui binari della metropolitana. L'ingobbita postura dei pendolari sugli smartphone appartiene ormai al passato. Adesso è tutto uno schioccar di lingue tra i passeggeri che prima erano infiacchiti dal presagio di una giornata di lavoro. Il mattino ha l'oro in bocca, si diceva. Oggi loro hanno in bocca un dispositivo che ne ha trasformato l'esistenza: parlo del telefono interdentale che nasce da una prodigiosa nanotecnologia in grado di assicurare una conversazione con i più alti parametri qualitativi. E tutto senza più necessità di un prodotto visibile.
Il telefono interdentale si applica tra canino e premolare. È un dispositivo minuscolo dotato di recettore acustico e micro-microfono attivabile in modo semplice, schietto, amichevole. Basta schioccare la lingua, appunto, e poi scandire il nome del destinatario memorizzato nel microchip palatale. Un auricolare riceverà l'impulso acustico e lo amplificherà per il vostro personale ascolto.
L'accoglienza del mercato ha superato le migliori aspettative, come si può facilmente verificare ogni mattina in metropolitana. Rumori di palato accompagnano il viaggio dei passeggeri come una buffa cantilena che scandisce la successione delle fermate. La gente ha sempre fretta, e la possibilità di attivare nell'immediato una conversazione batte sul tempo qualunque alternativa. Sui vagoni le persone si coprono la bocca a protezione della riservatezza, come partecipassero a un sussurro cospiratorio di massa.
La rivoluzione non corre soltanto in metrò. Nelle strade, sui treni, nelle piazze, nei centri commerciali, ovunque si sta affermando questa nuova modalità di comunicazione di genere linguistico onomatopeico: schiocchi di lingua si alternano a suoni gutturali, a versi che corrispondono ad abbreviazioni di faccine nei messaggi che un comando vocale può comporre e inviare: per esempio la risata attiva la faccina allegra, la simulazione del pianto quella triste, il rutto la faccina disgustata, e così via.
Tutti si esprimono in modo spezzato, anche se non è chiaro se parlino da soli o si rivolgano ad altri. La maleducazione è stata debellata, nel senso che il telefono interdentale non richiede più un tono di voce alto e sostenuto, ma si accontenta di un filo tenue di parole sufficientemente decifrabili. Da oggi l'espressione “filo interdentale“ assume tutto un altro significato, e lo sa bene il mio dentista, che non può più usare il filo sui pazienti, perché questi sono terrorizzati dall'idea che il loro apparecchio telefonico possa venirne danneggiato. Sono pieni di carie, probabilmente, ma almeno possono esprimersi in tutta libertà.
Come accade per ogni avanzamento tecnologico, il telefono interdentale porta con sé grandi opportunità ma anche qualche insidia. Se da un lato addolcisce l'impatto urticante di alcune comunicazioni obbligate, dall'altro richiede un surplus di cautela. Lo sa bene quel tizio che stava parlando con un collega durante la pausa pranzo in un bar. Mentre stava dicendo peste e corna del suo superiore, si è liberato di un pezzo di cibo con la lingua e ha attivato suo malgrado la conversazione con il capo. Risultato: licenziamento in tronco e tanti saluti alla privacy.
Tenetene conto, voi che non potete fare a meno di pulirvi la bocca. Con il telefono interdentale un verso di troppo rischia di incrinare un'amicizia, un amore, o più facilmente una relazione d'interessi. Meglio attenersi al galateo. Spegnete almeno l'apparecchio prima di mettervi a tavola, perché è andata ancora peggio a quell'altro tizio che per troppa ingordigia ha inghiottito il suo telefono interdentale acceso.
Non l'ho ancora detto, ma la batteria di questi nano-dispositivi ha un'autonomia prodigiosa: almeno due giorni. Così le conversazioni dell'ingordo sono state regolate di volta in volta dal tubo digerente, dai rigurgiti di stomaco, dal lento incedere dell'apparecchio nell'intestino, tenue e crasso, e dalla foga tumultuosa dell'espulsione finale. Pare che il tizio abbia compromesso un buon numero di contatti, ma almeno il suo telefono interdentale si è salvato.
Prodigi della tecnologia.

Paolo Pasi