rivista anarchica
anno 47 n. 418
estate 2017




Sandro Galli, l'insegnante anarchico bolognese impegnato in un lungo sciopero della fame e nella denuncia (e nel suo rifiuto) dell'obbligo di giurare fedeltà alle istituzioni per poter continuare a insegnare, costituisce l'oggetto della nota iniziale di “A” 86 (ottobre 1980).
In copertina è però Lech Walesa, il leader di Solidarnosc, a campeggiare, issato sulle spalle di due lavoratori in un corteo operaio nel porto polacco di Danzica. “Vedrai quanto pesa Walesa” è la didascalia redazionale, che rimanda ai due scritti sull'argomento presenti all'interno: un parallelo tra le lotte operaie a Danzica e nella sua Torino, a opera di Piero Flecchia, e un'intervista a Beppe De Simone, di Lotta Continua, appena rientrato in Italia dalla Polonia.
Sempre in tema di operai e sindacati è lo scritto di Pep Castell sulla crisi della CNT, l'organizzazione anarco-sindacalista che tanto entusiasmo aveva suscitato in Spagna e nel mondo per la sua rapida crescita all'indomani della caduta del franchismo, quattro anni prima, ma che allora stava attraversando una grossa crisi. E “A”, che alla ripresa dell'anarco-sindacalismo iberico aveva dedicato numerose corrispondenze e anche un numero quasi monografico, prosegue con il proprio interessamento. Anche se le notizie sono meno entusiasmanti.
Tre interviste vengono pubblicate con i gestori delle tre librerie Utopia allora esistenti, quella originaria milanese, la successiva veneziana e infine l'ultima nata, quella di Trieste. Tre punti di incontro e di vendita libertari, in tre tra le maggiori “piazze” del Nord. Un fenomeno che si riteneva in positiva espansione e che invece – 37 anni dopo – vede presente oggi solo quella nel capoluogo lombardo, dopo due traslochi e una sostanziale modifica del ruolo (e del contesto) degli anni '70/'80.
Di letteratura, con tagli diversi, si occupano Massimo La Torre (presente perlopiù su “A” con scritti in tema di diritto) e Jules Elisard (al secolo Gianfranco Marelli) che avrà poi modo di collaboare con “A” con scritti perlopiù di carattere letterario, fino al suo interessamento specifico per il pensiero e le vicende dei situazionisti.
Spesso la morte di militanti anarchiche e anarchici è l'occasione per ricordare spezzoni di storia del movimento anarchico... Questa volta tocca a Umberto Tommasini, fabbro triestino, antifascista, in Spagna, poi recluso in Francia, al confino, poi sempre attivo militante della Federazione Anarchica Italiana. Se ne pubblicano la foto segnaletica, una breve biografia firmata dal “suo” gruppo Germinal, due brevi stralci dalla sua autobiografia (allora in preparazione).
Un approfondito dossier su Francesco Saverio Merlino, che comprende vari contributi: il principale è quello di Gianpiero Landi, allora come oggi tra i responsabili della Biblioteca Libertaria “Armando Borghi” di Castel Bolognese (Ravenna) e tra i “cultori” del pensiero di Merlino. In gioventù attivo anarchico nella prima generazione militante, quella dell'anarchismo delle origini e del primo movimento operaio e contadino, Merlino si distacca successivamente dall'anarchismo, sostenendo un'interessante polemica pubblica con Malatesta nel 1897. Merlino resterà sempre in una posizione al contempo critica e vicina al movimento anarchico, i cui esponenti perseguitati spesso difenderà nelle aule di tribunale, da Gaetano Bresci nel 1900 all'amico Malatesta nel 1921.
Chiudono questo numero due lettere critiche con il servizio sui locali alternativi milanesi, apparso sul numero precedente, realizzato da Fausta Bizzozzero e Tiziana Ferrero Regis. Più che sui locali in sé, il dibattito è sul “proletariato giovanile”, su costumi, pratiche e “valori” di ampie fasce di giovani, molti libertari, che girano intorno a questa “movida” alternativa. Le due lettere sono firmate da “alcuni compagni anarchici del centro sociale di via Torricelli” (centro tuttora in vita) e da Roberto Gimmi, oggi responsabile – tra l'altro – degli Archivi Fotografici Autogestiti. La lunga lettera di Gimmi costituisce un significativo documento sulla composizione non solo sociale di quell'area libertaria vasta e multiforme che in quell'epoca (tre anni dopo il Festival del Proletariato Giovanile, nel milanese Parco Lambro) era parte significativa del panorama libertario e antagonista milanese (e non solo).
Un'ultima segnalazione. Nel terzo interno di copertina si dà notizia del fallimento della società (Ghisoni libri) che gestiva la distribuzione di “A” nelle librerie. Una bella botta, per i soldi persi e ancor più per la necessità di ricostruire una rete commerciale.