|   anarchici 
                  Ettore Molinari. Chi? 
                  di Franco Bertolucci 
                    Unico anarchico italiano docente 
                  universitario, dalla nascita del movimento anarchico fino al 
                  fascismo, Ettore Molinari era quasi sconosciuto anche negli 
                  ambienti anarchici. Nel secondo dopoguerra si deve soprattutto 
                  a Pier Carlo Masini la sua “riscoperta”. 
                 
                  La vicenda umana, politica e 
                  scientifica di Ettore Molinari, rappresenta un caso particolare 
                  nella storia dell'anarchismo dell'epoca classica, quella a cavallo 
                  del 19° e 20° secolo. Come ha sottolineato Pier Carlo 
                  Masini1, Molinari probabilmente 
                  è stato “il solo anarchico che nell'epoca prefascista 
                  sia giunto a una cattedra universitaria”2. 
                  Non che mancassero i laureati, a dire il vero non molti, il 
                  più delle volte nelle discipline giuridiche, mediche 
                  o umanistiche come nel caso di Pietro Gori (1865-1911), Luigi 
                  Molinari (1866-1918), Niccolò Converti (1855-1939) o 
                  Camillo Berneri (1897-1937) ma nessuno di questi intraprese 
                  una carriera di docente universitario. D'altronde, il movimento 
                  all'epoca si caratterizzava per la sua netta estrazione popolare 
                  e proletaria, rari furono dunque gli intellettuali. 
                  Molinari, come detto, è un caso “atipico” 
                  e non deve meravigliare se la sua memoria nel secondo dopoguerra 
                  rimane per lo più scrupolosamente conservata all'interno 
                  delle élite del mondo scientifico3, 
                  mentre il movimento anarchico, normalmente attento alla propria 
                  storia e ai propri personaggi, ben presto si dimentica di questo 
                  personaggio straordinario, dal punto di vista dello studioso 
                  ma anche e soprattutto da quello politico, sociale e culturale. 
                  Ovviamente, va tenuto ben presente che Molinari muore il 9 novembre 
                  1926, nel momento in cui il governo Mussolini vara le leggi 
                  eccezionali “per la sicurezza e la difesa dello Stato” 
                  che prevedono, tra l'altro, lo scioglimento di tutti i partiti 
                  di opposizione, l'istituzione del Tribunale Speciale per la 
                  sicurezza dello Stato, la pena di morte per chi attenta alla 
                  vita del re e del duce, di fatto queste leggi sanciscono la 
                  nascita del regime totalitario fascista. È evidente che 
                  in quel clima la memoria di Molinari rimane, come detto, gelosamente 
                  custodita nell'intimità della famiglia, tra i colleghi 
                  di lavoro e di ricerca e in alcuni circoli anarchici emigrati 
                  all'estero. Infatti, solo circa due anni dopo la sua morte appare 
                  su «Germinal», un giornale libertario di Chicago 
                  (15 ottobre 1928), un esteso profilo biografico redatto da Luigi 
                  Fabbri, che lo ricorda “nel suo studio pieno di libri, 
                  innanzi al gran tavolo da lavoro coperto di carte”, “in 
                  mezzo alla sua numerosa famiglia” “compagno semplice 
                  e buono, fraterno e anelante la lotta”4. 
                  D'altronde il regime vietò all'epoca qualsiasi manifestazione 
                  commemorativa di ogni oppositore politico, basta qui ricordare 
                  che, ad esempio, quando muore Errico Malatesta il 22 luglio 
                  1932, le sue esequie sono di fatto vietate e il corteo funebre 
                  ridotto alla sola carrozza della famiglia scortato al cimitero 
                  del Verano da un ingente schieramento di polizia. 
                  Va da sé che gran parte di coloro che hanno condiviso 
                  con Molinari l'esperienza politica nei quattro lustri precedenti, 
                  si disperdono tra emigrazione, confino e carcere e molti di 
                  loro muoiono prima della caduta del regime. 
                Il ricordo di Nella Giacomelli 
                Uno dei più bei ricordi di quel periodo è sicuramente 
                  quella dell'editore Ulrico Hoepli (1847-1935), che scrive subito 
                  dopo la morte dello scienziato anarchico: 
                 
                   “Al suo vasto sapere Ettore Molinari accoppiava una 
                    semplicità di vita e di modi, una nobiltà di 
                    pensiero e sentimento, una francescana bontà e benevolenza, 
                    una modestia affabile ed un altruismo chiaroveggente che fanno 
                    di Lui una figura veramente eccezionale. Chi Lo conosce attraverso 
                    i suoi scritti, ammira la sua scienza; ma chi Lo conobbe come 
                    Uomo e come Maestro, Lo ricorderà sempre con un senso 
                    di purissimo affetto e venerazione”5. 
                 
                 Nel Secondo dopoguerra, il movimento anarchico si ritrova 
                  in una dimensione politica e sociale molto diversa rispetto 
                  al periodo prefascista, assai ridotto di numero e con i principali 
                  leader storici scomparsi. Nella memorialistica dei successivi 
                  decenni è quasi assente ogni riferimento a Ettore Molinari, 
                  che sembra dissolversi totalmente dalla memoria del movimento. 
                  Unico caso è quello di Nella Giacomelli che poco prima 
                  di scomparire dedica al Nostro un ampio profilo biografico e 
                  un affettuoso omaggio6. La Giacomelli 
                  (1873-1949), è stata la sua compagna, stretta collaboratrice 
                  nonché istitutrice dei figli di Ettore avuti dal matrimonio 
                  con Elena Delgrossi. 
                  Lo scritto della Giacomelli è importante perché 
                  oltre alle informazioni riportate sulla vita dello scienziato 
                  anarchico e la sua attestazione del proprio rapporto di “fedeltà” 
                  agli ideali che condivisero insieme, conferma come il ricordo 
                  di Molinari sia stato censorio nei riguardi delle scelte politiche 
                  e sociali dell'illustre scienziato. Scrive la Giacomelli che 
                  alla morte di Molinari molti “furono gli estimatori ed 
                  i colleghi” che vollero commemorare l'illustre studioso 
                  ma “mancò la voce che mettesse in luce le doti 
                  di pensiero e di spiritualità che resero nobile ed austera 
                  la vita di questo Uomo eccezionale”7. 
                  Nessuno, continua la Giacomelli, “ebbe il coraggio e la 
                  grandezza d'animo di accennare alla sua profonda passione di 
                  uomo di parte, delle sue aspirazioni sociali contrastanti colle 
                  comuni forme di convenzionalismo e per cui l'Umanità 
                  nella sua immaginazione costruttiva assurgeva all'altezza d'una 
                  visione di perfezione redentrice”8. 
                  L'omertà dei colleghi e degli amici sulle concezioni 
                  politiche libertarie è stata unanime, sicuramente per 
                  timore di infastidire le autorità fasciste e per evitare, 
                  dunque, loro ritorsioni. “Il silenzio quindi fatto attorno 
                  alla figura sociale di Ettore Molinari, come sovversivo e rivoluzionario, 
                  entra perfettamente nella logica dei tempi e dei costumi”9. 
                  La Giacomelli, che come si è detto è stata una 
                  stretta collaboratrice del Nostro condividendone l'indirizzo 
                  politico e culturale e buona parte delle sue iniziative in campo 
                  editoriale e giornalistico come «Il Grido della folla» 
                  (1902-1905), «La Protesta umana» (1906-1909) e «Umanità 
                  nova» (1920-1922), ci offre in poche battute un ritratto, 
                  molto efficace e veritiero, dell'uomo e del suo carattere: 
                 
                  “Tempra salda di lavoratore, Egli diede allo studio 
                    ed alla scienza finalità umane, scopi di utilità 
                    generale, non di vanagloria, non di tornaconto, non d'arrivismo, 
                    come se attraverso alla sua indefessa fatica dovesse giungere 
                    ad avvicinare le condizioni più atte a rendere possibile 
                    la soluzione del terribile complesso problema sociale che 
                    lo appassionava. 
                    Di questa particolarità di veduta bisogna tener conto 
                    se si vuol capire la partigianeria in politica di Ettore Molinari, 
                    l'intransigenza che l'animava, in stridente contrasto con 
                    la sua mitezza, serenità ed ottimismo. 
                    Ma attraverso il suo temperamento sano ed equilibrato, mirabilmente 
                    congegnato tanto da sembrare scientificamente dosato di tutte 
                    le migliori qualità, Egli vedeva certe concezioni filosofiche 
                    e dottrinarie, anche se estreme, un'orientazione al divenire 
                    dell'Uomo, una forza creatrice di nuove civiltà, contro 
                    cui solo l'interesse di qualche casta poteva contrastare, 
                    non il sentimento, non la ragione, non la Scienza. 
                    Ed allora s'accaniva a dimostrare la malafede o la cieca ignoranza 
                    altrui quando si chiamavano inaccessibili, o chimeriche, o 
                    utopistiche le sue idee. 
                    L'utopia considerata come aspirazione al meglio, come forza 
                    morale e di volontà, sorrideva a Lui pure positivista 
                    rigoroso, razionalista inflessibile a cui lo studio della 
                    materia aveva mirabilmente fortificate le naturali capacità 
                    speculative della mente. 
                    Egli che negava Dio come un assurdo assoluto, ammetteva invece 
                    nell'Uomo capacità divine. 
                    La sua naturale rettitudine, la sua sensibilità alla 
                    voce intima della coscienza, il grande senso di responsabilità 
                    che lo guidava, il suo amore spontaneo e senza sforzo apparente 
                    per il lavoro, per ogni genere di lavoro, anche se umile e 
                    ingrato, lo portavano a credere realizzabile l'affascinante 
                    chimera d'una Società senza autorità e minacce 
                    di codici, retta dal perfetto senso del dovere sviluppato 
                    negli uomini dall'esperienza della loro secolare infelicità, 
                    ammaestrati dai mali sofferti per opera di leggi. 
                    E fu anarchico”10. 
                 
                 Per Molinari la società umana non tendeva naturalmente 
                  alla diseguaglianza, allo sfruttamento, alla sofferenza: 
                 “La colpa era nell'ambiente corrotto, nella sbagliata 
                  educazione, nell'ingiusta organizzazione sociale. 
                  Per lui valeva la massima di Rosseau: 'L'uomo è inizialmente 
                  buono'. 
                  Le colpe della società ch'Egli rigorosamente notava coll'occhio 
                  abituato all'indagine ed alla analisi di laboratorio, l'offendevano 
                  nel suo istinto di bontà e di giustizia ed Egli allora 
                  trovava che esse potevano pienamente giustificare tutte le ribellioni 
                  e le rivalse che le vittime volessero tentare e permettersi. 
                  Ed era questo il suo spirito rivoltoso. 
                  Vedeva così mal costruita l'impalcatura sociale, così 
                  fondamentalmente disarmonica, squilibrata ed iniqua che riteneva 
                  ingenuo pensare di risanarla con delle riforme”11. 
                
                L'impegno storiografico di Pier Carlo Masini 
                Dopo questo sentito ricordo della Giacomelli, il nome di Molinari 
                  sembra essere avvolto dall'oblio. Nel movimento non si sentirà 
                  più sussurrare il suo nome né tanto meno verranno 
                  pubblicati nuovi articoli in suo ricordo a parte, come ricordato, 
                  l'eccezione della ripubblicazione dell'articolo di Luigi Fabbri 
                  apparto nel 1928 e nuovamente edito da «Umanità 
                  nova» nel gennaio 1963. 
                  Il nome dello scienziato riemerge alla fine degli anni Sessanta 
                  grazie a Pier Carlo Masini, storico e fondatore della Biblioteca 
                  Max Nettlau, nonché ex anarchico, in quel momento socialista 
                  democratico, che pubblica un'importante opera sulla Storia 
                  degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta, edito da 
                  Rizzoli, che ha un notevole successo di pubblico12. 
                  Il libro, probabilmente, è la causa dell'interessamento 
                  di Iride e Libero, due dei figli ancora in vita di Ettore Molinari, 
                  che grazie alla comune amicizia con la scrittrice libertaria 
                  Leda Rafanelli, entrano in rapporto con Masini. 
                  L'incontro tra i figli di Molinari e Masini avviene qualche 
                  mese dopo l'uscita del libro e precisamente alla fine del maggio 
                  197013. È un colloquio 
                  felice dal momento che i due figli sono ansiosi di trasmettere 
                  le loro conoscenza e i pochi materiali rimasti dell'archivio 
                  familiare a qualcuno che sappia valorizzarli, togliendo dall'oblio 
                  la figura del loro padre. Fino a quel momento le carte superstiti 
                  della Famiglia Molinari e di Nella Giacomelli erano state custodite 
                  presso la Villa Molinari di Rivoltella14. 
                  Di questo incontro ne da annuncio il bollettino della biblioteca 
                  Max Nettlau, nel secondo numero del giugno 1970: 
                 
                   “Un fondo bibliografico di alto interesse è 
                    entrato a far parte della nostra biblioteca, per donazione 
                    di Iride e Libero Molinari, figli di Ettore Molinari, ai quali 
                    va il ringraziamento del conservatore e dei soci. Abbiamo 
                    diviso il fondo in due sezioni (giornali e ritagli) e qui 
                    di seguito ne diamo la descrizione. Poiché la famiglia 
                    Molinari ha altresì consentito l'inventario di un primo 
                    gruppo di lettere e manoscritti, pubblichiamo anche un elenco 
                    di questi documenti”15. 
                 
                 Tra i corrispondenti: Luigi Fabbri, Cesare Agostinelli, Giacinto 
                  Menotti Serrati, Luigi Damiani, Errico Malatesta, Leda Rafanelli, 
                  etc. Nello stesso numero nella rubrica “Album dei soci 
                  benemeriti” appare il nome di Iride. Poco tempo dopo Masini 
                  dà notizia di un altra importante donazione: 
                 
                   “I figli di Ettore Molinari hanno donato alla nostra 
                    biblioteca un secondo consistente gruppo di pubblicazioni, 
                    di cui cominciamo a dare l'inventario in questo catalogo. 
                    Ci sembra significativo che i libri politici di Ettore Molinari 
                    siano venuti a integrare le raccolte della biblioteca Max 
                    Nettlau, quando si ricordi che Ettore Molinari fu uno dei 
                    migliori amici italiani del grande storico e bibliografo libertario”16. 
                 
                 Si può ben comprendere lo stato d'animo dello storico, 
                  dopo questa nuova donazione, da una lettera spedita da Masini 
                  a Iride: 
                 
                   “Gentile signorina, 
                    Le scrivo all'indomani della mia visita (stanotte sono rimasto 
                    fino alle due per mettere un po' in ordine il materiale), 
                    anzitutto per ringraziarla di tutte le Sue cortesie e rinnovarle 
                    l'espressione della mia riconoscenza. 
                    Lei non può immaginare l'emozione e l'esultanza di 
                    un bibliofilo nel poter rimettere in circolazione le opere 
                    che lei ha passato alla biblioteca”17. 
                 
                L'interesse di Pier Carlo Masini 
                L'archivio di Ettore Molinari che comprende anche le carte 
                  di Nella Giacomelli venne, dopo la chiusura della Biblioteca 
                  Max Nettlau, donato da P.C. Masini alla Biblioteca A. Mai di 
                  Bergamo nell'autunno del 1997, dove ancora oggi è conservato18. 
                  Prima però dell'ultimo passaggio di queste carte che 
                  sono l'unica fonte privata rimasta della famiglia Molinari va 
                  ricordato che Masini utilizza questa documentazione per stendere 
                  alcuni saggi che negli anni Settanta del secolo scorso hanno 
                  contribuito a togliere, come ricordato, il velo dell'oblio sulla 
                  vita e l'opera dello scienziato anarchico. 
                  Masini che, in quegli anni mantiene una corrispondenza stabile 
                  con la famiglia Molinari in particolare con Iride, ha in proposito 
                  di scrivere un libro biografico su Ettore. Questa notizia si 
                  ricava da una lettera di Iride a Masini del gennaio 1973 nella 
                  quale la figlia di Ettore ringrazia lo storico toscano per l'invio 
                  del libro biografico su Carlo Cafiero e scrive: 
                 
                   “Vedo che è preso da molto lavoro e che già 
                    pensa alla biografia di mio Padre e creda che la cosa mi ha 
                    commossa profondamente. 
                    Lei sa quale affetto avevo per mio Padre, che per me era il 
                    mio dio e questo suo ricordo è per me una grande gioia”19. 
                 
                 Masini, nel frattempo, sta scrivendo un articolo con la documentazione 
                  ricevuta su Nella Giacomelli e Leda Rafanelli, il saggio dal 
                  titolo Le due passionarie dell'anarchia italiana viene 
                  pubblicato sul numero speciale della rivista «Storia illustrata» 
                  dedicato all'anarchia20. Nell'articolo 
                  è ampiamente ricordato Ettore Molinari del quale è 
                  stilato un primo nuovo profilo biografico. Va segnalato che 
                  in quello stesso anno, anche la nuova edizione del volume di 
                  Enzo Santarelli uscita nell'ottobre sulla storia del socialismo 
                  anarchico in Italia21 riporta 
                  una breve biografia dello scienziato anarchico. 
                  Successivamente Masini dedica a Molinari, in occasione del 50° 
                  anniversario della scomparsa, un nuovo saggio, pubblicato dalla 
                  rivista anarchica «Volontà», che analizza 
                  per la prima volta la sua formazione culturale giovanile e il 
                  suo apprendistato nel movimento libertario. 
                  Scrive Masini: 
                 
                   “Forse oggi molti ignorano la singolare figura di 
                    questo uomo di scienza, coerentemente impegnato per tutta 
                    la vita sul fronte dell'agitazione e della propaganda. È 
                    anche probabile che molti dei giovani studenti milanesi che 
                    hanno innalzato scritte di protesta e di contestazione sui 
                    muri dell'Istituto Tecnico Industriale “Ettore Molinari”, 
                    non sappiano che il nome della loro scuola richiama lontane 
                    lotte di un contestatore ante litteram”22. 
                 
                 Lo scritto, come detto, descrive i primi passi politici di 
                  Molinari fino allora non conosciuti, ricostruiti oltre che con 
                  le carte di famiglia con l'ausilio di un'indagine accurata negli 
                  archivi di Stato e nella stampa periodica dell'epoca. È 
                  pubblicata per la prima volta la lettera inviata da Molinari, 
                  il 27 gennaio 1885, alla redazione del giornale «L'Intransigente» 
                  di Venezia. Allora Molinari aveva 18 anni, e per quella lettera 
                  è espulso insieme ad altri due giovani dalla scuola di 
                  Conegliano Veneto. 
                  Masini poi descrive il trasferimento di Molinari in Svizzera 
                  per continuare gli studi, ed è in quella occasione che 
                  il giovane incontra e allaccia nuovi rapporti con gli esponenti 
                  più in vista del movimento libertario e rivoluzionario 
                  europeo da E. Reclus a P.A. Kropotkin, da J. Gross a J. Grave 
                  e poi, infine Errico Malatesta a Londra nel 1890. È in 
                  questo contesto che si forma lo scienziato, abbeverandosi alla 
                  fonte della scienza positivista e materialista e che gli fa 
                  maturare la convinzione sulla necessità dello sviluppo 
                  della tecnologia e della scienza, come premessa indispensabile 
                  per lo sviluppo sociale e per la rivoluzione anarchica. Nel 
                  1889, ricorda Masini, Molinari è presente a Parigi al 
                  Congresso internazionale socialista dove incontra lo storico 
                  e militante Max Nettlau, con cui mantiene una lunga e affettuosa 
                  corrispondenza testimoniata da documenti e lettere. Il 1889 
                  è anche l'anno in cui sposa Elena Delgrossi, con cui 
                  forma una famiglia numerosa (7 figli: Amile, Ribelle, Henry, 
                  Vittorio, Alessandro, Iride, Libero), ma con cui condivide anche 
                  le scelte filosofiche e politiche. 
                  Dopo questa pubblicazione dello storico toscano Iride scrive 
                  una lettera di ringraziamenti: 
                 
                   “Caro Professore, 
                    avrei dovuto scriverle immediatamente appena letto “Il 
                    giovane Molinari”, ma fui presa da mille cose prima 
                    della partenza, ma mi è grato dirle qui nella pace 
                    d'Ischia quanto le sia grata per questo scritto sul mio adorato 
                    Papà. 
                    Libero da Milano mi telefonò immediatamente per dirmi 
                    la sua soddisfazione. 
                    Ora ho mandato a tutti i parenti ed Amici il suo estratto 
                    con l'augurio che un giorno ne venga il seguito! 
                    Lei in fondo ha scoperto cose che io non conoscevo della vita 
                    di mio Padre, e per questo le sono maggiormente riconoscente”23. 
                 
                 Dopo la morte di Libero, nel 1978, Masini continua a indagare 
                  la figura di Molinari soprattutto in previsione della pubblicazione 
                  del secondo volume della sua storia degli anarchici italiani. 
                  Il libro esce nel 198124 ed ecco 
                  il giudizio di Masini su Molinari e la sua inseparabile Nella 
                  Giacomelli: 
                 
                   “Il Molinari e la Giacomelli erano due caratteri ben 
                    marcati: il primo una figura di scienziato, assorbito dalla 
                    ricerca e dall'attività didattica, fieramente avverso 
                    alla società borghese in cui pure si trovava inserito, 
                    con una visione ottimistica della rivoluzione, con una base 
                    culturale positivistica e materialista; la seconda, attiva, 
                    organizzatrice, al bisogno autoritaria (anche se in dottrina 
                    individualista), battagliera, esigente verso se stessa e verso 
                    gli altri, con una visione rigorosa e a volte rigorista nei 
                    principi e nella vita, con interessi culturali soprattutto 
                    letterari”25. 
                 
                 Purtroppo Masini non ha potuto completare le sue ricerche 
                  e dar vita alla biografia di Molinari che aveva in mente, dal 
                  momento che muore prematuramente nell'ottobre del 1998. 
                “L'idea anarchica fu il suo lusso” 
                L'eredità degli studi masiniani su Molinari è 
                  però ben compendiata dalla voce biografica sullo scienziato 
                  anarchico scritta da Giorgio Mangini, “discepolo” 
                  dello storico toscano, per il Dizionario biografico degli 
                  anarchici italiani26. Per 
                  la prima volta è ricostruita con completezza la vita 
                  politica dello scienziato anarchico, dal momento che gli studi 
                  di ambito specialistico sulla storia del chimico riportano solo 
                  cenni generici sulle sue scelte filosofiche e politiche. 
                  Termino questa breve relazione, riportando le parole affettuose 
                  di Nella Giacomelli in chiusura del suo articolo del 1946: 
                
                   “Ettore Molinari che fu un felice azzardo della Natura, 
                    anche fosse stato un analfabeta anziché un grande Scienziato, 
                    per la sua tempra, per il suo carattere adamantino, la sua 
                    intelligenza, sarebbe sempre stato un grande cuore d'Apostolo. 
                    L'idea anarchica fu il suo lusso e fuse in una mirabile armonia 
                    di forze il suo spiccato senso pratico con l'illusione – 
                    ingenua per i più, sublime per le menti elette – 
                    di alleggerire ai cuori puri il peso difficile della vita 
                    ingrata, e Lo rese capace come pochi altri del suo stampo 
                    di collocare un altare di fede e di speranza nelle più 
                    alte vette del Pensiero e fondere il proprio spirito in sogni 
                    e vaticini super-umani”27. 
                 
                 Franco Bertolucci 
                 Questo testo è la relazione presentata al convegno 
                  “I 75 anni dell'Istituto Ettore Molinari” tenutosi 
                  a Milano il 9-10 ottobre 2015. Una 
                  cronaca di quella giornata è apparsa in “A” 
                  403 (dicembre-gennaio) alle pagg. 11-12. 
                Note 
                 
                  - Sull'attività di storico di P.C. Masini si v. Pier 
                    Carlo Masini. Impegno civile e ricerca storica tra anarchismo, 
                    socialismo e democrazia, a cura di F. Bertolucci e G. 
                    Mangini, Pisa, BFS, 2008. 
                  
 - Cfr. P.C. Masini, Il giovane Molinari, «Volontà», 
                    novembre-dicembre 1976, p. 469. 
                  
 - Per il ruolo di Molinari nel mondo scientifico italiano 
                    e europeo dell'epoca rimando ai due fondamentali lavori di 
                    Lacaita e Cerruti e alle rispettive bibliografie. Cfr. G. 
                    Lacaita, L'intelligenza produttiva. Imprenditori, tecnici 
                    e operai nella Società d'incoraggiamento d'arti e mestieri 
                    di Milano (1838-1988), Milano, Electa, 1990; L. Cerruti, 
                    Bella e potente. La chimica del Novecento fra scienza e 
                    società, Roma, Editori riuniti, 2003. 
                  
 - A Fabbri si deve attribuire anche il profilo pubblicato 
                    ne «Almanacco libertario» del 1935. Cfr. Catilina, 
                    Ettore Molinari (Lo scienziato e l'anarchico), «Almanacco 
                    libertario pro vittime politiche», 1935, pp. 65-68. 
                    Lo scritto di Fabbri venne ripubblicato sul settimanale «Umanità 
                    nova» nel numero del 13 gennaio 1963. 
                  
 - Citazione tratta da N.G. [Nella Giacomelli], Ettore Molinari, 
                    «Era nuova», 1° marzo 1946, p. 3. 
                  
 - Ivi. 
                  
 - Ivi. 
                  
 - Ivi. 
                  
 - Ivi. 
                  
 - Ivi. 
                  
 - Ivi. 
                  
 - P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin 
                    a Malatesta, Milano, Rizzoli, 1969. Il volume avrà 
                    tra il 1969 e il 1973 ben cinque edizioni e nel 1974 uscirà 
                    una nuova edizione nella collana BUR libreria. 
                  
 - Il particolare si evince da una lettera di Leda Rafanelli 
                    a P.C. Masini del 25 maggio 1970: “Sento che siete andati 
                    a Rivoltella sul Garda, nella Tenuta Molinari, e avete conosciuto 
                    la mia cara Iride!”. La lettera è conservata 
                    in Archivio della Biblioteca Franco Serantini, Carte P.C. 
                    Masini, Corrispondenza. Masini è accompagnato al primo 
                    incontro da Clara Cortinovis e dal giovane ricercatore Maurizio 
                    Antonioli, poi docente di storia contemporanea all'Università 
                    di Milano e autore di numerosi studi sulla storia dell'anarchismo. 
                    Cfr. M. Antonioli, Pier Carlo Masini, storico dell'eresie, 
                    in Pier Carlo Masini. Un profilo a più voci. Atti 
                    della giornata di studi sulla figura e l'opera di Pier Carlo 
                    Masini. Bergamo, Sala Curò, 16 gennaio 1999, a 
                    cura di G. Mangini, «Bergomum», 2001, p. 65. 
                  
 - Scrive P.C. Masini: “Questa villa, posta sulla strada 
                    che da Desenzano porta a Peschiera, è ora riconoscibile 
                    per un magnifico cancello liberty, in mezzo a due bianche 
                    colonne sulle quali è inciso il nome di Ettore Molinari. 
                    Venne acquistata da Molinari nel 1921 con un annesso podere 
                    che appagava la passione del grande chimico e dei suoi figli 
                    per l'agricoltura” Cfr. P.C. Masini, Irèos 
                    e Djali. Nella Giacomelli e Leda Rafanelli da «Il Grido 
                    della folla» a «Sciarpa nera»: due donne 
                    nel movimento libertario, 1901-1914, in Luigi Fabbri. 
                    Studi e documenti sull'anarchismo tra Otto e Novecento, 
                    a cura di R. Giulianelli, Pisa, BFS, 2005, p. 105. 
                  
 - Fondo Ettore Molinari-Nella Giacomelli, «Biblioteca 
                    Max Nettlau», giugno 1970, pp. 1-2. 
                  
 - Famiglia Molinari (Rivoltella-Brescia), «Biblioteca 
                    Max Nettlau», giugno 1971, pp. 1-2. A questa donazione 
                    ne faceva seguito un'altra l'anno successivo: cfr. Famiglia 
                    Molinari (Rivoltella-Brescia), «Biblioteca Max Nettlau», 
                    febbraio 1972, p. 2. 
                  
 - Archivio Biblioteca F. Serantini, Carte P.C. Masini, Corrispondenza, 
                    Minuta della lettera di P.C. Masini a Iride Molinari, 
                    Bergamo, 25 giugno 1971. 
                  
 - Cfr. G. O. Bravi, Masini e la civica biblioteca “A. 
                    Mai”, in Pier Carlo Masini. Un profilo a più 
                    voci, op. cit., p. 86. Si veda, inoltre, l'inventario 
                    curato da Giorgio Mangini all'indirizzo: http://www.bibliotecamai.org/cataloghi_inventari/archivi/archivi_collezioni_doc/inventario_molinari/inventario_molinari.html
 
                    Sulle vicende dell'archivio Molinari, Mangini scrive: “Tutto 
                    il materiale presente nella Villa Molinari è entrato 
                    a far parte della donazione, ma questo materiale è 
                    solo una parte di un fondo che, in origine, doveva essere 
                    di ben altra consistenza, stante l'enorme attività 
                    scientifico-professionale nel campo della chimica, e politico-culturale 
                    nel campo anarchico, svolta da Ettore Molinari. Analoghe considerazioni 
                    valgono, sul piano politico-culturale, anche per Nella Giacomelli, 
                    fedele collaboratrice di Ettore Molinari, e per il figlio 
                    di Molinari, Henry, chimico a sua volta e importante esponente 
                    del Partito Socialista Italiano a partire dagli anni ‘40. 
                    La ragione principale della dispersione è da ravvisarsi 
                    nei sequestri di materiale che, periodicamente, le forze di 
                    polizia operavano in casa Molinari, sia prima che durante 
                    il fascismo, a causa appunto della posizione politica della 
                    famiglia, tenuta costantemente sotto sorveglianza”. 
                   - Archivio Biblioteca F. Serantini, Carte P.C. Masini, Corrispondenza, 
                    Lettera di Iride Molinari a P.C. Masini, Genova, 20 
                    gennaio 1973. 
                  
 - P.C. Masini, Le due Pasionarie dell'anarchia italiana, 
                    «Storia Illustrata», n. 191, ottobre 1973, pp. 
                    119-128. L'articolo venne poi da Masini rielaborato e arricchito 
                    dell'apparato in previsione della pubblicazione del terzo 
                    volume della storia storia degli anarchici italiani ma mai 
                    pubblicato. L'articolo è stato poi pubblicato nel primo 
                    numero dei «Quaderni della Rivista storica dell'anarchismo»: 
                    P.C. Masini, Irèos e Djali. Nella Giacomelli e Leda 
                    Rafanelli da «Il Grido della folla» a «Sciarpa 
                    nera»: due donne nel movimento libertario, 1901-1914, 
                    cit, pp. 105-120. 
                  
 - La prima edizione del volume di Santarelli esce nel 1959, 
                    la nuova edizione uscita nella collana “Universale economica” 
                    del 1973 presenta un capitolo nuovo su “L'evoluzione 
                    libertaria dell'anarchismo” e un dizionario con 27 schede 
                    biografiche. Cfr. E. Santarelli, Il socialismo anarchico 
                    in Italia, Milano, Feltrinelli, 1973, p. 221. Nel 1977 
                    un altro breve profilo biografico di Molinari verrà 
                    pubblicato su Commentario popolare, a cura di Ivan 
                    Guerrini, Brescia, [s.n.t.], 1977, p. 260. 
                  
 - Cfr. P.C. Masini, Il giovane Molinari, cit., p. 470. 
                    Sulla storia dell'Istituto “Ettore Molinari” di 
                    Milano rimando al volume 1940-2005 Sessantacinque anni 
                    scolastici all'ITIS Molinari, a cura di A. Rossi, Milano, 
                    [s.n.], 2005. 
                  
 - Archivio Biblioteca F. Serantini, Carte P.C. Masini, Corrispondenza, 
                    Lettera di Iride Molinari a P.C. Masini, Porto d'Ischia, 
                    11 gennaio 1977. 
                  
 - P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani nell'epoca 
                    degli attentati, Milano, Rizzoli, 1981, pp. 199-201 e 
                    205. 
                  
 - Ivi. 
                  
 - G. Mangini, Ettore Molinari, in Dizionario biografico 
                    degli anarchici italiani, diretto da M. Antonioli ... 
                    [et al.], 2 v., Pisa, BFS, 2003-04, vol. 2 pp. 195-201. La 
                    voce è stata anche ripubblicata, senza indicazione 
                    dell'autore, nel volume 1940-2005 Sessantacinque anni scolastici 
                    all'ITIS Molinari, cit., pp. 241-250. Va segnalato che 
                    nel 2008 una scheda biografica di Molinari è apparsa 
                    nel volume di E. Gianni, L'Internazionale italiana fra 
                    libertari ed evoluzionisti. I congressi della Federazione 
                    Italiana dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori (1872-1880), 
                    Milano, Pantarei, pp. 549-551 (la voce è consultabile 
                    anche online nel sito dell'Archivio biografico del movimento 
                    operaio (ABMO); nel 2011 è stata pubblicata la biografia 
                    di Molinari curata da A. Tarquini nel Dizionario biografico 
                    degli italiani (vol. 75). La voce è consultabile 
                    online nel sito della Treccani, sempre in rete si trovano 
                    le schede biografiche di Molinari in Wikipedia e Anarcopedia. 
                  
 - N.G. [Nella Giacomelli], Ettore Molinari, cit. 
                
  
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