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                 anarchici 
                  
                La scienza per l'anarchia 
                  
                di Giorgio Mangini 
                    
                Militante anarchico e docente di chimica, nato a Cremona nel 1867, Ettore Molinari è stata una figura significativa nella storia del movimento anarchico italiano. 
                  Giorgio Mangini ne traccia qui la biografia. E,  nel 
                  successivo articolo, Franco Bertolucci, della Biblioteca 
                  Franco Serantini di Pisa, analizza le ricerche storiografiche 
                  che l'hanno tratto dall'oblio.  
                 
                  Ettore Molinari nasce a Cremona 
                  il 14 luglio 1867, quarto di tredici figli, da Giuseppe e Giuseppa 
                  Antonioli. I genitori, morti nel 1907, sono proprietari terrieri 
                  conservatori e cattolici tradizionalisti. Dopo le elementari, 
                  nel 1879-80 frequenta la scuola tecnica di Cremona. Bocciato, 
                  sospende gli studi e nel 1881 lavora al mulino di famiglia a 
                  Manerbio (BS). Nel 1882 s'iscrive alla Scuola di Viticoltura 
                  ed Enologia di Conegliano (TV), dove frequenta i tre anni di 
                  corso. Già dal 1885 si orienta in senso libertario, e 
                  insieme ai compagni di studio Oscar Bertoia e Gaetano Minunni 
                  organizza un nucleo di propaganda rivoluzionaria: ne deriva 
                  l'espulsione dalla scuola nel maggio 1885. Per continuare gli 
                  studi nell'autunno s'iscrive al corso di chimica dell'Eidgenossisches 
                  Polytechnikum di Zurigo, studiando tedesco tutta l'estate. 
                  In occasione del 3° congresso del Partito operaio italiano, 
                  indetto a Pavia il 18 e il 19 settembre 1887 per riorganizzare 
                  il partito e definirne l'orizzonte ideologico, Molinari interviene 
                  nel dibattito per spingere il Partito operaio italiano in direzione 
                  socialista suggerendo come programma l'abolizione della proprietà 
                  privata individuale e il consumo in comune dei beni. È 
                  al congresso di Pavia che Molinari conosce Luigi Galleani. 
                  A Zurigo segue i corsi di alcuni dei migliori docenti dell'epoca: 
                  F. Rudio, A.R. Hantzsch, F. P. Treadwell, G.A. Kenngott, H. 
                  Goldschmidt, G. Lunge, C.E. Cramer. Tra gli allievi conosce 
                  Roberto Lepetit e un altro studente che, come Molinari e Lepetit, 
                  avrà un ruolo importante nella storia della chimica italiana, 
                  Arturo Miolati. Diplomatosi nel maggio 1888, dal mese successivo 
                  al febbraio 1889 è Basilea, dove si laurea cum laude 
                  in chimica il 6 marzo 1889. In Svizzera conosce esuli anarchici, 
                  frequenta esponenti della cultura positivista e materialista, 
                  diviene amico di E. Reclus, P. Kropotkin, M. Nettlau, J. Gross, 
                  J. Grave. Da questi incontri derivano stimoli e letture che 
                  contribuiscono alla sua formazione culturale e politica. In 
                  una sintesi al contempo scientifica e politica, elabora un programma 
                  di socialismo anarchico alla luce del paradigma filosofico del 
                  positivismo evoluzionistico: la scienza emancipa gli uomini 
                  dal servaggio nei confronti della natura, il socialismo da quello 
                  nei confronti degli altri uomini. 
                  Questo criterio sarà alla base di tutti gli scritti di 
                  Molinari degli anni successivi. 
                  Dopo la laurea ritorna a Cremona e interviene nel dibattito 
                  aperto sulle colonne del settimanale di Bissolati «L'Eco 
                  del Popolo» a proposito di un'eventuale insurrezione popolare 
                  nelle campagne della pianura padana, dopo l'articolo La rivoluzione? 
                  di G. Rossi su «La Rivendicazione» di Forlì 
                  del 16 aprile 1889, al quale risponde con un articolo comparso 
                  sul n° 3-4 maggio 1889 de «L'Eco del Popolo», 
                  La insurrezione oggi non darebbe il socialismo. Il 26 
                  maggio 1889 a Cremona si sposa con la maestra elementare Elena 
                  Delgrossi, di Castelverde (CR), a sua volta di idee libertarie. 
                  È in contatto con l'ambiente del socialismo e dell'anarchismo 
                  francese e internazionale: nel luglio 1889 partecipa al Congresso 
                  di fondazione della Seconda Internazionale socialista, dove 
                  esprime solidarietà a Francesco Saverio Merlino espulso 
                  per essere intervenuto contro la maggioranza marxista. 
                  Il 14 maggio 1890 nasce la prima figlia, Amile (1890-1894), 
                  poi nasceranno Ribelle (1892-?), Henry (1894-1958), Vittorio 
                  (1896-?), Alessandro (1898-1962), Iride (1902-1995), Libero 
                  (1903-1977). 
                  Espulso dalla Francia per la sua attività internazionalista, 
                  dal 15 giugno 1890 al 15 dicembre 1890 lavora a Londra come 
                  enologo per la ditta italiana A. Dogliani, conosce Malatesta, 
                  partecipa ai Comizi internazionali di Hyde Park, pubblica corrispondenze 
                  per giornali italiani di area socialista anarchica, come «La 
                  Campana» di Macerata. Nella Storia degli anarchici 
                  italiani da Bakunin a Malatesta Masini osserva Molinari 
                  “mette la chimica al servizio della rivoluzione, compilando 
                  un manuale per la confezione di ordigni che, stampato illegalmente, 
                  fa il giro dei circoli anarchici d'Europa”. Nella Storia 
                  degli anarchici italiani nell'epoca degli attentati Masini 
                  riporta il titolo dell'opuscolo, Guerra all'oppressore, 
                  e scrive: “Non ho reperito questo stampato ma credo di 
                  poter attribuire a Ettore Molinari le note tecniche sulla preparazione 
                  di esplosivi pubblicate sulla rivista francese «L'International» 
                  che si pubblicava nel 1890 a Londra, dove allora si trovava 
                  il Molinari”. 
                  Partecipa dal 4 al 6 gennaio 1891 al Congresso di Capolago del 
                  Partito socialista anarchico rivoluzionario, indetto da Malatesta 
                  e Merlino dove, pur mantenendo una posizione antiorganizzatrice, 
                  si accosta a Malatesta. 
                  Trasferitosi a Milano, dal 1° novembre 1892 è assistente 
                  alla cattedra di chimica di Wilhelm Kšrner alla Scuola 
                  Superiore di Agricoltura. Nell'aprile 1895, per meglio provvedere 
                  alla famiglia in crescita, si trasferisce a Rocchette Piovene 
                  (VI) per dirigere lo stabilimento tessile di Gaetano Rossi. 
                  Viene così a contatto con nuovi rami dell'industria chimica, 
                  potenziando la sua cultura tecnologica: oltre alla tintura di 
                  lana e mezzalana, sperimenta un nuovo metodo per la sgrassatura 
                  della lana, facendolo brevettare. È il primo episodio 
                  di un atteggiamento costante: tradurre le conoscenze teoriche 
                  in applicazione tecnica, e questa, brevettata, in guadagno. 
                  Sarà lo stesso per gli esplosivi, prima e durante la 
                  Prima guerra mondiale e, dopo la guerra, insieme ai figli, per 
                  la bakelite. Nel corso del 1893 si reca a Viterbo insieme a 
                  Pietro Gori per la difesa in tribunale di Paolo Schicchi. Come 
                  nella militanza politica, così anche nell'attività 
                  chimica l'impegno è intenso su più fronti. 
                  Il lavoro a Rocchette accentua una consapevolezza che da tempo 
                  è presente in Molinari, come anarchico e come chimico: 
                  la necessità dello sviluppo della tecnologia chimica, 
                  premessa economica indispensabile per lo sviluppo sociale tutto 
                  e, sullo sfondo, per la rivoluzione libertaria. Nel settembre 
                  1896 Molinari compie un viaggio di aggiornamento e studio a 
                  Zurigo e in Germania presso alcune industrie tessili e tintorie, 
                  come la Bayer di Elberfeld e la Leopold Cassella di Francoforte. 
                  Nel novembre 1900 Molinari è tra i sottoscrittori del 
                  giornale anarchico di Ancona «L'Agitazione». 
                  Il 15 novembre 1901, in seguito alla morte di Giovanni Carnelutti, 
                  direttore della Scuola di chimica alla Società di Incoraggiamento 
                  arti e mestieri di Milano (SIAM), Molinari concorre alla sua 
                  successione, vincendo: ricoprirà tale incarico fino al 
                  1916. A partire dal 1901 prepara e coordina i materiali per 
                  la sua opera principale, il Trattato di Chimica Generale 
                  ed applicata all'industria pubblicato da Hoepli, nel 1905 
                  per la chimica inorganica e nel 1908 per l'organica, con successive 
                  edizioni ampliate, tradotto in inglese, tedesco, spagnolo, francese. 
                
                La nascita del settimanale “Il Grido della Folla” 
                Il lavoro di Molinari alla SIAM è un formidabile impulso 
                  allo sviluppo tecnologico su base chimica: agricoltura, lavorazione 
                  industriale del latte, vetro, laterizi, porcellane e cementi 
                  da costruzione, elettrochimica, gas economici, colori artificiali, 
                  produzione tessile (seta artificiale, mercerizzazione del cotone, 
                  tintoria, ecc.), produzione industriale della carta, profumi, 
                  ecc., settori suscettibili di sviluppo produttivo, ma privi 
                  di personale tecnico adeguatamente preparato all'applicazione 
                  della chimica. In pochi anni alla SIAM affluiscono giovani laureati 
                  di varie università italiane che trovano nel laboratorio 
                  di Molinari un supplemento formativo applicativo. Molinari sceglie 
                  collaboratori di valore per costruire una scuola di chimica 
                  industriale: suoi assistenti nei primi anni sono E. Soncini, 
                  E. Tornani, P. Fenaroli, V. Scansetti, con i quali sviluppa 
                  ricerche sperimentali originali, e con alcuni di essi pubblica 
                  testi divulgativi per raggiungere un pubblico il più 
                  ampio possibile. Dall'aprile 1912 ha come assistente Michele 
                  Giua, reduce da studi di perfezionamento in Germania, che rimarrà 
                  con lui fino allo scoppio della guerra e che, dopo lo stesso 
                  Molinari, sarà il maggior esperto italiano di esplosivi. 
                  Nell'aprile 1902 fonda a Milano il settimanale «Il Grido 
                  della folla» (che si firma “Epifane”, “Gaetano 
                  Bresci”). Collaboratori del giornale sono Nella Giacomelli 
                  (che si firma “Petit Jardin”, “Ireos”) 
                  e da G. Gavilli (direttore). La Giacomelli, assunta come istitutrice 
                  per i suoi figli, diviene anche la compagna di Molinari, con 
                  cui dividerà tutte le più importanti esperienze 
                  umane, politiche, intellettuali. La rivista, chiusa nel 1905, 
                  è il luogo del dibattito tra gli anarchici individualisti, 
                  spesso esasperato dall'acrimonia degli articoli di Gavilli, 
                  al quale subentrerà O. Gigli, già collaboratore 
                  de «L'Università popolare». 
                  Masini ritiene «Il Grido della folla» l'espressione 
                  più significativa dell'individualismo anarchico italiano 
                  e colloca Molinari e la Giacomelli tra gli individualisti etici 
                  o “dei fini”: rifiutano la violenza, guardano al 
                  pensiero e al comportamento più che all'azione come insurrezione 
                  violenta, distinti dagli individualisti dell'azione o “dei 
                  mezzi”, o anarchici individualisti antiorganizzatori, 
                  e dalle interpretazioni “bisogniste”, che teorizzano 
                  il furto e l'illegalità. 
                  Nel 1902 (e fino al 1904) Molinari è incaricato dell'insegnamento 
                  di chimica generale ed inorganica con elementi di chimica organica 
                  presso il Regio Istituto tecnico superiore (poi Politecnico) 
                  di Milano. Nel 1904 gli viene conferita la cattedra di Chimica 
                  merceologica all'Università “Bocconi” di 
                  Milano, tenuta fino al 1919. Nel 1905 è libero docente 
                  di Chimica generale al Politecnico, e nel 1906 è nominato 
                  direttore della neonata Scuola professionale per l'industria 
                  di saponi e materie grasse, da lui fortemente voluta. Nel biennio 
                  1905-1906 è vice-presidente della Società Chimica 
                  di Milano. 
                  Dall'ottobre 1906 fino al novembre 1909 esce a Milano il settimanale 
                  «La Protesta Umana», fondato da Molinari con la 
                  Giacomelli, sulla linea del comunismo anarchico di tendenza 
                  antiorganizzatrice, che però, pur sostenendo l'inutilità 
                  di un'organizzazione di anarchici, non esclude di partecipare 
                  alle organizzazioni operaie già esistenti, senza perdere 
                  di vista la gran massa dei lavoratori non organizzati, ai quali 
                  va rivolta la propaganda degli ideali anarchici. L'esperienza 
                  della rivista vede anche il tentativo voluto da Molinari della 
                  trasformazione in quotidiano, realizzato nel febbraio-marzo 
                  1909: è l'antecedente giornalistico, tecnico e amministrativo 
                  a cui Molinari si rifarà nel 1920 per la nascita di «Umanità 
                  nova». 
                  La collaborazione con Malatesta continua tra il 1913 e il 1915 
                  con la rivista di Ancona «Volontà», sulle 
                  cui colonne si svilupperà il dibattito sulla Prima guerra 
                  mondiale, da Molinari e Giacomelli rifiutata e combattuta. La 
                  stessa posizione viene espressa da Molinari anche come chimico 
                  che, in nome della scienza, idealmente ne rifiuta gli impieghi 
                  distruttivi, anche se ciò lo pone in contrasto con se 
                  stesso nel momento della sua accettazione dell'incarico di direttore 
                  chimico del dinamitificio di Cengio (SV) della Società 
                  italiana prodotti esplodenti (SIPE). 
                  La prima guerra mondiale 
                I rapporti di Molinari con il mondo della chimica e dell'industria 
                  italiana, soprattutto dopo il suo definitivo ritorno a Milano, 
                  sono sempre più intensi, ma le sue idee politiche lo 
                  portano a sostenere posizioni critiche anche in quell'ambito, 
                  come nel caso del congresso dei chimici italiani tenuto a Torino 
                  nel 1911 in occasione del 50° dell'unità nazionale, 
                  quando si scontra con G. Ciamician. Molinari condivide la necessità 
                  economica e sociale dello sviluppo applicativo della chimica 
                  e del sostegno politico all'industria, per recuperare il ritardo 
                  della chimica industriale italiana dai più evoluti paesi 
                  europei, ma è critico verso l'atteggiamento di molti 
                  industriali, che mirano solo all'arricchimento facendolo pagare 
                  ai consumatori. 
                  Lo scoppio della guerra vede i chimici italiani prevalentemente 
                  orientati verso il neutralismo, indotti a ciò anche dalla 
                  consapevolezza della debolezza strutturale dell'industria chimica 
                  italiana. Con l'intervento dell'Italia, però, tutta la 
                  comunità chimica si mobilita per sostenere lo sforzo 
                  bellico. Molinari, in particolare, grazie agli studi sugli esplosivi, 
                  già nel 1910 era stato nominato consulente tecnico della 
                  SIPE, la maggiore industria italiana di esplosivi, tanto che 
                  nel 1913, in occasione del centenario della nascita di Ascanio 
                  Sobrero, scopritore della nitroglicerina, insieme all'amministratore 
                  delegato della SIPE ing. Ferdinando Quartieri pubblica in italiano 
                  e in francese il volume Notizie sugli esplodenti in Italia. 
                  Con l'entrata in guerra nel 1915, diviene Direttore chimico 
                  della SIPE, dove si occupa di perfezionare la lavorazione del 
                  tritolo, risolve il problema della nitrazione a vari gradi della 
                  naftalina, produce acido fenico sintetico per esplosivi e per 
                  uso farmaceutico, avvia a soluzione il problema della produzione 
                  dei coloranti, in particolare le sostanze intermedie fino ad 
                  allora monopolio quasi esclusivo dell'industria chimica tedesca. 
                  Lo stabilimento di Cengio è dichiarato ausiliario per 
                  la produzione degli esplosivi data la richiesta proveniente 
                  dall'esercito: prima della guerra la produzione giornaliera 
                  di materiali esplosivi era di 2.000 Kg al giorno, durante la 
                  guerra è di 80.000 Kg al giorno. A Cengio è aiutato 
                  dai figli Henry (che in seguito prenderà il suo posto 
                  al Politecnico di Milano) e Vittorio. Tra i collaboratori c'è, 
                  con il fratello Guido, anche Felice Mazzocchi, finanziatore 
                  e collaboratore de «Il Grido della folla» e «La 
                  Protesta umana». 
                  Nel 1916 diviene docente incaricato di Chimica Tecnologica e 
                  direttore del laboratorio di analisi del Politecnico al posto 
                  di Gabba. Il 3 settembre 1916 prende la parola al comizio tenuto 
                  al Teatro del Popolo di Milano in favore di Carlo Tresca, sottoposto 
                  a procedimento penale negli USA. Dal 1917, presso il Politecnico, 
                  è docente di un corso speciale per ingegneri chimici, 
                  in seguito sarà anche presidente dell'Unione italiana 
                  laureati in chimica. Al Politecnico provvede al riordino dei 
                  laboratori, inadatti per le esercitazioni degli allievi Ingegneri 
                  chimici, grazie al contributo di 20.000 lire degli industriali 
                  lombardi. In breve la sezione di Ingegneria chimica, che in 
                  precedenza aveva 3 o 4 allievi, passa a 40/50. Tra l'autunno 
                  del 1916 e tutto il 1917, data la delicatezza dell'incarico 
                  a Cengio, la sorveglianza poliziesca su Molinari aumenta ed 
                  è affiancata da quella militare su sollecitazione del 
                  Ministero per le armi e le munizioni. Per Molinari la situazione 
                  è difficile: è contrario alla guerra, ma già 
                  tra i suoi amici di area libertaria vi è stata qualche 
                  dolorosa scelta filo-interventista (Gioda e Gigli), inoltre 
                  si trova, come scienziato e come insegnante universitario, doppiamente 
                  sollecitato dalla mobilitazione nazionale. 
                  Significativo è il ruolo del Comitato nazionale tecnico-scientifico 
                  per lo sviluppo e l'incremento dell'industria italiana, nato 
                  appunto nel 1916, del quale Molinari fa parte con numerosi docenti 
                  del Politecnico: l'obiettivo è potenziare l'apparato 
                  produttivo riducendo la dipendenza dall'estero. Ciò che 
                  Molinari aveva sempre auspicato, la collaborazione tra l'industria 
                  e la cultura tecnico-scientifica, si realizza non sulla spinta 
                  di una strategia economico-sociale per lo sviluppo civile, ma 
                  per le necessità della guerra. 
                  Nella prefazione alla IV edizione del suo Trattato di chimica 
                  generale ed applicata all'industria, uscita nel 1917, Molinari 
                  parla della “terribile guerra europea” in corso: “Quando tutti i popoli, che pagano col loro sangue le 
                  follie criminose delle classi dirigenti, non si lasceranno più 
                  ingannare dalle attraenti vernici idealiste con cui si mascherano 
                  i veri e reconditi scopi di ogni guerra, allora la Chimica cesserà 
                  di essere strumento di barbarie e tutta la sua meravigliosa 
                  attività sarà indirizzata ad accrescere il benessere 
                  materiale ed intellettuale degli uomini di tutto il mondo, senza 
                  distinzione di nazionalità o di razza”. 
                  La nascita del quotidiano “Umanità Nova” 
                Intensa è la militanza anarchica di Molinari e della 
                  Giacomelli nel rilancio del movimento, come al Congresso degli 
                  anarchici italiani a Firenze il 12-14 aprile 1919, dove si costituisce 
                  l'Unione comunista anarchica italiana (poi UAI), del cui Consiglio 
                  generale Molinari fa parte. Il 14 aprile interviene a proposito 
                  del ruolo della stampa anarchica, sostenendone la funzione propedeutica 
                  alla rivoluzione, avvenuta la quale tutte le pubblicazioni si 
                  dovranno fondere in un unico bollettino quotidiano. L'idea di 
                  un quotidiano per dar voce alle varie componenti del movimento 
                  anarchico, già avanzata e discussa in precedenza a Milano 
                  da Molinari, viene da lui riproposta, il progetto viene accolto 
                  e subito aperta la sottoscrizione, alla quale contribuisce con 
                  70.000 lire ricavate dalla vendita di un terreno. Anche l'attività 
                  per l'impianto tecnico-organizzativo e lo stesso titolo del 
                  giornale sono di Molinari e della Giacomelli: il 27 febbraio 
                  1920 a Milano nasce «Umanità Nova» con la 
                  direzione di Malatesta. Tra i collaboratori Molinari coinvolge 
                  Corrado Quaglino, appena uscito dal carcere, al quale, oltre 
                  che per «Umanità nova», affida un incarico 
                  redazionale per il “Giornale di chimica industriale”. 
                  Nello stesso 1920, con lo pseudonimo di Epifane pubblica Fattori 
                  economici pel successo della Rivoluzione sociale (Milano, 
                  Libreria della Società editrice Umanità nova). 
                  Il ritorno in Italia di Malatesta, la ripresa del movimento 
                  anarchico e la nascita di «Umanità Nova» 
                  portano a un'intensificazione del controllo poliziesco. Un'informativa 
                  della prefettura di Milano del 16 novembre 1920 al Ministero 
                  dell'Interno segnala Molinari come capace di dirigere atti terroristici. 
                  Il 16 dicembre 1920 gli viene notificato un mandato di comparizione 
                  presso il tribunale di Milano per l'attività di «Umanità 
                  nova», accusato con redattori e amministratori del giornale, “di pericoloso eccitamento alla disubbidienza della legge 
                  e all'odio di classe”, contestualmente a 4 perizie eseguite 
                  sui registri e sui conti bancari del giornale tra il novembre 
                  1920 e il gennaio 1921. La sentenza del relativo processo è 
                  del 25 marzo 1921: tutti assolti per insufficienza di prove. 
                  Due giorni prima, però, c'era stata l'esplosione al teatro 
                  Diana di Milano, in seguito alla quale, tra gli altri, vengono 
                  arrestati il 15 aprile Libero Molinari, ancora studente liceale, 
                  e Nella Giacomelli. Lo stesso Molinari non è esente da 
                  conseguenze: tra la fine di marzo e gli inizi di aprile 1921 
                  alcuni studenti fascisti inscenano dimostrazioni contro di lui. 
                  Il 4 gennaio 1925 viene promosso a ordinario di Chimica tecnologica 
                  presso il Politecnico. Il 17 luglio 1926 il prefetto di Milano 
                  invia al Ministero dell'Interno un'informativa su Molinari definendolo “anarchico idealista ed alieno attualmente da ogni azione 
                  di propaganda e di violenza”. 
                  Muore per un attacco di angina pectoris nella sua abitazione 
                  a Milano il 9 novembre 1926. 
                 Giorgio Mangini 
                 Questa biografia è estratta dal secondo tomo del 
                  Dizionario biografico degli anarchici italiani (Pisa, 
                  BFS edizioni, 2004), pp. 195-201. La voce completa con le note 
                  archivistiche e bibliografiche è consultabile anche online 
                  nel sito delle collezioni digitali della Biblioteca F. Serantini 
                  al seguente indirizzo: http://bfscollezionidigitali.org/index.php/Detail/Object/Show/object_id/1588. 
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