USI/ 
                  L'opinione del nuovo segretario 
                Durante il congresso tenutosi a Trieste lo scorso aprile, 
                  Franco “Colby” Bertoli è stato eletto nuovo 
                  segretario nazionale dell'Unione Sindacale Italiana.  
                  Gli abbiamo chiesto che futuro vede per il “suo” 
                  sindacato. 
                   
                  USI sta per Unione Sindacale Italiana. Nel 1922 fu tra i fondatori 
                  dell'AIT Associazione internazionale dei lavoratori, di cui 
                  fa parte, pertanto da allora la sigla è sempre stata 
                  USI-AIT. Il congresso di Trieste dell'aprile di quest'anno mi 
                  ha eletto segretario nazionale. Segretario che in un sindacato 
                  anarcosindacalista ha solo il compito di rappresentare, motivare 
                  e tenere unita l'unione. Le decisioni, infatti, come da prassi 
                  e dettato statutario, si prenderanno collettivamente nei congressi 
                  e nei consigli nazionali dei delegati. 
                  Sono contento di questa USI-AIT realmente orizzontale e autogestionaria, 
                  mi fido e stimo tante e tante persone che agitano idee, iniziative 
                  e progetti futuri. 
                  L'USI-AIT venne fondata nel congresso di Modena il 23-24-25 
                  novembre del 1912, 103 anni fa, ed io sarò il primo segretario 
                  modenese; sento forte il filo che ci lega a quegli anni, quindi 
                  sarò un segretario che vigilerà sui presupposti 
                  iniziali dell'USI-AIT, tra tutti l'antimilitarismo, e poi contro 
                  la burocrazia, il parlamentarismo e il funzionariato (nel nostro 
                  sindacato non esistono funzionari professionisti e stipendiati). 
                  L'USI-AIT non è il sindacato degli anarchici, lo è 
                  anche ma non solo. L'USI-AIT è anarcosindacalista ovvero 
                  è nella prassi e nella concretezza delle lotte che esprime 
                  la visione di una società autogestita e autorganizzata, 
                  senza stato. 
                  Ci stiamo riorganizzando e ringiovanendo, siamo attivi principalmente 
                  nella Sanità, lavoratori e lavoratrici che non dovremmo 
                  mai smettere di ringraziare, soprattutto negli ospedali milanesi, 
                  S. Raffaele, S. Paolo, S. Carlo e Melegnano ma anche a Careggi, 
                  a Firenze e a Trieste. Siamo presenti nelle Cooperative Sociali, 
                  nell'Industria, negli Enti Locali, nell'Educazione e con Lavoratori 
                  Indipendenti cioè in quei lavori che non hanno il contratto 
                  nazionale. Nel 1999 partecipa alla nascita del Progetto Flores 
                  Magon, principalmente ad opera della sezione USI dell'ospedale 
                  S. Paolo di Milano in solidarietà alla lotta Zapatista, 
                  ma che ha visto coinvolta tutta l'Usi-Sanità e USI Intercategoriale. 
                  Siamo internazionalisti, antimilitaristi, antifascisti, antisessisti, 
                  antirazzisti, antiautoritari e gioiosamente per il mutuo appoggio 
                  e l'azione diretta. 
                  Non sono mai stato iscritto a nessun sindacato e la prima tessera 
                  sindacale è stata quella dell'USI-AIT nel 2004. L'USI-AIT 
                  ha due gambe, la prima è quella anarcosindacalista, la 
                  seconda, quella a cui maggiormente appartengo cioè quella 
                  sociale ed autogestionaria, quella della liberazione di spazi 
                  di socialità e dello sviluppo delle forme di autoproduzione, 
                  autogestione e autocostruzione. Ho aderito al movimento anarchico 
                  a sedici anni, nel luglio del 1976, proprio in occasione del 
                  quarantesimo anniversario della rivoluzione spagnola del ‘36. 
                  La prima iniziativa anarchica che assieme ad altri ho organizzato 
                  è del settembre dello stesso anno con un concerto di 
                  Paola Nicolazzi nella piazza pubblica di Concordia in solidarietà 
                  a due anarchici condannati a morte, se non erro, islandesi. 
                  La mia anima frikettona mi fece, da quasi anarchico, partecipare 
                  alla famosa festa di Parco Lambro di Milano nel giugno di quell'anno, 
                  cosa che poi ho condiviso con Cesare Copeta di Brescia, compagno 
                  meraviglioso e importantissimo per l'USI-AIT, che qui voglio 
                  ricordare. 
                  Non ho mai capito come mai gli anarchici e i libertari nel suo 
                  insieme non facciano parte di un sindacato anarcosindacalista, 
                  esprimo questa che è una mia opinione e che non è 
                  espressione dell'USI-AIT e non ha volontà polemica. Molti 
                  con cui ho parlato mi hanno spiegato che stanno nella Fiom o 
                  in Cgil perché lí ci sono i lavoratori, altri 
                  invece partecipano a sindacati di base dove non si sono mai 
                  preoccupati dell'orizzontalità decisionale, né 
                  del fatto che non si tengono congressi nazionali ed il segretario 
                  è sempre quello, ma sono soddisfatti perché hanno 
                  libertà di movimento. Compagni questi, duri e puri, che 
                  nel tempo libero organizzano cose anarchiche meticolosi nell'etica 
                  e poi, mi vien da dire, nelle cose serie, cioè nel come 
                  ci si mantiene per campare, è meglio stare con le spalle 
                  coperte o dove c'è la massa. Mio ragionamento, soltanto 
                  mio, ma se nel mondo del lavoro stai dove c'è la massa 
                  quando fai attività politica non farla in quattro gatti, 
                  entra là dove c'è la massa, mi sembra una logica 
                  conseguenza. Faccio questo ragionamento per i più giovani, 
                  quegli altri, quelli che hanno pensato di stare in Fiom o in 
                  altri sindacati è proprio meglio che stiano dove sono. 
                  (Era una battuta e a me piace farle e scriverle). Comunque ben 
                  venga un dibattito. 
                  Un'altra cosa che voglio dire è relativa alla prospettiva 
                  progettuale, anni e anni di attività militante, di serate 
                  anti o pro qualcosa, di divisioni, di iniziative che alla fine 
                  erano sì e no sufficienti alla pura testimonianza senza 
                  nessun contatto con la società hanno portato l'anarchismo 
                  fuori dalla storia. Ma noi non eravamo quelli che “portavano 
                  un mondo nuovo nei nostri cuori”? E intanto le nostre 
                  sedi sembrano mortori e luoghi della sfiga, noi con gli ideali 
                  di libertà ed eguaglianza non dovremmo essere dispensatori 
                  di gioia e felicità e invece produciamo continui scazzi 
                  e divisioni. Ribadisco ben venga il dibattito. 
                  Non è uno spot a favore dell'USI-AIT ma quello che penso, 
                  perché se sto nell'USI-AIT è perché ho 
                  voglia di incontrare i miei compagni e le mie compagne, mi porta 
                  oltre che concretezza anche gioia, la stessa irrazionalità 
                  della mia elezione dimostra quanto l'USI sia solida e pronta 
                  alle sfide del futuro. 
                  Il mio pensiero va al movimento spagnolo ed alla CNT. Tutti 
                  si sta nella CNT e quella anarcosindacalista dovrebbe essere 
                  la vera forza collettiva, poi nello specifico ognuno si organizzi 
                  come e con chi vuole ma quando si tratta di “economia”, 
                  di rapporti capitale-lavoro allora si scende tutti in piazza 
                  con la CNT. 
                  Molti criticano l'anarcosindacalismo tacciandolo di riformismo, 
                  di socialdemocrazia, ebbene ancor di più bisogna stare 
                  nel sindacato e vigilare che non degeneri, ma questa paura non 
                  può far perdere l'orizzonte di potenzialità che 
                  l'anarcosindacalismo esprime cioè di stare in mezzo alla 
                  società avendo la forza di proporre e concretizzare situazioni 
                  che esprimono già la nostra società futura. E 
                  poi mia opinione, solo mia, le rivoluzioni sociali non le hanno 
                  messe in piedi gruppi specifici ma i movimenti di lavoratori 
                  o contadini, ed è lí che dobbiamo stare. 
                  Per tutto quello che riguarda le decisioni congressuali, o comunicati 
                  o lotte dell'USI, vi rimando al nostro sito www.usi-ait.org, 
                  o vi invito a cercare il nostro giornale Lotta di Classe, se 
                  lo fate con gioia vi assicuro che da qualche parte lo trovate. 
                  Gioia, Lotta e Anarcosindacalismo. 
                 Colby 
                 
                 
                  Egitto e Tunisia/ 
                  Periodici anarchici italiani a fine ‘800 
                Nel settembre 2013 l'École française di Roma, 
                  istituto francese di ricerca storica, archeologica e scienze 
                  sociali, ha organizzato – nell'ambito di un progetto di 
                  ricerca diretto da Catherine Brice (università di Parigi 
                  Est Créteil) – un seminario internazionale su “Stampa 
                  ed esilio nel XIX secolo”. Vi ha preso parte anche Giorgio 
                  Sacchetti, docente di Storia contemporanea e nostro collaboratore, 
                  con un intervento dal titolo “La stampa anarchica italiana 
                  in Egitto e Tunisia alla fine del XIX secolo”. Ne pubblichiamo 
                  un estratto. 
                   
                  Negli ultimi decenni del XIX secolo si sviluppano, a Tunisi 
                  come ad Alessandria d'Egitto, importanti comunità italiane 
                  composte sia da emigrati per motivi economici sia da perseguitati 
                  politici. La Tunisia, tra i paesi del Maghreb, è stata 
                  per più lungo tempo la meta preferita dei flussi provenienti 
                  dall'Italia. A minatori, muratori, contadini meridionali, si 
                  aggiungono ebrei ed esuli delle antiche battaglie risorgimentali 
                  (sono 21.000 gli italiani censiti in Tunisia nel 1891). Anche 
                  in Egitto, in concomitanza dei grandi lavori per il Canale di 
                  Suez, si forma un'analoga comunità, socialmente assai 
                  composita, caratterizzata da una forte presenza di esuli politici, 
                  ed altrettanto numerosa (25.000 italiani censiti nel 1897). 
                  In quegli ambiti, spesso effervescenti dai punti di vista culturale 
                  e politico, trovano utile spazio la predicazione socialista 
                  e anarchica anche attraverso la pubblicazione, sia pure irregolare, 
                  di periodici. Le condizioni materiali e giuridiche di produzione 
                  e diffusione di questa tipologia di stampa – “sovversiva” 
                  –, frutto talvolta di iniziative individuali o di piccoli 
                  gruppi, sono rese difficoltose da problematiche ambientali, 
                  precarietà economica e condizioni di vita dei redattori/stampatori 
                  (che spesso operano in clandestinità) e dagli interventi 
                  repressivi del “fisco” locale in genere sollecitato 
                  delle autorità consolari italiane. 
                  L'anarchismo italiano ed internazionale, in quanto movimento 
                  politico e sociale, vive nel contempo una fase di grande fermento 
                  ed è attraversato da forti perturbamenti e stimoli di 
                  varia natura. La transizione e la svolta di fine secolo sono 
                  connotati sia dalla crisi ideologica interna del movimento anarchico, 
                  sia dagli attacchi mirati e coordinati a livello europeo messi 
                  in atto dagli apparati statali. Quindi gli organi di stampa 
                  risentono indirettamente di ambedue questi fattori: da una parte 
                  gli effetti della “legislazione anti-anarchica”, 
                  dall'altra il vivace dibattito in corso innescato da Errico 
                  Malatesta e Francesco Saverio Merlino (e che verrà a 
                  piena maturazione negli anni Novanta) contro il terrorismo propugnato 
                  dalle correnti individualiste. 
                  Riteniamo necessario e interessante effettuare un focus 
                  sulle due distinte realtà nordafricane: su Alessandria 
                  d'Egitto, dove esuli internazionalisti – fra cui il 
                  tipografo livornese Icilio Parrini – editano (fin dal 
                  1877) le testate «Il Lavoratore» e «Il Proletario» 
                  inaugurando così una lunga tradizione locale di pubblicistica 
                  libertaria in lingua italiana che si dipanerà per tutto 
                  il primo Novecento; su Tunisi, dove fra il 1888 e il 
                  1896, escono il settimanale «L'Operaio» (sottotitolo: 
                  “organo degli anarchici di Tunisi e di Sicilia”, 
                  poi “Organo Comunista Anarchico” e infine “Organo 
                  internazionale dei lavoratori”) e la rivista culturale 
                  mensile «La Protesta Umana», ambedue diretti dal 
                  medico calabrese Nicolò Converti. 
                
                   
                     | 
                   
                   
                    |   L'Operaio, settimanale (1887-1889, 1904).  “Organo degli Anarchici di Tunisi e di Sicilia.  Organo Comunista-anarchico. Organo  internazionale dei lavoratori”  | 
                   
                 
                 Insieme ai profili biografici dei redattori principali, si 
                  darà anche, sommariamente, conto dei contenuti politico 
                  culturali di queste testate, dei dati tecnici tipografici relativi, 
                  dei collaboratori, etc. Ma ci si soffermerà in particolare 
                  sugli “incidenti di percorso” che ne decretano interruzioni 
                  e cessazioni della pubblicazione. 
                  Ad esempio «Il Lavoratore», foglio pubblicato ad 
                  Alessandria dai bakuninisti italiani in esilio, vede la sua 
                  soppressione decretata dopo appena tre numeri dalle autorità 
                  egiziane e la contestuale chiusura della tipografia “Ottolenghi”. 
                  Successivamente (negli anni Ottanta) funzionerà una stamperia 
                  clandestina ad uso dei socialisti anarchici, emanazione di un 
                  “Circolo europeo di studi sociali”. L'attività 
                  di diffusione di materiali di propaganda libertaria si intreccia 
                  con il tentativo di affiancare in armi l'insurrezione arabista 
                  del 1882 e con la deriva “illegalista” individualista 
                  che, nel corso degli anni Novanta, prende piede nella comunità 
                  degli anarchici italiani d'Egitto. 
                
                   
                     | 
                   
                   
                    |   Niccolò Converti  (Roseto Capo Spulico,  Cosenza, 1855- Tunisi, 
                  1939)  | 
                   
                 
                 Meno turbolente le vicissitudini de «L'Operaio», 
                  settimanale tunisino di lingua italiana promosso e diretto da 
                  N. Converti, prolifico scrittore anarchico nonché medico 
                  d'ospedale molto conosciuto. Il giornale costituisce insieme 
                  un esempio di longevità e precarietà. Si pubblica 
                  con varie interruzioni nel periodo 1887-1904. Stampato inizialmente 
                  nella grande Tipografia “Franco-Tunisienne” e poi 
                  in varie altre stamperie professionali, ospita pubblicità 
                  commerciali con evidenti finalità di finanziamento: si 
                  tratta di trattorie italiane di Tunisi con “servizio di 
                  buona cucina a prezzi modestissimi”, di magazzini bazar, 
                  dell'Hotel de Paris, di negozi di liquori… Il Consolato 
                  italiano svolge pressioni presso la polizia francese affinché 
                  si arresti il redattore responsabile o, quanto meno, si cessino 
                  le pubblicazioni del periodico. Ed è il secondo obiettivo 
                  che viene alla fine perseguito. Sempre in Tunisia «La 
                  Protesta Umana», sottotitolo: Rivista di scienze sociali 
                  (medesimo direttore, tra i collaboratori Luigi Fabbri, Louise 
                  Michel, Pëtr Kropotkin, Amilcare Cipriani, Antonio Agresti), 
                  si trova costretta, nel 1896, a interrompere l'uscita al decimo 
                  numero. Ciò a causa dell'entrata in vigore di una legge 
                  capestro sulla stampa che impone agli editori esosi versamenti 
                  a titolo di cauzione. E neppure andrà in porto il tentativo 
                  di trasferire in modo surrettizio la redazione in Italia (a 
                  Macerata). 
                 Giorgio Sacchetti 
                 
                 
                  Dal mondo della satira/ 
                  Auto-intervista di Black Notes 
                Da qualche tempo la sigla Black Notes si è affacciata 
                  nel mondo dei blog. La redazione è composta da soggetti 
                  legati all'espressione artistica dell'area libertaria e anarchica: 
                  “narcobaleno, Katrame, Gilda, Guru, Fabiagio, Perseo, 
                  Frangi, Roberto e altre/i. Vediamo di farci conoscere un po' 
                  di più. 
                   
                  Come nasce Black Notes?  
                  Black Notes è un blog satirico di critica sociale fondato 
                  a Firenze nel 2014, formato da individualità indipendenti 
                  e non professionali, il cui scopo è quello di liberare 
                  spazi d'ironia attraverso l'immagine e la parola. 
                   
                  Che significano il nome e il logo Black Notes?  
                  Parodia fra Black bloc e Bloc notes in realtà è 
                  la traduzione letterale inglese di Note nere intese come raccolta 
                  di appunti su ciò che si osserva e omaggio al colore 
                  nero dell'anarchia. ll logo è una boccetta di inchiostro, 
                  black naturalmente, la materia prima di ogni satirista. 
                   
                  Come si struttura?  
                  È tutto sul blog Blacknotes.noblogs.org e-mail 
                  blacknotes@autoproduzioni.net diviso in vari argomenti e settori 
                  con un loro titolo anche se per il futuro potremmo riservarci 
                  qualche pubblicazione in cartaceo. Immagini singole, vignette, 
                  fumetti, parodie… rese con varie tecniche come collage, 
                  fotomontaggio, disegno sono il nostro modo di esprimerci mentre, 
                  oltre il contesto virtuale, produciamo anche gadget come: magliette 
                  serigrafate, rubriche e quaderni, poster, adesivi che diffondiamo 
                  durante eventi e incontri del movimento a Firenze e fuori. Il 
                  materiale presente sul blog è no copy-right e scaricabile 
                  liberamente. 
                 
                
                   
                     | 
                   
                   
                    |   Un'ironica copertina di “A”  pubblicata sul sito di Black Notes  | 
                   
                 
                Quali i temi più trattati?  
                  Militarismo, clericalismo, psichiatria, statalismo, specismo, 
                  sessismo per dirne solo alcuni, ma anche tanta autoironia…. 
                  Ad esempio nella rubrica “In edicola”, Katrame propone 
                  un lavoro di ricerca, che in parte si potrebbe definire archeologico, 
                  attraverso fotomontaggi con copertine di riviste di area politica 
                  militante e personaggi di fumetti commerciali per creare un 
                  effetto di corto circuito smitizzante i filoni iconografici. 
                  Guru prende di mira soprattutto la guerra, sperando che lo schifo 
                  prevalga sull'assuefazione almeno in chi sorride con Black Notes. 
                  C'è la rubrica “Sado-cristianismo” dedicata 
                  all'iconografia della religione ufficiale di questo paese, ma 
                  non manca in “Raccolto differenziato” uno sguardo 
                  verso altri lidi spirituali, così come nella rubrica 
                  “Colomba allo spiedo” tocca al militarismo essere 
                  messo alla berlina. “narcobaleno con la rubrica “Sul 
                  comò” gioca con la lingua e il linguaggio (le tre 
                  civette della filastrocca hanno origini serie), mentre Fabiagio 
                  con “Icone” ci propone una particolarissima serie 
                  di campioni per il mondo delle figurine da collezione. Questa 
                  è solo una minima parte delle cose presenti che si possono 
                  andare a vedere. 
                   
                  Che cosa avete pensato dopo i fatti di Charlie Hebdo? 
                  È stato il gatto che ci ha lasciato lo zampino permettendo 
                  alla Francia e all'Europa scioviniste di prendere un sacco di 
                  piccioni con una fava. Comunque se andate sul blog le nostre 
                  vignette risponderanno meglio di ogni parola a questa domanda. 
                   
                  Progetti?  
                  Saremo presenti alla 7° edizione della Vetrina dell'Editoria 
                  anarchica e libertaria di Firenze il 2-3-4 ottobre prossimi 
                  con un dibattito dal titolo “Che c'è da ridere?” 
                  in cui porremo il tema di che senso abbia fare satira oggi. 
                  Chi verrà a vederci e sentirci potrà dire la sua 
                  anche con un disegno se lo preferisce alle parole. Ci saranno 
                  poi una mostra con nostre tavole illustrate e un tavolo informativo. 
                  Leggeteci, visitateci! 
                 Black Notes 
                  www.blacknotes.noblogs.org 
                 
                 
                  Rio de Janeiro/ 
                  Lo spazio aperto del Forum Anarchico 
                Promosso dalla Lega Anarchica di Rio de Janeiro (LIGA), con 
                  l'appoggio dell'Istituto di Studi Libertari (IEL) e del Nucleo 
                  Pro-Federazione Libertaria dell'Educazione (EL), il Forum anarchico 
                  è avvenuto tra i giorni 4 e 6 giugno 2015. Un spazio 
                  di incontro, chiacchiere, analisi, dibattito, scambi, suggestioni 
                  e di celebrazioni che ha avuto due differenti momenti. 
                  L'argomento prefissato del federalismo anarchico è stato 
                  dibattuto per primo, durante la conferenza inaugurale; con una 
                  presentazione a carico dei collettivi organizzatori/promotori, 
                  degli invitati della Federazione Libertaria Argentina e del 
                  Movimento Anarcopunk di San Paolo, sono stati esibiti gli studi 
                  e le esperienze avvenute nell'ambito federalista, a cui è 
                  seguito un dibattito pubblico. 
                  Negli altri giorni, in modo mescolato, i “Circoli di Conversazione”, 
                  costituiti da due persone responsabili della relazione, della 
                  gestione del tempo di presentazione e del dibattito svoltosi 
                  sempre in modo orizzontale tra i partecipanti su temi prefissati 
                  (Congiuntura Nazionale e Internazionale; Genere, Sessualità 
                  e Anarchismi; Anarchismo nelle regioni brasiliane e nelle Americhe). 
                  La struttura orizzontale del forum ha orientato anche i Gruppi 
                  di Discussione proposti dagli individui e collettivi partecipanti 
                  (Pedagogia Libertaria; Privacy, Web/Mobile; Assemblee Popolari 
                  a Rio; Comunicazione comunitaria/Resistenza nelle favelas). 
                  In ogni gruppo, un proponente ha stilato una relazione di quanto 
                  è stato discusso. Nell'ultimo giorno i differenti relatori 
                  dei circoli e dei gruppi hanno iniziato l'elaborazione di lettere 
                  aperte conclusive. 
                  Durante l'evento c'è stata la presentazione del libro 
                  Anarquismo é Movimento: Anarquismo, Neoanarquismo 
                  e pós-anarquismo, di Tomas Ibañez, a cui è 
                  seguita una conversazione con Sérgio Norte, il traduttore 
                  del libro dallo spagnolo al portoghese. 
                  Al termine dell'evento si è dato il via alla Fiera di 
                  Autogestione nello spazio aperto tra le vie Luís de Camões 
                  e del Teatro. Questo spazio destinato alla presentazione delle 
                  iniziative autogestite e allo scambio di esperienze comuni è 
                  stato il luogo di fraternizzazione tra i partecipanti del forum 
                  con la presenza di individui e collettivi che producono in modo 
                  autogestito cibo, editoria, bazar, prodotti biologici. 
                  Pensiamo che gli obiettivi più importanti del Forum siano 
                  stati raggiunti: promuovere l'incontro di anarchici dai lineamenti 
                  federalisti provenienti da tutto il Brasile; lo scambio di esperienze 
                  e di conoscenze di studi fatti dai compagni in tutto il paese; 
                  mettersi d'accordo per organizzare azioni puntuali; analizzare 
                  e discutere la congiuntura nazionale, economica e politica brasiliana 
                  e mondiale sotto la prospettiva anarchica; promuovere il dibattito 
                  sul federalismo anarchico e camminare spediti verso l'organizzazione 
                  di una o più federazioni anarchiche, locali e/o regionali, 
                  in Brasile. 
                 Carlo Romani 
				 
                
  
                 
                
                   
                    
                      
                         
                           | 
                         
                         
                          |   Torino, 8 luglio 2015 - Spettacolo musicale davanti alla Gelateria Popolare  | 
                         
                       
                      Torino/ 
                        Gelato, musica e anarchia 
                      A 
                        Torino, la Gelateria Popolare di via Borgo Dora n. 3 è 
                        considerata la Mecca del gelato. Se ci andate, oltre all'ottimo 
                        gelato, troverete sempre una copia di “A”. 
                        Il gestore, Maurizio, è un nostro amico, abbonato 
                        e diffusore. Ci ha mandato queste foto e il breve testo 
                        che pubblichiamo volentieri. 
                         
                        Mercoledì 8 luglio in gelateria hanno suonato le 
                        Male Teste, canti anarchici rivisitati in chiave jazz 
                        sperimentale. Le Male Teste sono: Elena Urru, voce e violino; 
                        Simone Garino, sax alto, sax soprano, clarinetto; Tolga 
                        Bilgin, tromba; Marco Tardito, sax baritono, sax alto, 
                        clarinetto basso; Andrea Bozzetto, piano, fender rhodes; 
                        Stefano Risso, contrabbasso e arrangiamenti. (Per esattezza 
                        di informazione, mancavano due componenti del gruppo, 
                        il trombone e le percussioni). Al concerto hanno assistito 
                        quasi una cinquantina di persone, pubblico molto attento, 
                        grandi applausi e cappello consistente. Insomma, una bella 
                        serata, nonostante la proposta tutt'altro che facile. 
                         
                        
                        Maurizio Devecchi  | 
                   
                 
                
  
                  
  
                 
                  Arcidosso (Monte Amiata)/ 
                  Un convegno su religione e libertà 
                Nel mese di luglio si è tenuto ad Arcidosso sul Monte 
                  Amiata un convegno dal titolo “Religione e libertà. 
                  Ricerca, sconfinamenti e trasgressioni per una spiritualità 
                  contemporanea”. 
                  Il convegno è nato dall'intenzione di mettere sul tavolo 
                  del confronto con il pubblico e tra i relatori stessi la possibilità 
                  o meno di coniugare alcune tematiche “ad alto rischio 
                  di incendio” socio-politico e teologico con un concetto 
                  del religioso che non sia istituzionalizzato, dogmatico né 
                  gerarchico o filopatriarcale. 
                  I relatori intervenuti sono stati quattro e hanno affrontato 
                  il tema della religione dopo la religione (Federico Battistutta), 
                  quello della teologia femminista e queer (Elizabeth Green), 
                  l'esperienza del lazzarettismo in Amiata, ultima eresia italiana 
                  di fine Ottocento (Mauro Chiappini), e infine la figura di Simone 
                  Weil nella sua doppia accezione di mistica e libertaria (Monica 
                  Giorgi). 
                  Per entrare maggiormente nel dettaglio si può dire che 
                  Battistutta ha prospettato la possibilità di sviluppare 
                  in futuro una religione areligiosa, così come forse si 
                  è avuta nei primordi della storia umana, prima di ogni 
                  istituzionalizzazione e semplicemente rispondente alle domande 
                  di tipo esistenziale che l'essere umano probabilmente si è 
                  sempre posto. Questa nuova spiritualità oltre che non 
                  istituzionalizzata o normata potrà prendere spunti e 
                  obiettivi dall'antispecismo, dall'ecologismo, dalla politica 
                  libertaria, ecc. 
                  La teologa femminista Green invece ha edotto il pubblico sulla 
                  storia dell'emersione del dibattito teologico di stampo femminista 
                  negli scorsi decenni che si è oggi completato e arricchito 
                  con la discussione sulla teologia queer e di genere. L'analisi 
                  ha anche indagato i nodi filosofici e resistenti delle Chiese 
                  e le motivazioni del rifiuto della libertà sessuale e 
                  della parità dei diritti sessuali (e non solo ma anche 
                  politici, professionali, sociali, ecc. strettamente interrelati) 
                  degli appartenenti all'area lgbt. 
                  Chiappini, figlio dell'ultimo sacerdote lazzarettista morto 
                  nel 2002, ha invece raccontato l'evoluzione storica dei giurisdavidici, 
                  seguaci di David Lazzaretti, barrocciaio di Arcidosso che nella 
                  seconda metà dell'Ottocento fondò proprio sui 
                  territori del Monte Amiata una società di famiglie comunitarie 
                  (comunione dei beni, abolizione interna del denaro, scuole per 
                  i propri analfabeti, comunione e lavorazione comune delle terre, 
                  ecc.) che attirò le antipatie dei possidenti e le preoccupazioni 
                  di Stato e Chiesa e che fu soffocata nel sangue e nella repressione 
                  (vedi Valerio Pignatta, “L'eretico David Lazzaretti”, 
                  in A rivista anarchica, n. 387, marzo 2014). A fianco 
                  di una lucida analisi demolitrice della odierna società 
                  capitalista Chiappini ha allo stesso tempo riesumato lo spirito 
                  della comunità amiatina di un tempo, il ruolo di “addetti 
                  alla manutenzione dell'universo” che quei contadini esprimevano 
                  ancora nei primi decenni del Novecento e la constatazione di 
                  una vita vissuta in un regime armonico di relazioni che oggi 
                  non è più possibile realizzare per i cosiddetti “tempi di fabbricazione” (diversi dai tempi della 
                  natura) che predominano nella società attuale. 
                  Infine la scrittrice Monica Giorgi ha delineato la vicenda storica 
                  e umana della Weil – filosofa francese dei primi decenni 
                  del Novecento, partigiana nella colonna Durruti nella guerra 
                  di Spagna, ma anche mistica e operaia per scelta – con 
                  pennellate descrittive efficaci e brevi flash significativi 
                  (tratti dalle opere della stessa) che ne hanno tracciato le 
                  caratteristiche più rilevanti e maggiormente significative, 
                  sia per quanto riguarda gli aspetti socio-politici da una parte 
                  e sia per quelli spirituali dall'altra. 
                  Il dibattito con il pubblico è stato proficuo e a tratti 
                  anche pungente (come poteva far supporre infatti il sottotitolo 
                  del convegno) perché la spiritualità affrontata 
                  da questo punto di vista e con un'apertura a trecentosessanta 
                  gradi come in questi temi spinge alla messa in discussione delle 
                  posizioni rigidamente normate all'interno di una qualsiasi religione 
                  così come all'interno di un filomarxismo dominante che 
                  tende a spiegare ogni processo da un punto di vista semplicemente 
                  economico e materialista (o peggio scientifico). 
                  L'iniziativa è partita dal gruppo che fa riferimento 
                  al sito Internet e blog www.liberospirito.org, attivo da anni 
                  nell'ambito di temi come l'anarchismo religioso, l'ecoteologia, 
                  il dialogo interreligioso, le eresie e la teologia femminista, 
                  temi su cui produce libri, articoli ed eventi culturali come 
                  in questo caso. 
                 Valerio Pignatta 
                 
                 
                  Losanna (Svizzera)/ 
                  Benvenuti al CIRA! 
                Il Centro Internazionale di Ricerche sull'Anarchismo è 
                  aperto a tutti e tutte, per una visita o una tazza di caffè, 
                  una ricerca o per dare una mano. Il CIRA raccoglie, conserva 
                  e mette a disposizione libri, periodici e documenti (anche audio-visivi) 
                  sulla storia, il movimento e le idee anarchiche. Il CIRA è 
                  indipendente e costituito in associazione. Le persone che ci 
                  lavorano sono bibliotecari volontari o obiettori (il CIRA è 
                  riconosciuto come istituto d'impiego in Svizzera per quelli 
                  che non fanno servizio militare). Inoltre, il CIRA accoglie 
                  volentieri compagni per lavori con entità e durata da 
                  concordare. 
                  Il centro fa parte della Federazione Internazionale di centri 
                  di studio e di documentazione libertaria www.ficedl.info, e 
                  collabora con la rete www.rebal.info e il portale www.movimentooperaio.ch. 
                   
                  Cenni storici 
                  Fondato a Ginevra nel 1957, i primi fondi provengono dal Risveglio 
                  anarchico (Luigi Bertoni) e dalla “Bibliothèque 
                  Germinal” dell'ex gruppo locale. Per sei anni la biblioteca 
                  è gestita da Pietro Ferrua, il suo fondatore. Nel 1989, 
                  il CIRA è trasferito definitivamente a Losanna (grazie 
                  a Marie-Christine Mikhaïlo e sua figlia Marianne Enckell) 
                  in locali costruiti appositamente con l'aiuto di compagni e 
                  compagne. 
                   
                  I fondi 
                  Tutti i documenti più recenti vengono donati da editori 
                  e autori (grazie a tutti voi!). Il CIRA custodisce materiali 
                  in quasi quaranta lingue. Il francese è la lingua più 
                  rappresentata, seguita dall'italiano, dallo spagnolo, dall'inglese 
                  e dal tedesco. Nel 1995 il catalogo è stato informatizzato 
                  ed è disponibile al sito www.cira.ch/catalogue. 
                  20.000 libri e opuscoli. Tra i fondi più importanti, 
                  molti titoli in inglese (Tom Keell Collection) e tedesco (fondo 
                  Agustin Souchy); una serie di libri in yiddish ricevuti dagli 
                  ultimi redattori del giornale Freie Arbeiter Stimme (New 
                  York); libri in tedesco o portoghese (Brasile), nascosti durante 
                  i periodi di dittatura, salvati dagli attivisti e inviati al 
                  CIRA; gran parte delle collezioni della biblioteca della Associación 
                  Isaac Puente (Vitoria, Spagna) ricevute nel 1994; un cassone 
                  di libri spediti dal figlio di Attilio Bortolotti; pubblicazioni 
                  recenti in greco, polacco, russo, cinese... 
                  Piú di 4000 periodici. Alcune collezioni importanti: 
                  Freedom, quasi completo dalla sua fondazione a Londra 
                  nel 1886 alla sua fine nel 2014; Il Risveglio di Ginevra 
                  (1900-1947), Le Libertaire (Parigi) fin dalla sua fondazione 
                  nel 1895 e il suo successore (Le Monde Libertaire); L'Adunata 
                  dei Refrattari, pubblicata a New York dal 1922 al 1971; 
                  e le principali riviste anarchiche dal 1939. Troverete anche 
                  pubblicazioni da Proudhon (1848-1849), giornali della rivoluzione 
                  spagnola (1936-1939) e il Journal officiel de la Commune 
                  de Paris (marzo-maggio 1871). Alcuni periodici sono digitalizzati, 
                  di qualità variabile. 
                  Archivi. Alcuni importanti fondi personali: E. Armand, 
                  Louis Mercier, Higinio Noja Ruiz, André Prudhommeaux, 
                  o di organizzazioni: Living Theatre dal 1964 al 1981, Movimiento 
                  libertario español en el exilio, Gruppo FAI Piombino 
                  (1945-1970), ecc. L'inventario archivistico è appena 
                  cominciato. 
                  Video e registrazioni audio: oltre 600 film relazionati 
                  più o meno esplicitamente con l'anarchismo, raccolte 
                  di canzoni. 
                  Collezione iconografiche: Cartoline, foto, 4000 manifesti 
                  digitalizzati (cinquanta manifesti originali della rivoluzione 
                  spagnola), e alcune stampe originali (Félix Vallotton, 
                  Enrico Baj, Flavio Costantini). 
                  La consultazione sul posto o a distanza via e-mail è 
                  libera. Gli utenti pagano una tessera di lettura di 40 franchi 
                  o 40 euro all'anno. È gratuito per gli editori e autori 
                  di libri o periodici che inviano le loro pubblicazioni al CIRA. 
                  Per contatti: CIRA, avenue de Beaumont 24, 1012 Lausanne, Svizzera 
                  (Metro 2 alla stazione, fermata Ospedale CHUV). 
                  Orari : Martedì al venerdì dalle ore 16 alle ore 
                  19 o su appuntamento 
                  www.cira.ch - info@cira.ch 
                 CIRA (Centre international de recherches 
                  sur l'anarchisme) 
                 Al CIRA e ad altri centri studi, archivi libertari e biblioteche 
                  in Italia e nella Svizzera italiana abbiamo dedicato un dossier 
                  apparso su “A” 351 (marzo 2010), curato da Luigi 
                  Balsamini. 
                 
                   
                   
                   
                   
                
                   
                    ”A” 
                        400/ Qualcuno ne parla 
                      
                        Sul 
                          numero di luglio del mensile Prima Comunicazione, rivista 
                          specializzata nell'analisi del mondo dei media, 
                          all'interno della rubrica Trend, che si occupa di quotidiani 
                          e periodici, è apparsa questa striscia relativa 
                          ad “A”.   
                       
                        
                    
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                Empoli/ 
                  Ricordato Oreste Ristori 
                 Lo 
                  scorso 24 aprile a Empoli al Cenacolo Degli Agostiniani, il 
                  18 giugno alla casa del popolo “Oreste Ristori” 
                  a Ponte a Elsa, il 28 giugno al Festival Marea a Fucecchio, 
                  abbiamo presentato il libro, edito da BFS, di Carlo Romani “Oreste 
                  Ristori vita avventurosa di un anarchico tra Toscana e sud America”. 
                  Le iniziative hanno avuto un esito positivo, lo scopo era di 
                  far conoscere ai più giovani e non solo, l'esistenza 
                  di un personaggio le cui gesta fanno parte della storia del 
                  movimento operaio italiano ma anche internazionale. Il pubblico 
                  è stato numeroso e ha manifestato curiosità ed 
                  entusiasmo. Sono intervenuti: lo storico e docente universitario 
                  Giorgio Sacchetti, Franco Bertolucci dell'edizioni BFS, Maurizio 
                  Brotini della CGIL regionale, un rappresentante dell'archivio 
                  storico del comune di Empoli, un rappresentante dell'ARCI di 
                  zona e dell'ANPI di Empoli e Paolo Becherini per il Centro Studi 
                  Libertari Pietro Gori. Nella giornata empolese abbiamo avuto 
                  la partecipazione gradita dell'autore del libro Carlo Romani. 
                  Con queste iniziative abbiamo cercato di riempire un vuoto nella 
                  memoria collettiva della nostra comunità, riaccendendo 
                  le luci sulla storia del movimento anarchico nell'empolese e 
                  per dirla con una citazione dell'autore: “In un tempo 
                  in cui il mondo è sconvolto da un'onda di pragmatismo 
                  senza limite, che pone il denaro come bene massimo dell'umanità, 
                  non ci è costato molto nuotare controcorrente e riscattare 
                  la vita idealista e avventurosa di personaggi che non appartengono 
                  agli interessi dei mass media”. Oreste fu uno di questi 
                  e morì, secondo un testimone oculare, la mattina del 
                  2 dicembre 1943, tranquillo, sereno e cantando l'internazionale. 
                  Di Oreste Ristori, nato nel 1874 da una famiglia estremamente 
                  povera, ricordiamo brevemente che già giovanissimo frequenta 
                  attivamente i gruppi anarchici empolesi, dedicandosi attivamente 
                  a difendere i lavoratori e le famiglie maggiormente esposte 
                  alle vessazioni imposte dal padronato e dalle istituzioni. Nonostante 
                  le sue umili origini e l'impossibilità di accedere alla 
                  scuola, riesce da autodidatta ad acquisire una formazione che 
                  gli permette ben presto di farsi notare sia come oratore che 
                  come articolista. 
                  Nella sua intensa e avventurosa attività svoltasi soprattutto 
                  in sud America (dove è costretto ad emigrare per sfuggire 
                  alle persecuzioni poliziesche a cui era sottoposto in Italia) 
                  tra Argentina Uruguay e Brasile, diviene uno degli agitatori 
                  di fede anarchica più ascoltati e stimati dai lavoratori. 
                  È proprio questa volontà di riscatto, sia personale 
                  che sociale, che noi anarchici e libertari vogliamo rendere 
                  evidente ed attuale. Soprattutto oggi che alla luce della storia 
                  le esperienze degli stati democratici hanno dimostrato il loro 
                  fallimento, escludendo sistematicamente le masse dalla partecipazione 
                  alla vita sociale, oggi che gli stati democratici hanno ampiamente 
                  dimostrato il loro centralismo e il loro asservimento alle ragioni 
                  economiche del capitale, delle banche e della finanza, erodendo 
                  sistematicamente tutte le conquiste sociali e del lavoro, oggi 
                  che le esperienze del cosiddetto socialismo reale sono crollate 
                  miseramente e gli stati che le rappresentavano hanno prodotto 
                  governi liberticidi che nel migliore dei casi riproducono quanto 
                  di peggio il capitalismo abbia generato. 
                  Il sogno ritenuto irrealizzabile dell'utopia anarchica e libertaria, 
                  spesso deriso come semplicistico e puerile, è invece 
                  la massima aspirazione che l'essere umano dovrebbe cercar di 
                  raggiungere. L'umanesimo anarchico, che sintetizza liberando 
                  dal gravame della paura e della superstizione tutte le esperienze 
                  positive della storia dell'umanità, non è un pensiero 
                  statico ma evolutivo da rilanciare e concretizzare rifacendosi 
                  proprio alla storia di personaggi come Oreste Ristori. L'esempio 
                  è la loro forza, il loro messaggio, mai seguaci della 
                  legge sempre amanti della giustizia. “Il vero peccato 
                  è non riconoscere il bene: non riconoscere il valore 
                  delle donne e degli uomini che valgono”. 
                 Paolo Becherini 
                  per il Centro Studi Libertari “Pietro Gori” Empoli 
                  - Fi 
				 
                
  
                 
                
                   
                    
                      
                         
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                          |   Poznan (Polonia), 3 luglio 2015 - Uno dei pannelli della mostra “Anarchik. Il nemico  dello stato''. La scritta nella striscia superiore significa “autogestione''  | 
                         
                        
                      Polonia/ 
                        Anarchik in mostra 
                       
                        Lo scorso venerdì 3 luglio presso la libreria anarchica 
                        Zemsta di Poznan (Polonia) è stata inaugurata la 
                        mostra "Anarchik. Il nemico dello stato' in cui sono 
                        state esposte oltre 30 tavole di Roberto Ambrosoli "padre" 
                        di Anarchik; la mostra ha anche aperto la sesta edizione 
                        dell'International Comic Culture festival "Ligatura", 
                        una rassegna internazionale del fumetto. 
                        | 
                   
                 
                
 
 
  
                  
                  Torino/ 
                  Trentuno condanne per antirazzismo 
                Il 23 luglio scorso il tribunale di Torino ha emesso la sentenza 
                  nel principale dei due processi contro 57 attivisti dell'Assemblea 
                  antirazzista torinese. Trentuno antirazzisti sono stati condannati 
                  a pene tra i sei mesi e i tre anni e mezzo. 
                  I 67 attivisti coinvolti nei due processi sono stati condannati 
                  per aver distribuito volantini e manifesti tra il 2008 e il 
                  2009, per aver dato solidarietà attiva ai reclusi nei 
                  CIE, per aver contrastato la politica securitaria del governo 
                  e dell'amministrazione comunale. In altre parole sono stati 
                  condannati per avere idee di libertà e per aver cercato 
                  di tradurle in pratica. 
                  L'urgenza che spinse quelle lotte è oggi ancora più 
                  forte. I razzisti della Lega, Casa Pound, Forza Nuova che attacca 
                  i profughi di guerra sono la punta di un iceberg, il cui grande 
                  corpo sommerso è rappresentato dal governo Renzi, dal 
                  blocco navale dell'UE di fronte alle coste libiche, dai braccianti 
                  che muoiono di lavoro raccogliendo pomodori. Un modello di disciplinamento 
                  dei lavoratori sperimentato con gli stranieri e oggi applicato 
                  anche agli italiani. Oggi come ieri c'è chi si mette 
                  di mezzo, chi non accetta che sia normale il lavoro da schiavi, 
                  la morte in mare, le baracche, i CIE. 
                 notizie tratte dal sito  
                  www.anarresinfo.noblogs.org 
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